BRICCO, Giangiacomo
Nacque il 27 luglio 1762 a Torino da Giuseppe, oriundo d'Ala di Stura, e da Maria Elisabetta Clapié. Nonostante la povertà familiare, venne avviato agli studi, che proseguì nel seminario metropolitano e all'università di Torino, dove conseguì il dottorato in teologia il 17 maggio (e non in luglio) 1784. Ordinato sacerdote il 24 sett. 1785, rimase in seminario come prefetto e quindi come bibliotecario. Tra il clero torinese acquistò una posizione preminente per la cultura umanistica e teologica, nonché per le doti di educatore. Per un quarantennio, dal 1799, legò la propria vita all'Albergo di virtù, istituto educativo per apprendisti poveri, di cui fu successivamente vicegovernatore, rettore e, dal 1821, rettore emerito. Nello stesso tempo ebbe incarichi nell'Ospizio dei catecumeni come primo prefetto (1798), esaminatore e teologo (Torino, Arch. Arciconfr. d. Spirito Santo, cart. IV, docc. 1810, 1822, 1831, 1832). Fu esaminatore prosinodale dell'archidiocesi dal 1819. Dal 1824 lo troviamo tra i teologi collegiati dell'università e direttore di conferenze di teologia morale (cfr. Calend. gen. pe' regii stati,a. I,1824, Torino s.d., p. 414 e gli anni successivi fino al 1841), ufficio che tenne fino alla morte, benché già nel 1820, secondo una nota necrologica (Torino, Bibl. Reale, ms. Misc. 103, 33) e i documenti dell'Albergo di virtù a lui relativi, fosse stato colpito da cecità.
Il sistema di teologia morale da lui seguito fu quello diffuso nell'università, cioè il probabiliorismo. Ebbe discepoli Francesco Pellico, poi gesuita, Lorenzo Gastaldi, poi arcivescovo di Torino, Vincenzo Gioberti, che nutrì per lui profonda stima. Nel 1829, in clima di tensione religiosa e di ritorsioni politiche, fu deposto Giov. Maria Dettori, professore di teologia morale all'università e fervido probabiliorista. Il B., con quasi tutti gli altri dottori collegiati, sottoscrisse una petizione in favore del collega, che tuttavia venne dimesso.
Compose il poemetto Ad Lancei valles brevis lusus poéticus, parte in esametri e parte in distici, dalle movenze analoghe a quelle dei saggi poetici neoclassici del conterraneo Bernardo Vigo. Il Lusus è un saggio di erudizione, più che un'opera poetica. Più che le etimologie e le nozioni geografiche, non sempre esatte, riportate nei versi o nelle annotazioni, interessano notizie su costumi e su personaggi coi quali il B. fu in diretta relazione. Di rilievo sono anche, tenuto conto dell'amicizia col Gioberti, le idee filosofiche e politiche affidate alle note. Sulla natura della società il B. manifesta teorie giusnaturaliste analoghe a quelle di Jean-Jacques Burlamaqui. Esplicite sono le sue simpatie per l'assolutismo e il conservatorismo, nei quali vede garanzia di quiete e di progresso.
La quinta edizione del Lusus (Torino 1835, recens. in M. Ponza, L'Annotatore piem., III [1836], pp. 23 s.) rispetto alle precedenti oggi reperibili (1831 e 1832: terza e quarta ed.) presenta vistosi rimaneggiamenti e accrescimenti.
Del B. ricordiamo ancora: Tractatus theologici de sacramentis in universum,de bapt. et de confirmatione... Petri Ghio in R. Taurin. Athenaeo theologiae dogm. Prof.,mihi clerico Iacobo Bricco ven. semin. alumno dictati anno sal. 1779-80, ms., pp. 250 con postille e inserti del B. (Torino, Bibl. del Semin. metrop.); Inscrizione marmorea da apporsi alla mia tomba in Ala (Torino, Bibl. Reale, ms. Misc. 103, 3).
Morì a Torino, presso l'Albergo di virtù, il 14 nov. 1841.
Fonti e Bibl.: Torino, Arch. d. Università, Registro esami dei dottori in teologia, 1780-1789, pp. 110 e 133; Arch. capitolare metropol., Ordinati, vol. 75, p. 597; Positio super introduct. causae servi Dei I. Cafasso, Romae 1906, pp. 562 s. (secondo un teste il Cafasso Preferì alle conferenze del B. quelle del teol. Guala); V. Gioberti, Opere,Epistolario (ediz. naz.), I, pp. 23 s.; II, p. 226; V, pp. 301 s.; L. Galvani, In memoria d'un benemerito della pubblica istruzione,il teol. collegiato G. G. B. da Ala, Torino 1900 (attinge spec. all'Arch. dell'Albergo di virtù); G. Donna D'Oldenico, Il contributo di G. B. alla cultura piemont. del settecento, in Soc. stor. Valli di Lanzo, XII (1962), pp. 5-9; S. Solero, Una gloria delle Valli di Lanzo: G. B.,ibid., pp. 11-42 (informato; corregge inesattezze del Galvani).