NATTA, Giacomo
NATTA, Giacomo (Giacomo Ferdinando). – Nacque a Vallecrosia (Imperia) il 17 gennaio 1892. Figlio di Stefano, macellaio, e di Emma Devissi, appartenne a una famiglia numerosa: ai due fratelli maggiori, Erminia e Paolo Luigi, si aggiunsero nel corso degli anni Paolo Carlo, Clelia, Margherita Agnese e Camillo Rinaldo (un settimo fratello, Plinio, morì nel 1909 dopo pochi giorni di vita).
Trasferitosi con la famiglia a Bordighera nel 1895, ebbe un percorso di studi accidentato: respinto in prima elementare (1898-99), conseguì la licenza elementare nel 1905 da privatista. Si iscrisse poi alla scuola tecnica di Ventimiglia, ma abbandonò la frequenza sia nel primo sia nel secondo anno (1908). Tra i 17 e i 18 anni incontrò alcune figure che costituirono un importante punto di riferimento per la sua formazione intellettuale: oltre al filosofo Giulio Cesare Paoli, conobbe i pensatori e politici russi Pëtr Alekseevič Kropotkin e Georgij Valentinovič Plekhanov. Nel 1912 soggiornò a Firenze, dove frequentò due noti ritrovi di letterati e intellettuali, le Giubbe Rosse e il Caffè Paszkowski: qui incontrò tra l’altro Dino Campana (e da questo episodio nacque il racconto Il cappotto di Dino Campana, uscito su Paragone nel 1960) e nel 1914 iniziò la lunga amicizia con Camillo Sbarbaro (che avrebbe intitolato uno dei suoi «trucioli» proprio All’amico Natta).
Spesso presente a Nizza, dove intorno al 1915 il padre si trasferì con i fratelli Rinaldo, Clelia ed Erminia (mentre la madre rimase con Margherita Agnese a Bordighera), allo scoppio della guerra mondiale fu dapprima riformato (marzo 1916), poi chiamato alle armi in artiglieria (luglio 1916). Congedato definitivamente nell’agosto 1919, trascorse alcuni mesi nel convento domenicano di Nôtre Dame des Lérins nell’isola di Saint-Honorat (di fronte a Cannes), per dividersi successivamente tra Roma (dove conobbe tra gli altri Giuseppe Ungaretti, altro sodale di lunga durata) e la Francia. Iscritto nel 1923 e nel 1924 all’Università di Grenoble, lavorò qui come insegnante nel liceo Saint Stanislas e poi a Cannes per tre anni come precettore per conto di una ricca famiglia. Ricoverato nel 1927 nel sanatorio Cesare Battisti di Roma (in questa circostanza conobbe il pittore Gino Bonichi, noto come Scipione), una volta guarito soggiornò ancora a Nizza, guadagnandosi da vivere come lettore per una signora cieca e come segretario del sessuologo tedesco Magnus Hirschfeld, fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 1935.
Nel corso degli anni Trenta uscirono le sue prime prove narrative su Il Selvaggio (L’ultimo giorno a Villa Maddalena e Il circolo privato, 1934; Il diavolo all’Hôtel Roosevelt. Dal giornale di un Ebreo Errante, 1938) e su Circoli (Pagine d’un giornale,1938; L’amico Varo, 1939). Nel 1938 tornò stabilmente a Roma, dove abitò a pensione, cambiando spesso residenza. Nel luglio di quello stesso anno trovò un impiego presso l’Istituto nazionale per le relazioni culturali con l’estero. Dopo aver lavorato in modo intermittente per l’Ente nazionale per le industrie turistiche, tra il 1942 e nel 1943 si dedicò a varie traduzioni dall’italiano al francese per il periodico Italia e per l’edizione francese della rivista Tempo edita da Mondadori, alla quale affidò fra l’altro versioni da Ungaretti, Montale e Alfonso Gatto. Nel frattempo tenne conferenze di vario argomento culturale per l’Università radiofonica Italiana.
In costanti difficoltà economiche, tra la fine del 1946 e la primavera del 1947 fu ospite di Elena De Bosis e Leone Vivante nella villa Malafrasca a Solaia (Siena). Ripresa quindi la collaborazione con riviste e periodici (per esempio Alfabeto, La Fiera letteraria, Milano-sera, Il Nuovo corriere), pubblicò alcune traduzioni dal francese (G. de Nerval, Conoscere Rétif de la Bretonne, Roma 1945; E. Guyenot, I problemi della vita, ibid. 1949; P. Gascar, Le bestie, Torino, 1955) e dal 1950 al 1952 fu incaricato dalla RAI (Radio audizioni italiane) di curare una trasmissione radiofonica in lingua francese incentrata su artisti e scrittori italiani.
