COCCHI, Gioacchino (detto il Napoletano)
Incerti sono la data e il luogo di nascita, avvenuta forse a Padova nel 1715 o nel 1720 (secondo quanto sostenuto dal Fétis), ma più probabilmente a Napoli come ipotizza il Weiss. Non molto si sa dei suoi primi anni di vita; tuttavia la sua formazione musicale avvenne sicuramente a Napoli, e questa circostanza avvalorerebbe l'ipotesi della sua nascita partenopea. Probabilmente studiò nel conservatorio di S. Maria di Loreto con Giovanni Veneziani, come testimoniato da un'annotazione posta in margine ad un Salmo a 4 voci (conservato nella Oesterrechische Nationalbibl. di Vienna, ms. 19.083), da questo composto nel 1736 durante l'apprendistato del Cocchi. Iniziò la sua attività di compositore intorno al 1740 esordendo forse con l'opera La Matilda, rappresentata nel carnevale del 1739 al teatro de' Fiorentini di Napoli; essa segnò l'inizio d'una intensa attività creativa con cui in breve tempo il C. si procurò una solida reputazione di autore teatrale rivelando una singolare versatilità che si manifestò con pari risultati e particolare fecondità sia nell'opera seria che in quella comica. La sua fama superò rapidamente i confini cittadini ed infatti la sua seconda opera, Adelaide, su libretto di A. Salvi fu rappresentata nel carnevale 1743 al teatro Alibert o delle Dame di Roma. La sua attività non conobbe soste e all'Adelaide fecero seguito la commedia in tre atti Elisa (libretto di A. Palomba, Napoli, teatro de' Fiorentini, autunno 1744), Irene (libretto di D. Canica, ibid., primavera 1745), l'intermezzo in due atti L'ipocondriaco risanato (libretto di C. Goldoni, Roma, teatro Valle, carnevale 1746), Bajazette, opera seria in tre atti (libr. di A. Piovene, ibid., teatro Alibert o delle Dame, carnevale 1746), I due fratelli beffati, commedia in tre atti (libretto di E. Pigruspano, Napoli, teatro Nuovo sopra Toledo, inverno 1746). La sua reputazione di autore comico conobbe un'ulteriore affermazione con il clamoroso successo ottenuto alla prima rappresentazione della commedia La maestra su libretto di A. Palomba da C. Goldoni che, data al teatro Nuovo sopra Toledo di Napoli nella primavera del 1747, fu poi replicata nell'ottobre dello stesso anno al teatro Formagliari di Bologna, poi l'11 marzo 1749 al King's Theatre di Londra e nel 1752 con il titolo de La scaltra governante al teatro de' Fiorentini di Napoli. L'opera, che venne rappresentata ancora il 25 genn. 1753 all'Académie de Musique di Parigi con il titolo de La scaltra governatrice e allo Schlosstheater di Berlino nel 1754 col titolo Die Schulmeisterin, gli procurò fama internazionale e l'indiscussa reputazione di maestro dell'opera buffa. Frattanto dal 1749 si era trasferito a Venezia e fino al 1757 fu maestro di cappella all'Ospedale degli incurabili dedicandosi anche alla composizione di oratori oltre che di opere teatrali spesso in collaborazione con Carlo Goldoni, che gli fornì tra l'altro quattro libretti per opere rappresentate con buon successo nei teatri veneziani durante la sua permanenza nella città lagunare. Nel 1757, ormai noto oltre i confini della penisola, fu chiamato a Londra da Colomba Mattei, impresaria dell'opera italiana al King's Theatre di Haymarket, ove fino al 1762, quando al termine del contratto fu nominato quale suo successore J. Ch. Bach, svolse un'intensa attività di compositore, direttore e apprezzato maestro di canto. La sua carriera inglese, iniziata con Demetrio re della Siria, un "pasticcio" in gran parte con sue musiche, accolto