PATRIZI (o Patrizzi), Francesco (latinizzato in Franciscus Patricius, donde anche Francesco Patrizio)
Filosofo e letterato italiano del Rinascimento, nato a Cherso nel 1529, morto a Roma nel febbraio 1597. Dopo avere studiato a Padova, dove ebbe tra i suoi maestri il Robortello, pubblicò nel 1553 alcuni opuscoli di argomento morale ed estetico; poi, dopo un soggiorno nel suo paese, stampò nel 1558, a Ferrara, l'Eridano, poemetto in lode degli Estensi, composto in versi di tredici sillabe, che in realtà erano costituiti di un settenario tronco e un settenario piano ma che, per lo spostamento degli accenti, egli pensava potessero rendere il suono dell'antico esametro epico. A Venezia, nel 1560, stampò i dieci dialoghi Della Historia, notevoli come rivendicazione del valore teoretico e dell'importanza politica della scienza storica contro le concezioni artistico-oratorie di essa. Dopo un periodo di lunghi viaggi, che lo portarono più d'una volta a Cipro e in Spagna, fu nel 1578 invitato da Alfonso II d'Este a insegnare filosofia all'università di Ferrara. Vi restò fino al 1592, quando, divenuto pontefice Clemente VIII, fu da questo chiamato all'università di Roma, dove continuò fino alla morte a insegnare con successo filosofia platonica, nonostante che quell'ambiente culturale non fosse favorevole al suo platonismo.
Il P. è infatti uno degli ultimi difensori del platonismo contro l'aristotelismo, da lui principalmente combattuto nelle Discussiones peripateticae (prima parte, Venezia 1571; ediz. completa in 4 voll., Basilea 1581). Ma i suoi argomenti sono assai poveri, e se egli ha il merito di combattere la concezione aristotelica dell'arte come mimesi osservando come anche l'arte possegga una sua capacità creativa, non sa poi determinare quest'ultima se non tornando a formulazioni platoniche che alla concezione aristotelica necessariamente riconducevano (v. per ciò il Trattato della poetica, voll. 2, Ferrara 1582, e in essa specialmente la Deca disputata e il Trimerone, cioè l'appendice polemica contro le repliche opposte da Torquato Tasso alle sue critiche: l'antiaristotelico P. parteggiava infatti per l'Orlando contro la Gerusalemme). A problemi affini si riferiscono anche i dialoghi Della retorica, in cui sono passi notevoli per la critica della concezione classica della retorica come scienza. Ma la maggiore opera filosofica del P. è la Nova de universis philosophia, in qua aristotelica methodo non per motum sed per lucem et lumina ad primam causam ascenditur, deinde propria Patricii methodo tota in contemplatione venit Divinitas, postremo methodo platonica rerum universitas a conditore Deo deducitur (Ferrara 1591; l'edizione di Venezia 1593 non è, come fu dimostrato dal Guerrini, che la precedente, col frontispizio cambiato). Essa si distingue in quattro parti, intitolate Panaugia, Panarchia, Pampsychia, Pancosmia, e interpreta l'universo facendolo dipendere dall'universale principio della luce, contrapposto perciò al principio aristotelico del movimento. Questa metafisica emanatistica e neoplatonizzante della luce, nella quale il P. segue anche lo Zodiacus vitae di Palingenio Stellato, acquista d'altronde più particolare interesse in quanto il P., che parte dalla netta contrapposizione della realtà fisica a quella spirituale, considera la luce come l'entità che, dal lato della natura, media fra tali due sfere, così come, dal lato dello spirito, media l'animus. In questo senso il P. si accosta già a quei problemi dell'antitesi e del parallelismo del fisico e dello spirituale, che poi costituiranno la sostanza del pensiero di Campanella e di Cartesio. Tra gli altri scritti del P. sono da ricordare: La militia romana di Polibio, di Tito Livio e di Dionigi Alicarnasseo da F. P. dichiarata (Ferrara 1583); Della nuova geometria libri XV (ivi 1587); Paralleli militari (Roma 1594).
Bibl.: Per la biografia e per la bibliografia degli scritti del P. v. principalmente O. Guerrini, Di F. P. e della rarissima edizione della Nova Philosophia, in Il propugnatore, XII, i (1879), pp. 172-230 (e in estratto, Bologna 1879). Sul pensiero: F. Fiorentino, B. Telesio, ossia studi storici sull'idea della natura nel risorgimento italiano, II, Firenze 1874, p. i segg.; A. Solerti, Lett. autobiogr. di F. P., in Arch. stor. per Trieste, l'Istria e il Trentino, III, 227; P. Donazzolo, F. P. di Cherso erudito del sec. XVI, in Atti e mem. della Soc. istriana di arch. e storia patria, XXVIII (1912), pp. 1-147. Sulla critica della retorica, B. Croce, Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana, 2ª ed., Bari 1923, pp. 299-310. Sulla concezione della storia: F. von Betzold, Zur Entstehungsgeschichte der historischen Methodik, in Aus Mittelalter und Renaissance, Monaco-Berlino 1918; P. M. Arcari, F. P. da Cherso, Roma 1935.