GONDOLA (Gundulić), Gianfrancesco
Poeta slavo di Ragusa, nato nel 1589 (?) e morto a Ragusa nel 1638. È il più celebre poeta della cosiddetta letteratura "dalmato-ragusea". Ligio alla Controriforma cattolica, egli accolse in sé i segni e le idee del suo tempo.
Ancor giovane tentò il dramma seguendo la moda del teatro secentesco. Scrisse così una diecina di drammi, di cui solo quattro si sono conservati e dei quali buona parte è semplice rimaneggiamento di opere italiane. Un tentativo a sé è il dramma pastorale Dubravka, in cui l'ispirazione dell'Aminta del Tasso si perde gradatamente in un nuovo mondo di arcadia ragusea. Della stessa epoca è un fugace spunto di poesia amorosa espressa nell'"Amante timido" (Ljubovnik sramežljiv), che è un rifacimento tronfio dell'opera omonima di G. Preti. Sempre più pervaso dello spirito religioso dell'epoca, il G. abbandonò presto il genere drammatico e volse la lirica (escluse poche poesie d 'occasione) unicamente ad argomenti religiosi. Sorsero così in breve tempo alcuni inni, i quali, anche se difettano di originalità, essendo parafrasi di salmi o derivazioni di simili opere italiane, rivelano molta maestria nell'elaborazione della materia poetica. Non pago degl'inni religiosi, i quali nel loro stile maestoso rasentano il poema, il G. volle affrontare, sempre con gli stessi intenti, anche il genere epico e scrisse l'Osman, il suo capolavoro.
Qui egli canta la fine di Osman II e la vittoria delle armi polacche a Chocim (1621). Gli avvenimenti di Chocim non sono però che il punto di partenza, su cui il poeta innesta numerosi episodî secondarî dei quali gli uni si concentrano nella figura di Osman II e gli altri si delineano intorno a Ladislao di Polonia (vincitore di Osman), onde l'opera tutta si spezza in due parti che appaiono anche troppo distinte e divise fra loro. Però l'idea essenziale che anima il poema, più che la guerra fra Osman e Ladislao, è la lotta secolare che la croce dovette sostenere con la mezzaluna, la nuova lotta che lo slavismo stava ingaggiando con l'islamismo.
In questa idealizzazione degli eventi contemporanei sta il merito precipuo dell'Osman, il quale, del resto, non è ricco di pregi artistici ed è piuttosto privo di vera originalità, essendo d'ispirazione e fattura tassesca persino nei particolari. In generale al G. manca una ben distinta personalità artistica; egli è dotato però di abilità nel maneggiare il verso e riesce ad imprimere alla forma poetica discreta vivezza e armonia, sicché in definitiva la lettura non ne è ingrata.
Ediz.: Djela I. F. Gundulića (Opere di I. F. G.), in Stari Pisci Hrvatski (Antichi scrittori croati), IX, 2ª ed. Zagabria 1912; ma ora è in corso di stampa un'edizione migliore per cura di M. Rešetar. L'Osman è stato tradotto due volte in italiano e una in latino (per non parlare di versioni in altre lingue): nel 1827 Fr. M. Appendini pubblicò a Ragusa la versione italiana di N. Giaxich, e M. A. Vidovich lo tradusse una seconda volta nel 1838 a Ragusa; B. Ghetaldi pubblicò a Venezia il 1856 la versione latina.
Bibl.: A. Jensen, Gundulić und sein Osman, Göteborg 1900; A. Cronia, L'influenza della Gerusalemme Liberata del Tasso sull'Osman di G. F. Gondola, Roma 1925; A. Haller, Gundulićev Osman s esteskog pogleda (L'O. di G. dal punto di vista estetico), Zagabria 1929.