frustrazione/gratificazione
La frustrazione è la condizione personale in cui si trova qualcuno che non riesce o al quale non è permesso soddisfare un bisogno; la gratificazione è, al contrario, lo stato psicofisico conseguente al raggiungimento di un obiettivo motivazionale. In psicologia e psichiatria, e soprattutto in psicoanalisi, grande importanza è data al modo in cui i bisogni e le pulsioni individuali (➔ bisogno/desiderio) vengono gestiti; da ciò deriva l’approfondimento teorico con cui numerosi autori hanno delineato i due termini. Nel suo scritto Modi tipici di ammalarsi nervosamente (1912), Freud definisce la frustazione come qualsiasi blocco o impedimento – mentale o ambientale – che riduce o annulla la soddisfazione pulsionale, e vede in essa un possibile meccanismo di costruzione della nevrosi: «L’individuo era sano fintantoché il suo bisogno d’amore veniva soddisfatto da un oggetto reale del mondo esterno; diventa nevrotico quando questo oggetto gli viene sottratto senza che se ne trovi un sostituto». Va sottolineato, però, che secondo Freud l’attaccamento a oggetti esterni può in realtà nascondere un desiderio inconscio di altri tipi di soddisfacimenti, di solito quelli derivati da una mancata risoluzione del complesso di Edipo (➔), che l’individuo ritiene inaccettabili. Si spiega così l’apparente paradosso di coloro che «si ammalano proprio nel momento in cui raggiungono il successo», che cioè si puniscono per aver soddisfatto un bisogno edipico rimosso e sublimato, per es., nel successo professionale (Alcuni tipi di carattere tratti dal lavoro psicoanalitico, 1916). La gratificazione, quindi, è da Freud considerata la meta dell’apparato psichico che cerca di scaricare le tensioni secondo il principio di piacere. In autori successivi, come John Dollard e Neal E. Miller, il concetto di frustazione viene posto all’origine dell’aggressività (➔), e quello di gratificazione, al contrario, si connota ancor più come l’esito di un equilibrio psichico ottimale, nel senso di un buon adattamento psicologico all’ambiente. Per es., Walter Cannon considera la gratificazione come la condizione ideale di omeostasi psicofisica a cui l’organismo tende per mezzo del controllo e della sinergia tra l’ambiente interno e quello esterno.