SESTINI, Giorgio
– Nacque a Firenze il 25 giugno 1908 da Adolfo e da Erminia Silvestri.
Provenendo da una formazione classica, si laureò in matematica all’Università di Firenze nel 1932, con una dissertazione sulle serie di tipo lacunare di funzioni ortogonali, tesi seguita da Giovanni Sansone, professore di analisi matematica e allora direttore dell’istituto matematico Ulisse Dini dello stesso ateneo.
Sestini iniziò la sua carriera presso l’istituto diretto dal suo mentore Sansone. Prima di essere trasferito nella sede attuale in viale Morgagni 67 A, nella zona di Careggi, l’istituto matematico si trovava in angusti locali di un edificio in piazza S. Marco, da dove fu trasferito in via degli Alfani. Dal 1927 fino agli anni Sessanta, Sansone ne ebbe ininterrottamente la direzione, divenendo l’animatore di tutta la scuola matematica fiorentina. Tra i suoi numerosi discepoli si distinse Sestini, il quale indirizzò le sue ricerche verso la fisica matematica, a seguito dell’arrivo di Bruto Caldonazzo a Firenze nel 1931 per tenere, fino al 1956, i corsi di meccanica razionale e fisica matematica. Le ricerche di Caldonazzo riguardarono l’elettrodinamica, la relatività, l’idrodinamica piana di fluidi perfetti e viscosi. Oltre a Sestini, nella scuola di Caldonazzo si formò anche Tristano Manacorda. Fu proprio il maestro, che lasciava agli allievi piena libertà di ricerca, a segnare la personalità di Sestini. Perfino la predilezione di Caldonazzo per la natura e per la montagna influirono positivamente sull’affetto che Sestini aveva per le Dolomiti e per la sua Colfosco, dove trascorse molte estati fino agli ultimi anni della sua vita.
La carriera di Sestini si sviluppò nell’ambito della fisica matematica: a Firenze fu prima assistente e poi professore incaricato dal 1932 al 1949, anno in cui vinse il concorso a cattedra.
Vinto il concorso, Sestini fu chiamato a coprire la cattedra di meccanica razionale nell’Università di Parma, dove giunse nel novembre del 1949. La collega Bianca Manfredi ricorda che l’impatto iniziale di Sestini con la città, che in quel novembre piovoso gli sembrava non avesse la vivacità e l’apertura di Firenze, fu difficile. Progressivamente, però, Sestini fu conquistato dalla dimensione parmense familiare e umana. A Parma restò per sette anni. Nel 1956 fu chiamato a ricoprire la cattedra di meccanica razionale presso la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Firenze. Succedeva al compianto maestro Caldonazzo.
A Parma, Sestini cominciò la sua attività didattica come professore straordinario di meccanica razionale per il primo biennio di matematica, di fisica, di ingegneria e come professore incaricato di fisica matematica per il secondo biennio di matematica e fisica, percorso di laurea, quest’ultimo, allora di durata quadriennale. La sua attività di ricerca era allora rivolta ai problemi lineari e non-lineari di propagazione del calore. In quell’ambito discusse la convergenza e il calcolo dell’errore di metodi numerici appropriati all’analisi delle equazioni di diffusione, e le condizioni sufficienti per la stabilità.
Erano gli anni Cinquanta del Novecento: l’inizio dell’era digitale. Sestini aveva intuito quella che sarebbe stata l’importanza crescente della matematica nella descrizione del mondo fisico e nel calcolo numerico correlato ai modelli conseguenti. Nell’ultimo periodo a Parma Sestini si avvicinò allo studio del problema di Stefan, efficace rappresentazione del processo di solidificazione o di liquefazione. Era un campo che Sestini sviluppò con successo al suo ritorno a Firenze. A Parma, Sestini organizzò l’istituto di matematica con la collaborazione dell’amico Antonio Mambriani. Fu segretario e amministratore della Rivista di matematica dell’Università di Parma, dal primo numero, apparso nel 1950, al 1956. Collaborò inoltre alla creazione della facoltà di economia di cui, nel 1954, fu il primo docente di matematica generale. Anche dopo il trasferimento a Firenze, i rapporti con Parma rimasero vivi: nel giugno del 1979, l’università festeggiò il settantesimo compleanno di Sestini con una tavola rotonda su La Matematica nella vita intellettuale e nella società di domani e la Rivista di matematica dell’Università di Parma pubblicò due volumi di lavori scientifici a lui dedicati.
