BALBO, Gaetano
Nacque a Chieri l'8 ag. 1763 da Carlo Gaetano e da Paolina Benso. Ricoprì diverse cariche alla corte dei Savoia, finché nel maggio 1799, fu scelto da Carlo Emanuele IV come inviato straordinario per una missione nell'Europa orientale: si trattava di garantire l'integrità territoriale del Piemonte in caso di pace generale, offrendo in cambio qualche appoggio alle potenze della coalizione antinapoleonica, senza giungere tuttavia ad un'aperta violazione del trattato di pace del 1797 con la Francia. Dopo avere urtato, a Vienna, nell'intransigenza del ministro degli esteri J. Thugut, che gli manifestò l'opposizione dell'Austria a un accordo di Carlo Emanuele con l'Inghilterra e la Russia e ad un ritorno del re dalla Sardegna in Piemonte, il B., giunto a Pietroburgo, iniziò lunghi maneggi, con l'appoggio dell'ambasciatore napoletano A. di Serracapriola, nel tentativo di sfruttare la rottura tra Austria e Russia avvenuta alla fine del 1799 e il contemporaneo avvicinamento russo-prussiano, allo scopo di bilanciare la preponderanza austriaca nella penisola. Mentre si adoperava per il ritorno di un corpo d'armata russo in Italia e perché fosse concesso a Carlo Emanuele di rientrare in Piemonte, il B. poneva anche le basi di un trattato di alleanza tra Russia e Regno di Sardegna, bene accetto allo zar Paolo I, ma in contrasto con la politica di stretto assoggettamento all'Austria cui si attenevano Carlo Emanuele e il suo ministro degli Esteri D. Chialamberto. Nel gennaio 1800, tuttavia, il B. credette di essere vicino alla firma del trattato, si da chiedere apertamente per sé il titolo di ministro plenipotenziario a Pietroburgo, sostenendo, insieme, l'opportunità di rafforzare l'alleanza mediante legami dinastici e di garantirla con la nomina di un ambasciatore a Berlino, essendo la Prussia alleata della Russia. Gli giunse invece, nel febbraio, esplicito ordine del Chialamberto di interrompere le trattative per non dispiacere all'Austria.
La possibilità di una svolta nell'indirizzo diplomatico del Regno Sardo, apertasi nell'aprile del 1800 con l'ordine comunicato al B. di riprendere le trattative con lo zar, cadde nuovamente per le eccessive pretese di Carlo Emanuele IV; del resto già nel giugno, spaventato dalle richieste austriache di ingrandimenti territoriali a spese del Piemonte in caso di pace generale, Carlo Emanuele comunicò al B. ed agli altri rappresentanti diplomatici la sua intenzione di non urtarsi in alcun modo con l'Austria.
Alla ripresa della guerra e dopo la rioccupazione del Piemonte da parte francese, il B. si trovò implicato in un ancor più complesso gioco diplomatico: la richiesta del Bonaparte di aprire trattative con il Regno Sardo, contemporaneamente agli intrapresi negoziati russo-francesi, diedero al B. e al vice-cancelliere russo Panin l'occasione per offrire la mediazione della Russia a Carlo Emanuele: questi, inizialmente contrario a ogni trattativa con la Francia, intravide il pericolo di una pace separata tra Austria e Francia; il B. lo sollecitò nuovamente a puntare sulla Russia per una sistemazione generale europea, rinunciando, per altro verso, a pericolose trattative dirette con il Bonaparte. Il monarca sardo si lasciò allora indurre ad affidare al B., con un dispaccio del 6 genn. 1801, l'incarico di sondare il terreno a Pietroburgo, ponendo ancora condizioni poco realistiche. Il dispaccio giunse però a Pietroburgo quando il B. già aveva ricevuto inopinatamente l'ordine dello zar, in data 27 nov. 1800, di lasciare subito la corte ed entro pochi giorni il territorio russo. I Savoia perdevano cosi, in un momento delicatissimo, un'importante pedina in uno dei punti più critici dello scacchiere diplomatico.
