RUSTICI, Giovanfrancesco
– Nacque il 23 maggio 1475 a Firenze dal rigattiere Bartolomeo (figlio dell’orafo Marco di Bartolomeo Rustici) e da Bartolomea, e visse i primi anni tra la parrocchia di S. Lorenzo e il contado fiorentino (Sénéchal, 2007, pp. 28, 269 docc. 1-2; Mozzati, 2008, pp. 14-21). Ebbe un fratello maggiore di nome Marcantonio, che nel febbraio del 1504 s’immatricolò all’Arte dei maestri di pietra e legname (Sénéchal, 2007, pp. 27, 270 doc. 6).
Stando a Giorgio Vasari, grazie agli auspici di Lorenzo il Magnifico, Giovanfrancesco svolse il suo primo apprendistato nel Giardino mediceo di S. Marco, sotto la guida di Bertoldo di Giovanni, giungendo poi alla bottega di Andrea del Verrocchio, dove, alla partenza del maestro per Venezia, si legò a Leonardo da Vinci (Vasari, 1550, 1568, V, 1984, p. 475). La storiografia è divisa circa la formazione con il Verrocchio, che sarebbe da porre entro il 1487, ossia il dodicesimo anno di età di Rustici, mentre è sostanzialmente concorde nel circoscrivere la frequentazione di Leonardo ai primi anni del Cinquecento (Vasari, 1568, VI, 1881, p. 600 nota 1; Loeser, 1928, p. 265; Middeldorf, 1935b, p. 235; Davis, 1995, p. 96; Sénéchal, 2007, p. 27; Mozzati, 2008, p. 25). Una recente ipotesi propone che il sodalizio tra i due artisti esistesse già al tempo dei lavori per la tomba terragna in marmo e bronzo del padre minorita Francesco Sansone nella chiesa di S. Croce a Firenze, databile intorno al 1504 e attribuibile allo scultore su base stilistica (Chiti, 2012, su suggerimento di Francesco Caglioti; Chiti, 2015).
Secondo Vasari, Rustici fu anche un valido disegnatore e pittore, benché queste attività fossero subordinate al lavoro di scultore. Circa l’affinità con Leonardo, particolarmente ricorrenti nella sua produzione furono i temi equestri, «tanto bene disegnati, che fanno fede della virtù e sapere di Giovanfrancesco, il quale seppe anco maneggiare i colori e fece alcune pitture ragionevoli, ancorché la sua principale professione fusse la scultura» (Vasari, 1550, 1568, V, 1984, p. 476). Dell’opera grafica e pittorica rimangono poche testimonianze autografe: la Conversione di s. Paolo del Victoria and Albert Museum di Londra (ibid., p. 479; Sénéchal, 2007, pp. 143-148, 210 cat. 1) e alcuni disegni (Sénéchal, 2007, p. 211, cat. Disegni 1; Van der Sman, 2012).
Tra il secondo e il terzo decennio del Cinquecento, Giovanfrancesco fece parte della Compagnia della Cazzuola e di quella del Paiuolo, associazioni conviviali che nelle arti trovavano il presupposto ideale per le proprie riunioni (Vasari, 1550, 1568, V, 1984, pp. 481-487; Mozzati, 2008, pp. 191-394).
Rustici fu maestro di Lorenzo Naldini (Vasari, 1550, 1568, V, 1984, p. 488) e di Baccio Bandinelli, il cui padre «lo pose sotto la custodia di Giovanfrancesco Rustici, scultore de’ migliori della città [Firenze]» (p. 240).
La prima opera di Rustici, databile al 1495 circa, è riconosciuta dalla storiografia nel rilievo del Ratto d’Europa in terracotta invetriata conservato al Victoria and Albert Museum (Davis, 1995, pp. 93-103; Sénéchal, 2007, pp. 28-30, 184 cat. 1). Tra l’ultimo lustro del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento, l’artista dovette realizzare il S. Giovanni Battista in marmo della Pierpont Morgan Library di New York (Middeldorf, 1935a, 1979, pp. 201 s.; Sénéchal, 2007, pp. 31-33, 184 cat. 2) e il rilievo della Madonna col Bambino e s. Giovannino in marmo nel convento della Ss. Annunziata a Firenze (Davis, 1995, pp. 111 s.; Sénéchal, 2007, pp. 34-38, 185 s., cat. 4).
