GILLESPIE, John Birks, detto Dizzy
Trombettista, cantante, compositore e direttore d'orchestra statunitense, nato a Cheraw (Carolina del Sud) il 21 ottobre 1917.
Adolescente, iniziò a studiare il trombone, per passare ben presto alla tromba. Dopo le prime esperienze con la big band di F. Fairfax a Philadelphia nel 1935, venne ingaggiato da T. Hill nel 1937 per sostituire Roy Eldridge, il più avanzato trombettista del tempo. Nel 1939 incise brani con L. Hampton. Nella prima metà degli anni Quaranta suonò nelle orchestre di Calloway (1939-41), di L. Hite − con il quale nel 1942 registrò Jersey bounce, in cui il suo breve intervento solistico è da molti studiosi indicato come il primo esempio di be bop -, di Hines (1943) e di Eckstine (1944).
Dotato di un carattere bizzarro e stravagante, G. non era musicista adatto a suonare in big bands, ma preferiva esibirsi in piccoli complessi. Nel maggio 1941 partecipò con T. Monk, Don Byas, K. Clarke e N. Fenton alle storiche jam sessions al Minton's e alla Uptown House, due locali di Harlem; fortunosamente registrate da un amatore, esse documentano la fase, straordinariamente creativa, in cui venne elaborato il nuovo linguaggio be bop, col quale s'iniziava il jazz moderno. Quindi G. coi suoi compagni si trasferì nei localini della Cinquantaduesima strada, dove formò un quintetto con C. Parker, assieme al quale aveva militato nelle orchestre di Hines e di Eckstine.
Le prime incisioni autenticamente be bop sono state effettuate da G. nel 1945-46 con varie formazioni, di cui hanno fatto parte esponenti di primo piano nella storia del jazz, tra cui Ch. Parker.
Nel 1946 G., che per il Jazz at the Philharmonic aveva inciso (29 gennaio 1946) Crazy rhythm e The man I love con L. Young, e Sweet Georgia Brown con Young e Parker, decise di formare una propria big band che restò attiva fino all'inverno del 1950. Le numerose registrazioni − cui hanno partecipato fra gli altri C. Payne, M. Jackson, J. Lewis, K. Clarke, R. Brown e Ch. Pozo Gonzales − sono considerate tra le massime espressioni del jazz orchestrale moderno. Il 28 febbraio 1948 l'orchestra tenne alla Salle Pleyel di Parigi un memorabile concerto, di cui esiste la registrazione. Il pubblico di tutto il mondo, attirato dapprima dalle stravaganze del leader, cominciò ben presto ad apprezzare la sua musica rivoluzionaria, il modo pirotecnico di suonare la tromba periscopica, i vocalizzi scat, le orchestrazioni ardite e complesse, i ritmi antillani spesso impiegati.
Sciolta la band per la crisi che aveva colpito le orchestre in quel periodo, G. costituì fra il 1951 e il 1952 dei combos - è il nome che i boppers davano ai quintetti o sestetti − e incise brani di gran successo, fra cui Tin tin deo, School days, Birk's works, The bluest blues, On the sunny side of the street, Oohshoo-be-doo-bee, Nobody knows; e questo fu il repertorio presentato il 9 febbraio 1953 in un secondo concerto alla Salle Pleyel.
Con Parker partecipò al grande concerto alla Massey Hall di Toronto nel maggio 1953, che rappresentò il canto del cigno del be bop; la ritmica di questa formazione − probabilmente la più prestigiosa dell'intera storia del jazz − era formata da Bud Powell al piano, da Ch. Mingus al contrabbasso e da Max Roach alla batteria.
Nel 1955, per incarico del Dipartimento di stato, organizzò una serie di tournées, con un'orchestra formata da solisti di prim'ordine che presentava, accanto al vecchio repertorio, nuovi arrangiamenti di Q. Jones. Con questa medesima formazione G. registrò poi ottimi dischi, come quello del concerto di Newport (1957). Altre notevolissime incisioni − registrate con piccoli gruppi, di cui facevano parte S. Getz o S. Rollins, S. Stitt o Roy Eldridge − sono Diz and Getz (1953), Tour de force (1955) e For musicians only (1956).
Della produzione successiva andranno ricordati almeno Have trumpet, will excite (1959), The greatest trumpet of them all (con B. Golson) e A portrait of Duke Ellington (1960), An electrifying evening (1961), The New Continent (1962) e The Dizzy Gillespie Quintet (1964); New Wave (1962), in cui si cimenta con la bossa nova; Something old, something new e Dizzy Gillespie & The Double Six of Paris (1963), Swing low, sweet Cadillac (1967), Jazz on a sunday afternoon (pure del 1967), Reunion Big Band (1968), Big 4 (1974), Jazz maturity e Bahiana (1975) e D. Gillespie plays and raps in his greatest concert (1981).
G., che nel 1963 e nel 1972 pose provocatoriamente la propria candidatura alla presidenza degli Stati Uniti, ha scritto, in collaborazione con Al Fraser, l'autobiografia To be or not to bop (1979).
Bibl.: M. James, D. Gillespie, Londra 1959 (trad. it., Milano 1961); Id., Ten modern jazzmen: an appraisal of the recorded work, ivi 1960; J.G. Jepsen, A discography of D. Gillespie, Copenaghen 1969; L. Feather, From Satchmo to Miles, New York 1972; R. Boyer, A profile of Dizzy, in Eddie Condon's treasury of jazz, ivi 1975; A. Polillo, Jazz - La vicenda e i protagonisti, Milano 1975; M.J. Bruccoli, Z. Knauss, Conversations with jazz musicians, Detroit 1977; L. Feather, Inside jazz, New York 1977; M. Harrison, A jazz retrospect, Londra-Vancouver 1977; J. Evensmo, The trumpet of D. Gillespie 1937-1943, Oslo 1982; G. Goldberg, Jazz masters of the 50's, New York 19832; A. Shaw, 52nd Street: the street of jazz, ivi 1983; R. Horricks, D. Gillespie and the be-bop revolution, Tunbridge Wells e New York 1984; I. Gitler, Jazz masters of the 40's, New York 1984; Id., Swing to bop: an oral history of the transition in jazz in the 1940's, ivi 1985; P. Coster, C. Sellers, D. Gillespie, 1937-1953, Amsterdam 1985; J. Woelfer, D. Gillespie: sein Leben, seine Musik, seine Schallplatten, Waakirken 1987.