GUERRAZZI, Gian Francesco
Nacque a Livorno il 5 ott. 1865 da Amelia Sanna e da Francesco Michele, nipote di Francesco Domenico. Dopo aver compiuto i primi studi in un collegio di Lucca, conseguì la laurea in giurisprudenza all'Università di Pisa e cominciò a esercitare la professione forense a Roma, specializzandosi in questioni ferroviarie e minerarie. Di fede politica democratica, si riconobbe nelle posizioni del nascente partito radicale, del quale condivise in primo luogo le aspirazioni irredentistiche. Nel 1889 fu così tra i fondatori della Società Dante Alighieri e, ottenuto l'incarico di formare i comitati locali in Toscana, ne costituì subito uno a Livorno con l'aiuto di A. Mangini. Nella primavera 1890 divenne segretario dell'associazione subentrando a P. Pietri, incarico nel quale venne confermato dal II Congresso nazionale del 1891, quando entrò a far parte anche del consiglio direttivo.
In questa carica, che ricoprì fino all'autunno 1894, il G. ebbe un ruolo decisivo nell'orientare le strategie del sodalizio, bilanciando la politica moderata del presidente, R. Bonghi, con posizioni più intransigenti, che davano voce alle richieste della sinistra. Nella relazione presentata al congresso del 1891, oltre a chiedere un forte impegno per la liberazione delle terre ancora "soggette allo straniero", egli fu tra i primi a sollevare la questione dell'emigrazione, un tema che soltanto durante la presidenza di P. Villari (1896-1903) avrebbe infine ottenuto un vero interesse da parte della dirigenza. Nell'agosto 1893 visitò la Dalmazia e da allora si adoperò perché anche questa terra, con forte presenza italiana, entrasse nella sfera d'azione della Dante Alighieri. Convinto che solo una linea di concreto realismo avrebbe potuto garantire qualche possibilità di successo, in questi anni accantonò le proprie convinzioni laiche per organizzare interventi di sostegno a congregazioni religiose oltre confine, in specie nell'area altoatesina, che si impegnassero in una attività di predicazione e di dottrina in lingua italiana.
Per questo motivo ebbe qualche contrasto con la componente massonica, allora assai influente nel sodalizio, e nel 1894 decise di dimettersi da segretario pur continuando a partecipare all'attività dell'associazione.
Dalla seconda metà degli anni Novanta riprese in pieno l'esercizio della sua professione e nel contempo cominciò a interessarsi di questioni agrarie, amministrando direttamente i suoi poderi della fattoria di Cisanello, presso Pisa, dove cercò di introdurre miglioramenti e nuove tecniche di coltivazione. Pienamente assorbito da questo interesse, nell'ottobre 1904 coadiuvò lo statunitense D. Lubin nell'iniziativa di fondare, a Roma, un istituto internazionale di agricoltura. E quando più tardi il progetto si realizzò, egli venne chiamato a far parte del comitato direttivo permanente.
Estraniatosi per qualche tempo dall'attività politica, tornò a occuparsene intensamente alla vigilia della prima guerra mondiale, sempre militando nel partito radicale ma avvicinandosi presto al movimento nazionalista. Fu così molto impegnato nella campagna interventista e, dopo l'ingresso dell'Italia in guerra, promosse la costituzione di comitati di azione a sostegno dell'attività di propaganda del movimento patriottico e nazionalista.
A partire dal 21 nov. 1915 difese queste posizioni sulle pagine di un giornale, intitolato Il Fronte interno, che si stampò fino al 31 dic. 1918, dapprima come settimanale, poi, dal 26 giugno 1917, sotto la direzione del G., come quotidiano.
Nell'estate 1916 fu tra i promotori dell'Unione economica nazionale, un sodalizio non direttamente patrocinato dalla Dante Alighieri ma da essa finanziato, che ebbe lo scopo di studiare il futuro assetto delle terre che si prevedeva di annettere al Regno. Nel gennaio 1917 lo troviamo invece tra i fondatori dell'Associazione per la difesa dell'agricoltura nazionale, una organizzazione di matrice nazionalista che nel maggio seguente iniziò la pubblicazione di un suo organo di stampa, La Terra.
Dalle colonne di questo giornale il G. attaccò duramente la Società degli agricoltori italiani, di cui pure era stato membro autorevole, per la sua incapacità di superare l'angusta difesa degli interessi di classe della proprietà terriera e di interpretare le vere istanze di tutta l'agricoltura nazionale. In un articolo del giugno 1917, egli accusò la vecchia società, antesignana della Confagricoltura, di essere stata troppo acquiescente nei confronti della politica governativa e di non aver saputo aggregare le società agrarie locali creando forme di solidarietà fra proprietà e lavoro. Quello che il G. e i redattori della Terra proponevano era insomma un modello di organizzazione degli interessi agrari di tipo corporativo, che essi vedevano "in antagonismo col capitale e col lavoro industriale, ed anche colla burocrazia e con i cosiddetti lavoratori dello Stato" (I bisogni dell'agricoltura nazionale. Organizzazione ed esperimentazione, in La Terra, I [1917], 2, p. 6). Modello corporativo che essi intendevano estendere anche al meccanismo della rappresentanza parlamentare, come emerse nel lungo dibattito sulla riforma elettorale della primavera 1919, che vide La Terra sostenere l'esigenza di istituire forme di rappresentanza delle categorie sociali.
