PEPARELLI (Pepparelli, Peperelli), Francesco
PEPARELLI (Pepparelli, Peperelli), Francesco. – Nacque verso la fine del Cinquecento. Sono incerti il luogo (forse Roma) e l’anno di nascita (1585 o 1587), e la grafia del cognome è mutevole. Non si hanno inoltre notizie sull’ambiente da cui proveniva e sulla sua giovinezza (si sa solo che ebbe almeno una sorella minore, di nome Anna Maria).
Architetto, fu molto attivo nella prima metà del Seicento a Roma e nel contado.
Secondo uno storico coevo, Giovanni Baglione (1649, I, p. 69), partecipò a circa settanta cantieri tra palazzi, castelli, chiese e conventi, ma i documenti oggi reperibili permettono di attribuirgliene con sicurezza solo una trentina (per due terzi a Roma e per un terzo nei dintorni). Trascurato come artista minore a partire dalla prima metà del Settecento, è stato rivalutato e studiato a iniziare dalla seconda metà del Novecento, anche se ancora non esiste un’opera complessiva sulla sua figura.
Oltre che architetto, fu esperto di ingegneria, di cartografia e di idraulica; per questo, gli venne spesso affidata la costruzione di edifici progettati da altri architetti, e svolse di frequente attività di perito. Ma fu anche uomo di una certa cultura; la sua biblioteca, di 180 libri, superava quelle di architetti ben più celebri (come Carlo Maderno o Domenico Fontana) ed è stata di recente analizzata (Fratarcangeli, 2011).
La prima notizia che si ha su di lui riguarda l’ingaggio, nel 1601, come apprendista nello studio dell’architetto Ottaviano Nonni, detto il Mascherino (o il Mascarino). Non si hanno informazioni sui lavori che svolse a fianco di Nonni; questi, in ogni caso, dovette rimanerne soddisfatto, perché nel suo testamento (1606) lo ricordò, trasmettendogli una somma di denaro.
Negli anni successivi Peparelli lavorò spesso a fianco di Girolamo Rainaldi, di volta in volta collaborando alla progettazione oppure dirigendo o supervisionando i cantieri (la documentazione esistente non permette di individuare con certezza il tipo di attività svolto in ogni singolo edificio). Rainaldi dovette apprezzarlo molto, tanto che nel suo testamento del 1638 lo definì «dilectissimo amico» e gli lasciò alcuni oggetti di grande valore (A. Bertolotti, Artisti in relazione coi Gonzaga signori di Mantova: ricerche e studi negli archivi mantovani, Modena 1885, p. 138).
Tra i lavori in cui, a vario titolo, Peparelli affiancò Rainaldi, vanno citati: tra il 1621 e il 1623, a Caprarola, la costruzione della chiesa di S. Teresa; tra il 1624 e il 1626, il rifacimento del castello di Fusano; nel 1629-30, a Ronciglione, l’edificazione della collegiata dei Ss. Pietro e Caterina, poi di S. Andrea (Picalarga, 1989); tra il 1632 e il 1637, la ricostruzione dell’oratorio della chiesa di S. Girolamo della Carità, che era stato distrutto da un incendio (nella stessa occasione l’architetto ideò anche un progetto di massima per la chiesa, che però non venne mai realizzato: F. Fasolo, L’opera di Hieronimo e Carlo Rainaldi, 1570-1655 e 1611-1691, Roma 1959, pp. 273-275).
Peparelli collaborò inoltre con Maderno. Tra gli edifici progettati da quest’ultimo per i quali egli diede il suo contributo (anche qui, in modi diversi e non sempre individuabili con chiarezza): nel 1620, la costruzione del monastero di S. Maria Maddalena in Campo Marzio; tra il 1635 e il 1637, diverse sistemazioni per la chiesa di S. Maria in Traspontina, tra cui la costruzione della sacrestia e il completamento del transetto e del campanile; nel 1639-40, nel rione Regola, il completamento dei lavori per il palazzo Santacroce ai Catinari (poi Santacroce Pasolini Dall’Onda) e, in quel cortile, la progettazione della celebre fontana detta Ninfeo della nascita di Venere.
