LEONCINI, Francesco
Nacque il 12 genn. 1880 a Porto Santo Stefano, in provincia di Grosseto, da Tismene, un ufficiale di marina appartenente a un'antica e illustre famiglia di origini volterrane, e da Maddalena Maffei. Rimasto orfano di padre all'età di dieci anni, poco dopo il trasferimento del nucleo familiare a Firenze, poté comunque concludere gli studi liceali con ottimi risultati, e acquisire una solida formazione umanistica. Si iscrisse quindi al corso di laurea in medicina e chirurgia dell'Istituto di studi superiori e di perfezionamento di Firenze dove fu allievo, tra gli altri, di A. Banti e di P. Grocco. Laureatosi il 5 luglio 1904 discutendo una tesi pubblicata a Firenze nel 1913 (Ricerche sulla funzione emopoietica del midollo osseo), il L. divenne assistente volontario presso l'istituto di anatomia patologica diretto da Banti; quindi, seguendo il consiglio di quest'ultimo, si trasferì nell'istituto di medicina legale il cui direttore, A. Filippi, in non buone condizioni di salute, affidò subito al giovane L. buona parte dell'attività didattico-pratica. Nello stesso tempo il L. prestava la sua opera presso il reparto tossicologico dell'arcispedale di S. Maria Nuova: poté così formarsi alla scuola pratico-clinica di medicina legale inaugurata da Filippi e ai principî della tossicologia forense particolarmente curata nel nosocomio fiorentino. Nel 1906 assunse la direzione dell'istituto medico-legale di Firenze L. Borri, che lo indirizzò decisamente verso l'infortunistica e la traumatologia, orientandolo all'analisi critica dei problemi medico-giuridici e medico-sociali.
Dopo aver prestato servizio per breve tempo nel reparto cronici e nella sezione tubercolotici dell'ospedale Bonifazio, nel 1906, vinto il relativo concorso, divenne assistente effettivo, "astante" secondo la terminologia dell'epoca, presso le infermerie del S. Maria Nuova, dove cominciò a operare alle dipendenze di Banti.
Oltre a svolgere le normali mansioni in reparto ebbe il compito di esaminare la casistica delle emopatie e delle splenopatie, condurre le ricerche di laboratorio, esaminare i pazienti della sezione di clinica medica affidati nei mesi estivi al turno di Banti. Più volte incaricato della direzione temporanea del laboratorio di ricerche cliniche, delle consultazioni esterne di medicina generale, del servizio di guardia prima medica e poi chirurgica, prestò inoltre la sua attività nell'ambulatorio chirurgico e presso la sezione deliranti dell'arcispedale.
Divenuto aiuto medico nel 1908, nel 1914 vinse il concorso per la direzione dell'ospedale Bonifazio, alla quale tuttavia rinunciò per non abbandonare l'assistenza diretta ai malati. Nello stesso anno, vinto per ben due volte il relativo concorso, divenne primario medico dell'arcispedale, il più giovane tra i primari insieme con C. Frugoni.
Allo scoppio del conflitto mondiale, il L., seguendo l'esempio di Borri, si arruolò volontario: nominato maggiore medico il 30 maggio 1915, gli fu affidata la direzione del reparto osservazione dell'ospedale militare di Firenze. Preposto all'insegnamento della medicina legale presso l'Università castrense di S. Giorgio di Nogaro nel febbraio 1916, dall'agosto dello stesso anno al novembre 1918 diresse le grandi unità ospedaliere della 3ª armata; nello svolgimento dei vari incarichi, conducendo una campagna antimalarica nel settore del Cavallino contrasse la malattia e si distinse nelle fasi della ritirata per essere rimasto al suo posto, fino allo sgombero di tutti i feriti dell'ospedale di tappa di San Donà di Piave. Congedato nel febbraio 1919 quando svolgeva mansioni direttive presso un grande ospedale di tappa, fu più tardi promosso colonnello medico della riserva.
Superato il periodo bellico, e dopo aver vinto il relativo concorso, il 1° genn. 1921 il L. divenne professore straordinario di medicina legale presso l'Università di Sassari, quindi l'anno successivo fu trasferito in quella di Parma. Divenuto ordinario, nel dicembre 1924 assunse la direzione della cattedra di medicina legale della allora istituita Università di Firenze, dove avrebbe concluso la sua attività. Nel 1936 declinò l'offerta di trasferirsi alla direzione della cattedra di medicina legale di Roma.
