GIGE (Γύγης, Gyges)
Re di Lidia e fondatore della dinastia dei Mermnadi, nel sec. VII a. C. La sua figura è circondata da tratti leggendari, soprattutto noti dai due celebri passi di Erodoto (I, 8-14) e Platone (Resp., II, 359 d), ma alla moderna indagine essa appare perfettamente storica, grazie agli annali assiri del re Assurbanipal (668-626) che permettono di fissare importanti sincronismi e confermano o integrano dati della tradizione greca. Il fondo storico indubbio è che G. riuscì ad abbattere la dinastia lidia degli Eraclidi, uccidendo il re Sadiatte o Candaule, con l'aiuto della moglie di questo, di cui era l'amante. Salito al trono, anche col favore dell'oracolo delfico da lui guadagnato con ricchi doni, G. estese la sovranità lidia sulle coste occidentali dell'Asia Minore, assoggettando Colofone e Magnesia (mentre Smirna e Mileto riuscirono a conservare la loro indipendenza). L'espansione lidia sotto Gige fu però gravemente minacciata dall'invasione dei Cimmerî, popolazione tracia o traco-iranica, che dal Caucaso penetrati nell'Asia Minore attaccarono il regno di Urartu, e di lì devastarono la Frigia e la Lidia. Da principio G., alleatosi con Assurbanipal di Assiria, riuscì a respingerli, ma in seguito, staccatosi dal vassallaggio verso l'Assiria e appoggiatosi al faraone d'Egitto Psammetico, ebbe a soccombere a un nuovo assalto dei Cimmerî, che giunsero (652 a. C.?) a impadronirsi della sua stessa capitale Sardi. Morì combattendo contro di loro, o, secondo moderne ipotesi, di morte naturale durante quest'ultima invasione.
Gli elementi leggendarî suaccennati toccano essenzialmente la fortunata conquista del regno da parte di Gige, e narrano (Platone) dell'anello rinvenuto dal pastorello Gige in una caverna, grazie al quale egli poteva diventare invisibile, e col cui aiuto uccise re Candaule e guadagnò in sposa la regina; mentre il racconto di Erodoto, in cui alcuni hanno voluto vedere il riflesso novellistico di dati mitico-cultuali, o anche la semplice razionalizzazione della leggenda dell'anello, fa che Candaule mostri di soppiatto al suo familiare Gige la bellezza ignuda della propria moglie, e che questa, accortasene, imponga a Gige il dilemma tra la morte e il regicidio con la conseguente usurpazione del trono e le nozze con la moglie dell'ucciso. Di G., nella tradizione greca, fu anche rinomata e proverbiale la ricchezza.
Bibl.: Lehman-Haupt, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 1956-1966; E. Meyer, Gesch. d. Altertums, III, 2ª ed., Stoccarda 1937, pp. 133-134, 425 segg.