MAGINI, Francesco
Nacque a Fano verso il 1668-70, da famiglia di buone condizioni (nei documenti d'archivio viene indicato come "signore"): un Giuseppe Magini fu canonico del duomo negli anni Settanta del Settecento (cfr. Paolucci).
Con tutta probabilità il M. ebbe la sua formazione musicale nel duomo della città natale, dove negli anni 1680-82 era maestro di cappella il sacerdote Gabriele Balami di Pergola (1655-1730). Il legame con il maestro è confermato nella raccolta delle Sonate per il Campidoglio, composte dal M. circa trent'anni dopo, la prima delle quali è intitolata La Balama. In seguito, forse tramite lo stesso Balami, dal 1684 maestro di cappella a Urbino, il M. incontrò il favore della famiglia di maggior prestigio di quella città, gli Albani, ai quali è dovuta la sua fortuna a Roma, dove si trasferì prima del 1699, quando è censito in palazzo Verospi al Corso come "Francesco Maggini musico", di età di 25 anni (per difetto).
Ivi era conservata la famosa Galleria armonica, raccolta di strumenti musicali d'invenzione del contrabbassista e trombonista M. Todini, morto nel 1690. La collocazione della raccolta in palazzo Verospi è ricordata nel 1693 da un'importante guida di Roma, il Mercurio errante di P. Rossini, ed è probabile che a occuparsene sia stato chiamato dai Verospi (all'epoca capo famiglia era Giovanni Battista, morto nel 1700, poi lo furono i figli Fabrizio e Leone) il giovane M., che come appare dalla sua produzione compositiva era esperto di strumenti a tasto, ad arco e a fiato. I Verospi avevano rapporti con gli Albani da oltre mezzo secolo, quando un Verospi fu vescovo di Osimo, e li mantennero nel tempo (nei primi anni del Settecento palazzo Verospi fu restaurato dall'architetto A. Specchi, protetto degli Albani): è quindi possibile che il M. sia stato presentato ai possessori della Galleria armonica dal cardinal Giovanni Francesco Albani.
Quando quest'ultimo divenne papa Clemente XI (23 nov. 1700) la fortuna del M. fu assicurata: nel 1701 ebbe un posto di trombone nella fanfara dei Musici di Campidoglio (posto di norma riservato ai nativi di Roma o ai cittadini romani), il 22 sett. 1702 ebbe dal papa un breve di privilegio per la stampa e la vendita dei suoi Solfeggiamenti; nel 1703 accompagnò a Urbino Annibale Albani, nipote primogenito di Clemente XI, che in quella città si laureava in legge; per tale occasione compose l'oratorio S. Vittoria et Acisclo martiri di Cordova su poesia di A. Spagna, replicato a Roma a S. Girolamo della Carità nel 1704.
Nel viaggio a Urbino con il M. fu inviato Pietro, figlio di Alessandro Scarlatti, al quale Balami cedette il posto di maestro di cappella della cattedrale, poi riavuto nel 1711. Con il diretto patrocinio di Annibale Albani nel 1705 fu eseguito nella sala della Chiesa Nuova l'oratorio del M. La penitenza gloriosa nella conversione di s. Maria Egiziaca su libretto del nobile poeta viterbese G. Bussi (anch'egli caro a Clemente XI, che lo aveva fatto cavaliere di cappa e spada; fu poi eletto conservatore del Comune di Roma, incarico durante il quale Bussi conobbe il M.); l'esecuzione, tenuta alla presenza di grandi appassionati come i cardinali B. Pamphili, P. Ottoboni e M. Santacroce, incontrò pieno successo, e Ottoboni si ricordò del M. nella "stagione" oratoriale della quaresima 1708 nel palazzo della Cancelleria, affidandogli la composizione de Il David penitente su poesia dell'abate G. Buonaccorsi.
