CARTARI (Cartario), Gian Lodovico
Nacque a Bologna verso il terzo decennio del sec. XVI da Alessandro e Francesca Montecalvi.
Dopo aver studiato medicina e filosofia nella città natale, vi si laureò il 18 maggio 1557 ed iniziò subito la sua carriera d'insegnante che, salvo una breve interruzione, proseguirà fino alla morte. Il 21giugno 1557, infatti, fu aggregato al Collegio di Bologna, entrando in carica fra gli artisti dello Studio il 10 settembre. In quel primo anno d'insegnamento, e poi per i due anni successivi, tenne lezioni di logica; dal 1560 al 1565 passò alle letture di filosofia straordinaria con un ciclo quinquennale comune, che comprendeva lezioni sulla generazione, sul cielo, sull'anima, sui "parva naturalia". Una serie di ventitré lezioni di commento alla fisica di Aristotele, tenute probabilmente nell'anno accademico 1563-64, furono più tardi pubblicate col titolo Lectiones XXIII proemiales super librum de Physico Auditu, Perusiae 1572.
Dopo altri due anni di filosofia straordinaria, nel 1568 il C. assunse la cattedra di filosofia ordinaria vespertina - era segno di una fama ormai stabilmente raggiunta - con un corso sull'anima, di cui sosteneva l'immortalità; anche questi studi costituiranno la base dell'opera forse più importante del C., pubblicata assai più tardi, De immortalitate atque pluralitate animae secundum Aristotelem tractatus, Bononiae 1587. Nel 1570 si trasferì a Perugia (se ne ignora il motivo), continuando però l'insegnamento di filosofia; si era nel frattempo sposato con Misina Verardi, da cui non pare aver avuto figli. Tornato a Bologna nel 1575, riprese la cattedra di filosofia ordinaria pomeridiana (le lezioni erano quattro al mattino e quattro al pomeriggio; il C. insegnava alla terza ora del pomeriggio). Gli argomenti delle lezioni erano gli stessi del ciclo di letture straordinarie tenuto precedentemente, con qualche leggera variante.
Morì a Bologna il 29 giugno 1593 e fu sepolto nella chiesa di S. Giacomo Maggiore, nella cappella dedicata ai SS. Pietro e Paolo, da lui stesso fatta costruire.
Una lapide del 1588 ricorda la rendita da lui disposta per la celebrazione di una messa quotidiana a favore dei genitori, della moglie e del fratello Giacomo. La sua fama di aristotelico si appannò ben presto ed egli e le sue opere (oltre a quelle citate, ricordiamo Quaestiones de primis principiis universam logicam constituentibus, Bononiae 1587; Quaestiones super logicam dilucidae, Bononiae 1587; Conciliationes omnium controversiarum super librum Posteriorum, Bononiae 1595)vennero dimenticati.
Fonti e Bibl.: IRotuli dei lettori… dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, II, Bologna 1889, pp. 141, 144, 147, 150, 153, 156, 159, 162, 164, 167, 170, 173, 176, 193, 195, 199, 201, 204, 206, 209, 212, 215, 218, 221, 224, 228, 231, 235, 238, 242, 246; I. A. Bulmaldi [O.Montalbani], Minervalia Bononiae, Bononiae 1641, p. 137; P. Cavazza, Catalogus omnium doctorum collegiatorum in artibus liberalibus, Bononiae 1664, f. 30; P. A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1714, p. 166; S.Mazzetti, Repertorio di tutti i professori… di Bologna, Bologna 1848, p. 85; S. Mazzetti, Alcune aggiunte e correzioni…, Bologna 1848, p. 57; F. Cavazza, Le scuole dell'antico Studio bolognese, Milano 1896, p. 280; L. Simeoni, Storia dell'Università di Bologna, II, Bologna 1940, p. 256; E. Garin, La filosofia ital., II, Milano 1947, p. 116.