TODESCO, Giorgio
– Nacque il 9 giugno 1897 a Firenze da David e da Giulia Castelfranco.
Di famiglia ebrea, studiò a Firenze; nell’ultimo anno del liceo fu attivo nel movimento interventista, dirigendo dal novembre del 1914 il giornale studentesco L’Assalto. Organo di fede e di battaglia della gioventù studiosa. Partecipò alla guerra e gli venne conferita una medaglia al merito.
Al termine del conflitto si iscrisse al corso di laurea in fisica presso l’Università di Bologna, mantenendosi agli studi lavorando come commesso di negozio e frequentando la sera i corsi speciali per reduci. Fu allievo di Augusto Righi, quindi, dopo la morte di quest’ultimo nel giugno del 1920, di Lavoro Amaduzzi.
Si laureò in fisica il 14 luglio 1921 con una tesi dal titolo Sulla variazione dell’intensità di corrente di scarica in tubi a vuoto, dovuta a variazione di temperatura.(Esperienze relative all’aria, all’idrogeno e alla anidride carbonica). Nel marzo del 1924 sposò Giuliana Banzi (nata nel 1890), di nobile famiglia bolognese. Dal matrimonio sarebbero nati sette figli: Marisa (1925), Salvatore (1926), Luciana (1930), Carlo Vittorio (1931), Paolo Edgardo (1933), Piero (1937) e Silvia (1938).
Dopo la laurea iniziò una attiva collaborazione con Quirino Majorana, succeduto a Righi sulla cattedra di fisica sperimentale, di cui fu assistente, dapprima come volontario fin dal 1921, poi in posizione retribuita a partire dal 1926, per poi passare alla carica di aiuto nel 1932. Nel 1929 conseguì la libera docenza in fisica sperimentale. Negli anni in cui fu assistente a Bologna tenne per incarico vari corsi di insegnamento: matematica per chimici e naturalisti nel 1924-25, oscillazioni elettriche dal 1925 al 1930, fisica medica dal 1928 al 1932, fisica superiore dal 1932 al 1935. Nel 1935 risultò terzo, preceduto da Emilio Segrè e Antonio Rostagni, tra i vincitori del concorso alla cattedra di fisica sperimentale bandito su richiesta dell’Università di Palermo. Fece il primo anno di straordinariato a Sassari, e fu successivamente chiamato all’inizio del 1937 a dirigere l’istituto di fisica dell’Università di Perugia, dove insegnò per due anni, oltre a fisica sperimentale, chimica fisica per il corso di farmacia e matematica per il corso di agraria.
L’attività scientifica di Todesco in questo periodo è riassunta in un numero limitato, ma significativo di pubblicazioni su argomenti di termo e fotoelettricità, e soprattutto su vari aspetti della fisica delle onde elettromagnetiche, alcune delle quali frutto della ininterrotta collaborazione con Majorana.
I principali lavori relativi a queste ricerche, tutti pubblicati su Il Nuovo Cimento, sono: Sulle correnti termoelettriche accidentali nel bismuto, 1927, vol. 4, pp. 94-103; Sull’applicazione delle cellule fotoelettriche alle misure polarimetriche, 1928, vol. 5, pp. 376-390; Le cellule fotoelettriche a metalli alcalini (teoria, tecnica costruttiva, applicazioni), 1930, vol. 7, pp. R241-R261; Effetto Debye in dielettrici vischiosi, 1931, vol. 8, pp. 45-48; Ancora sull’effetto Debye in dielettrici vischiosi, 1932, vol. 9, pp. 125-131; Microfotometro registratore a cellula fotoelettrica ed amplificatore termojonico, ibid., pp. 138-149. Ulteriori contributi di Todesco alle medesime problematiche sono pubblicati negli Atti della Società italiana per il progresso delle scienze (SIPS): Sopra una esperienza di termoelettricità, XV Riunione, Bologna 1926, pp. 564 s.; Esperienza sulle onde elettriche ultracorte, XIX Riunione, II, Bolzano-Trento 1930, pp. 92 s.; Azione di una vibrazione elettromagnetica hertziana su elettroni liberi percorrenti orbite cicliche, XXI Riunione, Roma 1932, p. 200. Lavori analoghi apparvero sulle pagine di L’Elettrotecnica e dell’organo del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), La Ricerca scientifica.
