ALDOBRANDINI, Gian Francesco
Nacque a Firenze da Giorgio, appartenente a un ramo secondario della famiglia, l'11 marzo 1545. Sposò Olimpia Aldobrandini, nipote del cardinale Ippolito. Quando questi divenne pontefice col nome di Clemente VIII (30 genn. 1592), l'A. si trasferì a Roma, dove nel marzo del 1592 fu nominato governatore di Borgo e castellano di Castel Sant'Angelo; successivamente fu comandante della guardia pontificia, generale della Chiesa e, nel marzo del 1593, governatore di Ancona. Benché incolto, l'A., dotato di notevole abilità, godette di un certo ascendente sul papa e anche sul cardinale Pietro Aldobrandini, al punto che Clemente VIII gli affidò, nel novembre del 1594, una delicata missione diplomatica.
L'A. avrebbe dovuto convincere il governo spagnolo della necessità in cui si trovava il pontefice di riappacificarsi con Enrico IV, e nello stesso tempo ottenere sensibili aiuti per la guerra contro il Turco. Egli vi riuscì solo in parte, poiché Filippo II, mantenendosi riservato circa i futuri rapporti con la Francia, promise solo di appoggiare concretamente Rodolfo II nella guerra contro i Turchi. Rientrato a Roma il 16 maggio 1595, Clemente VIII gli affidò il comando delle truppe che intendeva inviare in Ungheria in appoggio all' esercito imperiale. Il 4 giugno, in S. Maria Maggiore, Clemente VIII consegnò al nipote, con solenne cerimonia, il bastone del comando; un mese dopo un forte contingente pontificio era radunato ad Hainburg, sotto Vienna; l'A. lo raggiunse in agosto e lo condusse a Gran, assediata dalle truppe imperiali, che cadde il 2 settembre. Quindi l'A. partecipò alla conquista di Visgrad (Strigonia). Gravi screzi insorti fra gli alleati e una imprecisata epidemia, che colpì nel settembre le truppe papali e lo stesso A., indussero però Clemente VIII a ritirare il corpo di spedizione. L'A., tornato a Roma, ottenne diverse gratifiche ed abitò, con la sua numerosa famiglia, a palazzo Gesualdo.
Nel febbraio del 1597, mentre Clemente VIII radunava un altro esercito da inviare in Ungheria, l'A. si recò a Vienna per stringere accordi con Rodolfo II in vista di una nuova campagna. Nel luglio le truppe pontificie si riunirono ad Ovgr, in Ungheria, con l'esercito imperiale, al comando dell'arciduca Massimiliano. L'A. propose di assalire subito Buda, ma prevalse l'opinione dei comandanti imperiali, che preferirono impossessarsi prima di Papa e di Giavarino. Se la prima delle due piazze capitolò presto (22 agosto), l'assedio di Giavarino si protrasse a lungo, finché fu tolto da Massimiliano, nell'ottobre. Le truppe pontificie, che s'erano ben comportate in ambedue le occasioni, furono di nuovo decimate dalle febbri, cosicché l'A. sciolse l'esercito - ridotto a duemila, unità - e si apprestò al ritorno (anche perché pareva prossimo un conflitto tra Clemente VIII e Cesare d'Este per la devoluzione di Ferrara alla S. Sede, conflitto risoltosi poi pacificamente con la convenzione faentina del 12 gennaio 1598).
L'A. ottenne le contee di Sarsina e di Meldola e nuove gratifiche in danaro dal pontefice. Nel 1598 le sue rendite ammontavano complessivamente a 60.000 scudi annui; ma egli visse piuttosto appartato, accontentandosi di amministrare il proprio ingente patrimonio (in una relazione anonima, rimontante ai primi del 1600, si dice che l'A. "si retira più di fare offitio et molto più di dimandar cosa alcuna per altri"; cfr. Pastor, XI, pp. 762-763). Per sé, però, otteneva sempre: nel maggio del 1600 ebbe dal pontefice ben 150.000 scudi per acquistare terre in Emilia; un anno dopo altri 40.000.
Preposto da Clemente VIII a un nuovo corpo di spedizione pontificio per la "lunga campagna contro i Turchi in Ungheria, il 1 giugno 1601 l'A. partì da Roma con novemila uomini. Nella seconda metà d'agosto era a Varadino, dove contrastò l'orientamento degli imperiali, che volevano attaccare Buda, proponendo, contrariamente a quanto aveva suggerito quattro anni prima, di occupare una piazza minore, Kanisza. Ma non ebbe modo di partecipare alle operazioni. Ammalatosi di febbre, morì repentinamente il 17 settembre di quello stesso anno. La sua salma, trasportata a Roma, ebbe solennissime esequie e fu seppellita in S. Maria sopra Minerva. Nel 1602 fu posta in Campidoglio, nella sala dei Conservatori, una sua statua con lapide celebrativa.
Fonti e Bibl: V. Forcella, Iscrizioni delle chiese... di Roma, I, Roma 1869, p. 50 n.109, p. 213 n. 823; Los despachos de la diplomacia pontificia en España, a cura di R. Hinojosa, I, Madrid 1896, pp. 383-392; E. Lusitanus, In funere I. F. Aldobrandini..., Romae 1602; P. Litta, Fam. cei. iral., Aldobrandini, tav. III; V. Ceresole, Di alcune relazioni tra la casa degli Aldobrandini e la repubblica di Venezia, Venezia 1880, pp. 20 ss.; A. Guglielmotti, Storia della marina pontificia, VII, Roma 1892, pp. 115, 142; K. Horvat, Vojne exspedicije Klementa VIII. u Ugarsku i Hrvatsku, Zagreb 1910, passim; L. v. Pastor, Storia dei Papi, XI, Roma 1929, passim; O. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, Milano 1936, p. 30; Encicl. Ital., II, p. 284.