I rapporti con il cardinale si estesero al padre dello stesso, A. Ottoboni, che si dilettava di poesia per musica: su suoi versi il M. compose arie e cantate (poi comprese nella raccolta manoscritta Cantate musicali di diversi autori. Parole dell'ecc.mo d. Antonio Ottoboni cavagliere et procuratore di San Marco. Unite in Roma l'anno 1713, studiata da M. Talbot e C. Timms). Stipendiato come trombonista dal Comune di Roma (dal 30 sett. 1702 era passato da soprannumerario a musico di ruolo, con un quarto della paga intera di 5,20 scudi mensili) e certo compensato dai signori per i quali di volta in volta suonava e componeva, il M. traeva anche profitto dalla vendita dei Solfeggiamenti editi nel 1703: da un'annotazione di Girolamo Chiti sull'esemplare oggi conservato nella Biblioteca Corsiniana di Roma, si ricava che ogni copia era venduta al prezzo di 5 paoli (mezzo scudo). Stando alla copia berlinese delle Sonate di Campidoglio, il M. non fu solo uno dei titolari della fanfara del Comune di Roma, ma anche maestro di quel complesso ("Maestro di cap. del Senatore e Conservatori di Roma"), ed è risaputo che il trombonista che aveva quella carica suonava l'organo quando la fanfara andava nelle chiese della città, e perciò era detto "trombone-organista". La perizia organistica del M. è confermata da recenti ricerche sull'arte organaria delle Marche; sembra anzi che da giovane abbia lavorato alla manutenzione di organi della sua regione e anche di quello di S. Marco a Venezia.
I documenti dell'Archivio Capitolino (Cametti) indicano il 1714 come anno di morte del Magini. Conferma dell'avvenuta morte è nella citata nota di Chiti, che è del 15 giugno 1718, il giorno in cui Chiti acquistava i Solfeggiamenti del M. "apud Heredes autoris".
Gran parte della produzione del M., compresi gli oratori, è andata perduta. L'unica opera stampata in vita dell'autore e pervenuta sono i Solfeggiamenti a due voci, usciti nel 1703 dalla tipografia Mascardi (all'epoca di G. Mascardi iunior) e in vendita nella cartoleria di S. Testa in piazza Pasquino "all'insegna del cimbalo".
Si tratta di 24 componimenti a due voci, stampati in partitura usando le chiavi vocali (soprano e tenore, o soprano e basso, o contralto e tenore, o contralto e basso), ma senza parole e quindi di evidente destinazione strumentale, come conferma la cifratura armonica regolarmente posta alla parte inferiore. Con questa raccolta il M. riprendeva la tradizione dei ricercari e solfeggi a due voci, che varie opere di successo annoverava nel Cinquecento e nel Seicento (dai ricercari di Lupacchino dal Vasto, G. Metallo, G. Bartei ai Solfeggiamenti di G. Gentile ai Duo di G. Giamberti); ma i componimenti del M., di indubbia perizia contrappuntistica e qualità musicale, non mostrano la rigidezza e la banalità di alcune raccolte didattiche secentesche e neppure sono confrontabili con esse per tipologia di soggetti, anzi appaiono bene allineati al gusto dell'epoca (dominato da Scarlatti) per eleganza melodica e armonica ("dipartendomi tal volta dall'uso antico", dice il M. nella dedicatoria, per ridurli "al genio moderno"); in alcuni il dotto uso delle imitazioni si sposa a un andamento scorrevole, "naturale", che offre confronti con composizioni canoniche coeve di Q. Colombani, A. Caldara e anche con quelle un poco posteriori di F. Durante. L'efficace tessuto imitativo dà quel senso di compiutezza verticale così difficile da raggiungere con due sole voci, per cui questi componimenti sono vere "invenzioni"; la definizione di "solfeggiamenti", se da un lato rischia di farli sottovalutare, dall'altro rimanda al gusto italiano di andamenti melodici ben cantabili anche in composizioni strumentali. L'edizione, che come detto si avvaleva del patrocinio del papa, riportandone per esteso il breve di concessione di privilegio all'autore, è accurata e costosa; il frontespizio è preceduto da una bella antiporta, disegnata da D. Ferrari e incisa dal famoso A. van Westerhout, raffigurante una giovane donna (la Musica, o piuttosto la Didattica musicale) in paesaggio arcadico, che scrive note su un codice oblungo.
