MILLEVILLE, Francesco ( in religione Barnaba). –
Figlio di Alessandro, nacque a Ferrara il 27 maggio 1577 da una famiglia di musicisti francesi attivi alla corte estense.
Pierre fu cantore della cappella ducale nel 1504 e vi rimase fino al 1510, data di un temporaneo scioglimento del gruppo musicale. Negli anni successivi potrebbe essere stato alla corte di Mantova. Nel 1517-18 compare tra i cantori della cappella privata di papa Leone X. Secondo quanto riferiscono le cronache ferraresi, Alfonso d’Este (dal 1505 duca di Ferrara), di ritorno da un viaggio in Francia e in Inghilterra nella primavera-estate del 1504, aveva portato un ragazzo di 12 anni abilissimo nel cantare e nel comporre. Si trattava probabilmente di Pierre Milleville (che dunque sarebbe nato nel 1492), anche se di lui non è pervenuta nessuna composizione.
Jean, nonno del M., fu chiamato a Ferrara nel 1530 da Renata di Francia, figlia di Luigi XII, che nel 1528 aveva sposato Ercole d’Este (duca Ercole II dal 1534). La presenza di Jean alla corte estense è documentata dal 1534 al 1550 come cantore e dal 1544 al 1573 come insegnante delle principesse.
Alessandro, padre del M., arrivò a Ferrara con il padre Jean nel 1530 all’età di 9 anni (dunque era nato a Parigi nel 1521). Dall’ottobre del 1552 al giugno del 1558 fu tenore della cappella papale a Roma. Tornato a Ferrara, ricoprì l’incarico di secondo organista dall’ottobre del 1560 alla morte, avvenuta l’8 sett. 1589. Fu maestro di Ercole Pasquini, di Vittoria Aleotti e del figlio. Le fonti riferiscono della sua importanza nella scuola organistica ferrarese, ma di lui sono pervenute solo composizioni vocali. Nel 1575 pubblicò a Venezia il Libro primo de madrigali, a 5 voci, dedicato al duca di Ferrara e nel 1584 a Ferrara i Madrigali … libro secondo, a 5 voci, che contengono composizioni per le nozze di «Fabritio et Cassandra Gonzaghi» e di «Gio. Francesco et Reschina Gonzaghi» entrambi «consorti di Bozzolo». Sempre nel 1584 e sempre a Ferrara diede alle stampe altre tre raccolte: Madrigali, a 6 voci; Sacrarum cantionum liber primus, a 5 voci; Le Vergine, con diece altre stanze spirituali, a 4 voci. I madrigali a 6 voci sono dedicati a Carlo Emanuele di Savoia, nella cui biblioteca si trovavano questa e altre opere di Alessandro. Quattro madrigali sono conservati a Modena (Biblioteca Estense universitaria, Mus., F. 1358); sei madrigali compaiono in antologie a stampa (1581, 1582, 1583, 1586, 1591, 1593, che denotano la circolazione prevalentemente ferrarese delle composizioni).
Il 17 maggio 1595 il M. entrò nel monastero benedettino olivetano di S. Giorgio a Ferrara, dove prese i voti l’8 dic. 1596 con il nome di Barnaba. Nell’abbazia ferrarese compì gli studi teologici e fu ordinato sacerdote. Dal 1603 iniziò una serie di spostamenti nei vari monasteri dell’Ordine svolgendo le funzioni di organista e maestro di cappella. Nel 1603 era a S. Maria di Gradara a Mantova, nel 1604 a S. Giorgio a Ferrara, nel 1605-06 a Villanova di Lodi. Tra il 1607 e il 1611, anni in cui il suo nome non compare nelle Familiarum Tabulae, soggiornò alle corti del re di Polonia Sigismondo III Vasa e dell’imperatore Rodol;fo II d’Asburgo, luoghi in cui i musicisti italiani godevano di grande prestigio. Tornato in Italia, nel 1614-15 fu organista a S. Pietro a Gubbio e, nel dicembre del 1615, compose le musiche per le nozze Cantalmaggi-Biscaccianti, date alle stampe nel 1617 ne Il primo libro de madrigali in concerto, a 1, 5, 8 voci, basso continuo, op. 3, pubblicato a Venezia, come tutte le opere del Milleville. Nel 1616 era nell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore e pubblicò composizioni sacre (Una messa in concerto, un Domine ad adiuvandum, due Dixit, un Magnificat … et un motetto, a 8-9 voci, basso continuo, op. 5) scritte per la cattedrale di Città di Castello e dedicate a Evangelista Tornioli, monaco olivetano eletto vescovo della città tifernate il 16 aprile di quell’anno. Nel 1617 era di nuovo a S. Giorgio a Ferrara e pubblicò Il secondo libro delle messe, a 4, 8 voci, basso continuo, op. 6, dedicato a Diego De Felici da Napoli, monaco olivetano nonché suo allievo. Nello stesso anno uscirono i Concerti … Libro primo, a 2-4 voci, basso continuo (organo), op. 2, a cura di un altro suo allievo, Francesco Battazzi, che sottolinea la necessità di questa seconda edizione per correggere i numerosi errori di una precedente stampa fatta a Bologna, forse l’op. 1, della quale però non è pervenuto alcun esemplare. Nel 1619 era maestro di cappella e organista della