GAGLIO, Gaetano
Nacque a Girgenti (l'attuale Agrigento) il 5 apr. 1858 da Luigi e da Vincenzina Nocitto, in una famiglia di magistrati. Seguì i corsi di medicina e chirurgia nell'Università di Catania ove, ancora studente, fu assistente alle cattedre di chimica farmaceutica dal 1879 al 1881 e di fisiologia nel 1881-82. Laureatosi nel 1882, nell'anno accademico 1882-83 fu nominato assistente di A. Mosso nell'istituto di fisiologia dell'Università di Torino: in questa sede dette inizio a un'attività di ricerca in campo chimico, fisiologico e farmacologico, che successivamente sviluppò, sempre nel 1883, nel laboratorio di patologia generale dell'Università di Bologna con G. Tizzoni, poi a Firenze con L. Luciani nel laboratorio di fisiologia del R. Istituto di studi superiori, quindi nel 1884 a Lipsia con K. Ludwig nell'istituto di fisiologia dell'Università, infine dal 1884 al 1885 a Strasburgo nell'istituto di farmacologia dell'Università diretto da O. Schmiedeberg.
Conseguita la libera docenza in fisiologia nel 1884, fu professore incaricato di farmacologia nell'Università di Catania nell'anno accademico 1886-87, quindi professore straordinario di materia medica e farmacologia sperimentale all'Università di Sassari nel 1887-88 e in quella di Bologna nel 1888-89. Nel 1891 fu nominato professore ordinario della stessa disciplina nell'Università di Messina nel 1893. Nel 1903 fu chiamato all'Università di Roma come professore ordinario della stessa disciplina e direttore dell'istituto. Ebbe anche l'incarico della fisiologia nel 1909-10 e dal 1919 al 1922 fu direttore della scuola di farmacia.
La competenza acquisita in campo chimico e fisiologico consentì al G. di contribuire validamente allo sviluppo della scienza dei farmaci, quell'Arzneimittellehre cui R. Buchheim e O. Schmiedeberg con i suoi allievi, tra i quali appunto lo stesso G., riuscirono a dare dignità di disciplina autonoma derivante dalla fisiologia: le acquisizioni di tale scienza, infatti, da un lato avevano fornito basi razionali al pragmatico empirismo terapeutico della medicina inglese, dall'altro avevano consentito di accantonare definitivamente la teoria dell'arcano di Paracelso alla quale, ancora nella prima metà del XIX secolo, si appellava J.G. Rademacher nella sua ricerca di un medicamento valido per ogni malattia.
Nei suoi lavori, il G. mostrò chiaramente di aderire al positivismo scientifico che con il metodo sperimentale si andava allora inserendo nella ricerca medica: il suo impegno a superare la semplice, anche se essenziale, fase descrittiva per chiarire il meccanismo di vari fenomeni studiati su modelli di diversa complessità biologica è facilmente percepibile dalle osservazioni sulla chemiotassi leucocitaria (Azione del mercurio sui leucociti, in Arch. per le scienze mediche, XXI [1897], pp. 341-363) e dalle esperienze di perfusione del rene e del polmone (Die Milchsäure des Blutes und ihre Ursprungsstätten, in Archiv für Anatomie und Physiologie, Physiologische Abteilung, Archiv für Physiologie, 1886, pp. 400-414) fino ai numerosi studi sull'organismo in toto che gli consentirono di attribuire al fegato la funzione ureagenetica (Ricerche sperimentali da servire alla teoria dell'ureagenesi epatica, in Lo Sperimentale, XXXVI [1882], 49, pp. 374-398), di identificare nell'acido ossalico il prodotto finale di un processo metabolico che si esalta negli stati di affaticamento e in quelli postconvulsivi (Sulla formazione di acido ossalico nell'organismo animale, in Arch. per le scienze mediche, VII [1883], pp. 385-404), di interpretare l'azione di drenaggio operata dalla circolazione ematica e linfatica come uno dei meccanismi di protezione della mucosa dello stomaco dall'attacco del succo gastrico (Sull'autodigestione, in Lo Sperimentale, XXXVIII [1884], 54, pp. 260-268), di inquadrare nei processi omeostatici dell'equilibrio acido-base del sangue le variazioni del contenuto in alcali della bile durante la digestione (Su una modificazione della bile in rapporto con la digestione gastrica, ibid., pp. 22 s.). Per la laboriosità dei metodi chimico-analitici allora disponibili e per la limitazione di mezzi adeguati a garantire la standardizzazione delle condizioni sperimentali, che di fatto non consentivano di condurre ricerche sufficientemente estese e quindi tali da rendere possibile la riproducibilità delle osservazioni, il G., al pari degli altri sperimentatori del suo tempo, fu spesso costretto a interpretazioni speculative dei fenomeni osservati non sufficientemente sostenute da una rigorosa verifica sperimentale (ad es., Sul diabete che segue l'asportazione del pancreas, in Bull. delle scienze mediche, s. 7, XI [1891], pp. 233-246); tuttavia, in alcuni casi, questo suo impegno puramente logico ne favorì l'intuizione e l'anticipazione di problemi che sono oggi di grande attualità, come quello dei radicali liberi (Se l'organismo animale decomponga il joduro di potassio, in Lo Sperimentale, XLI [1887], 60, pp. 18-30). Di tali limiti del metodo sperimentale il G. era però ben consapevole, tanto che in uno dei suoi primi lavori discusse con prudente riserva l'esistenza di correlazioni anatomiche della dominanza emisferica (Sulla ineguaglianza di sviluppo e di peso degli emisferi cerebrali, in Riv. sperimentale di freniatria e di medicina legale, VIII [1882], pp. 450-456, in coll. con E. Di Mattei) e mostrò più tardi cautela e garbo nella polemica che lo vide opposto a E. von Cyon, il quale riteneva l'ipofisi l'organo sensore della pressione intracranica (Recherches sur la fonction de l'hypophyse du cerveau chez les grenouilles, in Archives italiennes de biologie, XXXVIII [1902], pp. 177-187).
