VICENTE, Gil
Poeta e drammaturgo portoghese, vissuto fra il secolo XV e il XVI: della sua vita si sa assai poco, ché di personaggi con tal nome, contemporanei al poeta, se ne conoscono parecchi, senza che finora si sia potuto individuare lo scrittore. Fra gli altri v'è un eccellente orafo che lavorò molto in servizio della regina Eleonora, sorella del re Emanuele, e che buone ragioni inducono a identificare col poeta. Tuttavia dalle sue stesse opere si ricava che il V. nacque con tutta verosimiglianza verso il 1465. Dopo il 1536, l'anno in cui compose l'ultimo dramma, non dev'essere vissuto molto, e terminò i suoi giorni forse ad Évora. Ebbe due mogli e dalla prima gli nacquero due figli, Paola e Luigi, i quali, alla morte del padre, raccolsero le sue opere in quella che fu la prima edizione del 1562. Sembra che iniziasse gli studî giuridici senza però compierli, anzi li avrebbe abbandonati per dedicarsi interamente al teatro, nel quale fu autore, attore e compositore anche della musica che accompagna nei suoi drammi i canti lirici e le danze. Scrisse seguendo un'antica tradizione dei suoì connazionali, durata fino al sec. XVII, ora in portoghese, ora in castigliano, e in alcuni casi servendosi nello stesso dramma dell'una e dell'altra lingua. La sua attività di scrittore si svolse fra il 1502 e il 1536, il periodo in cui più si esplicò l'attività marinara del Portogallo e si estendeva il suo impero coloniale con imprese che non furono senza suggestione sullo spirito patriottico del V. Campo di quell'attività fu per più di trent'anni la corte dei re Emanuele e Giovanni III, i quali insieme con la regina Maria, moglie del primo e figlia di Ferdinando e Isabella di Spagna, furono i suoi protettori. Il poeta seguì i sovrani a Évora, Coimbra, Thomar, Almeirim, attendendo alla composizione dei drammi che erano quasi sempre rappresentati a corte nelle varie feste.
La sua prima manifestazione come poeta fu nell'occasione della nascita dell'Infante, il futuro Giovanni III. Il giorno dopo il fausto evento (6 giugno 1502) il V. con pochi altri, tutti vestiti da pastori, entrò nella camera della regina Maria e alla presenza anche di altri personaggi recitò un monologo - Auto da visitaåam - in 114 versi, e alla fine della recitazione seguì da parte dei pastori l'offerta di doni al neonato. Il monologo semplice, ma vivace, che ritraeva con verità la maraviglia di pastori entrati per la prima volta in una reggia, piacque moltissimo, e il V., aderendo al desiderio della regina, compose per la ricorrenza del prossimo Natale l'Auto pastoril castelhano e per la solennità del 6 gennaio l'Auto dos reis Magos. A queste prime composizioni che sono in sostanza egloghe sul genere di quelle che si componevano allora in Spagna e in Italia, seguirono più tardi altre, talvolta più sviluppate e più vicine ai drammi veri e proprî. Notevole l'Auto da Sibylla Cassandra in 800 versi, in cui è rappresentato il contrasto fra Salomone che aspira alle nozze con Cassandra e Cassandra che rifiuta e alla fine svela la ragione, confessando d'aver avuto la visione della prossima nascita del Salvatore e di nutrire la speranza di esser lei la madre. Ma ad un tratto si alza un velario, appare il presepio col divino infante, e l'auto si chiude con un inno alla Vergine. Altri autos sacri sono l'Auto da Alma, un contrasto fra l'anima e il peccato svolto con mistico fervore e gran delicatezza, l'Auto da fé, l'Auto pastoril portugues, l'Auto da feira che ha aspri accenti contro gli abusi e gli scandali degli ecclesiastici, il Breve summario da Historia de Deos che è un quadro dei destini dell'umanità dalla creazione alla redenzione, l'Auto da Cananea, l'Auto da Mofina Mendes, e infine quella che è una delle maggiori composizioni del V., la trilogia Barcas do Inferno, do Purgatorio e da Gloria, da cui pare che Lope de Vega traesse ispirazione per il suo Viaje del alma. Insieme con questi drammi di "devozione" come sono classificati nella prima edizione, il V. ne componeva altri detti commedie, tragicommedie e farse, sebbene in genere, come avveniva anche in Spagna, partecipassero tutti del titolo comune di autos. Fra le commedie, le più belle sono Rubena di carattere novellesco, O viuvo in cui sono scene vivaci e comiche, generate da un groviglio di aspirazioni alle nozze con le figlie del protagonista. Sobre a divisa da citade de Coimbra intessuta su una leggenda araldica e genealogica, e la Floresta de enganos, in cui è inserita la favola di Amore e Psiche. Fra le tragicommedie, composizioni di carattere allegorico-satirico, son da ricordare Nao d'amor, Fragoa d'amor per il fidanzamento di Giovanni III con la sorella di Carlo V, Exhortaåão da guerra per la partenza del duca di Braganza alla conquista di Azamor (Azemmour) in Africa, Templo d'Apollo per il matrimonio di Beatrice col duca di Savoia, Amadis de Gaula, tratta dall'omonimo romanzo sugli amori di Oriana, e quello che è forse il capolavoro del V., Don Duardos (tratto dal romanzo Primaleon) sugli amori di lui con Flerida, che è tutto un idillio bellissimo. Ma i componimenti più caratteristici del V. e maggiormente rappresentativi della sua originalità, sono le Farse. Di fresca ispirazione popolare, ritraggono la vita portoghese contemporanea, la società vana e corrotta, con scene, tipi e caratteri dipinti con tal realismo e animati così vivamente che la lettura ne è veramente deliziosa. Salvo qualche eccezione, più che drammi con azione complessa, quelle farse sono quadri di costume, che si svolgono su una trama leggiera, cui crescono pregio i canti lirici composti dal poeta, e i romances ch'egli inserisce o ricorda qua e là, colti dalla viva tradizione. Si ricordino gli Autos da India, das Fadas, dos Fisicos (sui graziosi amori di un clerigo), dos Almocreves, da Fama, il quale insieme con quello da Lusitania contiene l'espressione del profondo patriottismo del V., e infine i due di azione più sviluppata O velho da horta e Inés Pereira.
