BALBI, Francesco Maria
Nato a Genova l'11 genn. 1671, fratello del futuro doge Costantino, entrò giovanissimo nella vita politica, con l'elezione, a venticinque anni, a governatore di Savona. In seguito ricoprì cariche di sempre maggiore responsabilità: nel 1705 era protettore delle Compre di San Giorgio, l'anno seguente magistrato del sale e nel 1707 padre del Comune.
Alla fine della guerra di successione di Spagna, nel 1713, venne nominato addetto alla magistratura di guerra, nel 1714 supremo sindicatore, nel 1718 magistrato di giurisdizione e successivamente conservatore della pace e magistrato della guerra.
Nel maggio 172o, quando più violento era divenuto il contrasto tra la Repubblica e la corte di Spagna per l'ospitalità che la prima aveva concesso al cardinal Alberoni espulso dalla seconda, il B. fu designato inviato straordinario a Madrid con l'incarico di tentare di comporre la controversia. La ripresa di cordiali rapporti con Filippo V aveva la massima importanza per il governo genovese: per impulso del sovrano spagnolo, infatti, anche la Francia e l'Inghilterra sembravano orientarsi verso una politica ostile con la Repubblica che non intendeva consegnare l'Alberoni, mentre Clemente XI minacciava di sequestrare i "frutti dei Monti" spettanti ai Genovesi. Bisognava inoltre ottenere che Filippo V rinunciasse nel prossimo congresso della pace alle sue rivendicazioni sul marchesato del Finale. La missione affidata al B. si rivelò sin dall'inizio estremamente difficile: il 22 luglio 1720, infatti, Filippo V vietava al B. l'ingresso nei suoi stati. Grazie alla laboriosa mediazione del duca di Parma Francesco II, la Repubblica riuscì a far ritirare il veto ed il B. poté recarsi alla corte di Madrid. Qui, essendosi rifiutato di prestare a nome del suo paese l'umiliante omaggio che il sovrano pretendeva, il 22 luglio 1722 ricevette l'ingiunzione di uscire dalla Spagna. Anche questa volta però, con la mediazione del ministro di Parma A. Scotti, si riuscì a temperare l'intransigenza di Filippo V: le trattative furono riaperte ed il B. poté tornare in patria il 30 maggio 1723, avendo stabilito con la corte spagnola un accordo di massima che salvava la dignità della Repubblica.
Nominato nel 1727 governatore della Repubblica, nei due anni successivi fu addetto agli affari marittimi; compito questo che gli spettò ancora nel 1732, nel 1735 e nel 1736. Il 20 genn. 1730 fu eletto doge, carica che ricoprì sino alla fine del 1732: durante questo periodo scoppiò quella violenta sollevazione dei Corsi che doveva acuire la crisi interna di Genova travagliandola per circa quarant'anni. Il B., che era pienamente consapevole dell'impossibilità della Repubblica di far fronte, con proprie forze militari, a quella situazione, si vide costretto a chiedere aiuto a Carlo VI "Contemporaneamente cercò di riordinare le forze interne con l'istituzione di una nuova milizia che fu detta "Soldati del soldo".
Trascorso il breve periodo del suo dogato, il B. - oltre le cariche di cui si è già detto - ricoprì anche quelle di preside degli inquisitori di stato e di revisore dei calici nel 1737.
Morì a Genova il 16 genn. 1747.
Bibl.: P. L. Levati, Idogi di Genova e vita genovese (1721-1746), Genova 1913, pp. 20-22; R. Quazza, La lotta diplomatica tra Genova e la Spagna dopo la fuga dell'Alberoni dalla Liguria,in Arch. stor. ital.,LXXVIII, 1 (1920), pp. 218 ss.; A. Cappellini, Diz.biogr. dei genovesi illustri e notabili,Genova 1932, p. 13; L. Bittner-L. Gross, Repertorium der diplomatischen Vertreter aller Länder,II(1716-1763), p. 140.