Il 10 maggio 1500 lo scultore affittò una bottega in via dei Servi a Firenze, dove già avevano lavorato Benedetto da Maiano e Leonardo del Tasso; ciò ha fatto ipotizzare un suo legame con la scuola maianesca (Sénéchal, 2007, pp. 28, 31, 270 doc. 4; Mozzati, 2008, pp. 62-68).
Il primo lavoro documentato e ancora esistente di Rustici è il ritratto marmoreo di Giovanni Boccaccio, realizzato nel 1503 quale cenotafio per il poeta nella chiesa dei Ss. Michele e Jacopo a Certaldo. Il committente dell’opera, il patrizio fiorentino Lattanzio Tedaldi, elogiò l’autore con le parole «tunc temporis sculptore optimo». In continuità con la tradizione fiorentina dei cenotafi di artisti e letterati illustri, il poeta è raffigurato in busto nell’atto di stringere a sé una copia del Decameron, il cui titolo è iscritto sulla rilegatura (Sénéchal, 2007, pp. 39-43, pp. 186 s. catt. 5a-b).
Nel corso del primo decennio del Cinquecento, Rustici dovette abitare in immobili fiorentini di proprietà dei Martelli, condividendo per un periodo l’alloggio con Leonardo da Vinci (Anonimo Magliabechiano [Gaddiano] XVI sec., 1892, pp. 110 s.; Mozzati, 2008, pp. 70-72). Per Piero Martelli «fece (come a suo più intrinseco) alcune figurette di tondo rilievo» ricordate da Vasari e oggi perdute, «una Nostra Donna col Figlio in collo, a sedere sopra certe nuvole piene di cherubini», e un’altra dipinta a olio «con una ghirlanda di cherubini che intorno alla testa le fa diadema» (Vasari, 1550, 1568, V, 1984, p. 476). Tra le amicizie di Rustici, anche Dionigi da Diacceto ebbe da lui «molti bassi rilievi» (p. 480).
Il 10 dicembre 1506 l’Arte di Calimala commissionò a Rustici il gruppo bronzeo della Predica del Battista (identificato anche come l’Interrogazione e la testimonianza del Battista; Bartalini, 2001, pp. 140-143), da collocare, in sostituzione di un gruppo marmoreo di Tino di Camaino, sulla porta nord del battistero di Firenze, e da eseguire entro due anni per un salario mensile di 6 fiorini larghi d’oro, senza specificare l’ammontare del compenso finale (Sénéchal, 2007, pp. 45-56, 271 s. docc. 7-8).
L’opera è certamente la più importante dello scultore e quella maggiormente celebrata dalle fonti (Foresti, 1540, p. 340; Doni, 1549; Vasari, 1550, 1568, V, 1984, pp. 477 s.), che in riferimento a questo episodio attestano la riconosciuta stima per Giovanfrancesco da parte dei suoi contemporanei: «fu di molta lode, et honorato per la sua qualità» ([F. Sansovino]: cfr. Davis, 1995, p. 131).