La meccanica dei punti materiali e dei sistemi, l’idrodinamica, la conduzione del calore, la diffusione furono temi ricorrenti nell’attività di ricerca di Sestini. Fin dagli anni Cinquanta cominciò a interessarsi a problemi retti da equazioni paraboliche. Nel 1957 pubblicò un primo lavoro sui problemi di cambiamento di fase: Sopra un teorema di unicità in problemi unidimensionali analoghi a quello di Stefan (in Bollettino dell’Unione matematica italiana, s. 3, 1957, vol. 12, pp. 516-519).
Il nome di Stefan è attribuito a problemi differenziali alle derivate parziali su domini la cui frontiera è parzialmente incognita: ad esempio, durante la solidificazione di un liquido, l’interfaccia con la parte solidificantesi varia la sua posizione che non è, quindi, nota a priori. Per essere compatibile con la descrizione del processo di solidificazione, attraverso tale interfaccia devono essere verificate alcune condizioni di bilancio tra le discontinuità delle azioni interne al materiale considerato durante la transizione di fase liquido-solido. Sono proprio queste condizioni a ricevere il nome di Josef Stefan, fisico sloveno e docente dell’Università di Vienna nella seconda metà dell’Ottocento. Ad esempio, nei problemi di trasporto nei cambiamenti di fase, come quello di ghiaccio-acqua, si richiede che la velocità dell’interfaccia dipenda dalla discontinuità del flusso di calore.
Sestini fu il primo in Italia a occuparsi di quest’ampia e fruttuosa classe di problemi che ebbe il merito di portare all’attenzione della comunità matematica italiana ed europea. Alcuni suoi risultati sui problemi di tipo Stefan aprirono un nuovo settore di ricerca ancora oggi attivo, importante anche per le applicazioni industriali. Le idee di Sestini furono alla base di ulteriori sviluppi che vennero studiati dai suoi allievi. La scuola fiorentina si sviluppò in queste direzioni con Demore Quilghini prima, seguito da Mario Primicerio e Antonio Fasano e si affermò in campo internazionale nell’ambito della fisica matematica.
I numerosi impegni accademici di gestione non affievolirono l’impegno di Sestini per l’insegnamento. Era nota la sua grande attenzione per la didattica e i suoi numerosi allievi ancora ricordano le lezioni appassionate. Nonostante il suo fisico non s’imponesse, la sua personalità e la sua chiarezza catturavano l’attenzione dell’uditorio e rendevano interessanti anche le parti più difficili e più tecniche che nella sua materia non mancavano.
Saper distinguere i punti sui quali si deve insistere durante una spiegazione è una delle caratteristiche dei bravi insegnanti, e Sestini lo era. Le sue lezioni erano spesso accompagnate da arguto umorismo toscano: «olla, là, olla, là, effe uguale ad emme a» era l’esclamazione, così i suoi allievi ricordano, che accompagnava la presentazione delle equazioni di Newton della meccanica dei corpi.
Dopo il suo rientro nella sede di Firenze, Sestini assunse generosamente vari impegni nella gestione dell’istituto matematico e dell’ateneo fiorentino. Fu tra i promotori della crescita dell’istituto matematico e affiancò Sansone per la costruzione della nuova sede in viale Morgagni, che fu inaugurata nel 1963. Dal 1964 al 1967 fu pro-rettore dell’Università di Firenze e poi rettore, dal 24 febbraio 1971 al 3 dicembre 1973. Durante questo periodo, contribuì in maniera decisiva alla nascita della facoltà di ingegneria nell’ateneo fiorentino; a essa diede un indirizzo che caratterizzava la formazione di base: le prime tre cattedre, infatti, furono proprio per le discipline matematiche; ne furono vincitori Francesco Gherardelli, Demore Quilghini e Gaetano Villari.
