NAPOLITANO, Gian Gaspare
– Nacque a Palermo il 30 aprile 1907 da Niccolò, nobile siciliano, ufficiale dei bersaglieri, e da Gertrude Santini, aquilana, insegnante, la prima donna laureata in Abruzzo.
Nel 1913 la famiglia si trasferì da Palermo a Verona. Il padre, accanito giocatore, andò in Libia nel 1911, poi ripetutamente in Congo per seguire la costruzione delle ferrovie e recuperare un po’ delle somme perdute al gioco, infine di nuovo in Libia, ove morì nel 1915, mentre difendeva il presidio di Tharuna dai ribelli. Il corpo non fu mai restituito alla famiglia.
Gian Gaspare, che alla morte del padre aveva appena otto anni, fu mandato dalla madre in collegio a Milano e poi passò da un convitto militare all’altro (Milano, L’Aquila, Roma), come ricorda nei racconti de Il figlio del capitano (Milano 1958). Presa la licenza liceale, si iscrisse a Roma alla facoltà di scienze politiche, propedeutica alle attività di scrittore e giornalista, che avrebbe svolto in maniera osmotica e complementare per tutta la vita.
Esordì nel 1930 con il romanzo di formazione La scoperta dell’America, stampato a Roma, che gli valse il premio dei Dieci. Era così evidente nella sua prosa il piglio giornalistico che Ermanno Amicucci, direttore della Gazzetta del popolo, gli propose di viaggiare per il suo giornale. Africa (tre mesi in Congo, sulle orme del padre), Australia e Oceania furono le prime mete. Poi ancora un lungo peregrinare di cinque mesi che raccontò in due densi volumi (Il giro del mondo, Milano 1933), con i quali conquistò il premio Mediterraneo. Cominciò così la carriera del reporter che «aveva il dono naturale – disse Paolo Monelli (1966) – di sentirsi fratello di tutti» e che fu apprezzato per onestà intellettuale, generosità umana e per lo stile letterario estremamente chiaro.
L’aspetto esotico e avventuroso del suo giornalismo finì per mettere in ombra il narratore, come riconobbe egli stesso in una pagina autobiografica: «Scrivere e vivere… avevo in corpo una curiosità smodata, una voglia, una smania rabbiosa di vedere e conoscere e un fiuto abbastanza singolare di andarmi a cacciare nei guai nel momento preciso in cui avvenivano. Fui dunque giornalista con una certa fortuna, quando avrei voluto essere scrittore» (Accrocca, 1960, pp. 295 s.).
Frequentò assiduamente Massimo Bontempelli, Marcello Gallian e il gruppo dei cosiddetti ‘realisti magici’. In appoggio alla loro rivista Novecento il 20 gennaio 1928 lanciò con Aldo Bizzarri la rivista I Lupi, quindicinale del novecentismo squadrista. Nel 1929 per il teatro degli Indipendenti di Anton Giulio Bragaglia scrisse e mise in scena il monologo teatrale novecentista Il venditore di fumo. Negli anni Trenta fu critico teatrale del giornale L’Impero, dove conobbe Maria Martone, già segretaria di Marie Curie presso l’Istituto di cooperazione internazionale di Parigi, traduttrice e consulente di Longanesi e di Rizzoli. I due si sposarono e dal matrimonio nacque un’unica figlia, Giovanna. Maria insegnò al marito l’inglese, di cui egli si avvalse per tradurre e ridurre film stranieri per il cinema italiano (alcuni di Orson Welles e di David Lean) e lo introdusse alla letteratura americana.
In quegli anni Napolitano soggiornò a lungo negli Stati Uniti e in Canada come corrispondente della Gazzetta (dal novembre 1931 al maggio 1932) e poi de Il Messaggero (dal 1932 al 1939), traendone ispirazione per il racconto Troppo grano sotto la neve: un inverno al Canada con una visita a Ford (Milano 1936). Nel 1933 si unì alla spedizione esplorativa di Corrado Gini nel Nord del Messico fra gli indios Seris (l’esperienza è narrata nel volume Magia rossa [post., Milano 1968], parzialmente ripubblicato con il titolo Una missione fra i Seris [Cantalupo in Sabina 2009], a cura del Museo preistorico etnografico Pigorini di Roma, che a Napolitano ha dedicato tra aprile e maggio 2009 la mostra I colori della magia). Fu poi tra gli indios Zuni, tra i discendenti dei Maya, a Cuba, a Tahiti, in molte isole del Pacifico, nella solitudine della Patagonia, costruendosi competenze e attitudini da vero antropologo. In America fu a stretto contatto con gli emigrati italiani e a loro dedicò un film, Passaporto rosso, di cui scrisse soggetto e sceneggiatura, apparso nel 1935 per la regia di Guido Brignone. Il film gli valse prima i finanziamenti e l’approvazione del regime (ottenne la coppa del Partito nazionale fascista alla mostra del cinema di Venezia del 1935) e poi gli apprezzamenti della critica, sia fascista sia antifascista. In seguito fu sceneggiatore di altri film: Sentinelle di bronzo (1937) e I pirati del golfo (1940).
