BOSCAGLINI (Bosalini, Bussolini, de Boxillinis), Giacomo (Giacomo da Mozzanica)
Nato a Mozzanica nel 1407, vestì l'abito dei francescani conventuali della provincia di Milano, non si sa in quale anno. Seguì gli studi di logica e filosofia a Pavia e a Bologna, dove era presente nel 1437. Due anni più tardi, il 13 luglio 1439, a Parma, dove si trovava come lettore nelle scuole del convento, otteneva il dottorato in arti. Baccelliere nel 1441 a Bologna, dove risiedeva nel convento di S. Francesco, "magister theologiae" nel 1443, con questo ufficio si trovava ancora a Bologna nel 1448-49. Eletto ministro provinciale per la Lombardia dal 1450, in questa veste, insieme con il ministro generale Angelo da Perugia e con Roberto da Lecce, partecipò nel 1453 alla discussione promossa dal papa Niccolò V sulla legittimità della separazione dei minori osservanti dai conventuali, sancita dalla bolla di Eugenio IV. In una lettera inviata più tardi, il 28 dic. 1453, a Giovanni da Capestrano, Marco Fantuzzi da Bologna ricorda l'acredine e la violenza del B. durante questa controversia, manifestando dubbi sulla sincerità delle sue successive profferte concilianti. Anche dopo la conferma da parte del papa della validità della separazione, il B. non desistette dal perseguire l'unione delle due famiglie francescane, appoggiando in tal senso l'opera del ministro generale nel capitolo convocato a Perugia il 20 maggio 1453. Il 20 agosto dello stesso anno Angelo da Perugia moriva e il B. veniva nominato vicario con decreto pontificio del 10 settembre successivo.
Egli si recò quindi a Roma per conferire con Niccolò V e, subito dopo, ad Assisi, donde il 4 novembre scriveva a Giovanni da Capestrano per chiedere la sua collaborazione nel gravoso compito che il pontefice gli aveva voluto affidare. Questa "captatio benevolentiae" non cancellò la diffidenza e il timore degli osservanti che, in occasione del capitolo generale convocato a Bologna per la pentecoste del 1454, si radunarono in S. Paolo di Bologna: il B. ottenne che il papa intervenisse ammonendo il vicario dell'osservanza e lo invitasse a una serena collaborazione. Questo capitolo elesse il B. alla carica di ministro generale e approvò gli statuti da lui presentati. Nel 1455 egli era nunzio apostolico e collettore nei domini di Francesco Sforza e nel Monferrato: impegnato in questo nuovo compito, non partecipò alla congregazione generale convocata ad Assisi per la festa d'Ognissanti dello stesso anno, nella quale doveva essere discussa la riforma dell'Ordine.
Dopo tale riunione, presieduta dall'abate di S. Ambrogio, Biagio Ghilini, Callisto III affidò a Giacomo della Marca il compito di stendere alcuni articoli per un progetto di riforma, con la definizione dei poteri e delle cariche nell'Ordine e della procedura per la loro assegnazione. Al testo di Giacomo della Marca, che servì di schema per le costituzioni callistine, il B. fece alcune postille nelle quali lamentava soprattutto la limitazione dei poteri del ministro generale. Le fonti di parte osservante presentano il B. con giudizi negativi: in due lettere di Francesco Micheli del Padovano, del 10 dic. 1455 e del 21 apr. 1456, il ministro è violentemente criticato per non aver partecipato alla congregazione di Assisi, dimostrando così di non aver a cuore le sorti dell'Ordine che gli era stato affidato, ma di preoccuparsi piuttosto della crociata.
Tuttavia, dall'ufficio di collettore apostolico il B. chiese ed ottenne di essere esonerato (21febbr. 1457), per potersi dedicare alla preparazione del capitolo generale e, a questo scopo, il 22 giugno ottenne dal papa i più ampi poteri. Celebrato il capitolo in S. Francesco a Milano il giorno della Pentecoste del 1457, egli sarebbe sopravvissuto, secondo la notizia di Bernardino da Fossa, solo pochi giorni, o fino al 6 luglio, secondo Mariano da Firenze: più probabilmente fino al 9 luglio, come attestano altre fonti in accordo con l'iscrizione funeraria.Fu sepolto in S. Francesco, e il 19 luglio gli successe Giacomo da Sarzuela.
Nulla finora è noto dell'attività di teologo e di maestro del B.: delle sue Lectiones super Psalmos è rimasta soltanto notizia. Numerose sono le sue lettere: per le principali, v. L. Wadding, Annales minorum, XII, Ad Claras Aquas 1932, pp. 203 s., 504 s.; Bullettino senese di storia patria, IV (1897), pp. 86 s. n.; Studi francescani, VII (1921), pp. 82 s.; Archivum franciscanum historicum, XLVIII (1955), pp. 319 s.; XIL (1956), p. 27. La sua opera fu tutta rivolta a ottenere la riunificazione dell'Ordine con un accentramento del potere nelle mani del ministro generale. A questo fine egli presentò al capitolo del 1454 gli statuti che costituiscono un progetto di riforma, articolato in cinque capitoli, che prevede alcune restrizioni in senso rigorista e che avrebbe dovuto trovare il consenso di entrambe le, famiglie (C. Cenci, Statuti di fr. Giacomo da Mozzanica..., in Archivun franciscanum historicum, LVI [1963], pp. 245-253). Meno evidente invece l'interesse per la riforma nelle note agli articoli di Giacomo della Marca (C. Piana, Silloge di documenti dall'antico archivio di S. Francesco di Bologna, III, S. Giacomo della Marca e la controversia con i conventuali, in Archivum franciscanum historicum, IL [1956], pp. 61-76).
Fonti eBibl.: Alexander de Ritiis, Chronica, in Archivum franciscanum historicum, XXI (1928), pp. 97, 101, 285, 290; Bernardinus Aquilanus, Chronica fratrum minorum observantiae, a cura di L. Lemmens, Romae 1902, passim;Marianus de Florentia, Compendium Chronicarum, in Archivum franciscanum historicum, IV (1911), pp. 132-136; Nic. Glassberger, Chronica, in Analecta franciscana, II, Ad Claras Aquas 1887, passim; Bullarium franciscanum, n.s., I, Ad Claras Aquas 1929, passim, II, ibid., 1939, passim;F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, II, 2, Mediolani 1745, coll. 2072-2074; L. Wadding, cit., XII, pp. 197-204, 252-54; XIII (1932), pp. 14 s., 32 s., 36; P. M. Sevesi, I ministri provinciali dell'alma provincia dei frati minori di Milano, in Studi francescani, n. s., III-VI (1916-20), pp. 47 s.; J. H. Sbaralea, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum, II, Romae 1921, p. 16; F. Ehrle, I più antichi statuti della facoltà teologica dell'università di Bologna, in Universitatis Bononiensis Monumenta, I, Bononiae 1932, p. 114, n. 243; R. Pratesi, Francesco Micheli del Padovano di Firenze, in Archivum franciscanum historicum, XLVIII (1955), pp. 79-86; C. Piana, Nunzi apostolici nella regione emiliana per le crociate del 1455 e 1481,ibid., L (1957), pp. 196-208; Id., La facoltà teologica dell'università di Bologna nel 1444-1458,ibid., LIII (1960), pp. 379 ss., 383, 409, 412-14, 427, 429; Id., Ricerche su le università di Bologna e di Parma nel secolo XV, in Spicilegium Bonaventurianum, I, Quaracchi, Florentiae 1963, pp. 276, 305, 370 s., 382; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., X, col. 1431 (sub voce Bussolini).