Secondo Vasari, lo scultore realizzò la Predica con Leonardo, con il quale dovette collaborare «nel fare le forme, armarle di ferro» (Vasari, 1550, 1568, V, 1984, p. 477; Sénéchal, 2007, pp. 46, 50-58). L’intervento di Leonardo è riconoscibile negli atteggiamenti e nei caratteri fisionomici delle figure, come il gesto dell’indice alzato al cielo del Battista o la testa del Levita; tuttavia, la sua partecipazione non arrivò alla fusione, che fu invece condotta da Giovanfrancesco con Bernardino di Antonio da Milano (incaricato il 18 settembre 1509) nel complesso fiorentino della Sapienza, luogo in cui furono svolti anche i lavori di finitura (Sénéchal, 2007, p. 273 doc. 16; Mozzati, 2008, pp. 89 s.). Le statue furono svelate il 21 giugno 1511 e installate sulla porta nord il 2 luglio dello stesso anno (Sénéchal, 2007, p. 274 docc. 20-22). Il 25 agosto 1511 Rustici fu pagato 50 fiorini per parte dei lavori al gruppo scultoreo (p. 274 docc. 23-24), ma in seguito ebbe difficoltà a ottenere la somma da lui attesa, tant’è che dal 1517 avviò un contenzioso con l’Arte di Calimala. Michelangelo Buonarroti, Lorenzo de’ Medici duca d’Urbino, il cardinale Giulio de’ Medici si espressero a suo favore. I pagamenti e le richieste di pagamento continuarono fino al 1524 (Sénéchal, 2007, pp. 47-50, 280 s. docc. 47-49).
Affine al leonardismo del gruppo del Battistero è il S. Giovanni Battista di terracotta invetriata nel Museum of fine arts di Boston, databile tra il primo e il terzo lustro del Cinquecento (Cambareri, in I grandi bronzi..., 2010, pp. 302-305), così come due scene di Zuffa con cavaliere in terracotta, conservate al Louvre e al Museo nazionale del Bargello, che da Leonardo desumono le varietà espressive, i moti concitati dei corpi e la complessa articolazione (Sénéchal, 2007, pp. 84-93, pp. 191 s. catt. 10-11).
Il 13 settembre 1508 Rustici subaffittò al pittore Antonio di Carlo di Lodovico Segni la casa che locava da Giovanfrancesco Martelli (pp. 77-81, 273 doc. 13).
Il 27 agosto 1509, il lavoro dello scultore per un tondo di marmo destinato alla sala dell’Udienza dell’Arte della seta, raffigurante la Madonna col Bambino e s. Giovannino e oggi conservato al Museo nazionale del Bargello, fu valutato da Lorenzo di Credi e Sandro Botticelli. L’opera s’inserisce nel gusto dei tondi marmorei michelangioleschi, tuttavia distaccandosene per la scelta di superfici rifinite e per l’atmosfera meno crepuscolare (Waldman, 1997; Sénéchal, 2007, pp. 77-80, 190 cat. 7, 273 doc. 15). In anni prossimi a quelli del tondo dovette essere realizzata la Madonna col Bambino in cartapesta degli Staatliche Museen di Berlino (Sénéchal, 2007, p. 81, 191 cat. Sculture 8).
Nel 1513 l’Arte di Calimala commissionò a Rustici un candelabro di bronzo da porre presso il Crocifisso del Battistero fiorentino e alcuni ornamenti per le tre statue bronzee (pp. 274-275 doc. 25-26). Verosimilmente il candelabro non fu mai compiuto, ma nell’idea poteva essere simile all’esemplare di Parte Guelfa, affine ai modi di Rustici, oggi conservato al Museo nazionale del Bargello (Burckhardt, 1855, II, 1904, pp. 521 s.; Vasari, 1568, VI, 1881, p. 627; De Nicola, 1915-1916, p. 177; Mozzati, 2008, pp. 85-87).
Il 6 giugno 1513 Rustici ricevette da Leonardo Buonafede, rettore dell’ospedale di S. Maria Nuova, un prestito di 18 fiorini larghi (Sénéchal, 2007, p. 275 doc. 26), che restituì il 14 luglio 1514 (p. 277 docc. 30-31).
Il 17 giugno 1514 fu nominato garante di Lorenzetto per il completamento del cenotafio Forteguerri (pp. 275 s. doc. 27).
In conseguenza del rientro dei Medici a Firenze nel 1512, lavorò a varie commesse a essi correlate. Nel novembre 1515, in occasione dell’ingresso a Firenze di papa Leone X (Giovanni de’ Medici), allestì con Jacopo Sansovino e Andrea del Sarto apparati effimeri, per i quali «fece alcune statue che furono tenute bellissime»; per la stessa occasione, con Sansovino dovette modellare un cavallo di terracotta impennato da collocare nella piazza di S. Maria Novella (Vasari, 1550, 1568, V, 1984, p. 476; Sénéchal, 2007, p. 97; Mozzati, 2008, pp. 92 s.).