Diverse spiegazioni sono state date all'improvviso allontanamento del B.: si è accennato ad un intrigo con il Panin per riavvicinare, all'insaputa dello zar, la Russia all'Austria; il B. lo fa invece risalire all'intercettamento di una sua lettera confidenziale al Panin, in cui gli esprimeva le preoccupazioni piemontesi per l'inasprimento dei rapporti tra Russia e Inghilterra in seguito alla questione di Malta e all'embargo imposto ai vascelli inglesi.
L'uccisione di Paolo I e l'ascesa al trono di Alessandro I diedero al B. l'occasione per chiedere ripetutamente di essere reintegrato nelle sue funzioni. Venne invece invitato, nella primavera del 1801, a ritornare presso il re a Napoli, con la promessa che gli sarebbe stata restituita la carica di primo scudiere. Poco obbediente, come in altre occasioni, agli ordini, il B. cominciò invece a viaggiare per la Germania; qui gli venne fatta pervenire qualche somma, che rimise in sesto la sua critica situazione finanziaria, e gli giunse la promessa di una missione a Madrid. Trasferitosi a Venezia, ricevette l'ordine di fermarsi a Roma; fu per lui invece l'occasione buona per precipitarsi a Napoli, nel maggio 1802, dove si diede a sostenere animosamente, nel suo furore antiaustriaco, la necessità per i Savoia di gettarsi nelle braccia del Bonaparte. Nel settembre 1802 venne inviato in mìssione a Madrid e a Lisbona, ancora una volta però senza essere ufficialmente accreditato, ma come semplice rappresentante di Vittorio Emanuele I al duplice matrimonio tra principi delle dinastie borbonìche di Spagna e di Napoli.
Lo scopo vero della sua missione era quello di sollecitare i buoni uffici della Spagna presso Napoleone e di ottenere dai governi spagnolo e portoghese un sussidio che contribuisse a togliere i Savoia dalle loro inguaribili strettezze finanziarie. Non essendo riuscito a farsi ricevere dal monarca spagnolo, si recò nell'ottobre 1802 a Lisbona.
Nel marzo 1803, per le pressanti sollecitazioni del ministro degli Esteri sardo, ritornò a Madrid. Di nuovo a corto di denaro e insoddisfatto della sua ambigua posizione presso la corte spagnola, chiese diverse volte di essere rimandato a Pietroburgo, dove nel frattempo era stato nominato il De Maistre, e poi di poter ritornare in Italia.
Battendosi per un riconoscimento, senza contropartita, del nuovo regno di Etruria da parte dei Savoia, egli si pose nuovamente in urto con la politica seguita da Vittorio Emanuele. Deluso e scoraggiato, anche in seguito alla nomina, avvenuta nel 1804, del cavalier Pasqua ad ambasciatore sardo a Madrid, chiese con maggiore insistenza di essere richiamato: venne accontentato nell'estate del 1807, dopo nuove peregrinazioni tra Madrid e Lisbona.
Il B. venne nuovamente nominato, nella estate dei 1813, rappresentante straordinario di Vittorio Emanuele I presso Alessandro I.
Il De Maistre, al quale venne semplicemente comunicato che al B. era stato concesso di servire nell'esercito russo, si trovò in una situazione di grave imbarazzo: infatti il B. gli si presentò come agente diplomatico dotato di pieni poteri, chiedendogli, per di più, di far fronte alle sue non piccole necessità finanziarie. Lo spirito d'improvvisazione e lo scarso tatto di cui il B. diede prova anche in questa occasione, inasprirono i rapporti con il De Maistre, sino alla rottura.