Il L. fu un profondo studioso dei complessi problemi di ordine anatomo-patologico, giuridico e sociale emergenti nell'ambito della specialità. In uno dei suoi primi lavori individuò nelle parassitosi, in particolare nell'anchilostomiasi, una vera e propria causa violenta di infortunio sul lavoro per i lavoratori agricoli che ne erano colpiti e che quindi, alla luce di tale innovativa concezione, avrebbero dovuto godere di un'adeguata protezione assicurativa della quale erano sino ad allora privi (Come anche in certe malattie da parassiti animali possano ricorrere gli estremi di un infortunio sul lavoro, in Il Ramazzini, I [1907], pp. 261-269; L'anchilostomiasi di fronte alla legge sugli infortuni del lavoro, in Medicina degli infortuni del lavoro e delle assicurazioni sociali, VI [1913], pp. 257-272); i suoi interessi per i problemi del lavoro agricolo si mantennero sempre vivi, sia riguardo agli aspetti sociali affrontati e considerati dal d.l. del 1917 (La legge per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni del lavoro in agricoltura, in Il Cesalpino, XV [1919], pp. 1-24, 33-56, 69-90, 108-124, 138-156) sia nello studio e nella documentazione dei vari tipi di tecnopatie a esso collegate (Sopra alcuni casi di dermatosi verificatisi in operai addetti alla lotta contro le cavallette, in Rass. della previdenza sociale, XVIII [1931], pp. 9-30). Brillanti ricerche anatomo-patologiche condusse sulla patologia e sulle modificazioni cadaveriche del pancreas (Emorragia pancreatica e morte improvvisa, in Clinica moderna, XIII [1907], pp. 589-611; Ricerche sulle alterazioni cadaveriche del pancreas, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia, LXI [1907], pp. 565-608, in collab. con A. Cevidalli; Sulla necrosi emorragica del pancreas, in Gazz. internazionale di medicina e chirurgia, XLI [1933], pp. 219-231) e soprattutto delle ghiandole surrenali: con osservazioni autoptiche estese a un gran numero di casi, in collaborazione col Cevidalli documentò il comportamento postmortale dei principî attivi di tali organi e dimostrò l'esistenza di variazioni statisticamente significative dei valori di adrenalina in essi contenuta, fondamentali ai fini della discriminazione tra morte rapida e morte lenta, introducendo il concetto di "docimasia surrenale" (Ricerche sul comportamento postmortale del principio attivo delle capsule surrenali, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, VIII [1909], pp. 450-480; La docimasia surrenale nella diagnosi medico-forense della morte in compendio, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia, LXIII [1909], pp. 735-776; Ulteriore contributo allo studio della docimasia surrenale, ibid., LXIV [1910], pp. 683-700; Recherches sur le mode de se comporter "post mortem" du principe actif des capsules surrénales, in Archives italiennes de biologie, LIV [1911], pp. 429-433; La docimasie surrénale dans la diagnose différentielle entre la mort rapide et la mort lente, ibid., pp. 434-444). Nell'importante contributo casistico-dottrinale Del determinismo della morte sotto il rispetto medico legale, in Il Morgagni, XV (1911), pp. 1-24, 69-90, 138-156, richiamò l'attenzione, per la prima volta in Italia, sulla necessità di una classificazione delle cause di morte informata alle finalità della medicina forense.
Fin dal periodo iniziale della sua attività scientifica il L. recò anche importanti contributi riguardanti il campo tossicologico: Avvelenamenti per CO e CO2 e infezioni pneumoniche, in Riv. critica di clinica medica, VII (1906), pp. 781-785, 797 s., in collab. con C. Biondi; Le capsule surrenali nell'avvelenamento acuto, subacuto e cronico da sublimato corrosivo; ricerche sperimentali, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, X (1910), pp. 373-418, in collab. con A. Cevidalli; Avvelenamento da sublimato corrosivo e lesioni delle capsule surrenali nell'uomo, in Pathologica, III (1910-11), pp. 94-100, in collab. con A. Cevidalli; L'anatomia patologica dell'avvelenamento acuto da ossido di carbonio, in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, XLVII (1927), pp. 807-843; Considerazioni sulla nefrosi da sublimato corrosivo, in Zacchia, VI (1927), pp. 109-131; Sulla anatomia patologica dell'avvelenamento acuto da sublimato, in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, LIII (1933), pp. 693-713; Sopra un caso di avvelenamento acuto mortale da tetracloruro di carbonio, in Rass. di medicina applicata al lavoro industriale, V (1934), pp. 6-20.
