BERTRANDI, Giovanni Ambrogio
Nato a Torino il 17 ott. 1723 da Giuseppe, chirurgo flebotomo, frequentò le lezioni di fisica sperimentale che il padre Garo dei utinimi svolgeva all'università di Torino. Nel 1742 poté intraprendere gli studi di medicina e chirurgia grazie all'interessamento di S. Klinger, amico della sua famiglia: questi, che era stato da poco chiamato alla cattedra di chirurgia del Reale Collegio delle Provincie, riuscì a farlo nominare chirurgo convittore del Collegio stesso. Il B. si distinse subito per le sue capacità, edopo soli tre anni venne nonunato ripetitore di anatornia.
Ispirandosi a uno studio di F. Caramelli, che aveva elaborato una nuova teoria sull'ottica, rimasta inedita, il B. fu autore di una dissertazione, letta pubblicamente nel 1745, al Collegio delle Provincie e data alle stampe a Torino nel 1748 con il titolo Ophthalmographia, nella quale dette una accurata descrizione della distribuzione dei rami derivanti dalla prima branca del quinto paio dei nervi cranici, proprio nello stesso anno in cui J. F. Meckel pubblicava il suo celebre lavoro sul nervo trigemino (Tractatus anatomico-physiologicus de quinto pare nervorum cerebri…, Gottingae 1748).
In seguito il protomedico G. B. Bianchi associò il B. ai propri studi, modellando con lui i plastici in cera di vari organi; tale collaborazione non durò però a lungo, ché ben presto, a causa di dissensi scientifici, i due studiosi si separarono, e il B., proseguendo le sue ricerche di anatomia, da solo pubblicò le Dissertationes anatomicae de hepate et de oculo, Augusta Taurinorum 1748.
Nella prima parte delle opera descrisse,tra l'altro, il legamento sospensore e la capsula del fegato, e affermò chele scarse conoscenze che allora si avevano sulla struttura di questo viscere non consentivano di considerarlo un organo di natura esclusivamente ghiandolare o vascolare, secondo le teorie tenacemente sostenute rispettivamente da M. Malpighi e da F. Ruysch; nella seconda parte espose le sue ricerche sulla cornea.
Nel marzo 1749, dopo un soggiorno di altri due anni al Collegio concessogli alla scadenza dei primi cinque di pemianenza come convittore, il B. venne aggregato al Collegio dei chirurghi; più tardi, Carlo Emanuele III gli offrì i mezzi per andare a perfezionarsi all'estero per un periodo di tre anni: nel 1752 egli si recò a Parigi, dove conobbe, tra gli altri, A. Louis, G.-L.-L. Buffon, J. B. Winslow, e poté acquisire una vasta esperienza anatomica e chirurgica. Il 25 ott. 1753 e :il 16 rnaggio 1754 espose due memorie innanzi all'Académie royale de chirurgie, ottenendo unanimi riconoscimenti e il titolo di socio straniero dell'accademia. Le due memorie, De hydrocele e De hepatis ascessibus, qui vulneribus capitis superveniunt, furono pubblicate in Mémoires de l'Acad. roTale de chir., III; nel De hepatis ascessibus il B. espose una teoria sull'origine circolatoria, da turbe emodinamiche, degli ascessi che spesso si rinvengono nel fegato dei traumatizzati cranici, teoria che peraltro non trovò conferma nelle successive acquisizioni della patologia sperimentale. Nel luglio 1754 egli si trasferì a Londra, ove per circa un anno fu ospite del celebre chirurgo W. Bronsfield: alla scuola di tale abilissimo operatore. perfezionò la propria tecnica. Recatosi ancora per sei mesi in Francia, nel 1755 il B. tornò a Torino, ove fu nominato professore straordinario di chirurgia; successivamente, sebbene privo del titolo di dottore della facoltà, ebbe l'incarico delle dimostrazioni annuali di anatomia, finché, il 15 marzo 1758, gli fu affidata la cattedra di chirurgia pratica e il titolo di primo chirurgo del re. Egli iniziò quindi l'insegnamento chirurgico e fondò la sua scuola alla quale appartennero celebri medici e chirurghi, tra i quali V. Malacame. Fu membro della Società torinese fisicomatematica.
