SELVA, Giannantonio
Architetto, nato a Venezia il 2 settembre 1751, morto ivi il 22 gennaio 1819. Studiò architettura teorica e pratica in patria con Tomaso Temanza, poi stette per tre anni a Roma, soggiornò a lungo a Parigi e a Londra e visitò l'Olanda e l'Austria. Gli edifici della classicità greca e romana, quelli dei grandi architetti veneziani cinquecenteschi, e quelli nitidamente semplici e neopalladiani degli artisti inglesi del Settecento formarono il suo stile. In Inghilterra ebbe anche agio di studiare le comodità introdotte negli appartamenti e il gusto decorativo di Roberto Adam e del fratello Giacomo: per questo, al suo ritorno, molti patrizî veneziani vollero avere il palazzo rimodernato dal giovane architetto che modificò la pianta degli appartamenti, la quale conservava quasi invariato lo schema dell'epoca bizantina. Questi lavori, pur avendo occupato gran parte della vita del Selva, non avrebbero dato al suo nome quella popolarità che è legata al teatro La Fenice di Venezia, la cui costruzione gli venne affidata in seguito al concorso bandito nel 1790 e fu compiuta nel 1792. L'artista si affermò come architetto teatrale, così che il Teatro Grande (ora Verdi) di Trieste venne fatto nel 1801 sui suoi progetti; solo la facciata è dovuta al Pertsch. Nel 1808 fu assegnata al S. la costruzione del cimitero e dei giardini pubblici di Venezia. Altre sue opere importanti sono: la villa Margherita e il casino Soderini a Treviso, il restauro interno e la facciata dei palazzi Pisani e Dotti di Padova, la ricostruzione del duomo di Cologna Veneta, un casino con stufe botaniche per Ratisbona, la villa Guiccioli di Vicenza, la facciata della chiesa di S. Maurizio, l'adattamento degli edifici della scuola della Carità ad Accademia, la chiesetta del Nome di Gesù a Venezia. Dal 1797 alla morte tenne la cattedra d'architettura all'Accademia di Venezia. Lo Jappelli è il più grande dei suoi allievi, ma anche il Diedo deve molto ai suoi insegnamenti.
Bibl.: Per le opere pubblicate dal S. e per le altre notizie intorno all'autore cfr. E. Bassi, G. S., Padova 1935.