GORRINI, Giacomo
Nacque a Molino dei Torti, presso Alessandria, il 12 nov. 1859, da Carlo e Teresa Torraga. Conseguita la laurea in lettere e filosofia nel giugno 1882 presso l'Accademia scientifico-letteraria di Milano, venne ammesso, a seguito di concorso, al biennio di perfezionamento presso l'Istituto di studi superiori di Firenze.
Al termine del corso, con l'incoraggiamento di P. Villari, allora docente di storia moderna nell'Istituto, il G. pubblicò, come sviluppo della tesi di laurea, il volume Il Comune astigiano e la sua storiografia, saggio storico-critico (Firenze 1884), che doveva rimanere l'unico corposo studio da lui portato a termine.
Dopo un anno di studi presso l'Università di Berlino, dove era stato inviato come professore di liceo dal ministero della Pubblica Istruzione, nel 1886 il G. partecipò al concorso a titoli per il posto, allora istituito, di direttore degli Archivi del ministero degli Affari esteri, di cui riuscì vincitore, anche per l'appoggio dell'allora ministro degli Esteri, il piemontese C.F. Nicolis di Robilant. Inviato a compiere un trimestre di pratica presso l'Archivio di Stato di Firenze, il 26 dic. 1886 venne nominato direttore degli Archivi.
Da allora il G. fu impegnato per più di un ventennio nel ruolo di organizzatore e vero e proprio creatore di un archivio che egli volle "generale, permanente, unico" (relazione al Robilant su L'istituzione dell'Archivio del Ministero degli Affari esteri, in data 8 genn. 1887; cfr. Ruggeri, 1988, pp. 16 ss.). All'attività di archivista, condotta con lo zelo del funzionario ambizioso e diligente, va riportato anche il lungo e paziente lavoro di ricerca, selezione e collazione del materiale per la compilazione del volume Legislazione marittima e consolare vigente al 1° dicembre 1897 (Torino 1898) - vero e proprio manuale delle attribuzioni affidate ai consoli all'estero - e dei due primi volumi della Raccolta delle circolari e istruzioni ministeriali, stampati, con gli aggiornamenti, a Roma nel 1904.
Accanto al ruolo di archivista, il G. assolse il compito di consulente storico, chiamato a studiare e a fornire relazioni circa i precedenti storico-diplomatici delle varie questioni che di volta in volta si rendevano di attualità per il ministero.
A quest'attività di ricerca vanno ascritte una moltitudine di memorie storico-diplomatiche, redatte per rispondere a particolari quesiti posti dall'amministrazione, tra le quali, per la risonanza che ebbero anni più tardi, al momento della pubblicazione, vanno ricordate: Tunisi: leggenda e storia (1878-1881) (Roma 1890), dedicata ai precedenti diplomatici dell'impresa francese su Tunisi del 1881, compilata su incarico di F. Crispi e all'epoca stampata in edizione riservata di 40 esemplari, e Biserta. Relazione confidenziale… (ibid. 1892), che riferiva sull'attività della Francia per la militarizzazione del porto di Biserta in funzione antitaliana, anch'essa inizialmente stampata in pochi riservati esemplari. Va anche menzionata la brevissima memoria riservata Antichi diritti di casa Savoja sopra l'Armenia (Roma, 12 febbr. 1895), soprattutto in quanto espressione di un primo interesse e di una simpatia personali del G. verso l'Armenia, di cui molto doveva occuparsi in seguito: delineando i passati rapporti storici tra la cristiana Armenia e casa Savoia, il G., infatti, non mancava di guardare al presente, rilevando i legami che ancora stringevano l'Italia e il popolo armeno, in particolare Roma e Venezia in quanto "centri cospicui della cultura e della civiltà armena". Inoltre, presero spunto da lavori compiuti per informazione del ministero anche alcuni suoi scritti di commento storico ad avvenimenti di politica internazionale pubblicati in dispense o riviste, come La questione e gli avvenimenti del Siam (Roma 1893), La Corea e la guerra tra la Cina e il Giappone (in Nuova Antologia, 16 ag. 1894, pp. 600-634), o a carattere storiografico come I primi tentativi e le prime ricerche di una colonia per l'Italia (1861-1882) (Torino 1896).
L'intenso lavoro affrontato all'interno della consulta non distolse però il G. dal proseguimento degli studi. Nel 1892 conseguì una seconda laurea, in giurisprudenza, presso l'Università di Napoli; nel 1894 ottenne la libera docenza in storia moderna presso l'Istituto di studi superiori di Firenze e, nel 1900, presso l'Università di Roma. Nel 1897 fu nominato membro del Consiglio superiore degli Archivi di Stato e del Regno, guidato da Villari, divenendo uno dei più attivi partecipanti e rimanendo per quasi un quarantennio l'anima del Consiglio, al cui lavoro contribuiva con la stesura di relazioni sulle varie questioni trattate. Grazie all'amicizia e alla stima che Villari nutriva per lui, fu anche nominato segretario generale del Congresso internazionale di scienze storiche, tenutosi a Roma dal 1° al 9 apr. 1903, di cui curò, poi, gli Atti (12 volumi, Roma 1904-07).