cattedrale di Chioggia e pubblicò le Letanie della Beata Vergine con le sue antifone, a 8 voci, basso continuo (organo), op. 8, dedicate a Pasquale Grassi, eletto vescovo di Chioggia il 29 apr. 1618. Il volume contiene anche due componimenti poetici in lode del M. firmati da «L’Infiammato Academico Arso», appartenente all’Accademia degli Infiammati: Queste carte son’oro e Sirene a l’aure uscite. Al 1620 risale Il terzo libro de motetti, a 1-3 voci, op. 9, dedicato al monaco cassinese Massimo Maroardi, che contiene il componimento poetico anonimo L’arte vaga di te fabbro canoro. Nel 1622 pubblicò le Sagre gemme legate nell’oro della musica, a 1 voce, basso continuo, op. 10, nelle quali si dichiara maestro di cappella e organista di S. Giorgio a Ferrara e nel 1624 le Pompe funebri nel mortorio di Christo, responsorii delli matutini la sera nella settimana santa …, a 2-4 voci pari, basso continuo (clavicembalo/tiorba), op. 14, nelle quali dice di essere organista a Sarzana. In effetti le Familiarum Tabulae lo danno nella comunità ferrarese fino al 1625, ma è probabile che, pur risiedendo a Ferrara, svolgesse saltuariamente anche le mansioni di organista a Sarzana. Al 1624 risalgono anche due mottetti a 2 voci (Ego flos campi e O quam pulchra es) pubblicati da L. Calvi a Venezia nella Seconda raccolta de’ sacri canti. Dal 1626 al 1628, mentre si trovava a S. Benedetto di Siena, pubblicò Il quinto libro delli motetti, a 2-5 voci, op. 17 (1627) e il Mazzo d’armonici fiori, a 2-3 voci, basso continuo, op. 18 (1628). La raccolta del 1628 è dedicata al barone Franz Függer, appartenente alla potente famiglia di banchieri tedeschi che tra la metà del Cinquecento e gli inizi del Seicento patrocinò oltre 40 edizioni musicali. Essa contiene anche due componimenti poetici anonimi in lode del M. (Gite musici fiori e Questi musici fiori), che nella dedica si qualifica come «Accademico Filomato». Il M. dunque era aggregato alla prestigiosa accademia senese fondata nel 1580 che nel 1654 si fonderà con quella degli Intronati. Dal dicembre 1628 al giugno 1630 il M. ebbe l’incarico di maestro di cappella a Volterra; poi si trasferì a S. Benedetto Novello di Padova e da qui nel 1632 fu chiamato a S. Benedetto di Arezzo, dove tuttavia non prese servizio per la mancata autorizzazione da parte dei suoi superiori. Nel 1636 era di nuovo a Ferrara e nel 1638 a S. Angelo Magno di Ascoli. Al 1639 risale la sua ultima opera Letanie della Beatissima Vergine Maria, a 3 voci, basso continuo, op. 20, dedicate a Claudio Alcatti, abate del monastero di S. Giorgio a Ferrara, dove il M. morì nel 1643.
Il primo libro de madrigali contiene le musiche per uno spettacolo allestito a Gubbio, probabilmente alla fine di un banchetto, in occasione delle nozze del conte Vincenzo Cantalmaggi, titolare di un importante feudo all’interno del Ducato di Urbino, con Virginia Biscaccianti. Lo spettacolo non ambiva all’unità drammaturgica del nuovo genere del melodramma, ma si collocava nella tradizione avanzata dell’intermedio di corte e della corona di madrigali. Era previsto l’uso di costumi e di macchine sceniche di una certa complessità (la nuvola dalla quale discendono e risalgono al cielo le divinità) nonché la presenza di un gruppo di musicisti piuttosto consistente (almeno otto voci e nove strumenti).
Il soggetto è di carattere astrologico e sembra ispirato al famosissimo ciclo di affreschi realizzato da Francesco Del Cossa nel palazzo Schifanoia di Ferrara (e in particolare al pannello di Venere) che il M. sicuramente conosceva. I sette pianeti e lo Zodiaco scendono dal cielo su una nuvola per rendere omaggio agli sposi e invocare Himeneo che, giunto a stringere il nodo nuziale, reca in dono alla coppia la fecondità. Dal punto di vista musicale la sottile trama narrativa si dipana in dieci madrigali e una sinfonia conclusiva «per sonare con ogni sorte di strumenti». Sei madrigali sono a 8 voci (nn. 1, 4, 6, 7, 8, 9), uno a 5 (n. 5) e due a voce sola (nn. 2, 10), mentre nella canzone a 5 in lode degli occhi di Virginia (n. 3) le cinque divinità (Venere, Giove, Mercurio, la Luna e il Sole) cantano insieme solo la sesta strofa, essendo le altre affidate ai singoli dei. Le musiche che il M., contemporaneo di C. Monteverdi, scrive per le nozze eugubine rivelano una notevole maestria compositiva, ma recepiscono solo in parte le istanze del nuovo genere rappresentativo per assestarsi su un tipo di spettacolo sontuoso e prevalentemente policorale che rimase a lungo in voga nell’Europa del Nord, dove il M. aveva operato.
