DAVID, Giacomo
Nacque a Presezzo (Bergamo), nel 1750. Seguì regolari studi di canto: pur rimanendo sconosciuto il nome del suo maestro, si può riscontrare la validità della scuola dalla lunga carriera che l'artista seppe affrontare con sicura padronanza vocale fino a tarda età. Il D. estese le sue conoscenze musicali anche alla composizione che apprese sotto la guida di N. Sala a Napoli, e da questi studi trasse un sicuro vantaggio la sua arte, che si arricchì di sottigliezze stilistiche ed espressive.
La sua prima apparizione sulle scene avvenne nel 1773al teatro Ducale di Milano in Zon Zon di G. Gazzaniga, Le pazzie di Orlando di P. A. Guglielmi, Il finto pazzo per amore di A. Sacchini. Nel 1775si esibì al Regio di Torino in Merope di P. A. Guglielmi, su libretto di A. Zeno, e l'Isola di Alcina di F. Guglielmi, avendo al suo fianco la moglie Paola Borelli: per questo impegno percepivano rispettivamente 160e 40zecchini. L'anno successivo, al teatro S. Benedetto di Venezia, interpretava Ariosto e Temira di F. Bertoni, nel ruolo di Alceo, e Orfeo e Euridice dello stesso F. Bertoni su libretto di R. Calzabigi nella parte di Imene. Nel '77 a Bologna cantava nel Farnace di G. Sarti e ne La disfatta di Dario di G. Paisiello, e a Lucca, con la moglie, nell'Artaserse di F. Bertoni. Seguiva nel '78 un'esibizione a Padova con G. Pacchierotti nel Quinto Fabiodi F. Bertoni, per il quale l'artista attirava su di sé l'attenzione dei critici che lo definivano "un tenore di non mediocre merito" (Brunelli, p. 180).
Nello stesso anno, al teatro S. Benedetto di Venezia, il D. sosteneva il ruolo di Antigene in Eumene di G. B. Borghi, su libretto, di A. Zeno., presentandosi invece quale protagonista in Medonte di G. Radicchi e La disfatta di Dario di T. Traetta. Quplche mese più tardi, per l'Ascensione, nello stesso teatro, cantava come protagonista in Alessandro nelle Indie di L. Marescalchi.
Dal '79 all'81 lo troviamo a Roma al teatro Argentina, dove interpretava Adriano in Siria di G. Sarti nella parte di Osroe e, come protagonista, Antigono di G. Gazzaniga, Tito Manlio di G. B. Borghi, Medonte di G. Mysliweczek e Alessandro nelle Indie di D. Cimarosa. Nell'81 si esibiva al teatro S. Benedetto di Venezia nel Cajo Mario di F. Bertoni, sostenendo il ruolo principale; nell'82 a Parma nell'Alessandro e Timoteo di G. Sarti (prima esecuzione); nell'83 al teatro alla Scala nella Circe di D. Cimarosa e Idalide di G. Sarti (prima esecuzione). L'anno successivo era impegnato al teatro Regio di Torino nella Briseide di F. Bianchi e nell'Amaionne di B. Ottani, percependo come primo tenore la somma di 300 zecchini; nello stesso anno debuttava al teatro S. Carlo di Napoli nel Cajo Mario di F. Bianchi, nell'Artenice di G. Tritto e nel Catone in Utica di F. Antonelli su testo di P. Metastasio. Per il 1785 veniva riconfermato da entrambi i teatri: a Napoli cantava l'Antigone di G. Paisiello, a Torino l'Erifile di C. Monza e l'Idalide di S. Rispoli, ottenendo un aumento del suo compenso che arrivava a 350 zecchini e superava quello del primo soprano, in contrasto con quanto avveniva abitualmente nell'ambiente teatrale. In quello stesso anno ritornava al S. Benedetto di Venezia e al teatro Nuovo di Padova, interpretando rispettivamente il Ricimero di N. Zingarelli e Ifigenia t'n Aulide di A. Tarchi; gli giungeva quindi la nomina di virtuoso di camera dell'infante duca di Parma e virtuoso della cappella di corte di Milano.
La fama del D. aveva, nel frattempo, varcato i confini nazionali e, nell'85, l'artista si esibiva al Théatre-Italien di Parigi nello Stabat Mater di G. B. Pergolesi. La critica e il pubblico francesi, abituati a una diversa tradizione vocale, non parvero apprezzare i gorgheggi leggeri dell'artista, il modo brillante ed agile di affrontare i recitativi, ed espressero sul suo stile di canto molte riserve. Al contrario, l'anno seguente, lo stesso pubblico fu conquistato dalla sua arte e, per giustificare la precedente freddezza, i critici rilevarono nel cantante un affinamento del gusto e della tecnica che, uniti a migliori condizioni di salute, gli permisero di raggiungere un'ottima prestazione (Castil Blaze, pp. 254 s.).