Gli studi sulla fotoelettricità trovarono anche una applicazione, favorita dai ministeri della Guerra e della Marina italiani, per la difesa a sbarramento invisibile, nella banda dell’infrarosso, di strutture portuali militari. Lo sbarramento automatico del porto di Taranto, realizzato sulla base di queste applicazioni, gli valse il titolo di cavaliere della Corona d’Italia, conferitogli dal re il 18 gennaio 1934. Todesco progettò anche la porta automatica della TIMO (Telefoni Italia Medio Orientale), poi SIP (Società Italiana Per l’esercizio delle telecomunicazioni) di Bologna, la prima in Italia funzionante a cellule fotoelettriche.
Di particolare rilievo sono una serie di lavori relativi alle ricerche condotte da Todesco a partire dal novembre del 1931 sulla propagazione di onde elettromagnetiche in un mezzo ionizzato; di questi lavori il principale, pubblicato sul Nuovo Cimento (1933, vol. 10, pp. 243-259), è Ricerche sperimentali sulla propagazione di un’onda elettromagnetica in un mezzo jonizzato magneto-attivo, revisione di un precedente lavoro apparso sulla neonata rivista Alta frequenza nel 1932. Si tratta di ricerche particolarmente significative in quanto costituiscono una delle prime conferme sperimentali della teoria magnetoionica elaborata nel 1925 da Edward Victor Appleton per spiegare la propagazione e l’assorbimento anomalo delle onde elettromagnetiche nella ionosfera; il contributo di Todesco in tal senso è esplicitamente citato nella voce Radiocomunicazioni redatta per l’Enciclopedia Italiana (XXIII, Roma 1935, pp. 703-718) da Guglielmo Marconi e Orso Mario Corbino.
Oltre agli impegni didattici legati alla cattedra di Perugia, Todesco mantenne fino al 1938 l’incarico del corso di fisica superiore a Bologna, e nella stessa città insegnò dal 1935 al 1938 radiotecnica generale presso la Scuola postuniversitaria di perfezionamento in radiocomunicazioni, creata da Quirino Majorana nel 1931. Per la competenza acquisita nel campo delle radiocomunicazioni Todesco fu chiamato a far parte del Comitato radiotelegrafico del CNR; nel 1934 gli fu assegnato il premio istituito dal Comitato nel 1932 sul tema Le valvole termoioniche e il loro uso nelle radiocomunicazioni.
Alla fine del 1938, a seguito della promulgazione delle leggi razziali, con decreto firmato dal ministro Giuseppe Bottai del 30 novembre, Todesco venne dispensato dal servizio a decorrere dal 14 dicembre. Fu inoltre espulso dalle accademie e società scientifiche di cui era membro: la SIPS, la Società italiana di fisica, l’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna, l’Accademia medico-chirurgica di Perugia. La militanza nel Gruppo nazionale fascista della Scuola di perfezionamento, risalente al 1926, l’iscrizione al Partito nazionale fascista dal 1932, nonché l’impegno militare nella guerra 1915-18, gli valsero l’applicazione della formula della ‘discriminazione’, che consentiva un’applicazione meno rigida delle norme restrittive per gli ebrei. Gli fu così accordato di lavorare presso una fabbrica milanese di prodotti elettrici ed elettronici, la SECI (Società Elettrica e Chimica Italiana). La moglie Giuliana, che aveva interrotto nel 1919 gli studi di matematica, li riprese per laurearsi nel 1939 a Bologna e poter quindi insegnare e contribuire al mantenimento della famiglia.