Il B., benché fosse stato chiarito, con dispaccio del ministro Rossi del novembre 1813, che i pieni poteri concessigli si intendevano limitati al progettato e non avvenuto congresso di Praga, e che si dovevano considerare ormai decaduti, cercò di mettersi in contatto con lo zar.
Passava così a Berlino e a Praga nel novembre, poi a Francoforte e a Stoccarda, mentre il De Maistre si sentiva diplomaticamente immobilizzato dalla sua presenza: di conseguenza, ancora una volta gli interessi sardi non erano difesi, in un momento tanto critico, presso lo zar. A ciò si aggiunga l'intercettamento di tutta la corrispondenza diplomatica del B. ordinato dal Metternich, il quale riuscì in seguito a farlo allontanare definitivamente dal quartier generale, dirottandolo verso Parigi nella primavera del 1814.
L'assenza di un diplomatico piemontese, ufficialmente incaricato, dalle trattative degli alleati con il restaurato governo borbonico, cui il tardivo invio nel maggio 1814 del Thaon di Revel non bastò ad ovviare, facilitò tra l'altro lo smembramento della Savoia.
Nonostante tutto il B. sperava ancora di essere nominato ministro sardo a Parigi; per questo, alla nomina di Carlo Emanuele Alfieri di Sostegno a plenipotenziario nella capitale francese, ruppe con il ministro A. Vallesa, cui era legato da profonda amicizia, rifiutandosi di tornare in patria, nonostante i tentativi di persuaderlo fatti dall'Alfieri. Il B. si trattenne a Parigi tutto l'inverno 1814-1815, dando qualche segno di squilibrio mentale. Il ritorno di Napoleone lo decise a partire per Torino. Ivi morì il 27 ott. 1815.
Lasciò delle memorie in francese parzialmente pubblicate in traduzione italiana, con il titolo La guerra delle Alpi e d'Italia dall'anno 1792 al 1800, Torino 1876.
Fonti e Bibl.: Torino, Arch. di Stato, Lettere ministri sardi: Russia,mazzi 6, 8, 9; Gran Bretagna,mazzi 98, 99, 101, 102, 103,105; Spagna,mazzo 98; Austria,mazzo 121; Francia,mazzi 239, 240; Segreteria di Stato per gli Esteri,registro segreto, n. 1; Archivio Vallesa, Miscellanea,lettere particolari al Ministro, specialmente pacchi 8, 15, 25; J. De Maistre, Correspondance diplomatique,a cura di A. Blanc, I, Paris 1860, pp. 334-37, 352 s., 374 s., 377-79; N. Bianchi, Storia della monarchia piemontese dal 1773 sino al 1861, III, Torino 1879, pp. 290-98, 305, 318 ss., 387, 396, 403 s.; IV, ibid. 1885, pp. 526 ss., 659 ss.; D. Carutti, Storia della corte di Savoia durante la rivoluzione e l'impero francese,II,Torino-Roma 1892, pp. 114, 252; D. Perrero, I reali di Savoia nell'esiglio (1799-1806), Torino 1898, pp. 44, 116-128, 217-221; J. Mandoul, Un homme d'état italien. J.de Maistre et la politique de la Maison de Savoie,Paris 1900, pp. 163-65, 178 ss.; A. Manno, Ilpatriziato subalpino,II, Firenze 1906, p. 150; G. Greppi, Sardaigne, Autriche, Russie pendant la Première et la deuxième coalition (1796-1802), Roma 1910 (ristampa dell'opera Révélations diplomatiques sur les relations de la Sardaigne avec l'Autriche et la Russie Pendant la première et la deuxième coalition,Paris 1859), pp. 82, 93 ss.; A. Segre, Ilprimo anno del ministero Vallesa (1814-15), Torino 1928, pp. 14-18, 128, 129, 135-40, 143 s., 161, 167 s., 171-173, 195, 236 n. 1; G. Berti, Russia e stati italiani nel Risorgimento,Torino 1957, pp. 179, 192-200, 324 s., passim.