Negli stessi anni, eseguì per il cardinale Giulio de’ Medici il Mercurio di bronzo per la fontana del giardino del palazzo di via Larga a Firenze, oggi conservato al Fitzwilliam Museum di Cambridge, e il David bronzeo del Louvre (1515-20 circa), fusione del bozzetto di un’opera destinata al primo cortile dello stesso palazzo mediceo e mai ultimata dallo scultore (Caglioti, 1996; Id., 2000).
A questo periodo risale il Nettuno sul carro in bronzo, che rivela l’attitudine di Giovanfrancesco nel recupero dei temi all’antica (Middeldorf, 1935a, 1979, p. 208; Sénéchal, 2007, pp. 94 s., 195 s. cat. 15).
Nel secondo decennio del Cinquecento, Rustici lavorò a più riprese nella villa di Jacopo Salviati a Ponte alla Badia nel circondario fiorentino, dove fece decorazioni e apparati figurativi per la cappella (la pala dell’Annunciazione, il tondo marmoreo raffigurante la Madonna col Bambino, gli stucchi) e tondi in terracotta per il cortile (Sénéchal, 2007, pp. 106-120, 198-203 catt. 19-20, 281 docc. 51a-b; Mozzati, in I grandi bronzi..., 2010, pp. 362-372 cat. 39).
Entro il secondo decennio del Cinquecento dovette anche realizzare il rilievo marmoreo di S. Giorgio e il drago allo Szépművészeti Múzeum (Museo di belle arti) di Budapest (Meller, 1921, p. 16 cat. 21; Davis, 1995, pp. 103-107; Sénéchal, 2010, p. 336 cat. 30), ispirato al rilievo stiacciato d’identico soggetto che Donatello aveva scolpito circa un secolo prima alla base del tabernacolo dell’Arte dei corazzai e spadai a Orsanmichele; e la pala di terracotta invetriata, in collaborazione con Giovanni della Robbia, destinata alla chiesa monastica di San Luca a Firenze (oggi al Museo nazionale del Bargello) e raffigurante il Noli me tangere sormontato da una lunetta con S. Agostino (Vasari, 1550, 1568, V, 1984, p. 479; De Nicola, 1915-1916, pp. 171 s.; Sénéchal, 2007, pp. 137-141, 203 s. catt. 21a-b).
Il 25 aprile 1521 Rustici diede in affitto una propria abitazione in via della Scala a Firenze, già occupata da una donna detta «la Barbara», ad Angelica di Michele da Venezia, detta «la Veneziana» (Sénéchal, 2007, pp. 278 s. doc. 41).
Il 16 maggio 1523 fu nominato con Niccolò Tribolo quale esperto per stimare quattro statue eseguite da Sandro di Lorenzo di Sinibaldo; ma fu poi sostituito il 29 maggio da Antonio Solosmeo (p. 279 docc. 44-45)
Il 6 aprile 1527 fu testimone alla firma di un riconoscimento di debito di Dino di Jacopo di Dino del Cato verso Francesca di Pietro di Guido Fredozzi (p. 281 doc. 52)
In conseguenza di disagi economici, derivati soprattutto dai ritardi nei pagamenti della Predica del Battista e da una progressiva riduzione delle prospettive lavorative a seguito della cacciata dei Medici da Firenze nel 1527, intorno al 1528 Giovanfrancesco si trasferì in Francia (Vasari, 1550, 1568, V, 1984, p. 487).
Il 16 agosto 1529 una lettera lo documenta a Parigi: alcuni giorni dopo avrebbe dovuto incontrare Bartolomeo Cavalcanti (Sénéchal, 2007, pp. 281 s. doc. 53).
Alla presenza di Rustici in Francia è riconducibile la Madonna col Bambino in bronzo del Louvre (detta Madonna di Fontainebleau), tratta dall’iconografia donatelliana della Madonna di Via Pietrapiana (Middeldorf, 1935a, 1979, pp. 207 s.; Sénéchal, 2007, pp. 157 s., 193-195 cat. 14).