con straordinario favore da parte del pubblico, fu alquanto discontinua ed ebbe esiti alterni - tra l'altro fu impegnato nella supervisione di opere serie, molte delle quali composte da lui, e di "pasticci" di altri compositori - ma valse comunque a consolidare la sua fama e gli procurò numerosi incarichi anche dopo la scadenza del suo contratto con il King's Theatre, ove nel 1765 fu ancora direttore musicale; fu poi direttore musicale dei concerti di Teresa Cornelys a Carlisle House a Soho, ove tra il 1764 e il'65 incontrò Mozart, e fu più volte incaricato di collaborare con sue musiche a cerimonie e feste della corte inglese, oltre che a varie manifestazioni della vita pubblica londinese, partecipando tra l'altro con dei "grand musical entertainments" all'incoronazione e alle nozze di Giorgio III (Klein). Fu questo probabilmente il periodo più intenso della sua attività artistica negli ambienti musicali inglesi, tanto che secondo quanto sostenuto dal Busby ("...at that time Cocchi occupied, and almost engrossed, the operatic stage". Intorno al 1772, dopo aver accumulato considerevoli ricchezze dando lezioni di canto a dilettanti inglesi, attività cui si dedicò prevalentemente anche perché la sua vena creativa era ormai esaurita, fece ritorno a Venezia con la speranza di rioccupare il suo posto all'Ospedale degli incurabili che invece fu tenuto da B. Galuppi fino al 1776. Trascorse gli ultimi anni di vita in pressoché totale inattività creativa, se si eccettua un oratorio composto nel 1784 e un Dixit Dominus concertato con vari stromenti datato 1788, il cui manoscritto autografo è conservato nella Oesterreichische Nationalbibliothek di Vienna (ms. 19.084). Incerta è la data di morte avvenuta a Venezia dopo il 1788.
Tra le sue opere teatrali, oltre quelle citate, si ricordano: Merope, dramma in tre atti (libretto di A. Zeno, Napoli, teatro S. Carlo, 20 genn. 1748); Siface, dramma in tre atti (libretto di A. Zeno - di Metastasio secondo il Weiss -, ibid., carnevale 1749); Arminio, dramma in tre atti (libretto di A. Salvi, Roma, teatro Argentina, carnevale 1749); Farsetta in musica (libretto probabilmente di A. Lungi, Roma, teatro Valle, 1749); La serva bacchettona, commedia in tre atti (libretto di A. Palomba, Napoli, teatro de' Fiorentini, primavera 1749); La Gismonda, commedia in tre atti (libretto di A. Palomba, ibid., primavera 1750); Bernardone, commedia in due atti (libretto A. Palomba, Palermo, teatro privato Valguarneri, carnevale 1750); Siroe,re di Persia, dramma in tre atti (libretto di P. Metastasio, Venezia, teatro S. Giovanni Grisostomo, carnevale 1750); La mascherata, dramma giocoso in tre atti (libretto di C. Goldoni, Venezia, teatro S. Cassiano, 27 dic. 1750); Le donne vendicate, dramma giocoso in tre atti (libretto di C. Goldoni, ibid., carnevale 1751); Nicotri, dramma serio in tre atti (libretto di A. Zeno, Torino, teatro Regio, 26 dic. 1751); Sesostri,re d'Egitto, dramma serio in tre atti (libretto di A. Zeno e L. Pariati, Napoli, teatro S. Carlo, 30 maggio 1752); Il finto cieco, opera buffa in due atti (libretto di P. Trinchera, Napoli, teatro Nuovo sopra Toledo, autunno 1752); Il tutore, commedia in due atti (libretto di G. Puccinelli, Roma, teatro Valle, carnevale 1752); La serva astuta, dramma giocoso in tre atti (libretto di C. Goldoni, Napoli, teatro de' Fiorentini, 1753, incollaborazione conP. Errichelli secondo il Manferrari); Il pazzo glorioso, dramma giocoso in tre atti (libretto di A. Villani, Venezia, teatro S. Cassiano, autunno 