PESTELLI, Gino
PESTELLI, Gino. – Nacque a Firenze il 13 settembre 1885 da Rogero, topografo dell’Istituto geografico militare, morto per cause di servizio nel 1902, e da Giulia Papi.
Dopo essersi diplomato in ragioneria a Firenze si laureò all’Università di Genova in scienze economiche e commerciali, manifestando sin da giovanissimo particolare interesse per la professione giornalistica. Nel 1906 divenne collaboratore della Gazzetta di Torino e, nel 1909, della concittadina Stampa, alla quale da quel momento sarebbe rimasto legato per circa un ventennio, arrivando a rivestire, al suo interno, posizioni di notevole rilievo.
Nel 1911 sposò Carola Prosperi (1883-1981), feconda scrittrice e collaboratrice di vari giornali e riviste, tra i quali la Gazzetta del Popolo di Torino e, a partire dal 1908, La Stampa. Da lei Pestelli ebbe l’unico figlio, Leonardo (1906-1976), critico letterario e cinematografico di fama, padre di Giorgio, altrettanto noto storico della musica.
Partito per il fronte all’inizio del 1917, come sottotenente del 277° reggimento fanteria, si distinse per abnegazione e coraggio, guadagnandosi una croce al merito di guerra e una medaglia di bronzo al valor militare.
Di tendenze liberal-democratiche, dopo la fine della guerra seppe affermarsi alla Stampa come un vero punto di riferimento per tutta la redazione e, di fatto, come il principale collaboratore del direttore Alfredo Frassati. Abilissimo titolista, a partire dal 1921 – dopo la nomina dello stesso Frassati ad ambasciatore a Berlino – gli fu affidato il delicato ruolo di redattore-capo, da svolgere al fianco di Luigi Salvatorelli (al quale era stata nel frattempo attribuita la condirezione del giornale).
Fra i convinti sostenitori, dopo la marcia su Roma (1922), di una linea di dura avversione al fascismo, Pestelli fu particolarmente attivo anche all’interno delle associazioni di rappresentanza di categoria.
Per un quinquennio fu revisore dei conti dell’Associazione della stampa subalpina, entrando nel 1915 a far parte anche del suo direttivo, da cui fu delegato – dal 1915 al 1917 e dal 1921 al 1923 – al Consiglio nazionale della Federazione nazionale della stampa italiana. Divenuto in seguito membro del consiglio direttivo della stessa Federazione, proprio in questa veste avrebbe proposto, in occasione del congresso di Palermo del settembre 1924, un documento di chiaro tenore antifascista, poi approvato a maggioranza dai congressisti, in cui era tra l’altro espressa vicinanza ideale nei confronti dei giornali e giornalisti «colpiti e danneggiati dall’arbitrio dei decreti» (Papa, 1975, p. 275) del governo e dalle violenze delle camicie nere.
Il 29 settembre 1925 La Stampa fu costretta a sospendere le pubblicazioni, per via di un provvedimento, firmato dal locale prefetto, in cui veniva contestata al giornale la diffusione di articoli nei quali era stato denigrato l’onore del Regio esercito. Tornò in edicola soltanto il 3 novembre di quell’anno, con un nuovo condirettore politico, Gigi Michelotti, e con Pestelli nella veste di condirettore tecnico, incarico da lui mantenuto fino al novembre 1926.
Durante la delicata fase dell’epurazione dei giornalisti italiani, avviata dal Sindacato nazionale fascista di categoria dopo il 1927, Pestelli – come altri suoi colleghi – fece quanto gli fu possibile per evitare l’allontanamento dalla professione, sforzandosi di porre l’accento su un passato scevro di sentimenti antifascisti. Ma al cospetto di chi, tra i dirigenti del Sindacato nazionale fascista dei giornalisti (SNFG), gli contestava un atteggiamento di esplicita opposizione al fascismo, i suoi sforzi risultarono vani. Dopo avere ottenuto solo l’iscrizione all’albo (ma non quella al Sindacato), nel 1928 fu costretto ad abbandonare il quotidiano torinese (passato, nell’ottobre 1926, sotto il controllo esclusivo del senatore Giovanni Agnelli e della Fiat).
La ‘riabilitazione politica’ di Pestelli sarebbe stata sancita solo dodici anni più tardi, quando – nell’aprile 1940 – gli fu concesso il nulla osta all’iscrizione alla Federazione provinciale del Partito nazionale fascista (PNF).