Nell'86 il D. si esibiva al teatro S. Carlo dove eseguiva Olimpia di A. Prati., Giulio Sabino di G. Sarti e Mesenzio re d'Etruria di F. Bianchi; in questo teatro ritornava ancora per quattro anni consecutivi, interpretando opere di G. Paisiello, P. A. Guglielmi, F. Bianchi, A. Tarchi, P. Anfossi, P. Stokoff, P. A. Guglielmi, di G. Siria, V. Martin, A. Giordano, mentre al teatro del Fondo si era esibito nell'87 nel Trionfo di Davide di S. Rispoli.
Nel '90 lo troviamo a Bologna nel Pirro di G. Paisiello e nel '91 al teatro S. Benedetto di Venezia dove sosteneva il ruolo di Arsace ne La morte di Semiramide di G. Prati e di protagonista in Seleuco re di Siria di F. Bianchi. Nello stesso anno si presentava al pubblico londinese in un concerto.
Ritornava ancora a Venezia nel '92, per eseguire al teatro S. Benedetto Pirro di G. Paisiello, come protagonista e, per l'Ascensione, inaugurava il nuovo teatro La Fenice con I giuochi di Agrigento di G. Paisiello. Su queste stesse scene si esibiva in autunno in Alessandro nelle Indie di F. Bianchi, su libretto di P. Metastasio, fregiandosi del titolo di cantante al servizio dei granduca di Toscana. Ancora alla Fenice si presentava nel 1793 in Tarara o sia La virtù premiata di F. Bianchi e in Ines di Castro di G. Giordanello accanto a G. Pacchiarotti. Alla Pergola di Firenze, nello stesso anno aveva interpretato Il trionfo di Davide di S. Rispoli e Pirro di G. Paisiello, e a Livorno Ezio di A. Tarchi. Nel 1794 il D. cantava al teatro Comunale di Modena con G. Crescentini e M. Vinci nel Cajo Mario di D. Cimarose, eseguendo l'opera in modo da sorprendere tutti gli uditori; poco dopo nella stessa parte otteneva un clamoroso successo al teatro S. Pietro di Trieste insieme a Pirro re d'Epiro di G. Paisiello.
Nell'anno successivo tornava al teatro S. Carlo di Napoli con Il trionfo di Camilla di P. Guglielmi, l'Arsinoe di G. Andreozzi e gli Orazi di N. Zingarelli. Nel '96 si esibiva ancora alla Fenice di Venezia, dove sosteneva la parte di Edgardo nell'Elfrida di G. Paisiello su testo di R. Calzabigi. Nel '97 e nel '98 veniva confermato in entrambi i teatri eseguendo, a Napoli, Artemisia di D. Cimarosa, Consalvo di Cordova di G. M. Curci, Andromaca di G. Paisiello, Antigono di A. De Santis, Gionata Maccabeo di P. A. Guglielmi e, a Venezia, Andromaca di G. Paisiello accanto ad A. Catalani. Nel '98 si esibì anche a Pistoia nel Pigmalione, di autori diversi, e al teatro S. Pietro di Trieste ne Le feste di Iside di S. Nasolini.
L'anno seguente, a Padova, il D. cantò il Caio Mario di D. Cimarosa e Andromaca di G. Paisiello, e commemorò in un concerto, con un'aria di circostanza, la resa di Mantova. Riprese nel 1500 la sua attività alla Scala con Lodoiska di S. Mayr e Idante di M. A. Portogallo. Fu quindi a Trieste per l'inaugurazione del teatro Nuovo il 24 apr. 1801, insieme a T. Bertinotti Radicati e L. Marchesi, nell'opera Ginevra di Scozia di S. Mayr, e contribuì in modo determinante al successo della serata. Negli anni 1802 e 1803 svolse la sua attività alla Scala cantando ne I Manli di G. Nicolini (Tito Manlio), Imisteri Elousini di S. Mayr (Antinoo), Ginevra di Scozia di S. Mayr, Castore e Polluce di V. Federici (Polluce); il 3 sett. 1801 sempre a Milano, inaugurò il teatro Carcano con Zaira di V. Federici.
