DIODATI, Francesco Paolo
Nacque a Campobasso l'8 sett. 1864 da Eugenio e da Giulia Bellini. Da bambino mostrò una spiccata disposizione per gli studi musicali ed ottenne una borsa di studio che gli permise di seguire i corsi del conservatorio di S. Pietro a Majella. Ma all'età di dodici anni, in seguito all'occasionaie visita a una mostra allestita dalla Promotrice Salvator Rosa di Napoli, mutò indirizzo di studi, dedicandosi alla pittura e frequentando l'accademia di belle arti di Napoli (cfr. Riccardo, 1972, p. 386), dove fu allievo di D. Morelli e G. Toma (cfr. Thieme-Becker).
Il suo esordio in pittura si ebbe nel 1882 alla mostra organizzata dalla Società promotrice di Genova in cui espose l'opera In attesa, che ottenne un discreto successo di critica e di pubblico; l'anno successivo (1883) fu presente all'esposizione della Promotrice Salvator Rosa di Napoli con due quadri, I' da cca' nun me movo e La correzione del maestro, entrambi acquistati dalla Società (cfr. Comanducci, 1934).
La pittura sviluppata dal D., soprattutto nelle scene di genere, risentì in maniera concreta della lezione di G. Torna: in particolare, pur non cadendo nella semplice imitazione, egli conservò del maestro il senso malinconico dell'esistenza, l'interesse per la vita popolare, l'uso frequente delle tonalità grigie ed il prevalere dei colori freddi.
Durante tutta la sua attività mantenne intensi rapporti con la Società napoletana Salvator Rosa, esponendo numerose opere nelle mostre organizzate dalla Promotrice: si possono ricordare, fra queste, la tela Parlare al portiere del 1885 e Ultimo sosia del 1890, entrambi comprati dalla stessa Società.
Nel 1886 il re Umberto I acquistò per la Galleria di Capodimonte un ritratto a pastello intitolato Amalia. Il D. mostrò nei ritratti una vena pittorica più intensa e autonoma, preferendo alla tecnica a olio il pastello che gli consentiva di fissare con pochi tratti l'attimo di un sorriso, la brevità di uno sguardo e le più diverse fisionomie e personalità. Fra le opere di questo genere spicca il Ritratto del padre, acquistato dalla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma.
Nel 1893 il D. partecipò all'Esposizione di Roma, presentando due quadri, Casa rustica a Capri e Piazza di Amalfi. Nella pittura di paesaggio seppe recuperare la tradizione pittorica partenopea, sviluppando una tecnica d'effetto che, con poche pennellate veloci ed essenziali, ricostruiva i caratteristici scorci delle principali località italiane. A questo genere possono essere ricondotti Un canale di Venezia, dipinto dal vero nel 1887, e Un raggio ancora, un paesaggio di Cava dei Tirreni, presentato con successo all'Esposizione nazionale di Torino del 1898.
Due anni prima, nel 1896, Umberto 1 aveva acquistato per la Galleria di Capodimonte Un corteo, in cui la vena malinconica e sentimentale ereditata dal Toma tornava prepotentemente a caratterizzare la pittura del Diodati. Continuò a partecipare alle mostre organizzate nelle principali città italiane, quali per esempio la IV Biennale di Venezia del 1901, in cui espose il quadro Impressione (cfr. Catalogo illustrato della IV Esposizione internazionale Città di Venezia, Venezia 1901, n. 40, p. 193); alla attività artistica affiancò, inoltre, quella di restauratore di opere d'arte che svolse nel suo studio nel convento di S. Maria La Nuova a Napoli (cfr. Ribera, 1900, p. 596).
Nel 1899 eseguì per la chiesa di S. Andrea a Nocera dei Pagani un affresco, intitolato La Porziuncola, raffigurante l'episodio della comparsa delle stigmate di s. Francesco. A questo incarico seguirono nel 1925 l'esecuzione dell'opera S. Teresa per la chiesa madre di Frattamaggiore e due delle sette lunette decoranti la sala della Banca d'Italia di Campobasso (cfr. Riccardo, 1972, p. 391).
Il D. morì a Napoli il 24 dic. 1940.
Fonti e Bibl.: Necr. in Giornale d'Italia, 28 dic. 1940; A. Ribera, F. P. D., in Natura e arte, II (1900), pp. 591-596; L. Callari, Storia dell'arte contemp. in Italia, Roma 1909, p. 370; E. Giannelli, Artisti napol. viventi, Napoli 1916, pp. 225 ss.; A. M. Comanducci, I pittori ital. dell'Ottocento, Milano 1934, p. 203; D. Maggiore, Arte e artisti dell'Ottocento napolitano e scuola di Posillipo, Napoli 1955, p. 138; D. Riccardo, Artecatalogo dell'Ottocento "Vesuvio", Roma 1972, pp. 384-392; Diz. encicl. Bolaffi, IV, p. 149; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, pp. 309 s.