BARTOLI, Francesco Saverio
Nacque il 2 dic. 1745 a Bologna, da Severino e da Maddalena Boari.
All'età di sette anni fu iscritto regolarmente alle scuole pie "e null'altro vi appresi che l'aritmetica per il corso di quattro anni" (come scrisse egli stesso nelle sue Notizie istoriche). In seguito un compagno lo "trasse... seco ad esercitare l'arte dell'intagliatore nel legno", ma dopo sei mesi si licenziò, trovando lavoro presso un lábraio, tale Francesco Argelati, che teneva bottega accanto all'Archiginnasio. Si diede allora entusiasticamente a leggere ogni libro che gli capitasse fra le mani, "purché trattasse di storica erudizione e di poetica facoltà", e si industriò anche a comporre poesie sulla scorta del manuale di Loreto Mattei, Arte del verso italiano. Frutto di tale esperienza fu la tragicommedia in versi sciolti La favola del corvo, destinata alla compagnia di Onofrio Paganini, ma non rappresentata. Si interessava nel medesimo tempo di pittura e di arti figurative in genere, ma evidentemente tale attività non fu esclusiva, poiché si diede a recitare, quasi per diletto, in un teatro privato ove debuttò nella Vendetta amorosa dell'abate Chiari, nel ruolo di don Ramiro.
Nel carnevale del 1766, presso il teatro dei signori Venenti, recitò insieme con Cristoforo Merli, Orazio Zecchi, Giuseppe Panizza ed "altri accademici dilettanti" in tre commedie del Goldoni, Torquato Tasso (come don Gherardo), Il cavaliere e la dama (come don Flaminio), Il cavaliere di spirito (come don Claudio) e nella Pamela schiava combattuta di Carlo Lanfranchi Rossi (come Zopiro).
A questo periodo risalgono alcune stanze in ottava rima contro un argentiere che aveva scritto una satira sull'uso dei teatri privati: il lavoro eseguito "con qualche sale * andò smarrito e lo stesso B., al momento della stesura delle Notizie istoriche,ne ricordava solo alcuni versi: "Sol ti rammenta, che un superbo sei 1 Pien d'ignoranza, e di pensier plebei".
Nella primavera seguente si trasferì per un breve periodo al servizio del libraio Luigi Guidotti a Venezia, ove compose, sempre in ottava rima, Gli amori d'Armindo non corrisposti dalla pastorella Clori (il manoscritto, regalato dal B. a un amico bolognese, andò smarrito). Poi, unitosi al comico Francesco Peli, partì alla volta di Rovigo, dove era atteso da una compagnia di girovaghi; con questa recitò, come innamorato, a Monselice nel Padovano, trasferendosi nel carnevale del 1767 a Montagnana. Nella quaresima tornò a Bologna, per ripartire, dopo Pasqua, insieme con l'Arlecchino Girolamo Sarti, detto Stringhetta. Questa volta si recò a Sassuolo, ove fu ascoltato dal capocomico Pietro Rossi, che lo scritturò, sempre per il ruolo di innamorato.
Col Rossi fu durante il primo anno di attività a Verona, Livorno e Parma; l'anno seguente a Milano e nel 1769 a Ferrara. Alla compagnia si era unita una nuova attrice, Teodora Ricci: scelto dal Rossi perché istruisse la giovane attrice, il B. le prestò la sua "assistenza intorno alle cose dell'arte" al punto che finì con lo sposarla il 5 nov. 1769.
Si trasferì poi col Rossi a Torino, finché nel 1771 ottenne, tramite la Ricci, una scrittura, "quanto per mia moglie favorevole altrettanto per me dannosa", nella famosa compagnia di Antonio Sacchi. In questa occasione si dedicò alacremente al teatro, scrivendo in soli undici mesi ben cinque lavori tutti in versi, eccettuato Il silenzio, ovvero l'Erasto, tragicommedia, Vicenza 1780: Fiorlinda principessa di Gaeta, "azione scenica", Venezia 1772; Il mago salernitano, "commedia d'argomento magico", Venezia 1772 La sepolta viva, Parma 1773; Le metamorfosi d'Ovidio,che non ebbe l'onore delle stampe; e ancora Il finto muto, ovvero il mezzano de' propri affronti, rimasto anch'esso manoscritto.
