GIORDANO
Figlio primogenito del normanno Riccardo (I) Drengot, conte di Aversa, e di Freselinda, sua prima moglie; se ne ignorano il luogo e la data di nascita, che deve comunque essere posta intorno al quarto decennio dell'XI secolo.
Le prime testimonianze su G. risalgono al 1058 quando, nell'aprile, fu riconosciuto insieme col padre principe di Capua, sebbene la città campana non fosse stata ancora completamente sottomessa dai Normanni. Soltanto verso la fine del maggio 1062, dopo un assedio durato all'incirca due mesi, G. e il padre poterono affermare in modo definitivo la loro autorità sia su Capua, sia sul territorio circostante. Negli anni successivi entrarono a far parte dei loro domini anche altri importanti centri campani come Aquino, Caserta, Teano, Carinola, Sessa, Caiazzo, Sora, Arpino e Isernia.
In seguito G. e il padre dovettero fronteggiare l'opposizione armata condotta da alcuni feudatari dei territori circostanti per contrastare l'espansionismo normanno. Infatti, dopo la scomparsa del duca di Gaeta Atenolfo (I), avvenuta il 2 febbr. 1062, la vedova, Maria, reggente per il figlio minorenne Atenolfo (II), aveva stretto un pactum con i conti di Maranola, Suio e Traetto (l'odierna Minturno) per contenere l'avanzata dei principi di Capua. Le forze della lega furono però battute da G. e da suo padre tra l'aprile e il giugno del 1063 in una battaglia combattuta sul Garigliano, presso Traetto. Il giovane Atenolfo non venne deposto dai vincitori, ma già dal giugno di quello stesso anno G. e suo padre si intitolavano duchi di Gaeta e reggenti in nome del figlio del defunto Atenolfo (I), come risulta da una charta coeva. La tutela del giovane duca fu retta dai principi di Capua fino all'ottobre del 1064, quando egli si ribellò alla loro autorità e fu formalmente privato del potere; in seguito a questi avvenimenti le fonti non parlano più di Atenolfo (II), che dovette probabilmente morire poco tempo dopo.
Nei due anni successivi G. fu autore, insieme col padre, di due consistenti donazioni che ci testimoniano gli ottimi rapporti che intercorrevano tra Capua e l'abbazia di Montecassino. In due documenti, emanati rispettivamente nel febbraio del 1065 e nel marzo del 1066, essi concessero infatti all'abate Desiderio e ai suoi successori il castello di Fratte (nei pressi dell'attuale Ausonia, in provincia di Frosinone) e la cosiddetta "turris ad mare", entrambi beni di pertinenza dei principi di Gaeta. La seconda donazione, in particolare, ha una certa rilevanza poiché riguarda la torre eretta, lungo la foce del Garigliano tra il 961 e il 981, da Pandolfo (I) Capodiferro, principe di Capua e di Benevento, torre andata distrutta nel 1943.
Nel 1066, non sappiamo in quale periodo dell'anno poiché le fonti dicono assai poco al riguardo, G., insieme col cognato Guglielmo di Montreuil, conte di Aquino, fu impegnato a respingere l'offensiva del marchese di Toscana, Goffredo di Lorena, a capo di una spedizione militare voluta da papa Alessandro II per contenere l'espansione dei Normanni di Capua verso i territori della "Campania". G. riuscì a fermare Goffredo in prossimità di Aquino e, sulla scorta di un accordo di cui non conosciamo i termini, i rapporti tra i principi di Capua e il pontefice migliorarono in seguito notevolmente. Ne è prova il fatto che quest'ultimo si fermò in visita a Capua nell'estate del 1067, al ritorno da un viaggio compiuto nell'Italia meridionale.
Dopo il settembre 1068 G. represse la rivolta che suo cognato, Guglielmo di Montreuil, promosse contro il suocero, probabilmente a causa del possesso di Gaeta che, promessagli in un primo tempo da Riccardo, era stata poi concessa a un altro cavaliere normanno, Goffredo Ridel. La battaglia, svoltasi nelle vicinanze di Aquino, si concluse - stando la Historia Normannorum (l'unica fonte sull'argomento, conosciuta anche col titolo di Ystoire de li Normants) - con una sconfitta umiliante per l'esercito capuano, che fu costretto a ritirarsi.