1753; poi Dresda, Zwingertheater, 31 maggio 1756e Monaco di Baviera, teatro di corte, 1758, vers. in due atti); Semiramide riconosciuta, dramma in tre atti (libretto di P. Metastasio, Venezia, teatro S. Cassiano, carnevale 1753); Rosmira fedele, opera seria in tre atti (libretto di S. Stampiglia, Venezia, teatro S. Samuele, fiera dell'Ascensione 1753); Il finto turco, commedia in due atti (libretto di A. Palomba, Napoli, teatro de' Fiorentini, inverno 1751, in collaborazione con P. Errichelli); Tamerlano, dramma in tre atti (libretto di A. Piovene, Venezia, teatro S. Samuele, carnevale 1754; secondo e terzo atto in collaborazione con G. B. Pescetti); Le nozze di Monsù Fagotto, intermezzo in due parti (libretto di autore ignoto - ma A. Lunghi secondo il Weiss -, Roma, teatro Valle, carnevale 1754); Il terrazzano, intermezzo (libretto di autore ignoto, Firenze, teatro del Cocomero, carnevale 1754); Demofoonte, opera seria in tre atti (libretto di P. Metastasio, Venezia, teatro Vendramin a S. Salvatore per la fiera dell'Ascensione 1754); Li matti per amore, dramma giocoso in tre atti (libretto di C. Goldoni - secondo il Manferrari e il Klein di G. A. Federico - Venezia, teatro S. Samuele, autunno 1754; poicon il titolo Il signor cioè, Modena, teatro Rangoni, estate 1755; Berlino, Königliche Oper, gennaio 1764con il titolo Die Narren für Liebe e Londra, Haymarket Theatre, 1764); Il cavalier errante, dramma giocoso in tre atti (libretto di A. Medici, Ferrara, teatro Bonacossi, carnevale 1755); Andromeda, dramma in tre atti (libretto di V. A. Cigna Santi, Torino, teatro Regio, carnevale 1755); Artaserse, dramma in tre atti (libretto di P. Metastasio, Reggio Emilia, teatro Moderno, carnevale 1755); Zoe, dramma in tre atti (libretto di F. Silvani, Venezia, teatro S. Benedetto, 26 dic. 1755); Emira, dramma in tre atti (libretto d'autore incerto, Milano, Regio Ducal teatro, gennaio 1756 e Venezia, teatro Vendramin di S. Salvatore, fiera dell'Ascensione 1756); Farsetta in musica, commedia in due atti (Bologna, teatro Marsigli-Rossi, carnevale 1757); Gli amanti gelosi, commedia in due atti (Londra, King's Theatre, novembre 1757, di dubbia attribuzione); Zenobia, dramma in tre atti (libretto di P. Metastasio, ibid., 10 genn. 1758); Issipile, dramma in tre atti (libretto di P. Metastasio, ibid., 14 maggio 1758); Ciro riconosciuto, opera seria (libr. di P. Metastasio, ibid., 3 febr. 1759); La clemenza di Tito, opera seria in tre atti (libretto di P. Metastasio, ibid., 15 genn. 1760); Le nozze di ser Niccolò, farsetta in tre atti (libretto di autore ignoto, Roma, teatro della Pace, 1760; di dubbia attribuzione secondo il Weiss); Erginda, opera seria in tre atti (libretto di M. Noris, Londra, King's Theatre, maggio 1760); Tito Manlio, opera seria in tre atti (libretto di M. Noris, ibid., 7 febbr. 1761); Alessandro nelle Indie, opera seria in tre atti, (libretto di P. Metastasio, ibid., 13 ott. 1761); Le nozze di Dorina, dramma giocoso in tre atti (libretto di C. Goldoni, ibid., primavera 1762e Bologna, teatro Formagliari, 8maggio 1762); La famiglia in scompiglio, melodrammagiocoso in tre atti (libretto di Q. Petrosellini, ibid., primavera 1762); Eumene, opera seria in tre atti (ibid., 23 nov. 1765, di dubbia attribuzione, citata soltanto dal Klein). Nel periodo della sua attività londinese compose inoltre: Il tempo della gloria, "musicalentertainment" per celebrare l'alleanza di Giorgio II con Federico il Grande (Kings Theatre, 31 genn. 1759); le cantate La vera lode