Tornando agli anni Venti, in seguito all’uscita forzata dal mondo giornalistico, ebbe inizio per lui una nuova vita professionale. Nel 1929 – grazie all’interessamento dell’amico ed ex commilitone Vittorio Valletta – fu infatti chiamato alla Fiat, con l’incarico di creare e dirigere i Servizi stampa, pubblicità e relazioni pubbliche del gruppo. Ispirandosi all’esigenza di mantenere uno stretto rapporto con il mondo giornalistico, in cui si era formato e affermato, Pestelli rivestì quel ruolo per 36 anni, vivendo da protagonista la stagione di impetuosa crescita del settore pubblicitario in Italia. Proprio a quell’esperienza – e in particolare agli anni compresi tra il 1946 e il 1963 – egli dedicò alcuni interessanti diari, capaci di restituire l’ampiezza e la tipologia degli interventi compiuti dalla grande fabbrica torinese nel campo delle strategie comunicative.
Nella sua nuova e inedita veste, si sforzò anche di conciliare i valori della modernità con quelli della tradizione, cercando di ritagliare attorno all’azienda un «mondo morale e intellettuale» che fosse rappresentabile «anche artisticamente» (Appunto di Pestelli al duce, in Mascia Galateria, 1995, p. 7). Di qui, ad esempio, la promozione di volumi, fascicoli, opuscoli, documentari e film finalizzati a creare una vera e propria ‘letteratura aziendale’ e a conferire allo stesso prodotto industriale la dignità di ‘notizia’.
Laborioso e scrupolosissimo, Pestelli seppe assicurare alla sua causa firme illustri della cultura italiana, da Mario Sironi a Felice Casorati, da Marcello Dudovich a Giorgio De Chirico a Pietro Annigoni. Sin dai primi anni Trenta, da un accordo con l’amico Massimo Bontempelli, era anche nato l’esperimento di 522. Racconto di una giornata, originale romanzo industriale pubblicato per Mondadori nel 1932.
All’interno della poliedrica attività svolta alla Fiat, non va nemmeno trascurata la realizzazione di un film a colori (dal titolo Italia 61), riproducibile con l’innovativo sistema del Circarama Disney (opera che rappresentò una delle maggiori attrattive delle celebrazioni torinesi per il centenario dell’Unità).
Membro del comitato esecutivo dell’Associazione italiana delle relazioni pubbliche (AIRP), della quale nel 1954 era stato socio fondatore, a Pestelli si deve pure la nascita, nel 1953, dell’Illustrato Fiat, pubblicazione mensile che, nel corso degli anni successivi, sarebbe divenuta una vera e propria vetrina delle maestranze Fiat, singolarmente capace di raccontare la fabbrica ai suoi protagonisti. Il mensile, a un anno dalla fondazione, raggiunse la ragguardevole tiratura di oltre 76.000 copie, poi salita a 100.000 nel 1957. Nel dicembre 1955 – a suggello dell’assiduo lavoro compiuto – i vertici Fiat promossero l’ufficio fondato e guidato da Pestelli al rango di divisione.
La morte lo colse dieci anni dopo, il 2 settembre 1965, nella sua abitazione di via Gramsci a Torino, alla soglia degli ottant’anni.
Per mantenerne viva la memoria, il 6 giugno 1968, fu costituito nel capoluogo subalpino l’omonimo Centro studi, attivo soprattutto nella promozione della ricerca sulla storia del giornalismo e sui problemi di organizzazione e sviluppo della stampa periodica.
Tra i suoi scritti si veda in particolare I prodigi della scienza moderna per il bene e la Gioia nella vita, Roma 1948.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Partito nazionale fascista, Direttorio nazionale, Servizi, Prima serie, b. 1.122; Torino, Centro e Archivio storico Fiat, Biografie, G. P., b. 18; Archivio di Stato di Torino, Partito nazionale fascista, Federazione di Torino, b. 710, f. 95165.
E.R. Papa, Fascismo e cultura, Venezia 1975, p. 275; V. Castronovo, La Stampa 1867-1925. Un’idea di democrazia liberale, Milano 1987 pp. 324 s.; M. Mascia Galateria, Introduzione a M. Bontempelli, 522. Racconto di una giornata, Torino 1995, p. 7; V. Castronovo, Fiat 1899-1999. Un secolo di storia italiana, Milano 1999, pp. 359-361, 462-465, 1021-1023; M. Grandinetti, Un secolo di giornalismo. L’Associazione della stampa subalpina 1899-1999, Milano 1999, ad ind.; F. Fasce, Voglia di automobile. Fiat e pubblicità negli anni del dopoguerra, in Contemporanea, 2001, n. 2, pp. 205-223; M. Forno, Fascismo e informazione. Ermanno Amicucci e la rivoluzione giornalistica incompiuta (1922-1945), Alessandria 2003, pp. 71-86; P. Soddu, La direzione stampa e propaganda della Fiat nei diari di G. P., in Annali della Fondazione Luigi Einaudi, XXXVIII (2004), pp. 227-257; M. Lanari, Festina Lente. G. P. e l’audace prudenza della comunicazione Fiat (1945-1965), testo dattiloscritto, conservato a Torino, Archivio Fondazione Filippo Burzio.