Nella quaresima del 1772, insieme con la compagnia del Sacchi, aveva recitato a Bergamo ove fu accolto benevolmente nella casa dei conti Tassi e in quella del conte Giacomo Carrara. Incoraggiato e aiutato dal Carrara, il B. ideò una guida artistica di Bergamo, portata a termine solo nel 1777 a Bologna, ove si era recato per consiglio del medico (era infatti affetto già da tempo da una grave forma di tisi). Ma nel 1774 aveva stampato un primo saggio di quest'opera, Le pitture, sculture ed architetture delle chiese e d'altri luoghi pubblici di Bergamo..., Vicenza 1774, un elenco preciso e completo, con la descrizione accurata di tutte le opere conosciute e con le notizie, biografiche degli autori, che costituì la base di molte altre guide turistiche ed artistiche della città.
Questo primo saggio diede l'avvio a un piano molto più ampio e ambizioso di lavoro, consistente nella descrizione e nell'elenco di tutte le opere di pittura, scultura ed architettura possedute da varie città italiane. Tale lavoro, che nel progetto del B., avrebbe dovuto articolarsi in dodici volumetti, in realtà si arrestò al secondo. Il primo volume, col titolo Notizie delle pitture, sculture ed architetture, che ornano le chiese e gli altri luoghi pubblici di tutte le Più rinomate città d'Italia e di non poche Terre, Castella e Ville d'alcuni rispettivi distretti, opera di F. B. bolognese, accademico Clementino che contiene il Piemonte, il Monferrato e parte del Ducato di Milano, uscì a Venezia nel 1776. Il secondo, comprendente ancora parte del ducato di Milano, venne stampato l'anno seguente sempre a Venezia. Seri motivi di carattere finanziario gli impedirono di portare a termine questa pregevole iniziativa; ma contribuì a distogliere il B. dal suo lavoro anche la spegiudicata condotta della moglie, che provocò non pochi scandali.
Risale appunto a questo periodo la nota vicenda legata alla commedia del Gozzi, Le droghe d'amore, nella quale era presa di mira la nuova relazione della RicciBartoli col segretario del Senato G. A. Gratarol. Lo scandalo si concluse con la condanna a morte in contumacia del Gratarol, nel frattempo fuggito, e con la partenza della Ricci-Bartoli per Parigi.
Liberato dalla presenza della moglie, il B. si licenziò dalla compagnia Sacchi, che intanto si era sciolta, e insieme con l'amico L. Perelli rientrò nella compagnia del Rossi (1777) restandovi fino al 1778, anno in cui lo stesso Perelli formò una propria compagnia. Il B. vi fu scritturato come attore (innamorato), segretario e poeta. Nel 1782 "capitato a Rovigo, per insinuazione del fu sig.r conte canonico D. Girolamo Silvestri", aprì un negozio di libraio, ritirandosi così definitivamente dall'arte. Da un "Foglio d'avviso" conservato nella biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna si apprende che le ultime recite furono date dal B. a Trieste e a Padova.
Il titolo di quel "Foglio d'avviso" era Foglio di F. B. comico, il quale diretto agli amatori del Teatro, ed insieme alle comiche compagnie italiane, può essere curioso opuscolo Per se stesso nell'istante, che serve di prospetto ad un'opera da pubblicarsi colle stampe, intitolata: notizie istoriche de' comici più rinomati italiani, che fiorirono intorno all'anno MDL fino ai giorni nostri, Piacenza 1781. Comprendeva solo sedici pagine stampate, nelle quali veniva spiegata l'utilità delle biografie degli uomini illustri, annoverando fra questi gli attori e difendendoli dalle solite accuse di vagabondaggio, guitteria e soprattutto di scarsa moralità: convinto che potessero annoverarsi nella categoria dei letterati, il B. invitava gli attori di maggior rinomanza ad inviare un saggio della loro produzione poetica, che egli avrebbe stampato insieme col ritratto, e non esitava a includere per suo conto una scialba poesia d'argomento camascialesco, Il corso di Firenze, scritto dopo il soggiorno fiorentino nel 1778 (lo stesso carnevale gli aveva ispirato un canto in ottava rima, I piaceri amorosi, ove a detta dello stesso B. "il libertinaggio e l'oscenità vi spaziavano a loro voglia" e che venne in seguito ripudiato).
Nel 1782 venne alla luce il lavoro più importante del B. (vi aveva lavorato per ben otto anni), Notizie istoriche de' comici italiani che fiorirono intorno all'anno MDL fino a giorni presenti. Opera ricercata, raccolta ed estesa da F. B. bolognese, accademico Clementino, Padova 1782, che rappresenta il primo esempio di erudizione seria e scrupolosa dedicata al mondo degli attori secondo un originale profilo interpretativo che capovolge l'impostazione delle precedenti storie del teatro rivolte essenzialmente alla biografia degli autori.