Tre anni dopo la scomparsa di Guglielmo di Montreuil, avvenuta nella primavera del 1071, G. insorse contro il padre. È difficile stabilire quali siano stati i reali motivi di questo grave gesto. Secondo un passo - peraltro poco chiaro - della Historia Normannorum, la rivolta fu causata da dissensi circa la successione alla contea di Aquino. Secondo lo Chalandon, invece, col suo gesto G. aveva inteso protestare contro la decisione paterna di donare la contea di Aquino all'abbazia di Montecassino. Non conosciamo, per il silenzio delle fonti, quali furono gli sviluppi del contrasto. È certo, tuttavia, che G. si riappropriò di Aquino e che la concordia tra lui e il padre fu ristabilita prima del 1071, quando entrambi i loro nomi compaiono nelle fonti relative alle celebrazioni della dedicazione della nuova basilica fatta erigere da Desiderio, nell'abbazia di Montecassino (1° ottobre).
Dopo questo avvenimento le fonti tacciono su G. fino all'estate del 1077, quando egli, insieme con Roberto di Loritello, nipote di Roberto il Guiscardo, duca di Puglia, si pose alla testa del proprio esercito per invadere i territori della Chiesa in Abruzzo mentre il Guiscardo premeva su Benevento e il padre di G., Riccardo d'Aversa, assediava la città di Napoli. Contro tale invasione reagì il pontefice Gregorio VII che, riunito nel 1078 il sinodo romano in occasione della quaresima, lanciò la scomunica contro i Normanni che invadevano e saccheggiavano l'intero Patrimonio. Poco tempo dopo Riccardo (I) si ammalò e se ne ritornò a Capua, dove morì il 5 aprile di quello stesso anno. G., succeduto al padre nel Principato capuano, ritirò le sue truppe dal territorio abruzzese e sospese l'assedio di Napoli, dichiarandosi favorevole a una riconciliazione con la Chiesa, che ottenne dopo essersi recato a Roma e aver giurato fedeltà al pontefice.
In autunno, probabilmente dietro istigazione di Gregorio VII, G. tentò di esautorare il governo del duca di Puglia, mettendosi al comando di un'insurrezione dei baroni normanni dell'Italia meridionale. Nove mesi più tardi fu però sconfitto dal Guiscardo, col quale si riconciliò poco tempo dopo.
Nel frattempo aveva sposato Gaitelgrima, figlia del principe di Salerno Guaimario (IV), nonché seconda moglie di suo padre. Abbiamo notizia delle nozze, celebrate prima della primavera del 1079, da un'epistola di papa Gregorio VII nella quale G. veniva rimproverato per tale unione, contratta senza aver ottenuto la necessaria dispensa.
Il 10 giugno 1080, G. incontrò a Ceprano Gregorio VII, rinnovando fedeltà al pontefice con un giuramento, simile a quello pronunciato anni prima dal padre, che lo proclamava difensore dei territori della Chiesa. Nel 1082, tuttavia, G. si schierò col re di Germania Enrico IV il quale, dopo aver imposto l'elezione al Papato di Wiberto, arcivescovo di Ravenna, antipapa col nome di Clemente III, era sceso in Italia all'inizio della primavera del 1081, con l'intento di cingere d'assedio Roma e costringere alla fuga Gregorio VII. La decisione di G. è forse da attribuire alla consapevolezza, da parte sua, di non essere in grado di fronteggiare la superiorità numerica dell'esercito del sovrano tedesco e, di conseguenza, al timore di perdere il possesso dei domini capuani. Gregorio VII, che aveva sollecitato un intervento militare dei feudatari normanni, indignato per il tradimento di G., scrisse all'arcivescovo napoletano Giovanni, dopo il 24 giugno 1082, chiedendogli di intercedere presso il duca di Napoli Sergio (VI), marito di Limpiasa, sorella di G., affinché non prestasse aiuto al principe di Capua, "qui scienter periurus beato Petro et nobis et ob hoc anathematis nodis ligatus est" (Gregorii VII Registrum, p. 610).
