GASTROSCOPIA (dal gr. γαστήρ "ventre, stomaco" e σκοπιά "ispezione")
È così definita l'endoscopia gastrica, mediante la quale in casi particolari s'esplora la superficie interna dello stomaco per vedere l'aspetto della mucosa. È possibile così scoprire ulcere recenti male diagnosticabili altrimenti e lesioni a esse associate, tumori, ecc.; inoltre si può seguire l'evoluzione anatomica ed eventualmente attuare la cura locale di talune lesioni. La gastroscopia consente anche d'osservare le modalità d'apertura e chiusura del piloro, ecc. La difficoltà d'esplorare tutta la superficie interna dello stomaco rende sempre incerti i risultati, specie se negativi, sicché la gastroscopia deve ancora usarsi per eccezione o per necessità.
Introdotta nel 1868 da A. Kussmaul, perfezionata nel 1881 da J. Mikulicz, la gastroscopia s'eseguisce attualmente con apparecchi rigidi, a visione indiretta, fra i quali godono favore specialmente quelli di W. Sternberg e di R. Bensaude. Essa esige un'accurata preparazione dell'ammalato, una rigorosa valutazione delle indicazioni e una tecnica impeccabile sotto anestesia locale. La posizione che si preferisce dare al paziente è quella in decubito laterale sinistro, che facilita sia l'introduzione dello strumento, sia l'orientamento e la stessa visione. Un certo grado d'insufflazione gastrica è necessario per ottenere una buona visibilità della mucosa.