Al servizio di Francesco I dal 15 aprile 1530, il 28 aprile 1531, presso Anet, lo scultore ricevette dal monarca una casa a Parigi nel sobborgo di Saint-Germain des Prés, così come le somme per acquistare il rame necessario per la fusione di una statua equestre e per la propria retribuzione. Consistenti pagamenti del re per i lavori di Rustici sono documentati fino al 1533. Giovanfrancesco riuscì a realizzare solo il cavallo, opera poi andata distrutta (Sénéchal, 2007, pp. 158-160, 282 s. docc. 54-60).
All’inizio degli anni Trenta, Rustici fu protettore del giovane pittore Antonio Mini, allievo irrequieto di Michelangelo, giunto in Francia per allontanarsi da problemi personali e con l’intento di vendere lavori (soprattutto disegni) a lui concessi dal Buonarroti. Tra il 1533 e il 1534 l’esperienza si concluse tragicamente con il suicidio di Antonio; in conseguenza dell’episodio, le opere michelangiolesche rimasero a Rustici (pp. 160-162, 282 s. docc. 57-59, 63-64).
Al periodo francese di Giovanfrancesco sono riferibili anche: l’Arciere in terracotta del Musée Carnavalet a Parigi (pp. 162-164, 205 s. cat. 25); il monumento funebre in bronzo d’Alberto III Pio di Savoia, di cui rimane il gisant al Louvre (Middeldorf, 1975, 1981, pp. 32 s.; Caglioti, 1996, pp. 92, 100 fig. 34; Sénéchal, 2007, pp. 164-174, 206 s., cat. 26); l’Apollo in bronzo del Louvre (Valentiner, 1959, pp. 210 s., 213-215; Caglioti, 1996, p. 92; Sénéchal, 2007, pp. 174-178, 208 s. cat. 27).
Il 28 giugno 1544 Rustici mise in affitto per due anni la propria abitazione in rue de Tournon a Parigi (Sénéchal, 2007, p. 284 doc. 67).
Morì a Tours nel 1554 (p. 178).
Tra i maggiori scultori italiani del Cinquecento, Rustici, grazie ai rapporti con Leonardo e Michelangelo, seppe ridefinire nel linguaggio plastico del proprio tempo le forme e le tecniche della tradizione artistica fiorentina quattrocentesca (con speciale attenzione per l’arte di Donatello e di Verrocchio). Le tormentate vicende personali, derivate soprattutto dall’irregolarità lavorativa e da problemi economici, si riflettono nel carattere rapsodico, sperimentale della sua produzione, che abbraccia la complessità dei materiali e degli stili del Rinascimento mediceo.
Varie opere di Rustici note attraverso Vasari e i documenti non sono sopravvissute o non sono ancora state identificate dalla storiografia (Sénéchal, 2007, pp. 212-216).
