GANDOLFI, Gaetano
Nato a Bologna il 12 nov. 1776 da Giacomo, veterinario, e da Matilde Piccinini, ancora giovanissimo si distinse negli studi: accolto il 15 nov. 1792 nell'Accademia dei Palladii con il nome di Alceste Olimpiaco e iscrittosi nella stessa epoca alla corporazione dell'arte dei fabbri (come risulta dagli appunti da lui redatti il 20 marzo 1816 nella riunione di spartizione dei beni appartenuti alla corporazione stessa), si dedicò allo studio della medicina. Il 17 sett. 1801 conseguì il diploma per il libero esercizio della medicina e della chirurgia, allora rilasciato dalla Commissione di sanità del Dipartimento del Reno e che in seguito sarebbe stato equiparato alla laurea. Emerse ben presto come uno dei più brillanti studiosi della sua città, imponendosi in campo medico, veterinario e anatomo-comparato.
Notevole fu il suo contributo alla medicina bolognese: dopo aver fondato, nel 1802, con M. Venturoli, la Società medica di Bologna (che 5 anni più tardi avrebbe dato alle stampe il primo volume delle sue Memorie e che sarebbe divenuta nel 1823 la Società medica-chirurgica di Bologna), il 23 sett. 1803 fu nominato sostituto di F. Palazzi, medico ordinario dell'ospedale S. Orsola, da lungo tempo assente dalla città, e il 15 marzo 1805 fu designato alla carica di medico aggiunto in sostituzione del defunto G. Gentili; infine, il 30 marzo 1809, fu incaricato dalla Congregazione di carità della direzione - che avrebbe mantenuto sino alla morte - delle sale dei dementi e dei rognosi del S. Orsola. Incaricato della direzione dell'allattamento presso l'ospedale degli Esposti e delegato municipale per la vaccinazione nelle parrocchie di Bologna nel 1810, nel 1812 gli fu affidato dal prefetto il compito di coordinare gli interventi sanitari in occasione dell'epidemia di tifo petecchiale che aveva colpito il territorio di Loiano, nell'Appennino bolognese.
Molto nota e apprezzata fu l'attività del G. come zooiatra. Il 29 nov. 1802 venne chiamato, dalla Municipalità bolognese, alla carica, già ricoperta dal padre, di pubblico veterinario con l'obbligo di lezione: infatti, abolita nel nuovo ordinamento della facoltà medica la cattedra di veterinaria, la salute degli animali era affidata ai maniscalchi, sulle cui capacità il governo esercitava un rigoroso controllo attraverso l'istruzione impartita loro obbligatoriamente dai pubblici veterinari dei diversi Comuni e un esame che a Bologna dovevano sostenere di fronte alla Commissione dipartimentale di sanità. Poiché, malgrado l'esistenza di una scuola nella vicina Modena, mancava a Bologna una struttura organizzata per l'insegnamento teorico e pratico della medicina veterinaria, il G. elaborò un progetto per la costituzione di una scuola di veterinaria fondata su un organico composto da un istruttore medico veterinario e da un chirurgo: al termine di un biennio di lezioni impartite da novembre ad agosto per 5 giorni alla settimana, gli allievi avrebbero dovuto sostenere, presso la scuola di Modena, gli esami per ottenere il diploma ai sensi del regolamento del 21 luglio 1804. Il progetto fu approvato il 20 dic. 1803 dalla Commissione dipartimentale di sanità e il 5 nov. 1804 dal Consiglio generale dipartimentale, che lo inoltrò al ministero dell'Interno il 12 gennaio dell'anno successivo. In attesa dell'approvazione del governo centrale, il G. fu nominato dal prefetto del Dipartimento del Reno istruttore medico veterinario della scuola. Il progetto, tuttavia, non fu realizzato, anche in conseguenza dell'istituzione presso Milano, con decreto 1° ag. 1805, di una scuola di istruzione per l'arte veterinaria in sostituzione di quella di Modena.
Il 18 apr. 1807 il G., su proposta di G. Azzoguidi, titolare dell'insegnamento di fisiologia e anatomia comparata, fu nominato custode del gabinetto e il successivo 7 novembre ripetitore presso la stessa cattedra. Scomparso l'Azzoguidi, il 25 genn. 1815 il G. fu chiamato a ricoprire, in qualità di supplente, la cattedra di anatomia comparata che, nel successivo anno accademico, il restaurato governo pontificio, accogliendo la richiesta dello stesso G., trasformò in anatomia comparata e veterinaria. Nominato titolare di questa disciplina, il G. fu docente attento e impegnato, come si può evincere dai manoscritti inediti delle sue 63 lezioni, infarciti di postille e appunti conseguenti ai continui aggiornamenti e alle letture specialmente di autori stranieri.