Alla luce delle attuali conoscenze sembra lecito ritenere che i lavori del G. abbiano contribuito non solo a connettere più saldamente fisiologia e farmacologia, ma anche a delineare i capitoli nei quali quest'ultima disciplina si sarebbe poi articolata: validi esempi di questa impostazione sono gli studi sugli effetti dell'atropina, della pilocarpina e della nicotina sulla funzione cardiaca e sulla secrezione gastrica, nei quali è chiaramente indicato il controllo nervoso di queste attività (Osservazione all'esperienza di Stannius sulla legatura del seno venoso del cuore, in Bull. delle scienze mediche, s. 6, XXIII [1889], pp. 353-357; Expériences sur l'innervation du coeur, in Archives italiennes de biologie, XIII [1890], pp. 71-74; Azione dell'atropina sulla secrezione di acido eloridrico del succo gastrico, in La Riforma medica, XVI [1900], 3, p. 116) e le osservazioni sulla funzione vestibolare condotte mediante cocainizzazione dei canali semicircolari (Expériences sur l'anesthésie du labyrinthe de l'oreille chez les chiens de mer (Scillium catulus), in Archives italiennes de biologie, XXXVIII [1902], pp. 383-392); e gli studi sulla farmacodinamia, inaugurati dalle ricerche volte a chiarire i meccanismi implicati nell'intossicazione stricnica (Sulla resistenza delle funzioni del cuore e della respirazione alla paralisi per azione della stricnina, in Annali di chimica e di farmacologia, s. 4, VII [1888], pp. 162-174; Il protossido d'azoto nell'avvelenamento con la stricnina, ibid., pp. 175-182). Occorre infine ricordare i lavori del G. volti a correlare l'elettività e l'intensità d'azione dei farmaci con la loro distribuzione nell'organismo, con le trasformazioni che vi subiscono durante il processo metabolico e con le modalità della loro eliminazione, introduzione al vasto capitolo della farmacocinetica (Über die Wirkung des Curare auf die Leber und die Ursache der Toleranz des Organismus für dieserGift, in Untersuchungen zur Naturlehre des Menschen und der Thiere, XIII [1882], pp. 354-366; Eliminazione dei farmaci per la sinovia, in Arch. di farmacologia e terapeutica, VI [1898], pp. 209-219). Questo orientamento sperimentale ebbe poi modo di essere sfruttato ai fini pratici nell'applicazione terapeutica nel settore della lue (Sull'assorbimento dei vapori di mercurio nella cura delle frizioni mercuriali, ibid., I [1893], pp. 289-298; Nuovi preparati per l'assorbimento del mercurio attraverso la cute, in IlPoliclinico, sez. pratica, XVI [1909], p. 818) e della malaria (Se i cioccolatini di tannato di chinina rappresentino una preparazione razionale per la somministrazione della chinina, in Atti della Soc. per gli studi della malaria, VII [1906], pp. 31-35; Sull'associazione del cloridrato basico di chinina con l'etiluretano per l'iniezione ipodermica della chinina, ibid., XIII [1912], pp. 31-34).
Del G. si ricordano ancora due interessanti prolusioni ai suoi corsi universitari (I veleni del cervello in rapporto alla coscienza e alla volontà, in Annuario dell'Università di Messina, a.a. 1894-95, Messina 1894, pp. 15-53, e Le azioni elettive dei farmaci, in Il Policlinico, sez. pratica, XI [1904], pp. 108-116) e il Trattato di farmacologia e terapia, edito a Milano nel 1910 e, in successive edizioni, nel 1914 e nel 1920 (di una quarta edizione non riuscì a completare la stesura).
Il G. fu socio della R. Accademia Peloritana di Messina, dell'Accademia Gioenia di Catania, della R. Accademia medica di Roma, della Società medico-chirurgica di Bologna, della R. Accademia dei Lincei.
Morì a Roma il 17 febbr. 1925.
Fonti e Bibl.: E. von Cyon, Zur Physiologie der Hypophyse, in Archiv für die gesamte Physiologie des Menschen und derThiere, 1901, n. 87, pp. 565-593; L. Luciani, Fisiologia dell'uomo, Milano 1905, I, p. 108; II, pp. 39, 196, 227, 296, 348; III, pp. 479, 495; O. Schmiedeberg, Rudolph Buchheim, sein Leben und seine Bedeutung für die Begründung der wissenschaftlichen Arzneimittellehre und Pharmakologie, in Archiv für experimentelle Pathologie und Pharmakologie, 1912, n. 67, pp. 1-54; A. Bignami, Commemorazione del socio prof. G. G., in Bull. e atti della R. Acc. medica di Roma, LI (1924-25), pp. 240-247; S. Traina, Le ricerche di G. G. sulla anestesia dei canali semicircolari, in Il Valsalva, I (1925), pp. 452-454; L. Sabbatani, Bibl. dei lavori fatti da G. G. o sotto la sua direzione, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, 1926, n. 41, pp. 1-15; I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte [1880-1930], I, pp. 471 s.; Enc. Italiana, XVI, p. 255.