Il primo libro de madrigali è l’unica raccolta profana del M., ma l’elemento che accomuna la sua produzione sacra e quella profana è lo stile concertato. Il modello che il M. tiene presente è quello della scuola veneziana dei Gabrieli, laddove la ricerca del colore, del contrasto o del «dialogo» (fosse esso tra voci e strumenti o all’interno di una stessa tipologia timbrica) aveva dato luogo alla creazione di imponenti affreschi sonori, in grado di affascinare ascoltatori e musicisti che da varie parti dell’Europa (ma soprattutto dalla Germania) si recavano ad apprendere la musica nella città lagunare.
Il M. attribuisce notevole importanza agli strumenti: nella sinfonia de Il primo libro de madrigali sono previsti otto strumenti più il basso continuo, che potevano intervenire, tutti o in parte, anche a sostegno di altri brani della raccolta; il libro primo dei Concerti si chiude con una «Fantasia alla Francesca per sonare con ogni sorte di stromenti»; e nelle Pompe funebri nel mortorio di Christo si specifica che il basso continuo è «per lo clavicembalo, tiorba o simil’instromento», in linea con la sobrietà sonora richiesta nella settimana santa. Ma l’organo era sicuramente lo strumento principe del M., come testimonia anche la frequentazione di Adriano Banchieri (monaco olivetano e organista per un certo periodo a S. Pietro a Gubbio come il M.), che indirizza al musicista ferrarese una lettera a proposito della seconda parte del Transilvano di Girolamo Diruta (edita nelle Lettere armoniche, Bologna 1628). Le composizioni per organo del M. non sono pervenute, perché la consuetudine dell’epoca richiedeva all’organista di improvvisare i suoi sapienti interventi organistici, ma il basso continuo delle sue composizioni vocali è scritto sempre con cura e non mancano spunti di autonomia rispetto alle parti sovrastanti.
Fonti e Bibl.: L.F. Valdrighi, Cappelle, concerti e musiche di casa d’Este, in Atti e memorie delle Regie Deputazioni di storia patria per le provincie modenesi e parmensi, II (1884), pp. 415-495; III (1885), pp. 507-524; F. Coradini, La cappella musicale del duomo di Arezzo dal sec. XV a tutto il sec. XIX, in Note d’archivio per la storia musicale, XVIII (1941), pp. 94 s.; E. Capaccioli, Sull’opera di Barnaba M. e sul suo soggiorno in Polonia, in Secondo incontro con la musica italiana e polacca, Bologna 1970, pp. 153-172; W. Prizer, La cappella di Francesco Gonzaga e la musica sacra a Mantova nel primo ventennio del Cinquecento, in Mantova e i Gonzaga nella civiltà del Rinascimento, Mantova 1974, pp. 267-276; L. Lockwood, Jean Mouton and Jean Michel: new evidence on French music and musicians in Italy, 1505-1520, in Journal of the American Musicological Society, XXXII (1979), pp. 191-246; E. Capaccioli, D. Barnaba M. (1577-1643): contributo per una ricerca biografica, in Rivista internazionale di musica sacra, I (1980), pp. 100-111; Id., ... Contributo per un’analisi critica di alcune sue composizioni, ibid., pp. 190-211; A. Newcomb, The madrigal at Ferrara, 1579-1597, Princeton 1980, ad ind.; L. Lockwood, A virtuoso singer at Ferrara and Rome: the case of Bidon, in Papal music and musicians in late Medieval and Renaissance Rome, Oxford 1998, pp. 224-239; I. Data, Le musiche nella Libreria ducale, in Politica e cultura nell’età di Carlo Emanuele I. Atti del Convegno, Torino … 1995, a cura di M. Masoero et al., Firenze 1999, pp. 507-520; Madrigali segreti per le dame di Ferrara: il manoscritto musicale F. 1358 della Biblioteca Estense di Modena, a cura di E. Durante - A. Martellotti, Firenze 2000, pp. I, 111-115 (testi poetici dei madrigali S’Amore è deità pura; Amorosa fenice; Amor non ha il tuo regno; Se quella è pur pietade), II, pp. 84-100 (edizione musicale dei 4 madrigali); C. Marionni - B. Brumana, «Scendi o santo Himeneo». Musiche di Barnaba M. per le nozze Cantalmaggi-Biscaccianti (Gubbio, 1615), Perugia 2007 (contiene l’edizione de Il primo libro de madrigali del 1617); L. Wuidar, Musique et astrologie après le concile de Trente, Turnhout 2008, pp. 104-124; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, p. 696; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XII (2004), coll. 225-227.
in religione Barnaba
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