Tra i lavori che invece Peparelli condusse autonomamente, spesso sulla base di suoi progetti originali (e nei quali talvolta si avvalse dell’aiuto di colleghi più giovani), si possono ricordare i seguenti (alcuni dei quali ormai ben studiati): nel 1614, a piazza Farnese, la nuova facciata della chiesa di S. Brigida degli Svedesi; tra il 1619 e il 1621, la costruzione di un palazzo del principe Michele Peretti Damasceni nella tenuta di Torre in Pietra; tra il 1620 e il 1623, a villa Celimontana, il rifacimento del palazzetto Mattei (Benocci, 1989); nel 1624-25, a Montecitorio, la costruzione del palazzo dei padri Trinitari della Missione (o palazzo Toschi Guidi di Bagno; Manfredi, 2003); tra il 1626 e il 1629, la costruzione del ‘casino novo’ nella villa del cardinale Carlo Emanuele Pio di Savoia al Colosseo, oggi palazzo Silvestri-Rivaldi (Bentivoglio, 2004); tra il 1627 e il 1630, la costruzione del palazzo Cerri nel rione Parione, parzialmente distrutto nel 1888 (Manfredi, 2005-2006); tra il 1627 e il 1641, nel rione Trevi, il rifacimento di due palazzi cinquecenteschi appartenenti alla famiglia Del Bufalo (Spagnesi, 1963); tra il 1631 e il 1637, la costruzione della chiesa di S. Caio pontefice al Castro Pretorio (demolita nel 1885), per la quale fu affiancato da Vincenzo della Greca (Baglione, 1649, I, p. 169); tra il 1630 e il 1639, diverse sistemazioni nel palazzo Cardelli in Campo Marzio (facciata posteriore, scalone d’onore, decorazione di alcune sale); tra il 1635 e il 1641, a Genzano di Roma, la ricostruzione del cinquecentesco palazzo baronale e della medioevale chiesa di S. Maria della Cima (Ticconi, 2008, pp. 212 s.); nel 1637, nella chiesa di S. Francesco a Ripa, la progettazione del monumento di Laura Frangipani (moglie di Ludovico Mattei di Paganica); tra il 1638 e il 1641, a Velletri, il rifacimento del palazzo Ginetti (Cavazzini, 2001-2002, pp. 262-267); nel 1639, a Genazzano, il rifacimento, insieme a Marcantonio Andreucci, dell’ala orientale del medioevale castello Colonna; nel 1639-40, la progettazione della chiesa di S. Salvatore in Campo, nel rione Regola; tra il 1639 e il 1641, l’ampliamento e la parziale ricostruzione del palazzo che ospitava il Monte di Pietà; in data imprecisata (forse negli anni Trenta del Seicento), la ricostruzione del cinquecentesco palazzo Valentini nei pressi di piazza Venezia.
Tra gli interventi di Peparelli, un caso particolare, per dimensioni e importanza, è quello del palazzo Pamphilj in piazza Navona, studiato a fondo solo di recente (Leone, 2004, pp. 445-448, e 2016, pp. 22-29).
Tra il 1634 e il 1636, su incarico del cardinale Giovanni Battista Pamphilj (poi papa Innocenzo X), Peparelli lavorò a un progetto tendente a unire in un unico e grande palazzo tre differenti edifici, appartenenti ai Pamphilj e ai Teofili. L’architetto mantenne parti del vecchio palazzo e riconfigurò gli spazi esistenti in un unico progetto. I suoi interventi sono ancora oggi visibili in alcuni ambienti interni. Della facciata da lui costruita – interamente rifatta dopo il 1645 da Rainaldi – resta invece traccia solo in un’incisione del francese Israël Silvestre del 1643-44, Vista della parte sud di piazza Navona (Leone, 2016, p. 31).
Altro caso particolare fu, tra il 1634 e il 1636, quello del rifacimento e dell’allargamento dell’allora recentissima (1615) chiesa di S. Maria delle Vergini, oggi di S. Rita da Cascia.
Con questa chiesa del rione Trevi, Peparelli ebbe infatti un coinvolgimento personale; essa era gestita da una comunità di suore agostiniane, detta ‘delle zitelle del Rifugio’, a cui apparteneva sua sorella Anna Maria, che nel 1643 (dopo la morte di Peparelli) sarebbe diventata priora, con il nome di suor Flavia (Carbonara Pompei, 2014).
Vi sono, poi, alcuni edifici in cui Peparelli lavorò sicuramente ma non è chiara la natura del suo intervento; il più celebre è senz’altro il tempietto di S. Pietro in Montorio, o tempietto del Bramante: se è certa una sua partecipazione alla decorazione dell’edificio (probabilmente nel 1628), più incerta e meno documentata è l’attribuzione a lui della progettazione o della costruzione della cripta, avanzata da alcuni autori (per esempio, Freiberg, 2014, p. 87 e nota 88).