Alla morte di Roberto il Guiscardo (17 luglio 1085), avvenuta poco tempo dopo quella di Gregorio VII (Salerno, 25 maggio), G. intervenne col suo esercito in favore di Boemondo nella contesa nata tra quest'ultimo, figlio di primo letto del defunto duca, e il fratellastro Ruggero detto Borsa, il quale era stato riconosciuto dai feudatari pugliesi legittimo successore al titolo di duca. Nella Pasqua del 1086 G. si trovava a Roma per sostenere e difendere la candidatura di Desiderio di Montecassino quale successore del defunto Gregorio VII. Tuttavia egli non riuscì a impedire che il prefetto imperiale, per due anni ostaggio delle truppe normanne di Roberto il Guiscardo e da poco rilasciato - probabilmente di proposito - dal figlio di questo, Ruggero Borsa, mandasse a monte, con l'appoggio della fazione a lui favorevole, la consacrazione dell'abate cassinese, acclamato qualche giorno prima papa col nome di Vittore III. Desiderio preferì rinunciare formalmente al suo incarico e tornarsene a Montecassino. All'inizio del 1087, G. convinse l'abate a rimettersi in gioco per evitare che uno dei due contendenti, Ugo arcivescovo di Lione e Ottone cardinale vescovo di Ostia, sostenuti dal nuovo duca di Puglia, potesse salire al soglio pontificio al posto suo. Nel marzo di quell'anno, infatti, Desiderio, accordatosi finalmente con Ruggero Borsa, convocò nella città di Capua un concilio, dove era anche presente G., nel corso del quale egli riassunse le vesti di pontefice. Celebrata la Pasqua nella sua abbazia, Vittore III ripartì in seguito per Roma, scortato dall'esercito di G. e da quello pugliese di Ruggero Borsa, che insieme vinsero le ultime resistenze dei sostenitori dell'antipapa Clemente III, asserragliati nella città leonina.
Dopo questa data, le fonti non forniscono altre notizie rilevanti su G. se non quella della morte, avvenuta nel novembre del 1090 a Piperno (oggi Priverno), presso Terracina; G. fu seppellito a Montecassino. Dal matrimonio con Gaitelgrima erano nati tre figli maschi: Riccardo, Roberto e Giordano, e una figlia femmina, di cui non è noto il nome.
Fonti e Bibl.: Romualdus Salernitanus, Chronicon, a cura di C.A. Garufi, in Rer. Ital., Script., 2ª ed., VII, 1, p. 190; Gregorii VII Registrum, a cura di E. Caspar, in Mon. Ger. Hist., Epistolae selectae, II, 2, Berolini 1923, pp. 453 s., 610; E. Gattola, Accessiones ad Historiam abbatiae Cassinensis, I, Venetiis 1734, p. 854; Codex diplomaticus Caietanus, II, 2, Montecassino 1891, pp. 41-43, 64-68, 76-78; Codice diplomatico normanno di Aversa, a cura di A. Gallo, I, Napoli 1926, p. 4; Amatus Casinensis, Historia Normannorum, a cura di V. de Bartholomaeis, in Fonti per la storia d'Italia [Medioevo], LXXVI, Roma 1935, pp. 127, 258 s., 274, 286 s., 289, 296 s., 302 s., 330-332, 374; Le pergamene di Capua, a cura di J. Mazzoleni, II, 2, 1022-1492, Napoli 1960, p. 75; M. Schipa, Storia del Ducato napoletano, Napoli 1895, pp. 328-331, 338 s.; P. Fedele, Il Ducato di Gaeta all'inizio della conquista normanna, in Arch. stor. per le provincie napoletane, XXIX (1904), pp. 81-83, 86, 90, 92 s., 95-97; F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, I, Paris 1907, pp. 190, 259, 261, 274, 287, 289, 290, 292, 296 s., 302 s., 330-332, 334, 338, 356, 372, 374; J. Norwich, I Normanni nel Sud (1016-1130), Milano 1971, pp. 238-242, 249, 261, 264, 288, 291 s., 295, 299 s., 302 s.; C. Russo Mailler, Il Ducato di Napoli, in Storia del Mezzogiorno, II, 1, Il Medioevo, Napoli 1988, pp. 382-385; H. Taviani Carozzi, La terreur du monde, Robert Guiscard et la conquête normande en Italie, Mesnil-sur-l'Estrée 1996, ad indicem (sub voceJordan, fils de Richard, prince de Capoue); Diz. biogr. degli Italiani, LI, pp. 310-312.