Vista l'evoluzione del suo orientamento politico, non stupisce trovare il G., nel 1919, fra i fautori dell'impresa di Fiume e poi fra coloro che appoggiarono l'ascesa di B. Mussolini e del fascismo. Consentì, quindi, al figlio Guerrazzo, diciassettenne, di arruolarsi fra i legionari e di partecipare allo sbarco di Zara agli ordini di G. D'Annunzio; egli stesso, nel 1920, protestò vivacemente contro il trattato di Rapallo che poneva fine all'occupazione italiana di Fiume.
In questo periodo, che fu per lui di forte impegno politico nelle file del nazionalismo e del fascismo nascente, si rivelò fiero avversario dei partiti di sinistra e del partito popolare, di cui temette la grande capacità di proselitismo e di radicamento nelle campagne.
Dopo l'avvento al potere di Mussolini collaborò alla politica agricola del regime ricoprendo incarichi di un certo rilievo: già socio ordinario dell'Accademia dei Georgofili, ebbe parte nella fondazione a Firenze di un ente per l'incremento agrario in Toscana e, più tardi, nella costituzione di corporazioni agrarie di coloni e proprietari; fu inoltre eletto consigliere della Provincia di Pisa.
Trattosi un po' in disparte dalla scena pubblica, dedicò gli ultimi anni all'attività di studio e alla raccolta di scritti e documenti di F.D. Guerrazzi.
Fra le sue pubblicazioni più interessanti si ricordano in particolare un libro di memorie sulle origini della Dante Alighieri e sui primi passi del movimento irredentistico in Italia: Ricordi di irredentismo. I primordi della "Dante Alighieri", 1881-1894, Bologna 1922; e una traduzione delle Memorie di un rivoluzionario di P.A. Kropotkin, Roma 1922. Un elenco degli scritti del G. si trova, comunque, in appendice a E. Michel, G.F. G., in Liburni Civitas, XIV (1941), 4, pp. 120-131. Fra i principali si citano: Il Comune di Pisa e gli interessi agricoli, Pisa 1912; Una legge agraria sbagliata. Intorno allo schema del disegno di legge per gli usi civici e domini collettivi, Roma 1918; Il Fronte interno durante la guerra, ibid. 1918; Per la nostra terra: agitazioni coloniche in Toscana, mezzadri e mezzadria, rinnovamento agrario, ibid. 1919; L'Istituto internazionale di agricoltura: come nacque, quello che è, quello che sarà, Pisa 1923; Lettere famigliari di F.D. Guerrazzi, con ricordi degli ultimi anni suoi, Milano 1924; Politica agraria fascista. Un anno di governo di A. Serpieri, in La Vita italiana, XII (1924), pp. 16-35; Nuova agricoltura vecchia: i lavori profondi al grano, Roma 1926; Dopo la conciliazione. Esame di coscienza, in La Vita italiana, XVII (1929), pp. 73-89; Ferruccio, Guerrazzi e il fascismo, ibid., XVIII (1930), pp. 225-247. Il G. collaborò, inoltre, a riviste e periodici come La Vita italiana, Nuova Antologia, Camicia rossa, nelle quali trattò di problemi agrari e di questioni politiche, per lo più relative all'area adriatico-balcanica.
Il G. morì a Marina di Pisa il 27 sett. 1933.
Fonti e Bibl.: Oltre al citato profilo biografico di E. Michel, sono da vedere i necrologi di N. Pascazio in La Vita italiana, XXI (1933), pp. 442-453, e di F.E. Morando e M. Puccioni in Camicia rossa, X (1934), pp. 200-202. E inoltre: R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario, 1883-1920, Torino 1965, pp. 338 s.; Id., Mussolini il fascista. La conquista del potere, I, 1921-1925, Torino 1966, p. 545; R. Vivarelli, Storia delle origini del fascismo. L'Italia dalla grande guerra alla marcia su Roma, I, Bologna 1991, pp. 132 s.; S. Rogari, Proprietà fondiaria e modernizzazione. La Società degli agricoltori italiani, 1895-1920, Milano 1994, pp. 208, 231 s.; A. Staderini, Combattenti senza divisa. Roma nella grande guerra, Bologna 1995, passim; B. Pisa, Nazione e politica nella Società "Dante Alighieri", Roma 1995, passim; E. Falco, S. Barzilai, un repubblicano moderno tra massoneria e irredentismo, Roma 1996, pp. 18, 23, 26, 29, 51 s., 153, 275; La Confagricoltura nella storia d'Italia. Dalle origini dell'associazionismo agricolo nazionale ad oggi, a cura di S. Rogari, Bologna 1999, pp. 119, 125.