Nel 1953 diede alle stampe a Milano per le edizioni della Meridiana L’ospite dell’Hôtel Roosevelt, con prefazione di Ungaretti, raccolta di racconti già editi in diverse sedi, cui seguì nel 1954 la pubblicazione su Letteratura de Il garofano e la rosa e di Questo finirà banchiere. Quest’ultimo racconto nelle intenzioni dell’autore avrebbe dovuto dare il titolo a una seconda silloge di testi narrativi, che tuttavia non riuscì a veder pubblicata in vita (uscì solamente nel 1984 a Milano per la cura dell’amico pittore Enzo Maiolino). Nello stesso 1954 si spostò a Bordighera, dove nel 1955 gli fu assegnato il premio «Cinque bettole» per il racconto Incontro al mare d’un peccatore semplice e d’un benestante regolare (uscito in L’Approdo nel 1954) e dove entrò a far parte della giuria della Mostra dei pittori americani organizzata da Giuseppe Balbo. Ottenuto nel 1956, grazie anche all’interessamento di Camillo Sbarbaro e di Angelo Barile, il posto di bibliotecario nella Biblioteca municipale di Sanremo, alla fine del 1957 assunse l’incarico di direttore dei «Lunedì letterari di Sanremo».
Nel 1960 stese un breve profilo autobiografico per la silloge dei Ritratti su misura di scrittori italiani curata da Elio Filippo Accrocca (poi edito col titolo Autoritratto nella raccolta postuma Questo finirà banchiere, Milano 1984) e fece pervenire a Carlo Betocchi il suo unico componimento poetico (in francese: Acte d’abandone à Saint Barthélemy).
Morì a Roma il 15 maggio 1960.
Fu sepolto nel Cimitero inglese di Roma. Camillo Sbarbaro commemorò l’amico in uno dei «Libretti di Mal’Aria» (In ricordo di G. N., 1960), l’originale collana editoriale ideata da Arrigo Bugiani nel 1960, pubblicando poi nel 1963 (nella medesima collana, con un disegno di Giovanni Omiccioli) un brano del racconto Vino di San Biagio, già edito in Questioni nel 1957 con il titolo Il cappello stanco.
Fonti e Bibl.: Una bibliografia completa delle opere di Natta si trova in LaRiviera Ligure, 2003, n. 42, fasc. monografico su G. N., pp. 63-72 (contiene anche L. Lamberti, Per una biografia di G. N., pp. 7-32; B. Fonzi, Quei giorni al Babington, pp. 33-39; I. Delogu, Nero barocco, pp. 41-62). C. Sbarbaro, L’amico N., in Trucioli, Firenze 1920, pp. 153 s.; I. Delogu, G. F. N. sul Varo. L’ospite dell’Hôtel Roosevelt, in La Fiera Letteraria, VII (1953), 46, p. 4; Ritratti su misura di scrittori italiani, a cura di E.F. Accrocca, Venezia 1960, pp. 298-302; C. Betocchi, G. N. e la sua unica poesia, in L’approdo letterario, 1961, n. 14-15, pp. 102-109; C. Sbarbaro, Addio a N., in Fuochi fatui, Milano-Napoli 1962, pp. 82 s.; G. Bàrberi Squarotti, La narrativa italiana del dopoguerra, Rocca S. Casciano 1965, p. 218; Dizionario generale degli autori italiani contemporanei, II, Firenze 1974, pp. 894 s.; C. Betocchi, Nota a G. Natta, Il cappotto di Campana, in L’Approdo letterario, XXII (1976), 74, p. 83; G. N., (catal. Bordighera), a cura di E. Maiolino, Vallecrosia 1986; G. Natta, Due lettere a Carlo Betocchi, con una nota di E. Maiolino, in Resine, 1987, n. 34, pp. 33-36; E. Maiolino, Uno scrittore alla ricerca di un impiego: G. N., ibid., 1989, n. 41, pp. 27-31; L. De Giovanni, Il vino schietto di G. N., in Il lettore di provincia, XXIII (1991), 81, pp. 103-106; I. Delogu, Per un ritratto di G. F. N., ibid., XXV (1993), 89, pp. 75-86; E. Maiolino, Laurano, Balbo, Sbarbaro, N. e il «5 bettole», in Marinaresca. La mia favola. Renzo Lurano e Sanremo dagli anni Venti al Club Tenco. Saggi, documenti, immagini, a cura di M. Innocenti - L. Marchi - S. Verdino, Genova 2006, pp. 109-17; I. Delogu, Omaggio a G. F. N., in Resine, 2010, n. 124, pp. 99 s.; E. Maiolino, Camillo Sbarbaro e Arrigo Bugiani: due libretti di Mal d’Aria per ricordare ‘l’amico Natta’, ibid., pp. 101-104.