COSTANTINI, Gabriele
Nacque probabilmente a Verona (secondo il Bartoli invece a Venezia) da Angelo e Auretta, e divenne anch'egli un famoso Arlecchino. Prestò servizio per dodici anni alla corte di Filippo V di Borbone, per cui viene abitualmente ricordato come l'Arlecchino di Spagna. Sul finire del 1734 il conte Zambeccari di Bologna ricevette l'incarico da Carlo di Borbone di allestire una nuova compagnia per il teatrino della corte di Napoli e ricorse al C. e alla sua troupe di 11 elementi.
Per 1.000 doppie l'anno, escluse le spese del viaggio, il C. s'impegnò a recitare a corte con la sua compagnia formata da quattro donne (Marta Focari detta la Bastona, prima donna; Francesca Dima, seconda donna; Pierina Veronese, terza amorosa; Angela Nelva, servetta) più la Caterina Cattoli che si trovava già a Napoli; da quattro maschere (Giambattista Festa, Pantalone; Andrea Pasquali, dottore; Andrea Nelva, Brighella, e ovviamente il C., Arlecchino) e da tre amorosi (Giovanni Verder, il primo, Carlo Veronese, il secondo, e Giuseppe Pasquale, il terzo amoroso). Grazie alla sua solida cultura, l'Arlecchino spagnolo piacque molto anche alla corte napoletana e si meritò dal re la singolare lode che il Bartoli riferisce: "Voi siete un pulito Arlecchino! ".
Il C. rallegrò per quasi dieci anni re Carlo e il suo entourage, al ritmo di una novantina di recite l'anno: ma la sua fortuna cominciò a tramontare man mano che si affermava quella del barone di Liveri, che tenne la direzione del S. Carlo dal 1741 al 1747.
Comunque, la compagnia del C., detta "de Los Trufaldines", fu attiva a corte fin dopo il carnevale del 1744: nel 1739 il contratto della Bastona, scaduto l'anno prima, fu rinnovato nonostante l'opposizione del capocomico. In quell'anno nella troupe erano presenti anche una Teresa Gantini con il marito Francesco. Nel febbraio dell'anno successivo, il 1740, il C. ebbe il permesso di recarsi a Venezia per prendere con sé la moglie e i numerosi figli; tornato a Napoli, si trovò nel luglio 1741 a dover sostituire la Cattoli, deceduta nel frattempo, con Caterina Rodolfini.
Il carnevale 1744 fu l'ultimo che vide le recite della troupe del C. alla corte di Napoli: come si legge nei documenti ufficiali, l'11 gennaio il re ordinò che fosse licenziata "la compagnia de Trufaldines". Tre anni dopo, nel 1747, da Palermo il C. inviò una supplica al re perché lo riprendesse al suo servizio, stremato dall'"andar ramingo esercitando il suo mestiere per diverse città di questo regno di Sicilia col peso di una compagnia di comici", o almeno gli facesse carità per la sua famiglia e per se stesso ormai vecchio. La risposta, inesorabile, fu che la sua troupe non era per il momento necessaria a corte.
Il C., piegato da questo rifiuto e dal furto di tutti i suoi averi che subì a Palermo, in cattive condizioni di salute (secondo il Bartoli aveva perso un occhio per malattia), si ritirò a Venezia, dove morì nel 1757.
Ricordato da Goldoni come inventore delle "trasformazioni istantanee" in scena, il C. ebbe molti figli e due mogli: della prima non si hanno notizie, la seconda fu Angela Monti.
Angela Monti, figlia dell'attore bolognese Tommaso, e secondo il Bartoli invece sorella di Tommaso, Carlo e Pietro Monti, fu la seconda moglie del C., da cui ebbe molti figli, e recitò anch'essa "da donna seria con molta abilità". È presente come "prima donna" nell'elenco della compagnia del capocomico abruzzese Nicola Petrioli, che recitava al teatro ducale di Milano nell'estate 1740. Dopo la morte del C. (1757), Angela si risposò con l'attore Giuseppe Greffi: ma rimase ben presto di nuovo vedova e preferì ritirarsi a Venezia, diradando la sua attività in scena e sopravvivendo grazie alla carità di parenti e vecchi colleghi.
Al momento di pubblicare le sue Notizie (1782) il Bartoli la segnala ancora in vita.
Fonti e Bibl.: F. S. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani…, I, Padova 1782, ad vocem; B. Croce, I teatri di Napoli, Napoli 1891, pp. 315 ss.; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, ad vocem; U. Prota-Giurleo, Il teatro di corte del palazzo reale di Napoli, Napoli 1952, ad Ind.; A. Nicoll, Il mondo di Arlecchino, Milano 1965, pp. 100 ss.; F. e C. Parfaict, Dict. des théâtres de Paris, Genève 1967, I, ad vocem; Enc. d. Spett., III, coll. 1563-1569.