PISANI, Francesco
PISANI, Francesco. – Nacque a Venezia nel 1494. Era figlio del patrizio Alvise di Giovanni, banchiere e uomo politico, e di Cecilia Giustinian. Ebbe un fratello, Giovanni, che fu genero del doge Andrea Gritti; anche i matrimoni di cinque delle sei sorelle (una andò monaca) consolidarono i legami con la più potente aristocrazia veneziana e specialmente con i casati filocuriali dei Grimani e dei Corner. Grazie all’influenza del padre, Francesco ebbe una precoce carriera: nel 1512 fu forse nel seguito dell’ambasciatore Pietro Lando, che incontrò a Trento il diplomatico imperiale Matteo Lang, e nel 1514 entrò anticipatamente in Maggior Consiglio in virtù di un prestito alla Signoria. La svolta arrivò però nel giugno-luglio 1517, quando Leone X lo nominò cardinale, mediante l’esborso da parte della famiglia di oltre 20.000 ducati.
Pisani, che aveva una figlia naturale, Giulia, ricevette la tonsura e il berretto cardinalizio a Venezia (ma non celebrò la messa prima del 1555). Dopo un anno trascorso tra Padova e Venezia, nell’ottobre del 1518 raggiunse la corte pontificia. Da allora il suo assillo costante fu costituito dalla caccia ai benefici, necessari per rimborsare la famiglia degli esborsi sostenuti per promuovere la sua carriera. Leone X, Adriano VI e Clemente VII disposero che a Pisani venissero assegnati benefici nel dominio veneto per un valore di 4000 ducati: da qui frenetiche trattative a Roma e Venezia nelle occasioni di vacanza di benefici, per prevenire le mosse dei rivali. Pisani ottenne, tra l’altro, il vescovato di Cittanova e una pensione sul vescovato di Lesina. Nel 1524 ebbe il vescovato di Padova, le cui entrate (valutate intorno ai 7000 ducati) furono amministrate tra il 1529 e il 1541 da Alvise Cornaro. Un amplissimo indulto di Clemente VII del 9 settembre 1524 diede ‘carta bianca’ a Pisani per la collazione dei benefici della sua diocesi (e un altro, analogo, egli ebbe nel 1528 per Treviso).
Nel 1525, dopo la battaglia di Pavia, il cardinale ricevette le confidenze di uno sconcertato Clemente VII, e nel 1526 accolse a palazzo Venezia l’ambasciatore veneto durante i saccheggi perpetrati a Roma dalle milizie del cardinale Pompeo Colonna. Erano le premesse del sacco di Roma del 6 maggio 1527, quando Pisani seguì Clemente VII a Castel Sant’Angelo. Nel dicembre del 1527 fu preso come ostaggio, a garanzia degli accordi sottoscritti dal pontefice con gli imperiali: fu trattenuto prigioniero a Napoli fino al gennaio del 1529 (mentre il padre, provveditore generale al Campo, era morto durante l’assedio di Napoli nel giugno 1528).
Dopo la liberazione, Pisani dovette affrontare una vertenza con Venezia per il vescovato di Treviso. Nel luglio del 1527 aveva ottenuto quel vescovato da Clemente VII, ma si era opposto un altro pretendente, Vincenzo Querini, e ciò aveva risvegliato le velleità veneziane di recuperare il diritto di presentazione alle diocesi di Terraferma. Solo nel maggio 1534 Pisani ottenne definitivamente il possesso di Treviso. Il 2 dicembre 1527 aveva formalmente rinunciato (con diritto di regresso) al vescovato di Padova in favore del nipote Alvise, figlio del fratello Giovanni, di soli cinque anni d’età. Alle entrate dei vescovati (Padova, Cittanova, Treviso e dal 1551 Narbona in Francia) si aggiunsero per Pisani altri benefici ecclesiastici per un’entrata lorda di circa 12.000-15.000 scudi.
Il suo governo diocesano, a Padova come a Treviso, fu quello di un vescovo non residente (se si escludono gli ingressi solenni a Padova nel 1531 e a Treviso nel 1538 e altri brevi soggiorni). Entro questi limiti, aggravati dall’arbitrarietà dei criteri da lui seguiti nel conferimento dei benefici, Pisani sostenne le iniziative dei suoi vicari generali: si ricordano, a Padova, i decreti di riforma del clero del 1530-34, la visita delle parrocchie urbane del 1543 (cui collaborò il gesuita Diego Laynez) e la visita dei monasteri femminili del 1546-47. Pisani promosse inoltre la ricostruzione del duomo di Padova e importanti lavori del palazzo vescovile. Nel 1555 cedette l’amministrazione della diocesi padovana al nipote Alvise (mentre Treviso passò all’altro nipote, Giorgio Corner, che vi si insediò nel 1564).
Presso la Curia romana, la rispettabile anzianità di Pisani gli procurò un ruolo di rilievo nei suoi ultimi conclavi. Nel conclave che elesse Paolo IV, del 1555, procurò a Gian Piero Carafa uno dei voti decisivi, quello del cardinale Alvise Corner. Nel 1559 fu inserito nell’elenco dei candidati graditi al re di Francia, ma ottenne solo qualche voto di stima. Perciò dapprima sostenne la candidatura di Ercole Gonzaga, poi quella del cardinale Giovan Angelo Medici, eletto con il nome di Pio IV. Il nuovo pontefice si mostrò favorevole a Venezia, ma la decisione del 1564 di donare alla Serenissima come residenza degli ambasciatori palazzo Venezia, tradizionalmente destinato ai cardinali veneziani, causò molta amarezza a Pisani. Egli ebbe peraltro la soddisfazione di vedere elevato al cardinalato nel 1565 il nipote Alvise.
Nel conclave del 1565-66 Pisani, decano del S. Collegio, fu segnalato dall’ambasciatore spagnolo Luis de Requesens nella prospettiva, non realizzatasi, di un papato di transizione. Durante gli scrutini, Francesco Pisani e il nipote Alvise concorsero alla bocciatura della candidatura di Giovanni Morone, proposta da Carlo Borromeo. Infine, il 7 gennaio 1566, toccò a Pisani, come decano, pronunciare per primo il voto di nomina di Michele Ghislieri e raccogliere alla fine il consenso dell’eletto, che assunse il nome di Pio V. Il pluribeneficiario Pisani fece però le spese del rigore introdotto dal nuovo pontefice, che volle visitare personalmente la diocesi di Ostia, affidata alle sue cure: trovò le chiese in disordine e non esitò a privare Pisani di rendite per 3000 scudi.
Malato e profondamente colpito dalla morte del nipote Alvise, morì a Roma il 28 giugno 1570. Fu sepolto nella chiesa romana di S. Marco Evangelista, dove fu eretto il monumento funebre.
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