Nonostante il lavoro alla SECI – che continuò a svolgere in condizioni di clandestinità, protetto dalla direzione dell’azienda, durante il periodo dell’occupazione tedesca –, gli anni della guerra furono particolarmente difficili per la famiglia, dispersa in varie città italiane. «Solo pochi coraggiosi – ha ricordato uno dei suoi figli – non interruppero i rapporti con noi, dal prof. Giobatta Bonino, accademico del regno e fascista dichiarato, che però ci aiutò più volte in momenti difficili, al dott. Della Monica, direttore della Casa Editrice Zanichelli, casa in cui abitavamo, in via Irnerio al numero 34 e che ci nascose i mobili e le altre masserizie sotto i fusti di carta della casa editrice» (Todesco, 2002, p. 199).
Terminata la guerra, fu riammesso all’insegnamento nel giugno del 1945, e l’anno successivo fu nominato professore ordinario di fisica sperimentale presso la facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Perugia, con effetto retroattivo a partire dal 1° dicembre 1938. Nel novembre del 1947 fu chiamato sulla stessa cattedra dall’Università di Parma, dove trascorse il resto della sua vita accademica. Rivestì le funzioni di direttore dell’istituto di fisica e di preside della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali. Riannodò peraltro i legami con l’Università di Bologna, tenendovi per incarico il corso di onde elettromagnetiche dal 1947 al 1957. A Parma, in collaborazione con il presidente della Società italiana di fisica (SIF) Giovanni Polvani, avviò un ambizioso progetto editoriale per la pubblicazione delle opere complete di Macedonio Melloni, che tuttavia, nonostante il sostegno della SIF, dell’Università di Parma e dell’editore Zanichelli, non andò oltre la produzione, nel 1954, di una copia fotolitica dell’originale del primo volume della Thermochrose, la principale opera di Melloni pubblicata a Napoli, in francese, nel 1850.
Il pieno reintegro nella posizione docente non fu sufficiente a lenire in Todesco la sofferenza per le persecuzioni subite e la disillusione per lo stato delle cose nell’Italia del dopoguerra. Non riuscì mai, in particolare, a vincere l’amarezza per non essere riuscito a conseguire quello che riteneva essere il suo legittimo obiettivo accademico, ovvero la successione a Majorana sulla cattedra di fisica sperimentale di Bologna (va ricordato al proposito che la cattedra bolognese, dopo essere stata ricoperta da Giorgio Valle dal 1947 al 1954, rimase senza titolare e l’insegnamento fu affidato per incarico fino al 1959).
«Ricordo mio padre dopo la guerra, la sua desolazione nel verificare che la cattedra di Bologna non era più disponibile per lui, dicevano: ma cosa vuole questo ebreo, in fondo gli avevano già restituito la cattedra a Perugia [...] che stesse buono lì, senza fare tante storie, in fondo gli era andata anche troppo bene, era sopravvissuto [...]. Ricordo anche mio padre quando tornava demoralizzato dai viaggi fatti a Roma al ministero della Pubblica Istruzione e vi trovava gli stessi funzionari fascisti, assai poco cambiati rispetto a prima [...]. E su queste cose mio padre è morto di infarto [...] nel constatare che molte delle cose immobili che avevano portato all’orrore della persecuzione dei diversi affioravano anche se in modo non così eclatante anche nella nostra società del dopoguerra» (Todesco, 2002, p. 203).
Morì a Bologna per un improvviso attacco cardiaco il 30 agosto 1958.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero Pubblica Istruzione, Direzione generale Istruzione universitaria, div. I, ff. personali professori ordinari, III vers. B. 455, c.i. 2398, f. Giorgio Todesco.
G. Polvani, Fisica, in Un secolo di progresso scientifico italiano 1839-1939, I, Roma 1939, pp. 555-699; A. Capristo, L’espulsione degli ebrei dalle accademie italiane, Torino 2002, pp. 349 s.; G. Dragoni, G. T. e Cesare Rimini, in La cattedra negata, a cura di D. Mirri - S. Arieti, Bologna 2002, pp. 185-194; P.E. Todesco, Ricordo di mio padre, ibid., pp. 195-204.