L'opera è dedicata dal M. a un altro nipote del papa, Carlo Albani, all'epoca convittore nel Seminario romano; l'offerta delle "prime fatiche" dell'autore ha una evidente valenza didattica e formativa nei confronti del nobile giovanetto, che in effetti anche da adulto conserverà uno spiccato amore per la musica. Il successo editoriale della raccolta è indicato dal cospicuo numero di esemplari conservato in biblioteche italiane ed europee, nonché nella Library of Congress di Washington; inoltre vanno segnalate copie manoscritte dell'epoca (una, secondo Eitner, a Berlino, con il titolo di Ricercari a 2 parti, un'altra del 1758, conservata a Roma nella Biblioteca Corsiniana, Musica, M.21) e l'edizione moderna a cura di A. Bornstein (Bologna 1997).
Le altre opere superstiti del M. sono pervenute in copie manoscritte settecentesche; si tratta di musica sia vocale sia strumentale. Un gruppo di cantate e arie è conservato nel Fondo Noseda della Biblioteca del conservatorio G. Verdi di Milano (I.328.1-3: Quanti affanni ad un core, per soprano e basso continuo; Fillide ancor vaneggio, per soprano e basso continuo; In amar bellezza altera, per contralto e basso continuo); nella British Library di Londra si trovano quattro arie su poesia di A. Ottoboni: Lidia sul tuo bel viso (Add. Mss., 34056, cc. 2r-9v, secondo M. Talbot e C. Timms anteriore al 1709), Son geloso e so perché, Innocente desio e Solca il mare con aura seconda (ibid., 34057, cc. 34r-41v, 67r-76v e 77r-82v, secondo Talbot e Timms anteriori al 1710). Altre cantate del M. finirono in biblioteche principesche della Germania: due cantate per soprano (Stando lungi dal bene che brama, Ma non chieggio) e una per contralto (In amar bellezza altera) a Berlino (cfr. Eitner), altre tre per soprano (Io non so quando vi miro, Voi mi negate amore e Da che vidde, con due violini obbligati) nel castello di Sondershausen (cfr. Gerber). In edizione moderna sono apparse tre arie in antologie curate da M. Zanon (Ruscelletto limpidetto e Stando lungi dal bene che brama in 30 arie antiche della scuola napoletana a una voce con accompagnamento di pianoforte, Milano 1922, e S'a me non vieni, s'a me non torni in 36 arie dei sec. XVII e XVIII, Milano 1969). Una delle arie di Sondershausen è stata di recente incisa nell'antologia discografica Dolce mio ben (Berlin Classics, 2004, mezzosoprano Maite Beaumont). Delle composizioni strumentali sono apparse in edizione moderna le Sonate per il Campidoglio, a cura di M. Glowatzki (Wolfenbüttel 1984), La stravaganza, per violino o flauto dolce e basso continuo, a cura di A. Bornstein - L. Corini (Bologna 1994), tre sonatine per flauto dolce e basso continuo, a cura di A. Bornstein - L. Corini (ibid. 1994).
Di grande interesse appaiono le Sonate per il Campidoglio, unico esempio superstite di musica per ottoni in ambito romano. Furono scritte per il complesso dei Musici di Campidoglio: poiché la fanfara era tradizionalmente formata da due cornetti (nell'edizione moderna sostituiti da trombe) e quattro tromboni, le composizioni sono a sei voci più basso continuo ad libitum. Evidente è il legame con la tradizione tardorinascimentale e barocca di musiche per complessi strumentali, con soggetti di tipo canzone o ricercare condotti in imitazione o in progressione, ma altrettanto forte è la presenza di modelli e stilemi tratti da A. Corelli, per cui si ha una ben lavorata mescolanza di "antico" e "moderno", di richiami al già noto in continua alternanza con passi originali. L'efficace scrittura contrappuntistica e alcune dense situazioni armoniche danno agli ottoni, soprattutto negli "adagio", un bell'effetto organistico. Secondo l'uso tradizionale, ogni sonata reca un titolo, relativo a una persona: apre la raccolta la menzionata Balama; le ultime due sono omaggi a famiglie di Urbino, ovviamente in primis gli Albani (La Albana), l'altra (La Riviera) a monsignor D. Riviera, prefetto degli Archivi di Castel Sant'Angelo e favorito di Clemente XI; le quattro intermedie si riferiscono a patrizi che furono conservatori del Popolo romano (i Musici di Campidoglio dipendevano dai conservatori): B. Corsini, F. Bolognetti, M. Sacchetti e G. Theodoli. La raccolta non può dunque essere anteriore ai primi mesi del 1713, quando fu conservatore il marchese Corsini.