Corrispondente di guerra in Spagna fra il 1937 e il 1938 per il settimanale Omnibus e per la rivista Prospettive(i racconti di Spagna furono raccolti nel volume La Mariposa. Tat tam Mayumbe. La volpe d’argento, Firenze 1950), tra il 1941 e il 1942 andò come inviato de Il Popolo di Roma a Lisbona, dove visse l’epurazione in massa degli ebrei e cominciò a prendere le distanze dal fascismo. Inviato successivamente in Etiopia, Eritrea, Somalia, Albania e Libia per il Corriere della sera, nel 1944-45 ricoprì l’incarico di ufficiale di collegamento nell’ottava armata britannica. Su questo periodo avrebbe scritto In guerra con gli scozzesi, apparso postumo (Bari 1986).
Dopo la fine della guerra fu tra i collaboratori de L’Europeo, il giornale fondato nel settembre 1945 da Gianni Mazzocchi e Arrigo Benedetti, che ne fu il primo direttore. Per L’Europeo, oltre che per Corriere della sera, Epoca e L’Illustrazione italiana, tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta scrisse corrispondenze dalla California, dal Messico, dall’Argentina e dal Brasile. Continuò inoltre a occuparsi dei problemi degli emigrati e dal luglio 1957 fino a tutto il 1960 tenne su Il Giornola rubrica Parliamo dell’America.
Nel 1953 realizzò il documentario Magia verde, in cui descrisse con grande efficacia l’ambiente del Mato Grosso e dell’Amazzonia e le condizioni di vita delle indigene. Il documentario, di cui fu regista e sceneggiatore, gli valse numerosi premi, fra cui l’Orso d’argento al festival di Berlino. Negli anni successivi Napolitano fu autore di altri documentari per la televione.
Negli anni Cinquanta e Sessanta, durante i brevi periodi trascorsi a Roma, divenne un frequentatore di via Veneto, a cui dedicò i Racconti della dolce vita (Roma 2005). A Capri, la meta preferita per le vacanze estive, si incontrava con Curzio Malaparte, Ghigo Valli, Virgilio Lilli, Sandro De Feo, Paolo Monelli, Valerio Gorresio, Graham Greene, e partecipava alle serate di teatro futurista allestite all’hotel Quisisana dai fratelli Bragaglia: tutte figure e luoghi che sarebbero confluiti nei racconti brevi di Un colpo di luna (Milano 1967), pubblicati postumi, ma già predisposti per la stampa dall’autore. Il suo ultimo lungo reportage fu quello dal Giappone per il Corriere della sera: diciannove articoli apparsi fra l’ottobre 1962 e il marzo 1963.
Morì a Roma il 5 gennaio 1966.
Oltre alle opere già citate si segnalano: Sulla spiaggia di via Veneto, Roma 1983; La mia Capri, ibid. 1989; Un tavolo a via Veneto: cronache dalla Roma degli anni ’50, ibid. 2000; L’età del sorriso innocente, Lanciano 2007; Il venditore di fumo: commedia in quattro quadri, Cantalupo in Sabina 2008.
Fonti e Bibl.: L’archivio di Napolitano, composto da 35 faldoni per un totale di circa 250 cartelle, si conserva, insieme alla sua biblioteca privata costituita da più di 800 volumi, presso la Biblioteca Antonio Baldini di Roma. Su di lui si vedano: A. Benedetti, Per Giangaspare, in L’Espresso, 5 gennaio 1966; A. Bocelli, Ricordo di N., in Il Mondo, gennaio 1966; V. Lilli, È partito per il suo ultimo viaggio, in Corriere della sera, 6 gennaio 1966; P. Monelli, Vita di giornalista, in La Stampa, 6 febbraio 1966. Si vedano inoltre A. Bocelli, Giro del mondo, in Il mondo, 20 gennaio 1951; O. Fallaci, L’uomo della notte, in L’Europeo, 24 ottobre 1954; Ritratti su misura di scrittori italiani: notizie biografiche, confessioni, biobibliografie di poeti, narratori e critici, a cura di E.F. Accrocca, Venezia 1960, pp. 295 s.; Una vita, un mondo. G.G. N., a cura di M. Martone Napolitano, Roma 1975; L. Baldacci, Uno scrittore in bilico tra realtà e memoria, in Epoca, luglio 1967; L. Lepri, La vita non è un romanzo, in Leggere, 1992, n. 40, pp. 22-31; G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano, Roma 1996, ad indicem.