Il Corriere milanese del 16 settembre, dopo diversi giorni dall'avvenimento, ne dava notizia: e scriveva "Tutta l'arte del cantore, tutta la maestria del comico, sono in Devid, il quale fa dimenticare i Fantassi, gli Ansani, i Lazzarini, i Babbini, i Bianchi e altri luminosi del teatro musicale" (cfr. Gutierrez, p. 23).
A questa esecuzione seguiva con eguale successo Ines di Castro di N. Zingarelli. Secondo F.-J. Fetis, nel 1802 il D. si fermò anche a Firenze dove, nonostante l'età avanzata, cantava tutte le mattine nelle chiese e, la sera in teatro con l'oratorio Debora e Sisara di P. A. Guglielmi, riscuotendo, in quest'ultimo, grande successo.
In seguito, probabilmente, i suoi impegni divennero più sporadici (o, perlomeno, manca una documentazione che ne dia notizia). Nel 1807 lo ritroviamo alla Scala in Adelaisa e Aleramo di S. Mayr (Ottone), Paolo Emilio di C. Tannone (Paolo Emilio), I misteri Eleusini di S. Mayr (Antinoo); nel 1808 cantava a Siena in Adelaide di Guesclino di S. Mayr accanto al figlio Giovanni che, in questa occasione, faceva il suo debutto. Le ultime apparizioni del D. ebbero luogo a Genova dal 1810 al 1813, per cantare nei Riti di Efeso di G. Farinelli e in Rosa bianca e rosa nera di S. Mayr; poi si ritirò definitivamente a Bergamo dove svolse ancora attività concertistica presso la chiesa di S. Maria Maggiore. Incerta è la sua esibizione a Lodi nel 1820, quando, come dice il Fétis non era più che l'ombra di se stesso.
Si spense a Bergamo il 31 dic. 1830. Dalla sua scuola di canto uscirono il figlio Giovanni e A. Nozzari, che svolse una lunga carriera a Parigi e in Italia.
Artista di grande prestigio il D. si affermò in un periodo in cui gli evirati cominciavano ad uscire dalle scene e acquistava sempre maggiore importanza la voce tenorile non più relegata in ruoli secondari. Dotato di timbro sonoro, di sicura intonazione e di gusto perfetto, piegò la sua voce ad ogni genere di espressione, convincendo in tutti i ruoli, fossero questi di genere serio o brillante. Se nel canto patetico poteva esservi qualche rivale, come G. Ansani, in grado di competere con lui o addirittura di superarlo, nelle agilità e nelle arie di bravura dimostrò supremazia assoluta ed affrontò i passaggi più ardui con la grazia e la disinvoltura di chi ha superato qualunque problema vocale.
Fonti e Bibl.: Notizie in Aligemeine musikalische Zeitung, XXXIV (1832), pp. 411 s.; F. H. J. Castil Blaze, L'opéra italien, Paris 1856, pp. 254 s.; A. Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena, I,Modena 1873, pp. 161 s.; T. Wiel, I teatri musicali venez. del Settecento, Venezia 1897, pp. 316 s., 332 ss., 355, 389, 424, 428 s., 435-38, 469, 489; B. Gutierrez, Il teatro Carcano, Mi lano 1914, p. 23; B. Brunelli, I teatri di Padova, Padova 1921, pp. 180, 194, 343; G. Donati Petteni, L'arte della musica in Bergamo, Bergamo 1930, p. 57; P. Arrigoni-A. Bertarelli, Ritratti di musicisti e artisti di teatro, Milano 1934, p. 90; C. L. Curiel, Il teatro S. Pietro di Trieste, Milano 1937, pp. 196, 287 s., 306, 334 ss., 347 s.; G. Steffani, Il teatro Verdi di Trieste, Trieste 1951, p. 172; F. De Filippis-R. Arnese, Cronache del teatro di S. Carlo, I,Napoli 1961, pp. 45 ss., 49 s.; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II,Milano 1964, pp. II s., 18 s., 22; Storia del teatro regio di Torino, a cura di A. Basso, Torino 1976, 1, M.T. Bouquet, Ilteatro di corte..., pp. 365, 409, 412, 420; 11, A. Basso, Il teatro della città..., p. 141; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, Firenze 1978, 1, pp. 219 s., 227 s., 234; L. Gamberini, La vita music. europea del 1800, in Arch. music. genovese, I,Città di Castello 1978, pp. 200 ss., 213ss.; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, II pp. 443 s.; Enciclopedia dello Spettacolo, IV, coll. 226ss.