GHISSI, Francescuccio di Cecco
Non si conosce le data di nascita di questo pittore originario di Fabriano documentato dal 1345 al 1374.
Un pagamento della Confraternita di S. Maria del Mercato di Fabriano in favore di "Francescuccio di Cicco" nel 1345 (Marcelli, 1997) offre il primo punto fermo nella ricostruzione della parabola artistica del G., altrimenti noto solo per aver firmato e datato due tavole con la Madonna dell'Umiltà: la prima del 1359 sottoscritta "Franciscutius Cicchi", già nella chiesa di S. Lucia (o di S. Domenico) a Fabriano e oggi nella Pinacoteca civica; la seconda del 1374 con l'iscrizione "Franciscutius Ghissi de Fabriano", in S. Andrea (già in S. Agostino) a Montegiorgio (Ascoli Piceno).
Le due opere, nonostante le ridipinture e i restauri cui fu sottoposto il pezzo più antico (un intervento del 1674 a opera di Giovan Battista De Magistris è documentato da un'iscrizione sul retro), sono accomunate da uno stile decorativo ed elegante, oltre che dall'adozione di un medesimo schema iconografico, forse da mettere in relazione con la dottrina dell'Immacolata Concezione cara agli ordini mendicanti.
Lo stesso soggetto ritorna anche in altri lavori attribuibili al pittore come la Madonna dell'Umiltà nella Pinacoteca civica di Fermo, resecata su tutti i lati e così prossima alle altre due da non lasciare dubbi sull'autografia; quella più corsiva in S. Agostino ad Ascoli Piceno; quella nella Pinacoteca Vaticana, dai modi così aggraziati e sottili da doversi designare come il capolavoro del G., se non piuttosto ritenerlo una prova tra le più riuscite di Allegretto Nuzi, suo probabile maestro. È possibile infatti che proprio con quest'ultimo il G. si formasse e lavorasse almeno nella fase iniziale della sua attività a imprese anche di notevole importanza.
Fu Federico Zeri (1975, p. 5) ad aprire la strada al riconoscimento della mano "meno sciolta e spesso meccanica" del G. in alcuni prodotti sicuramente usciti dalla bottega di Nuzi e a liberare il pittore dal ruolo di monotono creatore di estenuate e bidimensionali Madonne dell'Umiltà, in cui la storiografia tra fine Ottocento e inizio Novecento lo aveva relegato. A una fase di collaborazione con Allegretto risalgono alcune opere quali gli sportelli con Angeli e santi oggi nel Museum of fine arts di Houston, già appartenenti al polittico con l'Incoronazione della Vergine nel Civic Centre Art Gallery di Southampton; il trittico con i Ss. Nicola da Tolentino, Agostino e Stefano nella Pinacoteca di Fabriano e il dossale con la Crocifissione e Storie di s. Giovanni Battista, diviso tra vari musei degli Stati Uniti. Inoltre, quel fare "un po' meccanico e anchilosato" (ibid., p. 6) che distingue il G. dal suo maestro ritorna, a un grado iniziale della sua maturazione, in una Madonna col Bambino di collezione privata a Torino, in un polittico con la Madonna col Bambinoe quattro santi eseguito per l'abbazia di S. Maria dell'Appennino e ora nella Pinacoteca di Fabriano e, infine, in alcuni affreschi della sala capitolare di S. Domenico a Fabriano, che rappresentano la Dormitio Virginis e la Morte di s. Arsenio. Qui la citazione di un passo delle storie francescane di Assisi mostra l'avvenuta formazione del G. sui testi giotteschi, nonché la conoscenza dei modi di Puccio di Simone e di Andrea da Bologna, che, pure, non rimase esente dall'influenza del pittore fabrianese nella redazione della sua Madonna dell'Umiltà di Corridonia, firmata e datata 1372.
Nessuna traccia rimane delle opere che A. Ricci (1834) riferisce al pittore in S. Francesco a Fabriano, né degli affreschi che alcuni storici locali ricordano esistenti nel duomo e in S. Francesco a San Severino Marche. Impossibile da verificare è anche l'affermazione di D. Scevolini (1627), citata da Serra, secondo cui il G. morì nel 1386 a Firenze, in contrasto peraltro con la notizia che vuole un pittore di nome Franceschino di Francesco di Fabriano residente a Perugia nel 1389 (Gnoli). Certo è che nei modi del G. non mancano ricordi della pittura umbra, al punto da lasciar supporre un suo prolungato soggiorno nella città, dove si è voluto riconoscere la sua mano negli affreschi della cappella Guidalotti in S. Domenico e in quelli della cappella di S. Antonio Abate in S. Agostino (Boskovits).
Non si conoscono il luogo e la data di morte del Ghissi.
Un problema attributivo di difficile soluzione è costituito infine da un'altra Madonna dell'Umiltà, già nella collezione Fornari di Fabriano e oggi in collezione Carminati a Gallarate, firmata "Francisc[u]s me fecit" e datata 1395. La qualità assai più modesta della tavola non sembra permettere un'ascrizione al G., sebbene a queste date il pittore avrebbe potuto servirsi di aiuti o conoscere per l'età avanzata un processo involutivo e fin quasi di regressione. Di solito si preferisce così mantenere separato questo dipinto dal catalogo del G. e attribuire l'opera a un altro omonimo pittore, identificabile per alcuni con Franceschino di Francesco, alias Franceschino di Cicco o Franceschino di Francesco di Nicoluccio. A quest'ultimo si riferirebbero alcuni documenti degli anni 1396-97 e 1399, quando il pittore risulta essere attivo per i Chiavelli, signori di Fabriano. Allo stesso artista è possibile appartenessero anche le perdute pitture in S. Lucia di Fabriano, firmate e datate da "Franciscus Cicchi" nel 1350 (Romagnoli).
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