Fonti e Bibl.: P. Gauricus, De sculptura, Firenze 1504, a cura di A. Chastel - R. Klein, Genève 1969, pp. 255 s.; Anonimo Magliabechiano [Gaddiano], Notizie sopra l’arte degli antichi e quella de’ fiorentini da Cimabue a Michelangelo Buonarroti [XVI sec.], a cura di C. Frey, Berlin 1892, pp. 110 s.; G.F. Foresti, Supplemento delle croniche del reverendo padre frate Iacobo Philippo da Bergamo...,Venezia, Bernardino Bindoni Milanese, 1540, p. 340; A.F. Doni, Disegno di Doni partito in più ragionamenti...,Venezia, Giolito de’ Ferrari, 1549, c. 47v; G. Vasari, Le vite... (1568), a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, pp. 599-627; Id., Le vite... (1550, 1568), a cura di R. Bettarini - P. Barocchi, V, Testo, Firenze 1984, pp. 37, 240, 475-488; L. Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Canova, V, Prato 1823-18242, pp. 207-210; J. Burckhardt, Der Cicerone: eine Anleitung zum Genuss der Kunstwerke Italiens (1855), a cura di W. von Bode - C. von Fabriczy, II, Leipzig 1904, pp. 521 s.; G. De Nicola, Notes on the Museo nazionale of Florence, 1, G. R., in The Burlington Magazine for connoisseurs, 1915-1916, vol. 28, pp. 171-178; S. Meller, A közép. – és újabbkori szobrászati gyüjtemény-Orsz Magy Szépművészeti Múzeum, Budapest 1921, p. 16 cat. 21; Ch. Loeser, G. R., in The Burlington Magazine for connoisseurs, 1928, vol. 52, pp. 260-272; U. Middeldorf, New attributions to Giovan Francesco R., in The Burlington Magazine, LXVI (1935a), pp. 71-81 (poi in Raccolta di scritti, I, Firenze 1979, pp. 199-218); Id., R., Giovan Francesco, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIX, Leipzig 1935b, pp. 235 s.; A. Venturi, Storia dell’arte italiana, X, La scultura del Cinquecento, I, Milano 1935, pp. 67-85; W.R. Valentiner, R. in France, in Studies in the history of art dedicated to William E. Suida on his eightieth birthday, London 1959, pp. 205-217; U. Middeldorf, On some portrait busts attributed to Leone Leoni, in The Burlington Magazine, 1975, vol. 117, pp. 84-91 (poi in Raccolta di scritti..., III, Firenze 1981, pp. 25-35); C. Davis, I bassorilievi fiorentini di Giovan Francesco Rustici. Esercizi di lettura, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XXXIX (1995), 1, pp. 92-133; F. Caglioti, Il perduto ‘David mediceo’ di G. R. e il ‘David’ Pulszky del Louvre, in Prospettiva, 1996, n. 83-84, pp. 80-101; L. Waldman, The date of Rustici’s “Madonna” relief for the Florentine silk guild, in The Burlington Magazine, 1997, vol. 139, pp. 869-872; F. Caglioti, Donatello e i Medici. Storia del ‘David’ e della ‘Giuditta’, I, Firenze 2000, pp. 327 s., 351 s., 372 s.; R. Bartalini, Tino di Camaino e il gruppo scultoreo del portale nord del Battistero di Firenze, in Opere e giorni. Studi su mille anni di arte europea dedicati a Max Seidel, a cura di K. Bergdolt - G. Bonsanti, Venezia 2001, pp. 135-146; T. Mozzati, “Fece... una nostra donna col figlio in collo”: tradizione e maniera moderna nelle Vergini con Bambino di G. R. – I parte, in Nuovi Studi, VIII (2003), pp. 33-59; Id., “Fece... una nostra donna... – II parte, ibid., IX-X (2004-2005), 11, pp. 117-152; Id., Il fuoco e l’alchimista. G. R. e la pratica del bronzo, in Proporzioni, 2005, n. 6, pp. 142-175; P. Sénéchal, Giovan Francesco Rustici. 1475-1554. Un sculpteur de la Renaissance entre Florence et Paris, Paris 2007; T. Mozzati, G. R. Le Compagnie del Paiuolo e della Cazzuola, Firenze 2008; M. Minning, Giovan Francesco Rustici (1475-1544): Untersuchungen zu Leben und Werk des Florentiner Bildhauers, Münster 2010; I grandi bronzi del Battistero. G. R. e Leonardo (catal.), a cura di T. Mozzati - B. Paolozzi Strozzi - P. Sénéchal, Firenze 2010 (in partic. M. Cambareri, cat. 19, S. Giovanni Battista, pp. 302-305; T. Mozzati, cat. 39, Villa Salviati, pp. 362-372; P. Sénéchal, cat. 30, S. Giorgio e il drago, pp. 336 s.); A. Chiti, Le lapidi terragne di Santa Croce, Firenze 2012, pp. 224-231 cat. 52; G.J. Van der Sman, Giovan Francesco Rustici as a Draftsman, in Master Drawings, 50 (2012), pp. 23-32; A. Chiti, G. R. e Leonardo prima dei grandi bronzi del battistero, in Annali aretini, XXIII (2015), pp. 133-158.