Ora, se i motivi morali che ispirarono questo lavoro hanno perduto ovviamente valore, i risultati rimangono più che mai vitali: le Notizie infatti costituiscono una delle fonti più importanti per la storia della commedia dell'arte e soprattutto del teatro settecentesco. La ricchezza dell'infonnazione, solo a tratti inesatta date le fonti solitamente verbali alle quali attingeva il B., e il numero veramente notevole delle biografie costituiscono una testimonianza preziosa e unica. Anche se per la parte più antica le notizie sono quasi tutte di seconda mano, ciò che resta assolutamente originale è la sezione riguardante il Settecento per la quale il B. lavorò più accuratamente dato che la maggior parte dei personaggi citati erano viventi.
Particolare attenzione merita la forma nella quale le voci biografiche furono redatte: il linguaggio ricco di espressioni lambiccate, volutamente e pedantescamente letterarie, riserva la sorpresa di una piacevolissima lettura anche per l'intenditore più fine e smaliziato. Traspare evidente l'intento del B. che voleva consegnare un'opera decorosa, stilisticamente impegnata secondo il ricettario della trattatistica; senonché l'ingenua grossolanità letteraria suscita il riso e dietro l'artificio retorico si gusta la semplicità e la posa francamente comica dello scrittore.
Ritiratosi a Rovigo, si affrettò a togliere la figlia Isabella alla pericolosa influenza della moglie chiudendola nel monastero della Trinità: qualche anno dopo la giovinetta vestì l'abito delle agostiniane.
Nel 1793 stampò a Venezia Le pitture, sculture ed architetture della città di Rovigo con illustrazione ed indice, che fu l'ultimo lavoro d'argomento profano del B., il quale da quel tempo si dedicò soltanto a opere di carattere sacro, come La vita di M. V. santissima, poeticamente descritta in sonetti, con figure credute di invenzione del Poussin, Venezia 1800; Vita di S. Genesio comico e martire in ottava rima, che rimase manoscritta. Non fu dato alle stampe neanche un Abbecedario pittorico, elenco preciso e minuzioso di opere che correggeva gli errori e le omissioni dell'Orlandi.
Le opere manoscritte del B. comprendono anche le Lodi dei sovrani d'Etruria e della splendida nobiltà fiorentina. Dialogo intorno all'arte comica, e infine un notevole numero di sonetti sacri e profani conserirati nel secolo scorso nella biblioteca Silvestri di Rovigo e dei quali ora non si ha notizia più precisa.
Nel 1796 la moglie, stanca della vita disordinata, tornò dal marito, generosamente da lui perdonata. Il B. morì nel 1806.
Il Gozzi scrisse di lui: "Una buona persona... che prima di fare il comico aveva fatto il libraio. Quell'arte aveva lasciato in lui una spezie di fanatismo letterario. Leggeva tutto il giorno e tutta la notte, e scriveva de' grossi volumi da porre alle stampe, coi quali diceva egli d'essere certo di fare un grosso guadagno e delle investite per se ed eredi. La sua indefessa faticosissima sterile applicazione lo alienava dalle cure domestiche..., niente chiedendo per sé e niente badando alle sue scarpe rotte e alle sue calzette infangate, forse per imitare un filosofò* (Memorie inutili, p. 307).
Fonti e Bibl.: C. Gozzi, Memorie inutili, a cura di G. Prezzolini, Bari 1910, pp. 284, 307 ss.; G. Baseggio, F. B., in E. De Tipaldo, Biografie degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti, IX, Venezia 1844, pp. 153-158; E. Masi, Sulla storia del teatro italiano nel sec. XVIII. Studi, Firenze 1891, pp. 186 s.; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 281-287, A. Marasca, Comici dell'arte secondo le Notizie istoriche di F. B. comico settecentista bolognese, Roma 1911; A. Pinetti, F. B. comico ed erudito bolognese e la prima guida artistica di Bergamo, in Bollett. della biblioteca Civica di Bergamo (Bergomum), X (1916), n. 4, pp. 157-186; C. L. Curiel, Il teatro S. Pietro di Trieste. 1690-1801, Milano 1937, pp. 139 s. e passim; O .Trebbi, Contributi alla biografia dei comici italiani. Per F. B., in Riv. ital. del teatro, VI, 1 (1942), pp. 287-290 ss.; I. Schlosser Magnino, La letteratura artistica, Firenze 1956, pp. 538, SSI, 570; Encicl. d. Spett., I, coll. 1604-1606.