Pur se il suo settore privilegiato di studi fu quello della previdenza sociale (si ricordano ancora: Linee fondamentali dell'ultima riforma della legge per gli infortuni del lavoro e per le malattie professionali, in Gazz. internazionale di medicina e chirurgia, XLVI [1936], pp. 562-573; L'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro nel suo primo cinquantennio di applicazione, in Zacchia, s. 2 XV [1952], pp. 1-43), il L. si occupò di tutti i grandi campi della medicina legale, dall'infortunistica alla traumatologia, ai problemi medici in ambito forense civile e penale, alle basi psichiche dell'imputabilità, ai problemi giuridici ed etici del matrimonio, alla responsabilità professionale, alla deontologia. Di grande interesse furono le sue ricerche sulle morti infantili da peritonite streptococcica (Peritonite streptococcica primitiva e causa delle morti improvvise. Contributo allo studio delle morti improvvise nell'infanzia, in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, XXXI [1910], pp. 95-123, in collab. con A. Cevidalli), sulla possibilità di reperire il bacillo del carbonchio nei cadaveri (Contributo allo studio dei limiti di recuperabilità del bacillo del carbonchio nei cadaveri, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia, LXV [1911], pp. 115-158), sulla pericolosità criminale (La pericolosità criminale nelle sue cause e nelle sue manifestazioni, in Gazz. internazionale medico-chirurgica e di interessi professionali, XXXVII [1929], pp. 337-350), sul concetto e sulla valutazione dell'aggravamento (Sul concetto medico-legale di "aggravamento", in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, LX [1940], pp. 405-484). Nel 1925, incaricato di una perizia dal tribunale di Firenze, si occupò dei rapporti tra trauma e leucemia, argomento che già aveva affrontato con Borri, escludendo ogni connessione tra i due eventi (Trauma e leucemia, in Gazz. internazionale medico-chirurgica e di interessi professionali, XXXV [1927], pp. 269-276). Nel 1927, a seguito di una sua valutazione critica della notevole estensione degli obblighi concernenti il referto, contenuta nel progetto di riforma del codice penale presentato dalla Commissione ministeriale, fu incaricato dall'Accademia fiorentina di condurre un'analisi di tutte le disposizioni di interesse medico-legale e di valutare la disciplina delle perizie nel codice di procedura penale. Nel 1941 fece parte della Commissione ministeriale per lo studio preliminare dell'estensione assicurativa ai portatori di asbestosi e di silicosi; nel 1947, al IX congresso nazionale di medicina legale a Siena, sostenne la necessità di procedere a una serie di riforme in materia di previdenza sociale e al I congresso nazionale su infortuni e malattie professionali di Palermo propose di ampliare l'elenco delle malattie assicurate, abolendo di fatto la lista delle lavorazioni protette e delle patologie indennizzabili.
Tra gli altri scritti del L. si ricordano due studi storico-medici (Pietro Betti (1784-1863) e gli studi e ordinamenti di medicina forense in Firenze nella prima metà del sec. XIX, in Lo Sperimentale, LXXVIII [1924], pp. 337-362; Ricordi della scuola fiorentina di medicina legale, in Riv. di storia delle scienze mediche e naturali, XVI [1925], pp. 237-267); la collaborazione insieme con Cevidalli al Trattato di medicina legale di Borri, edito a Milano tra il 1922 e il 1932 (del quale fu autore dell'appendice: La nuova legislazione penale italiana nei suoi riflessi sull'esercizio medico professionale e sulla pratica medico-forense); le opere a carattere monografico: Principii di medicina legale per gli studenti di legge, Firenze 1924; La perizia e l'autopsia come elementi integrativi del giudizio, Spoleto 1925; Lezioni di polizia scientifica, Firenze 1928; Medicina legale. Questioni medico-legali riguardanti i delitti contro la moralità pubblica ed il buon costume, ibid. 1948; Medicina legale. Delitti contro la persona in generale, l'omicidio e le sue diverse forme, indagini medico-legali in casi di omicidio, indagini medico-legali in casi di infanticidio, ibid. 1960.
A Firenze il L. era stato presidente dell'Accademia medico-fisica dal 1924 al 1926, e dal 1934 direttore del reparto osservazionale e presidente dell'arcispedale di S. Maria Nuova. Docente di medicina legale e polizia scientifica presso la Scuola centrale per ufficiali carabinieri, nel triennio 1937-39 aveva svolto un corso di lezioni di medicina legale ai corsi di perfezionamento per magistrati; nel 1938 l'Istituto assicuratore unificato gli affidò la direzione del servizio di medicina legale centrale. Fu inoltre assessore comunale per l'igiene e membro del Consiglio di amministrazione dell'ospedale S. Giovanni di Dio. Nel corso del secondo conflitto mondiale, nominato presidente dell'arcispedale di S. Maria Nuova, riuscì, malgrado le comprensibili gravi difficoltà, ad assicurare il regolare rifornimento di viveri e di medicinali ai pazienti che vi erano ricoverati. Durante la ritirata delle truppe naziste da Firenze, la moglie fu uccisa da un milite tedesco. Fu preside della facoltà di medicina e chirurgia dal 1950 al 1953. Il L. morì a Firenze il 9 febbr. 1953.
Fonti e Bibl.: Necr., in Minerva medicolegale, LXXIII (1953), pp. I s.; in La Riforma medica, LXVII (1953), 1, p. 260; in Riv. di storia delle scienze mediche e naturali, XLIV (1953), pp. 158 s.; in Lo Sperimentale, CIII (1953), pp. 143-172 (contiene l'elenco delle pubblicazioni del L.); in Zacchia, s. 2, XVI (1953), p. 84; R. Università di Firenze. Istituto di medicina legale e delle assicurazioni sociali, in Acta medica Italica, III (1937), pp. 38-40; I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, II, p. 891.