e Il merito coronato per l'insediamento a "chancellor" dell'università di Oxford di John Fane, settimo conte di Westmoreland (Oxford, 2 luglio 1759); Le Speranze della terra per l'onomastico di Giorgio III (Londra, King's Theatre, 3 giugno 1761); Grande serenata (ibid., 6 giugno 1761) e Le promesse del cielo per le nozze di Giorgio III con Sofia Carlotta di Mecklenburg Strelitz (ibid., 19 sett. 1761). Sempre per le scene londinesi rielaborò i "pasticci" italiani: Demetrio,re di Siria, di cui compose l'ouverture, la marcia, la "cavatina a due", il coro, tutti i recitativi e dieci arie (Loewenberg; 8nov. 1757); Crespo (1º apr. 1758); Attalo (11 nov. 1758); Vologeso (1759); Antigona (1760); Arianna e Teseo (1761); sue musiche furono inserite inoltre in Le Caprice amoureux ou Ninette à la cour di C. S. Favart, una commedia in tre atti con musiche anche di Ciampi, Latilla, Sellitti, Vinci e Jommelli (Parigi, Théâtre-Italien, 12 febbr. 1755); Les Chinois ancora di Favart (ibid., 18 marzo 1756) e nei "pasticci" inglesi: The Maid of the Mill (libretto di I. Bickerstaffe, Londra, 1765); Daphne and Amintor (id.); The Summer's Tale (libretto di R. Cumberland, ibid., 1765, poi in versione ridotta con il titolo Amelia, 1771); Love in the City, (libretto di I. Bickerstaffe, ibid., 1767); The Captive, (id., ibid., 1769). Fu inoltre autore degli oratori: Petri contritio in Passione Domini Nostri Iesu Christi recindenda (1754); Sacer dialogus Divini Amoris et Sanctae Fidei (1754); Noe (1757); Mons divinae claritatis (6 ag. 1757); Divinae hipostasis encomium (1784), tutti eseguiti all'Ospedale degli incurabili di Venezia. Compose varia musica vocale, tutta pubblicata a Londra, tra cui si ricordano: Divertimenti per musica vocale ed istrumentale,a voce sola,e a due,da potersi eseguire conaccompagnamenti,e senza: come ancora peruso di varie sorti d'istrumenti a solo,a due,e atre..., opera LIV (s.d., ma 1759, William Smith); Sixteen songs and duets with a thorough bass for the harpsichord,also adaptedfor the violin,hautboy,german flute,guitarand violoncello..., opera LXIII (1763); Sixduettos for two voices with accompanymentsfor violins or german flutes…, opera II (1764, John Walsh); Fifteen duets for voices & harpsichord (1765circa, Welcker); Nuova collezione per musica vocale,consistente in molticanoni,catchs,terzetti e bacchanali (1765 circa, Welcker); Twelve Italian glees for twoor three voices after the manner of the CatchClub (1770 circa, Welcker); inoltre alcune composizioni strumentali, sempre pubblicate a Londra, tra cui: Six ouvertures avec deuxviolons,violoncello et un partie exprès pur leclavecin (1760circa); Six duets for two violoncello's ... opera terza (1764); Twenty minuets for the german flute,violin or harpsichord (s.d.); A new production of twenty minuets forthe violin,harpsichord,hautboy,or germanflutes... opera LXV (s.d., ma 1763).
Compositore versatile ma d'inclinazione prevalentemente comica, il C. raggiunse ai suoi tempi una reputazione forse superiore ai suoi meriti, ma che appare giustificata dalla sicura maestria e dalla totale padronanza dei mezzi espressivi che gli consentirono di affrontare generi tra i più diversi, in cui, se pure in maniera diversa, rivelò un'apprezzabile chiarezza di scrittura e una innegabile sapienza formale. Le sue opere ebbero accoglienze quasi sempre favorevoli e dai contemporanei fu, almeno per la produzione comica, paragonato a Galuppi, di cui peraltro non possedeva né la fantasia né la fluidità del discorso musicale.