Il triennio di rettorato fu proficuo, anche se pieno di difficoltà: le agitazioni degli studenti, determinate dalle lotte studentesche del 1968, rendevano turbolenta la vita accademica. Il forte senso delle istituzioni fu una delle caratteristiche che lo contraddistinsero, e le sue scelte furono fatte sì con autorevolezza, ma accompagnate da buon senso, e resero perciò positivo il suo lavoro. Sestini avrebbe potuto avere anche un secondo mandato come rettore, perché una buona parte dell’ateneo era intenzionata a confermarlo. Alla prima votazione pare che formazioni di sinistra avessero suggerito ai loro potenziali elettori di scegliere scheda bianca: non fu raggiunto il quorum. Quando poi fu deciso di far confluire i voti su di lui, Sestini preferì ritirarsi e non accettare i voti di chi non l’aveva indicato al primo turno.
Sestini ebbe molteplici altri incarichi e riconoscimenti. Fra il 1968 e il 1972 fu vicepresidente del Comitato per le scienze matematiche del Consiglio nazionale delle ricerche. Nel 1972 ricevette il premio Columbus, assegnato a esponenti della cultura, dell’arte, dell’industria e dello sport. Nello stesso anno fu nominato grande ufficiale al merito della Repubblica. Fu socio dell’Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria di Firenze, di cui presiedette la classe di scienze. Dal 1974 al 1986 fu membro attivo del comitato scientifico dell’Associazione italiana di meccanica teorica e applicata (AIMETA), ricoprendo la carica prima di vicepresidente e poi di presidente. Nel 1976 fu eletto socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei, di cui divenne poi socio nazionale dal 1988. Fu medaglia d’oro di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte. Nel 1980 fu nominato socio onorario dell’Accademia nazionale di scienze, lettere e arti di Modena. Nel 1984 divenne professore emerito dell’Università di Firenze. Infine, per la sua passione per la montagna, fu a lungo vicepresidente della sezione fiorentina del Club alpino italiano (CAI) e poi membro della commissione nazionale rifugi e opere alpine del CAI.
Fu colpito improvvisamente da un malore fatale nel pomeriggio dell’11 dicembre 1991, mentre a Firenze si recava a una riunione dei soci de La Colombaria, in cui sarebbe stato rieletto presidente della sezione di scienze.
Opere. Esistenza di una soluzione in problemi analoghi a quello di Stefan, in Rivista di matematica dell’Università di Parma, s. 1, 1952, vol. 3, pp. 3-23; Sul problema unidimensionale non lineare di Stefan in uno strato piano indefinito, in Annali di matematica pura ed applicata, s. 4, 1960, vol. 51, pp. 203-224; Lezioni di meccanica razionale, Firenze 1961; Sul problema non lineare di Stefan in strati cilindrici o sferici, in Annali di matematica pura ed applicata, s. 4, 1961, vol. 56, pp. 193-207; Su un problema non lineare del tipo di Stefan, in Atti della Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti Lincei. Scienze fisiche e naturali, s. 8, 1963, vol. 35, pp. 518-523; Problemi analoghi a quello di Stefan e loro attualità, in Rendiconti del Seminario matematico e fisico di Milano, 1967, vol. 37, pp. 39-50.
Fonti e Bibl.: Molte delle informazioni qui riportate sono state raccolte da Bianca Manfredi (Università di Parma) e dal collega fisico matematico di Firenze, Mario Primicerio, che sostituì Sestini sulla cattedra di meccanica razionale a Firenze.
B. Manfredi, G. S. a Parma: 1949-1956, in Rivista di matematica dell’Università di Parma, s. 4, 1991, vol. 17, pp. 333-336; M. Primicerio, Problemi a frontiera libera: alcuni contributi della scuola fisico-matematica fiorentina, in Atti e memorie. Accademia nazionale di scienze lettere ed arti di Modena, 1993, vol. 10, pp. 29-39; Id., G. S., in Atti della Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Rendiconti Lincei. Supplemento, s. 9, 1993, vol. 4, pp. 101-110.