CIGNAROLI, Gaetano
Figlio di Diomiro e di Anna Maria Buttorosso, nacque a Verona il 7 dic. 1747, Ebbe come maestro lo zio Giambettino. Le prime notizie che si hanno circa la sua attività scultorea riguardano la sua collaborazione col padre, nel 1771, nell'esecuzione del busto di Giambettino Cignaroli (Verona, Accademia Cignaroli: Semenzato, ill. 245). Nel 1773 fu eletto professore all'Accademia insieme con il padre. Nel 1781 gli fu commissionato il busto del vescovo Giovanni Morosini (Verona, Biblioteca capitolare). Nel 1784 eseguì le statue in stucco di S. Giovarmi Battista e di S. Vitale che vennero collocate sopra la porta della sacrestia della chiesa di S. Maria del Paradiso. Due anni dopo gli vennero commissionate quattro statue in pietra da porsi sul ponte di S. Giorgio a Ferrara. Nel 1787 fu eletto maestro del disegno di nudo nell'Accademia di Verona, mentre il fratello Leonardo veniva eletto professore di scultura. Nel 1790 lavorò a Rovigo insieme con lo scultore Francesco Zotti in'palazzo Casilini, dove eseguì due putti in stuccoforte rappresentanti il Genio delle lettere (Semenzato, ill. 244) e il Genio delle armi;nello stesso anno compiva una fontana e altre statue in manno per il giardino del palazzo del marchese Bevilacqua a Ferrara (opere distrutte dai Francesi dopo il 1796). Successivamente la sua operosità diminuì. Nel 1803, alla morte del padre, ne diveniva erede universale.
Nel 1805 fu presentato a Napoleone, durante una corrida nell'Arena, un suo monumento equestre raffigurante l'imperatore, posto sopra un basamento con bassorilievi, con attorno le statue delle arti poste sopra quattro colonne scanalate. L'opera, fatta probabilmente con materiale depetibile, è andata perduta, ma la si può vedere in un'incisione di T. Todeschini (Mazzi, 1915). Un altro progettodi statua raffigurante Napoleone, chedoveva essere posta sulla colonna in piazza delle Erbe, affidatogli nel 1811, rimaneva senza esito: ne resta però un disegno dello stesso C. (Mazzi, 1915). Nel 1811 scolpiva una Minerva che era posta sulla fontana della piazza del duomo a Brescia.Si hanno notizie della sua attività accademica negli anni 1803-1806; 1821, 1823-24, 1826. Nel 1826 concorreva alla carica di direttore dell'Accademia, ma gli venne preferito lo zio Saverio Dalla Rosa: a lui restava confermato l'incarico di insegnamento. Morì a Verona il 26 nov. 1826.
Le prime opere del C. compiute tra il 1784 e il 1786, le statue per S. Maria del Paradiso e quelle per il ponte di S. Giorgio a Ferrara, rivelano ancora profondi contatti con l'arte del padre, anche se appare già in loro una semplificazione compositiva. Così hanno un carattere ancora settecentesco le statue scolpite con la collaborazione del fratello Leonardo, come si sa dal Dalla Rosa, per il teatro Filarmonico ed oggi conservate, dopo i danni dell'ultimo conflitto mondiale, nel Museo lapidario. Invece la Fede (Semenzato, ill. 247) e la Carità, in stuccoforte, poste sull'altare di S. Maria delle Grazie in S. Maria della Scala posseggono un'impronta neoclassica. L:altare era stato eretto nel 1773 su disegno di A. Cristofali, ma non si sa quando le statue siano state eseguite e manca pertanto un riferimento utile per comprendere in quale momento il C. si sia convertito al neoclassicismo. È tuttavia possibile, e non sarebbe del tutto insolito in un ambiente provinciale come quello in cui il C. agiva, che due atteggiamenti, uno rococò ed uno neoclassico, abbiano potuto per un certo tempo coesistere nella sua produzione.
Lo scultore produsse ampiaffiente per famiglie private, come è testimoniato dal Dalla Rosa e dallo Zannandreis; ma di queste opere si sono rintracciati finora solamente una Minerva eseguita per il palazzo Carli e due Soldati romani nella palazzina Lavagnoli-Conati, oltre ai putti già nominati del pal. Casilini a Rovigo. Perdute sembrano essere le opere eseguite per la chiesa dei monaci cassinesi a Ravenna, un medaglione per S. Maria della Fratta a Verona, la Fede e la Carità (con la coIlab. del fratello Leonardo) per la chiesa di S. Tommaso Apostolo e una Assunta nella chiesa dei ss. Apostoli pure a Verona. Sussistono invece due busti allegorici in manno sopra le portelle del coro della chiesa dei domenicani di Colorno (Parma), che gli vengono assegnati dallo Zannandreis e che vennero probabilmente eseguiti tra il 1791 e il 1796.
Nonostante la considerazione goduta ai suoi tempi, che è attestata anche dalle commissioni avute fuori Verona, la figura del C. appare del tutto secondaria'sul piano artistico e tipica di una cultura sostanzialmente chiusa entro limiti provinciali. È significativo a questo proposito anche il fatto che nell'ultimo periodo della sua- vita egli si sia dedicato quasi esclusivamente all'insegnamento. Ma bisogna anche considerare la situazioné di crisi economica, oltreché culturale e politica, che aveva seguito nel Veneto la venuta dei Francesi, e aveva contrassegnato i primi anni della dominazione austriaca. Da allora l'insegnamento continuò ad essere un prezioso ripiego per molti artisti delusi o disoccupati.
Fonti e Bibl.: I. Bevilacqua, Mem. della vita di G. B. Cignaroli, Verona 1771, (passim per fam.); Verona, Bibl. comun., ms. 1008: S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture e delle scolture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici... in Verona, 1803-04, passim;D. Zannandreis, Le vite dei pittori, scultori e architetti veronesi, Verona 1891, pp. 492 s.; A. Mazzi, Un monum. e un bozzetto dello scultore G. C. in on. di Napoleone I a Verona, in Madonna Verona, IX (1915), pp. 129-132; L. F. Tibertelli De Pisis, Le opere di Giambettino e G. Cignaroli in Ferrara, in Arte cristiana, VI(1918), p. 57; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, ad Indicem;C. Tellini Perina, Asterischi veneti, in Arte veneta, XXIV(1970), p. 222; G. F. Viviani, La villa nel Veronese, Verona 1975, pp. 349, 530; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 584 s.