BONAFEDE ODDO, Giacomo
Nato a Gratteri (Palermo) il 20 nov. 1827 da Domenico e da Marianna Oddo, in una famiglia di media borghesia, fu avviato fin da piccolo alla carriera ecclesiastica e mandato a studiare a Messina. Presi gli ordini religiosi come domenicano, si distinse per dottrina e qualità oratorie. Fu pertanto adibito all'insegnamento di morale e storia delle religioni nel collegio di Enna e quindi all'insegnamento di filosofia nel convento di S. Domenico a Palermo dove rimase fino al 1855. Fu poi chiamato a predicare a Firenze nella chiesa di S. Maria Novella, quindi a Pesaro, a Bologna e a Genova. Irrequieto e insofferente, aderì al movimento liberale per influenza del fratello maggiore Francesco che, di principi repubblicani, aveva preso parte ai moti del '48 e alla spedizione calabro-sicula, per cui, dopo la restaurazione, era stato arrestato e relegato per 17 mesi nell'isola di Nisida e quindi inviato a domicilio coatto a Collesano. Dopo i moti del 1856, capeggiati da Francesco Bentivegna e Salvatore Spinuzza' durante i quali il fratello del B. s'era compromesso per avere capeggiato il movimento rivoluzionario del suo paese, fu, nel gennaio del '57, arrestato con tutta la famiglia. Liberato, mentre il fratello, costituitosi volontariamente alla polizia, ebbe commutata la pena di morte in 18 anni di ferri alla Favignana, il B. svestì l'abito religioso, andò esulle a Firenze e, nell'agosto del 1859, a Milano, dove si dedicò all'insegnamento e al giornalismo quale redattore del Momento. In quest'ultima città s'iscrisse alla loggia massonica "L'Avvenire" in relazione con il Grande Oriente di Firenze. Venne maturando intanto la sua formazione spirituale, con tendenze spiccatamente anticlericali.
Queste si riflettono nel romanzo storico Alessandro Bonforti o l'Apostata siciliano (Milano 1860), in cui, sotto forma di racconto delle vicende del giovane Bonforti, il B. ripropone i problemi della propria coscienza. Entusiasta di Garibaldi, esaltò l'eroismo dei Mille nell'opera I Mille di Marsala - Scene rivoluzionarie (Milano 1863). In essa rispuntano gli spiriti anticlericali del B., che vede nella "Roma sacerdotale" il maggiore ostacolo alla completa unificazione d'Italia. Durante la permanenza a Milano scrisse l'altra opera: Il brigantaggio o l'Italia dopo la dittatura diGaribaldi (Milano 1863), nella quale esamina la crisi seguita all'unificazione e l'episodio d'Aspromonte, di cui, al solito, fa ricadere la maggiore responsabilità sul clero per avere avversata la rivoluzione. Tali lavori egli pubblicò con il cognome materno Oddo perché fossero giudicati, come ebbe poi a spiegare, senza che venissero connessi alla sua persona di ex frate. Dato il successo delle sue opere, tale cognome assunse poi definitivamente.
Essendosi il fratello rifugiato a Trieste per sfuggire ancora una volta alle ricerche della polizia (era stato uno dei maggiori organizzatori della rivolta palermitana del settembre 1866, anzi il capo effettivo e l'autore dei proclami), si trasferì nel 1869 in quella città dove continuò a insegnare e dove diresse il giornale Mente e Cuore. A Trieste conobbe la poetessa Matilde Ferluga Fentler che poi sposò. Nel 1869 pubblicò il saggio La famiglia Cairoli nel Risorgimento, di tono calorosamente apologetico. Essendo stato intanto il fratello arrestato per essersi dato di nuovo alla cospirazione rivoluzionaria in senso repubblicano e condannato quindi per crimine di alto tradimento a due anni di carcere duro, anche il B. fu tenuto sotto sorveglianza dalla polizia austriaca per essergli stato tra l'altro, in una perquisizione a domicilio, sequestrato il "diplorna granimassonico" della loggia "L'Avvenire" di Milano e pertanto ammonito. Scrisse ancora Vita e gesta del generale La Masa (Verona 1870), pure di tono esaltatorio. Ritornato nel 1874 in Sicilia, ebbe la direzione del giornale crispino Il Precursore, e, nel 1876, a Palermo, fondò e diresse il periodico didattico La Mente italiana. Nel 1880 era professore di letteratura italiana nella scuola normale superiore di Bari, dove fondò e diresse dal 1881 al 1891 la rivista Letteratura montanara. Quindi passò a insegnare nella scuola normale femminile di Avellino e, in ultimo, in quella di Messina. Ritiratosi dall'insegnamento nel 1905, visse il resto della sua vita presso il fratello Giuseppe nel podere "il Landro" a Lascari (Palermo), dove si spense il 9 sett. 1906.
Oltre gli scritti citati, del B. si ricordano, peraltro non facilmente reperibili: Emma Lyona, romanzo (Milano 1868); La verità nella filosofia empirica (Verona 1880); Commem. di Francesco De Sanctis (Bari 1884); Sacra azione drammatica (Messina 1904).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Palermo, Specchio delle persone più influenti dei partiti ostili al Governo del 29 maggio 1875, b. 27, fasc. 10, cat. 16; Arch. di Stato di Trieste, I. R. Direzione di Polizia (1815-1818). Atti vari relativi ai fratelli G. Oddo e F. Bonafede; Arch. di Stato di Vienna, Informationsbüro 1870, b. 20, n. 70/dep. II; G. Di Pietro, Illustraz. dei più conosciuti scrittori contemporanei siciliani, Palermo 1878, pp. 238-40; A. De Gubernatis, Dictionnaire international des écrivains du monde latin, Rome-Florence 1888, p. 163; G. Ganci Battaglia, Storia di Sicilia, Palermo 1960, p. 119. Per l'attività cospiratrice del fratello Francesco, vedi F. Brancato, Il marchese Di Rudinì e Francesco Bonafede nella rivolta Palermitana del 1866, in Nuovi Quaderni del Merid., IV (1966), pp. 460-524.