GIALĀL atl-DĪN RŪMĪ (Muḥammad ibn Muḥammad ibn Ḥusain al-Balkhī)
Celebre poeta mistico persiano, nato a Balkh nel Khorāsān nel 604 èg. (1207 d. C.), morto a Conia in Asia Minore nel 672 (1273). A Conia passò la maggior parte della sua vita; ivi subì l'influsso del mistico vagante Shams ad-dīn Tabrīzī, dettò in persiano il suo maggior poema, il Mathnawī, e il suo divano lirico, scritto sotto il nome del suo ispiratore, e fondò la confraternita religiosa dei Mawlawiyyah (detti "dervisci giranti" dagli Europei), che in Conia, presso la tomba di G., ebbe sino al 1925 il suo centro.
Il Mathnawī (o più compiutamente Mathnawī-i ma‛nawī "il mathnawī spirituale" ché mathnawi in sé è il solo nome della forma metrica, di distici rimati a coppie) è un poema in 6 libri, di contenuto essenzialmente mistico, ma anche didattico e narrativo; lo slancio e l'ardore lirico del sentimento religioso, assurgente a un grandioso panteismo, ne ha fatto una delle opere del genio orientale più famose anche in Europa. Anche il divano è giudicato fra le più squisite produzioni della lirica persiana.
Edizioni orientali varie del Mathnawī (tra l'altre Costantinopoli 1872, 7 volumi); un'edizione scientifica con traduzione inglese ha iniziata R.A. Nicholson (Londra 1925-30, 4 voll. per i libri I-IV). Traduzione del 1° libro, di G. Rosen, Lipsia 1849 (2ª ed. 1913) e di J. Redhouse, Londra 1881; del 2° libro, di E. H. Wilson, Londra 1910; traduzione ridotta di tutto il poema di E. H. Whinfield, Londra 1887; traduzione scelta del divano, del Nicholson, Londra 1898.
Bibl.: H. Ethé, in Grundriss der iranischen Philologie, II, pp. 287-292; E. G. Browne, A literary history of Persia, II, Londra 1906, pp. 515-525; I. Pizzi, Storia della poesia persiana, I, Torino 1894, pp. 226-30.