Gli autos del V. pubblicati nel 1562 sono 42, cui si deve aggiungere l'Auto da festa rimasto inedito fino al 1906; altri certamente sono andati perduti anche in conseguenza della censura ecclesiastica che, al tempo della Controriforma, fu severissima come con altri anche contro il V.
Quando egli cominciò a scrivere si aveva in Portogallo qualche spettacolo drammatico, in cui apparivano le ultime propaggini del teatro sacro medievale. Il V., come s'è visto, mosse da questo per gli argomenti, ma nella via dell'arte procedette con piena indipendenza dagli spiriti e dalle forme di quello e allargò il suo quadro ad argomenti del tutto profani, con particolare simpatia traendone dalla vita reale che dipinse con vivacità e spirito comico, cogliendo e pungendo quanto di non buono vi osservava. Chi legge i suoi autos, raramente trova scene di grande potenza drammatica che non erano nella sua natura, piuttosto lirica e più atta a disegnare e animare caratteri e tipi comuni colti dal vero. Fu dunque originale, perché si tenne lontano dalle forme drammatiche classiche che altri, p. es. il Miranda, ai suoi tempi seguiva, combattendo lui. Il V. fu l'unico, nel teatro, di cui i suoi connazionali potessero vantarsi: chi scrisse drammi dopo di lui, ne rimase molto lontano. Nella penisola la drammatica era destinata a salire molto in alto nella Spagna con Lope de Vega e Calderon de la Barca. Eppure nonostante i suoi grandi pregi, V. dopo la mortc ebbe poca fortuna. La seconda edizione degli Autos del 1586 fu così maltrattata dalla censura che ben 35 dei 42 furono qual più qual meno mutilati.
Opere: La prima edizione rarissima è stata riprodotta in Obras completas de G. V., reimpressão facsimilada da ediåão de 1562, Lisbona 1928; quella del 1586, come s'è detto, è tutta mutilata dalla censura. Sono buone le edizioni di Amburgo, 1834 e di Lisbona 1843 e 1852. Alcuni Autos di G. V. in Autos Portugueses de Gil Vicente y de la Escuela Vicentina, con introd. di Car. Michaëlis de Vasconcellos, Madrid 1922; Auto da Festa, obra desconecida com uma explicaåão previa pelo Conde de Sabugosa, Lisbona 1906; Obras de G. V., Coimbra 1907-1912 in tre volumi. Un'altra edizione di Coimbra fu cominciata a pubblicare nel 1933. Utile volume per iniziare la lettura degli Autos è quello di Aubrey F. G. Bell, Four plays of G. V. edited from the editio princeps (1562), Cambridge 1920 (con ampia bibliografia).
Bibl.: Th. Braga, G. V. e os origenes do theatro nacional, Porto 1898; Eschola de G. V. e desenvolvimento do theatro nacional, ivi 1898; M. Menéndez y Pelayo, Antología de poetas liricos castellanos, III, Madrid 1898, pp. 163-225; Brito Rebeso, G. V., Lisbona 1912 (il migliore per la biografia); Carolina Michaëlis de Vasconcellos, Notas vicentinas, in Revista da Universidade de Coimbra, I (1912), 205 (specialmente per le vicende degli autos in rapporto all'Inquisizione); A. Braamcamp Freire, G. V. poeta e ourives, Coimbra 1914; Aubrey F. G. Bell, G. V., Londra 1921; Carmelo Previtera, Le farse di G. V., contributo alla storia della drammatica portoghese e spagnola, Riposto 1911; O. De Pratt, G. V., Notas e Comentarios, Lisbona 1931; G. Mazzoni, L'Italia nell'"Auto do Fama" di G. V., in Rend. dell'Accad. dei Lincei, classe di sc. mor. stor. e filol., serie 6ª, IX (1934), 738 e segg.