Abbandonata l'idea di presentarsi alle elezioni per il collegio di Voghera come candidato del Partito costituzionale liberale, il G. chiese e ottenne un incarico all'estero. Il 21 nov. 1909 fu incaricato di reggere il consolato di Trebisonda, in Turchia, ma poté cessare dalle funzioni di direttore dell'Archivio e assumere la sede consolare soltanto nel settembre 1910.
Nel nuovo ufficio, che doveva mantenere fino al 1915, eccettuata la pausa di un anno dovuta alla guerra italo-turca del 1911-12, il G., oltre ai normali compiti di protezione della colonia di connazionali, si dedicò con impegno alla promozione dello studio e dell'insegnamento della lingua italiana, e allo sviluppo di iniziative commerciali. A questo proposito fornì, con dettagliatissime relazioni pubblicate nel Bollettino del Ministero degli Affari esteri, ogni sorta di notizie interessanti il commercio italiano in Anatolia. Dal punto di vista politico, inviò esemplari rapporti sulla situazione che si andava determinando in quella sofferta regione con l'esplosione dei movimenti nazionali contro l'Impero ottomano, in particolare di quello, di più antica data, armeno e di quello curdo, più recente. Seguì, dunque, con attenzione non solo l'evoluzione politica dei rapporti delle varie nazionalità con il governo di Costantinopoli ma anche lo sviluppo delle tensioni tra i vari gruppi nazionali: tra Turchi e armeni cristiani, tra questi ultimi e curdi musulmani. E, pur nell'evidente partecipazione con cui seguiva le rivendicazioni del movimento nazionale armeno, non mancò di sottolineare le profonde divisioni esistenti all'interno di esso circa i metodi e i contenuti da dare alla lotta di riscatto nazionale.
Il 23 luglio 1915, come egli stesso ricordò (Armenia. Testimonianze), data la situazione di guerra creatasi in Armenia tra Turchi e Russi e il peggioramento dei rapporti dell'Italia con la Turchia, dovette abbandonare la sede consolare, raggiungendo Roma il 19 agosto.
In un'intervista a Il Messaggero (Orrendi episodi della ferocia musulmana contro gli Armeni, 25 ag. 1915), il G. fu tra i primi a dare notizia al mondo occidentale delle stragi perpetrate, nel corso dell'estate 1915, contro la popolazione armena, di cui il governo turco aveva deciso la deportazione. L'intervista, peraltro autorizzata dal ministero, rivelava l'orrore e l'umana compassione del G. per gli eccidi di cui era stato spettatore, ma nel contempo si inscriveva pienamente nella campagna propagandistica antiturca lanciata dal governo italiano, che il 21 ag. 1915 aveva dichiarato guerra all'Impero ottomano.
Nuovamente in servizio al ministero, il G. fu impiegato in diversi e delicati compiti amministrativi. Collaborò alla direzione dell'Ufficio cifra, compilando e stampando un nuovo cifrario e, agli inizi del 1919, fu posto a capo dell'Ufficio di liquidazione del sottosegretariato per la propaganda e la stampa all'estero. In tale veste, affiancò l'Ufficio stampa e propaganda istituito presso la delegazione italiana alla conferenza della pace di Parigi, con il compito di difendere il programma delle rivendicazioni italiane.
In questo periodo il G. mantenne anche i contatti con la delegazione nazionale armena, sostenendo il diritto del popolo armeno a uno Stato indipendente in un articolato memoriale, presentato alla delegazione italiana che, nell'ambito dei negoziati di pace, si doveva occupare anche dell'assetto dei territori del dissolto Impero ottomano.
Nominato console generale il 25 nov. 1919, il 15 apr. 1920 partì per una breve missione a Trebisonda allo scopo di chiudere la sua gestione consolare interrotta bruscamente cinque anni prima. Mentre stava rientrando in Italia gli fu comunicata la sua nuova destinazione come agente politico a Erivan, presso il governo della Repubblica d'Armenia, costituitasi sulle ceneri dell'effimera Repubblica federativa della Transcaucasia il 28 maggio 1918. Tuttavia la situazione politica lo indusse a tornare a Roma, da dove raggiunse Erivan solo il 18 apr. 1921. Nel giugno seguente, tuttavia, ottenute dal governo armeno una serie di concessioni ferroviarie e minerarie, era di nuovo a Roma per riferirne. Minato nella salute per i disagi sofferti e affetto da un'infezione malarica, fu collocato a disposizione del ministero dove, a partire dal luglio 1921, prestò ancora la sua opera come capo dell'Ufficio cifra. Il 21 genn. 1923 lasciò, infine, la carriera diplomatica col grado onorario di inviato straordinario e ministro plenipotenziario.
