CIARAFFONI, Francesco Maria
Nato a Fano l'11 maggio 1720, a quindici anni si trasferì ad Ancona dove in seguito sposò una certa Margherita senza averne figli. Nel 1801 risulta, vedovo, ospitato presso una famiglia; morì ad Ancona il 3 febbr. 1802 e fu sepolto nella cattedrale.
Si sa che studiò pittura a Venezia presso Gaspare Diziani, ma i suoi lavori non sono conservati: sembra abbia dipinto una paia daltare nella chiesa di S. Biagio ad Ancona. La sua attività prevalente è invero quella di architetto, e tra le prime sue opere vanno annoverati il rifacimento dello scalone nel convento di S. Francesco delle Scale ad Ancona e gli interventi nelle chiese anconitane di S. Primiano (1755), di S. Bartolomeo (oggi S. Gregorio Illuminatore) verso il 1760, e di S. Maria in Curte o del Carmine nel 1761.
In S. Bartolomeo l'intervento consisté nell'elevare l'altezza dell'unica aula coperta da una volta a botte lunettata, eliminando quasi completamente il coro; sopraelevò il campanile ed apportò modifiche anche nella facciata. In quest'opera sono presenti due elementi tipici dell'architettura di questo seguace del Vanvitelli: i lacunari trapezoidali nel catino absidale e le colonne binate.
Anche l'intervento del C. in S. Francesco a Camerano (1736-39) è il rifacimento di una chiesa preesistente (secc. XIII-XIV) ad aula unica: venne eliminata gran parte dell'abside poligonale ed aggiunto l'attuale presbiterio per compensare la nuova altezza dell'aula coperta dalla volta a botte.
Nel 1762 il C. progettò e nel 1763 diresse i lavori per il convento di S. Francesco dei minori conventuali (oggi municipio) a Fano, demolendo quello vecchio del sec. XIII; tra le soluzioni più interessanti va menzionato lo scalone, simile al successivo di palazzo Millo-Jona. Del 1768 sono i progetti per il consolidamento del molo guardiano nel porto di Fano (cositruito precedentemente dal Murena) e per la sede dell'Ufficio della sanità con l'alloggio del deputato e agazzmi per il porto. Si tratta di un palazzetto a due piani, di disegno molto semplice, con lesene che inquadrano la facciata. finestre riquadrate, spigoli arrotondati e portale al centro (non si sa se fu mai costruito o demolito poi: v. Pirani). Tra le opere maggiori è annoverata la ricostruzione della chiesa del SS. Sacramento (ultimata nel 1776) ad Ancona: l'aula cinquecentesca venne allungata, soppressa la zona absidale, e costruiti un transetto ed un'abside semicircolare con all'incrocio una cupola. Le pareti sono scandite da colonne binate che sostengono gli arconi su cui è impostata la cupola e l'arcone della navata. È evidente l'influenza della chiesa del Gesù di Ancona rifatta dal Varivitelli, mentre richiami borrominiani (S. Ivo alla Sapienza a Roma) si ritrovano nella guglia che completa il campanile.
In stato di abbandono si trova attualmente la chiesa, di Castel d'Emilio di Agugliano (1778-1781) a navata unica con cappelle laterali, ed un lungo presbiterio con coro, simile alla chiesa di S. Maria in Curte o del Carmine di Ancona (ridotta a caserma primaed infine distrutta durante la seconda guerra mondiale).
Tra il 1778 e il 1780 il C. rifece l'intemo della chiesa di S. Francesco delle Scale ad Ancona (dopo gravi danni è stata completamente ricostruita nel dopoguerra). Intanto nel 1776 per il governo di Ancona redigeva con Filippo Marchioni la cartografia del territorio dove erano in vigore agevolazioni tributarie. Costruì nel 1783 la chiesa dei padri passionisti a Recanati, a navata unica con tre cappelle di lato.. schema derivante dalle chiese di S. Bartolomeo e del SS. Sacramento ad Ancona. Sembra che il progetto sia stato elaborato su elementi Preesistenti, Presentando unevidente sproporzione tra lunghezza ed altezza (la chiesa ha poi subito lavori che l'hanno in parte alterata).
Nel 1790 progettò il teatro della Concordia (oggi Pergolesi) a Iesi, sua maggiore opera civile.
Prevedeva in facciata, non coincidendo l'asse dei teatro con quello della piazza, un portico a piano terra con paraste binate; colonne binate portavano, invece, il balcone del primo piano. Poco dopo l'inizio dei lavori il teatrò venne modificato dall'architetto pontificio Cosimo Morelli, che operò importanti trasformazioni entro un involucro murario già definito anche nelle principali suddivisioni interne (atrio, sala teatrale, palcoscenico, portico di facciata): in facciata sostituì la loggia chiusa alle due estremità con un portico archivoltato, presto trasformato in botteghe; avrebbe voluto anche costruire un macello pubblico al di sotto del teatro sfruttando la pendenza del terreno. In pianta modificò, dilatandola, l'ellisse della sala ed il profilo del palcoscenico e dell'orchestra; cambiò anche il tipo di scale di accesso ai palchi. In alzato riorganizzò i livelli di impianto degli ingressi, della cavea e del palcoscenico; abbassò il soffitto; nella zona dell'atrio sistemò diversamente lo scalone che porta alla sala dei piano nobile, sala che Morelli volle di altezza ridotta per ricavare dei vani all'ultimo piano. Il teatro fu inaugurato nel'1798.