Gli importanti progressi nelle scienze fondamentali, anatomia, fisiologia e, soprattutto, anatomia patologica, conseguiti nel sec. XVIII, costituirono fonti preziose per la chirurgia, per il cui esercizio non era ormai più sufficiente la sola abilità tecnica. La necessità di una salda acquisizione del dottrinale teorico fu particolarmente sentita e sostenuta dal B., che pretendeva che i suoi studenti, prima dell'abilità manuale, raggiungessero la perfetta conoscenza dell'anatomia. Buon osservatore e abile chirurgo, il B. descrisse, tra l'altro, le fratture con distacco epifisario, varie forme di paterecci, eseguì interventi di apertura di empiemi della cistifellea con asportazione di calcoli incuneati nel cistico, di ascessi perirenali e peritoneali saccati, eseguì le suture intestinali con affondamento dei monèoni. Egli, inoltre, disegnò il progetto di un teatro anatomico, che fu poi costruito nell'ospedale di S. Giovanni, e suggerì a Carlo Emanuele III l'idea di istituire una scuola veterinaria e linsa scuola per levatrici: a tale proposito scrisse De glanduloso ovarii corpore, de utero gravido, & placenta. Observationes Ambrosii Bertrandi., in Miscellanea philosophico-mathematica Societatis privatae Taurinensis, I, Augustae Taurinorum 1759, pp.104-114; in questa opera, in contrasto con altri autori, tra cui A. von Haller, sostenne che il corpo giallo è reperibile anche nelle ovaie delle vergini.
Nel 1763, a Nizza, fu stampata l'opera principale del B., Trattato delle operazioni di chirurgia, in due volumi, nella quale egli descrisse numerosi interventi, lo strumentario occorrente per eseguirli, il trattamento postoperatorio dei malati, gli elementi da vagliare per il giudizio prognostico. L'opera fu ristampata a Napoli nel 1769 e a Torino nel 1802 (in tre volumi); fu tradotta in francese, a Parigi nel 1769, e in tedesco, a Vienna nel 1770.
Il B. lasciò incompiuta una Geometria anatomica, una storia della chirurgia antica paragonata a quella moderna e altri scritti; tutto questo materiale fu pubblicato dopo la sua morte con il titolo Opere anatomiche e cerusiche di A. B., pubblicate e accresciute di note dai chirurghi A. Penchienati e G. Brugnone, Torino 1786-1802 (quattordici volumi). Le Opere comprendono gli Opuscoli, il Trattato delle ferite, il Trattato delle ulcere, le Malattie delle ossa, le Malattie veneree, l'Arte ostetrica, il Trattato delle operazioni di chirurgia. K. H.Spolir tradusse in tedesco il Trattato delle ferite (Leipzig 1788), il Trattato delle ulcere (Erfurt 1790), Malattie veneree (Nürnberg 1791), Malattie delle ossa (Dresden 1792).
Il B. morì a Torino il 5 dic. 1765.
Bibl.: Conte Bava di S. Paolo, Elogio del B., in Piemontesi illustri, V,Torino 1781, pp. 223-318; G. G. Bonino, Biografia medica piemontese, II, Torino 1834, pp. 244-264; F. Freschi, Storia della medicina in aggiunta e contin. a quella di C. Strengel, VII,3, Milano 1847, pp. 1242-1253; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, V, Napoli 1848, pp. 161 s., 254-256, 280 s., 288, 473 s., 754, 823-825, 831 s., 846, 915; A. Corradi, Della chirurgia in Italia…, Bologna 1871, p. XIX s., ad Indicem; C.Calcaterra, Il nostro immin. Risorg.,Torino 1935, pp. 348-353; A M. Dogliotti, Eminenti figure della Scuola chirur-piemon., in Minerva chirurgica, III(1948), pp. 400 s.; A. Hirsch, Biogr., Lex. der hervorragenden Ärzte…, I, pp. 508 s.; Enc. Ital., VI, p. 797; X, p. 150, sub voce Chirurgia.