Clamoroso fu tra l'altro l'insuccesso del suo Sesostri re d'Egitto, rappresentato al teatro S. Carlo di Napoli nel 1752, come risulta da una lettera del 15 giugno dello stesso anno che Diego Tufarelli, primo impresario del glorioso teatro napoletano, inviò alle autorità locali: "che li maestri di cappella non tutti incontrino le loro musiche, a me non giunge nuovo; ma mi è arrivato tutt'affatto insolito, che un maestro, da me fatto venire espressamente da Venezia ... siasi divertito per lo spazio di più settimane in pranzi, visite, divertimentie comedie nei piccoli teatri; ed in comporre prima e di soppiatto buona parte della musica del teatro Nuovo, che andò in iscena dentro il passato maggio, per lucrare un buon regalo da Personaggio protettore di una di quelle cantatrici". L'insuccesso dell'opera, giudicata pessima, fu individuato "nell'aver egli formato un insulso e ristucco pasticcio, ripieno quasi interamente di farina non sua e ben cattiva, tanto vero che, a tutto fare, e con nuova spesa, sto travagliando in puntellare la cadente casa con arie nuove di altri maestri che si canteranno fra pochi giorni, invece delle più noiose e lunghissime composte dal sig. Cocchi. Ha egli imperterritamente disgustato non solo me, ma tutta l'intera compagnia..." (B. Croce, I teatri di Napoli..., p. 368).
Giudizio severo ma che ben rispecchia la situazione di gran parte del teatro musicale italiano del XVIII secolo, in cui l'invenzione e la fantasia cedono spesso il posto alla routine, al mestiere e a un artigianato accademico non di rado motivato da esigenze di mercato impresariale dettato dalle particolari richieste di un pubblico superficiale e culturalmente impreparato. In questa prospettiva si delinea la particolare fortuna dei "pasticci", una sorta di disorganico centone di materiali musicali di diversa provenienza e destinazione, per lo più di differenti musicisti, nati per soddisfare le pressanti richieste di un pubblico avido di nuove opere, caratterizzate da un susseguirsi di arie di facile presa, ricche di virtuosismi canori, per lo più originate dalla necessità di soddisfare le esigenze belcantistiche dei castrati e delle prime donne. La grande quantità di opere prodotte, spesso di genere diverso, la facilità di passare dal serio al comico caratterizzò gran parte della produzione anche del C., che come tanti altri compositori non riuscì a sottrarsi alla tirannia degli impresari, facendolo scendere a compromessi con le sue reali possibilità di autore drammatico, in cui si ravvisano gli aspetti meno convincenti e caduchi della sua arte. Grande fortuna ebbero comunque alcune sue arie scritte per i teatri londinesi, oltre alle opere comiche accolte sempre con eccezionale favore - in particolare quelle scritte per il Demetrio ("Voi leggete in ogni core" e "Ah se un cor barbaro", ambedue portate al successo da celebri virtuosi dell'epoca) e soprattutto l'aria "Rendemi il figlio mio" dal Ciro riconosciuto, opera tra le più riuscite di quelle scritte per le scene londinesi, e che il Burney citava tra le migliori della pur vasta produzione vocale settecentesca sia per la caratterizzazione psicologica della situazione drammatica sia per particolari aspetti formali quali il fatto di essere priva di una seconda parte e del da capo. Secondo il giudizio del Burney il C. "had good taste, and knowledge in counterpoint, and in all the mechanical parts of his profession; but his invention was inconsiderable, and even what he used from others, became very languid in passing through his hand" (p. 857).
Meno severo fu il giudizio del pubblico e della critica francesi, che ne apprezzarono le innegabili qualità di autore comico, esaltando giustamente come uno dei migliori esempi della sua produzione comica La scaltra governatrice, ricca non soltanto di pagine felici, ma modello di stile per chiarezza di scrittura e felicità d'invenzione comica che inducono a rivedere il giudizio troppo severo del Burney, soprattutto per quanto si riferisce alla produzione giovanile del C., in cui si riscontrarono indubbie qualità individuabili in "quella naturalezza e facilità che caratterizza il vero", come dichiarato nella dedica dei suoi Songs and duetsop. LXV.
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