Tra le attività più ‘tecniche’ di Peparelli (di cartografo, perito idraulico e così via) si possono citare: nel 1618, la stesura di una grande e accuratissima mappa del territorio di Mentana, ancora oggi utile per lo studio della storia del paesaggio (Passigli, 1989); nel 1630, la sistemazione dell’impianto idraulico di Velletri (Cavazzini, 2001-2001, p. 262).
Nel suo studio Peparelli ospitò diversi allievi, il più celebre dei quali è Giovanni Antonio De Rossi.
Nel 1634 divenne membro dell’Accademia di S. Luca.
Morì il 6 novembre 1641 a Roma.
Fonti e Bibl.: gli unici studi generali su Peparelli sono: E. Longo, Per la conoscenza di un architetto del primo Seicento romano: F. P., in Palladio: rivista di storia dell'architettura e restauro, n.s., 1990, n. 5, pp. 25-44 (appendice documentaria alle pp. 39-44); S. Tuzi, P. (Peperelli), F. (1587-1641), in P. Portoghesi, Roma barocca, Roma 2011, p. 723 (inoltre, una puntuale analisi del linguaggio architettonico di Peparelli è condotta da Paolo Portoghesi alle pp. 353 s.). Numerosi sono invece, a partire dal 1963, gli studi su aspetti specifici dell’attività di questo architetto: G. Spagnesi, Palazzo del Bufalo-Ferraioli e il suo architetto, in Palladio: rivista di storia dell'architettura e restauro, 1963, n. 13, pp. 134-158, poi in G. Spagnesi, Una storia per gli architetti, Roma 1989, pp. 67-79; C. Benocci, Il rinnovamento seicentesco della Villa Mattei al Celio: F. P., Andrea Sacchi, Andrea Lilli ed altri artisti, in Storia dell’arte, 1989, n. 66, pp. 187-196; S. Passigli, La pianta dell’architetto F. P. (1618): una fonte per la topografia della regione romana, Roma 1989; M. Picalarga, La fabbrica della nuova collegiata dei Ss. Pietro e Caterina. Duomo di Ronciglione, in Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, Università degli Studi La Sapienza, 1989, n. 13, pp. 55-64; P. Cavazzini, Palazzo Ginetti a Velletri e le ambizioni del cardinale Marzio, in Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana, 2001-2002, n. 34, pp. 255-290; T. Manfredi, P., Carlo Rainaldi e il palazzo Toschi Guidi di Bagno dei padri della Missione, in Quaderni del Dipartimento patrimonio architettonico e urbanistico: storia cultura progetto, Università degli studi di Reggio Calabria, 2003, nn. 25-26, pp. 131-142; E. Bentivoglio, La villa del cardinale Carlo Emanuele Pio di Savoia al Colosseo: il ‘casino novo’ e F. P., ibid., 2004, nn. 27-28, pp. 9-16; T. Manfredi, F. P. e il palazzo di Antonio Cerri: architettura e trasformazione urbana nel primo Seicento romano, ibid., 2005-2006, nn. 29-32, pp. 143-154; M. Fratarcangeli, On an architect’s library: the intellectual world of F. P., 1587-1641, in Fragmenta. Journal of the Royal Netherlands institute in Rome, 2011, n. 5, pp. 213-245. Si v. anche: G. Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetti, dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 fino a tutto quello d’Urbano VIII nel 1642, 2 voll., Roma 1649; S.C. Leone, Cardinal Pamphilj builds a palace: self-representation and familial ambition in seventeenth-century Rome, in Journal of the Society of Architectural Historians, LXIII, 2004, pp. 440-471; D. Ticconi, Aggiunte a Carlo Fontana: strategie di sviluppo urbano per i Cesarini a Genzano, in Studi sui Fontana: una dinastia di architetti ticinesi a Roma tra Manierismo e Barocco, a cura di M. Fagiolo - G. Bonaccorso, Roma 2008, pp. 211-224; S. Carbonara Pompei, Fra arte e architettura: il ruolo di alcune congregazioni religiose femminili nella Roma barocca, in ENBaCH. European Network for Baroque Cultural Heritage, 2014, disponibile on-line; J. Freiberg, Bramante’s tempietto, the Roman Renaissance, and the Spanish crown, New York 2014, ad indicem; S.C. Leone, La costruzione di Palazzo Pamphilj, in Palazzo Pamphilj: ambasciata del Brasile a Roma, Torino 2016, pp. 15-67.