La collocazione a riposo, tuttavia, non significò per il G. un completo distacco dal ministero. Nell'aprile 1923, infatti, ebbe da B. Mussolini, neopresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, l'incarico di organizzare il trasferimento dell'Archivio dal palazzo della Consulta nella nuova sede di palazzo Chigi, e di continuare la Raccolta delle circolari e istruzioni ministeriali, incarico, quest'ultimo, che dette luogo, nel 1925, alla pubblicazione a Roma dei volumi III e IV, che raccolgono materiale relativo al periodo dal 1° ott. 1904 al 31 dic. 1924.
Nel periodo tra le due guerre, inoltre, il G. continuò un'intensa collaborazione a quotidiani e riviste sia con piccoli contributi di carattere scientifico, sia con commenti di politica internazionale. E sostenne la causa "Pro Armeni", promuovendo, presso privati e istituzioni, la raccolta di fondi per il rimpatrio e la sistemazione dei profughi armeni patrocinata dalla Società Dante Alighieri.
Collaboratore e, dal 19 febbr. 1928, membro ordinario della Commissione per la pubblicazione dei carteggi del conte C. Benso di Cavour, il G., con la collaborazione di A. Luzio e G.C. Buraggi, approntò la pubblicazione di due volumi di documenti su La Questione romana negli anni 1860-1861: carteggio del conte di Cavour con D. Pantaleoni, C. Passaglia, O. Vimercati (Bologna 1929), e ne illustrò e commentò il contenuto nell'articolo Nel 68° anniversario della morte del conte di Cavour: i tentativi del conte di Cavour per risolvere la questione romana (in Il Messaggero, 6 giugno 1929 e in Corriere diplomatico-consolare, 31 maggio - 10 giugno 1929). In questo sosteneva che solo la morte di Cavour aveva impedito un accordo con la S. Sede, accordo che si era raggiunto solo 70 anni dopo per merito di Mussolini, visto perciò come diretto prosecutore dell'opera iniziata dallo statista piemontese.
Il nome del G. tornò alla ribalta nel 1940, con la pubblicazione di due volumi a carattere propagandistico.
Il primo, Armenia. Testimonianze (Roma 1940), stampato in occasione dell'anniversario dell'indipendenza armena, si iscriveva genericamente nell'ambito della critica all'assetto determinato dalla pace di Versailles, caratteristica della pubblicistica italiana dell'epoca. Vi si sosteneva ancora una volta il diritto degli Armeni a una patria indipendente, ma questa volta nell'ambito di una futura risistemazione territoriale mediterranea guidata dall'Italia imperiale e fascista. Il secondo, Tunisi e Biserta (Milano 1940), raccoglieva le due memorie scritte nel 1890 e 1892, e fu inserito nella collana "Interessi e naturali aspirazioni del popolo italiano", collana tesa a presentare e sostenere di fronte all'opinione pubblica le rivendicazioni italiane nei confronti della Francia.
Numerosa e varia è la bibliografia del G.: per un primo parziale orientamento si veda Bibliografia del prof. dott. G. G., 1880-1933, in L'opera cinquantenaria della R. Deputazione di storia patria di Torino, a cura di E. Dervieux, Torino 1935, pp. 293-296.
Il G. si spense a Roma il 31 ott. 1950.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Carte Gorrini, bb. 1-5; Carte Pisani Dossi, bb. 6, 8; Ibid., Arch. stor. del Ministero degli Affari esteri, Personale Concorsi, bb. 1, 14; Personale IG, 36, G. Gorrini; Serie D (Direzione dell'Archivio storico); Segreteria del III Congresso internazionale di scienze storiche. Cfr. anche: Corriere diplomatico e consolare (Roma), 20 sett. 1923; Disciplina (Voghera), 19 ag. 1925; R. Moscati, Le scritture del ministero degli Affari esteri del Regno d'Italia dal 1861 al 1887, Roma 1953; F. Sidari, La questione armena nella politica delle grandi potenze, Padova 1962, ad indicem; E. Lodolini, Organizzazione e legislazione archivistica italiana, Bologna 1985, ad indicem; S. Ruggeri, L'Archivio storico del Ministero degli Affari esteri, in Inventario della "Serie D" (Direzione dell'Archivio storico), a cura di S. Ruggeri, Roma 1988; Id., Fonti per la storia della diplomazia nazionale presenti nell'Archivio storico diplomatico del Ministero degli Affari esteri, in La formazione della diplomazia italiana 1861-1915, Atti del Convegno… Lecce… 1987, a cura di L. Pilotti, Milano 1989, pp. 250-265; Id., L'Archivio storico del Ministero degli Affari esteri, ibid., pp. 404-430; P. Kuciukian, Voci nel deserto, Milano 2000, pp. 79-101.