Per la cattedrale di S. Ciriaco ad Ancona il C. realizzò nel 1796 una delle sue opere migliori: la cappella di S. Anna e del beato Antonio Fatati posta nella cripta. Il progetto, a pianta ellittica, sembra ispirato alla cappella dell'ambone del Vanvitelli, animato da un movimento di rotazione intorno all'asse dell'ellisse attraverso il muro su cui poggiano l'altare, le quattro lesene ed il semiellissoide della volta.
Prima del 1790 costruì a lesi il convento di S. Floriano dei minori conventuali (attualmente adibito a scuola) realizzato su di una pianta a "C" aperta verso la strada.
Nella facciata in cotto è adottato un ritmo di riquadri alti due piani e collegati da una fascia orizzontale; nei rettangoli così ottenuti si aprono finestre e porte. All'interno l'episodio di maggior importanza è l'imponente scalone a sviluppo rettangolare intorno a quattro pilastri rinforzati, verso la balaustra, da una colonna dorica e da altre due colonne doriche binate poste al centro. Oltre alla decorazione si conservano ancora i corridoi e le finestre interne che danno sul ripiano intermedio dello scalone.
Per il palazzo Millo (oggi Jona) ad Ancona ráttribuzione al Vanvitelli sembra definivamente tramontata e consolidata invece la primitiva assegnazione al C., del resto già riconosciuta in memorie locali.
Esistono poi alcune opere che vengono attribuite (Pirani) al C. per comparazione con i suoi modi decorativi ed i caratteri stilistici.
Così ad Ancona gli vengono attribuiti il palazzo Bonarelli, per motivi di facciata che si ritrovano nel cornicione di palazzo AEllo, mentre il portale richiama quello dell'Ufficio della sanità di Fano; il palazzo Cadolini, per motivi analoghi e per lo schema simile alla facciata del teatro di Iesi; nella stessa piazza S. Francesco di Ancona un altro palazzo mostra motivi che si ritrovano nelle nicchie della chiesa del SS. Sacramento oltre che nel portale dell'Ufficio di sanità di Fano; stessi caratteri nei resti del palazzo Leonardi. Riquadri in facciata simili a quelli del convento di S. Floriano di Iesi mostra il palazzo già Simonetti. Una memoria locale attribuiva gl C. anche il palazzo detto dell'Appannaggio, dietro la chiesa del SS. Sacramento, ricostruito dopo la seconda guerra mondiale. A Iesi si hanno testimonianze di suoi lavori, ma senza ulteriori indicazioni: un suo intervento sembra evidente (secondo il Pirani) nel palazzo già Honorati, Trionfi e nel palazzo Pianetti.
I caratteri stilistici ed i modi progettuali del C. si ritrovano anche nei prospetti secondari dell'ex convento dei minori conventuali a Fano e, ad Osimo, nell'atrio di palazzo Gallo, per l'affinità con l'atrio di palazzo Millo, per l'impiego di colonne doriche a sostegno dei sistema architravato, per le nicchie e per lo scalone simile a quelli dei palazzi Milko e Honorati Trionfi.
La personalità del C. sembra in deifflitiva quella di un dignitoso rielaboratore di fonne vanvitelliane, non privo di originalità e gusto, soprattutto nella chiesa del SS. Sacramento e nella cappella del b. Antonio Fatati, dove dimostra maturità e vis creativa, non condizionato da preesistenze vincolanti o da committenti invadenti.
Fonti e Bibl.:Dilucidazioni di fatti risposte ad alcune critiche e pareri intorno al Teatro di Iesi detto della Concordia incominciato a fabbricarsi nel 1790, Venezia 1803; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 6, Parina 1820, p. 194; A.Ricci, Mem. stor. delle arti e degli artisti della Marca d'Ancona, Macerata 1834, I, pp. 65, 101; II, pp. 391, 399; A. Peruzzi, Dissertazioni sulla Chiesa anconitana, Ancona 1854, pp. 56, 206; C. Ciavarini, Sommario della storia d'Ancona, Ancona 1867, p. 315; G. Annibaldi, Il Teatro di Iesi. Mem. raccolte e pubblicate nella prima commemorazione secolare del Metastasio, Iesi 1882, pp. 21-23; A. Busiri Vici, Il neoclassico ed altri movimenti dell'Ottocento nelle Marche, in Attidell'XI Congresso di storia dell'architettura, Rma 1965, p. 517; V. Pirani, Influenza del Vanvitelli nelle opere architettoniche del C., in Atti e mem. della Deputaz. di storia patria per le Marche, s. 8, VIII (1975), pp. 257-286; F. Battistelli, Vanvitelli o C.?, in Notizie da Palazzo Albani. Riv. semestrale di storia dell'arte. Univ. degli Studi di Urbino, V (1976), I, pp. 45-49; A. M. Matteucci-D. Lenzi, C. Morelli e l'architettura delle Legaz. pontificie, Imola 1977, pp. 186, 199, 299-301; U. Thieme, F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 563.