Il G. fu autore di alcuni interessanti saggi scientifici. In Esperienze sopra il sangue (Bologna 1803, in collab. con M. Medici) sono esposti i risultati di una ricerca sperimentale effettuata esponendo all'elettricità di una pila voltaica filamenti di fibrina, in base ai quali gli autori negarono, in contrasto con quanto affermato da J. Tourdes e precorrendo le stesse convinzioni che più tardi avrebbe espresso R.P.H. Heidenhain, che il sangue avesse proprietà contrattili al pari degli altri tessuti. Con lo studio Sull'epizoozia dei maiali che nel 1806 ha regnato nel Dipartimento del Reno (Milano 1807) rese note le osservazioni condotte sulla malattia diffusa in forma epidemica fra i suini fin dal 1802, che identificò come una varietà di febbre carbonchiosa per il cui contenimento prescrisse opportune misure di isolamento e disinfezione. Analoghi studi condusse anche tra i bovini: Descrizione della epizoozia de' bovini e metodo preservativo e curativo (Bologna 1811). Importante fu il contributo recato dal G. alla costituzione di un dottrinario scientifico per la allora nascente disciplina zootecnica: dopo l'attivazione a Bologna, per disposizione del ministero dell'Interno, di una stazione di monta per il miglioramento della razza equina, egli fornì precetti per il miglioramento delle razze e la preservazione della salute in Istruzioni sulle razze dipartimentali e modo di governare le cavalle e i puledri (ibid. 1810) e in Sui temperamenti degli animali domestici (ibid. 1818). Nella Memoria sul confronto tra le malattie dell'uomo e dei bruti (ibid. 1817) trattò degli stretti rapporti esistenti tra varie forme patologiche che affliggono sia l'uomo sia gli animali, sostenendo che lo studio della veterinaria può essere di grande aiuto alla medicina, argomento già presente nelle opere di G.M. Lancisi, G.B. Morgagni e B. Ramazzini. Il saggio La dentizione del Sus scrofa di Linneo (ibid. 1817) è dedicato a un argomento allora pressoché ignorato: il G., infatti, vi espose le ricerche condotte con l'aiuto del suo dissettore in cui dimostrò che, contrariamente all'opinione corrente, anche questa specie è soggetta a doppia dentizione sia nei molari sia negli incisivi, che il numero dei denti è 32 e che le sole zanne mostrano un accrescimento costante per tutta la vita dell'animale.
Inediti rimasero invece il trattato Istituzioni veterinarie, contenente tutte le nozioni di zooiatria dall'anatomia alla fisiologia, dalla patologia alla terapia; il saggio Parallelo tra vegetabile ed animale, un tentativo di individuare le affinità anatomo-fisiologiche tra i due mondi organici; e quello Sull'anatomia del baco da seta, descrizione della struttura dei tegumenti e di alcune parti interne del baco, probabile primo nucleo di un trattato completo progettato anche nella prospettiva di migliorare le condizioni degli allevamenti in un periodo nel quale la produzione e il commercio della seta erano ancora della massima importanza nell'economia bolognese.
Socio di numerose accademie, tra le quali fin dal 30 ag. 1802 quella musicale dei Curiosi, nel 1807 divenne socio corrispondente straniero della Società medica di emulazione di Parigi e nel 1808 socio onorario della Società fisico-medica di Erlangen. Aveva progettato, redigendone lo statuto, una Accademia di economia rurale veterinaria, alla quale avrebbero dovuto associarsi, oltre a medici, chirurghi e veterinari, anche ingegneri o semplicemente cultori di codeste discipline con lo scopo di "correggere gli errori che deturpano questa parte di scienza, di introdurre e propugnare le buone pratiche in ogni rapporto e di promuoverne i progressi".
Il G. morì a Bologna il 5 genn. 1819.
Fonti e Bibl.: Nell'Archivio di Stato di Bologna, Studio, b. 473 e nella Biblioteca universitaria di Bologna, ms. 2088, I-IV, è contenuto vario materiale inedito, tra cui si segnalano, oltre ai saggi incompiuti, relazioni mediche concernenti i suoi pazienti, e relazioni di ispezioni effettuate dal G. in qualità di pubblico veterinario; nonché il manoscritto del Trattato intorno alla causa de' mali interni ed esterni del bestiame, pubblicato a Bologna nel 1793 dal padre Giacomo. A. Alessandrini, Notizie storiche sugli studi e sugli scritti del professor G. G., Bologna 1840; M. Maylender, Storia delle accademie d'Italia, IV, Bologna 1929, pp. 25 s.; A. Veggetti - N. Maestrini, L'insegnamento della veterinaria nell'Univ. di Bologna, in La pratica della veterinaria nella cultura dell'Emilia-Romagna e l'insegnamento nell'Univ. di Bologna, Bologna 1984, pp. 173-183, 190-197.