Forse il M. aveva avviato una raccolta destinata alla pubblicazione e doveva ancora comporre cinque sonate per giungere al numero di dodici, tradizionale nelle edizioni di musica strumentale, quando, nel 1714, morì.
Un secolo dopo il manoscritto delle Sonate finì nella collezione dell'abate F. Santini, a sua volta acquistata dalla Diözesanbibliothek di Münster, dove la raccolta del M. è conservata. Eitner invece segnala una copia a Berlino contenente due sole sonate, ma interessante perché composta per l'altro complesso di fiati attivo a Roma ("Propria per li Sonatori di fiato, e Concerto de Tromboni, Cornetti etc. di Castel S. Angelo").
Pur essendo perduta la musica, la produzione oratoriale del M. è interessante se collocata nel contesto storico e conferma lo stretto legame con Clemente XI: nel quadro della guerra di successione spagnola, nella quale il papa assunse posizioni piuttosto nette contro la parte filoasburgica, sembra infatti assumere valenza politica S. Vittoria et Acisclo martiri di Cordova, storia del martirio di due santi andalusi a opera di un malvagio imperatore (Diocleziano); e nel David penitente, dove un sovrano deve confessare le sue colpe e pentirsi dinanzi al santo profeta Natan, si può ravvisare un monito pontificio, con l'auspicio di un "ravvedimento", nei confronti del vittorioso imperatore Giuseppe I, nel momento (1708) di massima tensione tra Roma e Vienna.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. storico del Vicariato, Parrocchia di S. Maria in Via, Stato delle anime, anno 1699, c. 394; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca musicale G.B. Martini di Bologna, IV, Bologna 1905, p. 206; A. Cametti, I musici di Campidoglio, in Arch. della R. Soc. romana di storia patria, XLVIII (1925), pp. 104, 130; B. Ligi, La cappella musicale del duomo d'Urbino, in Note d'archivio per la storia musicale, II (1925), pp. 123-144; R. Paolucci, La cappella musicale del duomo di Fano. Appunti per una storia, ibid., III (1926), pp. 141, 146; M. Talbot - C. Timms, Music and the poetry of A. Ottoboni (1646-1720), in Händel e gli Scarlatti a Roma. Atti del Convegno, Roma, 1985, a cura di N. Pirrotta - A. Ziino, Firenze 1987, pp. 417, 420, 431 s.; S. Franchi, Drammaturgia romana, II (1701-1750), Roma 1997, pp. 24, 28, 32, 35, 41, 56; E. Careri, Catalogo del fondo musicale Chiti-Corsini della Biblioteca Corsiniana di Roma, Roma 1998, pp. 38, 195; S. Brevaglieri, Palazzo Verospi al Corso, Milano 2001, p. 32; P. Barbieri, Michele Todini' Galleria armonica: its hitherto unknown story, in Early Music, XXXII (2002), pp. 565-582; E.L. Gerber, Neues historisch-biographisches Lexicon der Tonkünstler, Leipzig 1812-14, III, p. 288; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, p. 400; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VI, p. 275; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, nn. 7159, 17193, 18385, 21002; Répertoire international des sources musicales, s. A/I, Einzeldrucke vor 1800, nn. 132, MM 132.