GINORI, Francesco
Nacque a Firenze il 28 ott. 1401 da Piero di Francesco e da Dianora di Piero Albizzi.
Dal matrimonio dei genitori del G., avvenuto nel 1397, erano nati altri tre figli: Lorenza (che avrebbe sposato Niccolò di Francesco Cambini), Domenico (che non ebbe discendenza) e Lisa (poi divenuta moglie di Cipriano di Leonardo Spinelli), che morì il 4 sett. 1430. Il padre del G. godeva di una solida posizione economica acquisita grazie ai traffici commerciali legati alla lavorazione della lana, e aveva investito parte delle proprie sostanze in proprietà terriere. Ebbe inoltre un ruolo politico di rilievo negli anni in cui si attuò a Firenze il consolidamento del potere da parte di Cosimo de' Medici dopo il 1434.
Il G., pur non trascurando gli interessi economici della famiglia, si dedicò prevalentemente alla vita politica, ricoprendo numerosi uffici e conseguendo importanti incarichi pubblici grazie al suo ruolo di sostenitore del regime mediceo. Di questo fu, infatti, esponente di primo piano dal 1434 fino all'età laurenziana; in momenti decisivi (nel 1434, nel 1458, nel 1466, nel 1471, nel 1480) il G. si trovò a fianco dei Medici per la salvaguardia e il rafforzamento del sistema di governo da essi sapientemente costituito a Firenze.
Dalla portata catastale del 1427 del padre si sa che il G. risiedeva con la famiglia nel "popolo" di S. Lorenzo, nel quartiere S. Giovanni, gonfalone Leone d'Oro, in una casa confinante con le abitazioni di Cosimo de' Medici e di Niccolò Cambini. Nella stessa dichiarazione il G. risultava sposato con Maddalena di Leonardo Strozzi, dalla quale ebbe in seguito cinque figli: Gino (nato nel 1429 e sposatosi nel 1452 con Lucrezia di Gherardo Gherardi), Lisa (nata nel 1431, divenuta moglie di Bernardo di Paolo Lotti), Tommaso (nato nel 1433, unitosi nel 1480 con Ginevra di Leonardo del Benino), Leonardo (nato nel 1435 e sposatosi nel 1464 con Maddalena di Antonio Martelli), Giovanni (nato nel 1438, che sposò nel 1474 Caterina di Filippo del Pugliese). Luigi Passerini, estensore dell'unica biografia del G., sostiene che questi ebbe altri cinque figli: Caterina, Piera, Giuliano, Maddalena e Iacopo, dei quali, tuttavia, non si fa menzione nelle portate catastali relative al G. e che, verosimilmente, sono frutto di confusione con le nuore e i numerosi nipoti che facevano parte del nucleo familiare.
In seguito, il nome del G. compare in un atto relativo al prestito di 800 fiorini che egli fece insieme con Giuliano di Francesco Ginori per la dote di Margherita di Benvenuto di Zenobi di ser Gino Ginori, andata sposa a Diotisalvi di Nerone di Nigi Diotisalvi il 24 apr. 1429.
Il cursus honorum del G. ebbe inizio nel 1431 quando, il 29 dicembre, venne estratto per la carica di gonfaloniere di compagnia; in seguito, oltre a ricoprire ancora i maggiori uffici cittadini, ebbe una innumerevole serie di incarichi intrinseci ed estrinseci (Archivio di Stato di Firenze, Tratte, 172, cc. 34r-45; 173, cc. 23r-28r; 174, cc. 193r-195r). Pertanto, il 18 luglio 1435 fu nominato ufficiale dei Difetti, mentre per il bimestre gennaio-febbraio 1436 conseguì per la prima volta il priorato. Venne poi nominato podestà di Campi il 1° luglio 1437, fu dei Dieci della libertà il 16 novembre dello stesso anno, dei Cinque del contado il 20 giugno 1438, regolatore il 3 luglio 1439. Il 13 genn. 1440 fu ascritto alla Balia istituita per lo scrutinio generale al posto del padre Piero, che nel frattempo era morto. Ancora nello stesso anno fu soprastante alle Stinche (1° ottobre), camerario generale di Arezzo dal 1° febbr. 1442, podestà di San Gimignano dal 20 marzo 1443.
Nello scrutinio generale tenuto nell'ottobre del 1443 ebbe l'incarico di segretario degli accoppiatori, ufficio che gli venne rinnovato anche nel 1458. Sempre nell'ottobre di quell'anno fu capitano del Bigallo (22 ottobre) e il 12 dicembre venne estratto per i Dodici buonuomini. Nel 1444, il 29 aprile, fu nominato capitano di Livorno, e per il bimestre novembre-dicembre fu ancora priore. Dal 1° marzo 1445 ebbe la carica di ufficiale del Monte e dal 1° luglio 1446 quello di capitano di Pisa. In questo stesso anno fece la sua prima dichiarazione catastale, dalla quale risulta aver ereditato dal padre, oltre l'abitazione a S. Lorenzo, anche una casa con bottega per la lavorazione della lana e diversi poderi a S. Maria a Campi, a Calenzano, a S. Stefano e S. Michele a Sommaia: su quest'ultima proprietà venne poi edificata nei primi decenni del Cinquecento dal nipote Carlo di Leonardo la villa di Baroncoli.
Dal 23 marzo 1447 entrò a far parte dei Dieci di libertà; nell'anno seguente fu degli Otto di custodia (dal 1° marzo) e vicario di Firenzuola (dal 30 dicembre). Nel 1450 ebbe le cariche di riformatore di Prato (l'estrazione avvenne il 9 gennaio) e di capitano di Volterra (5 agosto); nel 1451 divenne priore per la terza volta, per il bimestre maggio-giugno. Nel 1452 fece ancora parte della Balia convocata per lo scrutinio generale, conseguendo nuovamente l'abilitazione ai maggiori uffici. In seguito fu capitano di Arezzo dal 10 maggio 1453, conservatore di Legge dal 6 giugno 1454, podestà di Prato dal 25 apr. 1455, vicario del Mugello dal 1° ag. 1456. Il 1° sett. 1457 il G. conseguì l'importante carica di gonfaloniere di Giustizia, contribuendo, appena insediato, a sventare una congiura ordita da Piero de' Ricci e Alamanno Antinori, i quali, approfittando della pestilenza che infuriava a Firenze, avevano progettato di rovesciare il regime dei Medici. I congiurati vennero tuttavia traditi da uno di loro, Francesco Vermigli, il quale sembra che rivelasse tutto al G.; il 3 settembre la cospirazione venne scoperta e il 26 seguente il Ricci fu giustiziato.
Nel 1458, in seguito alla convocazione del Parlamento generale del 4 agosto, indetto da Cosimo de' Medici per dare un nuovo assetto istituzionale alla Repubblica, fu nominata una nuova Balia, della quale fece parte anche il G., in virtù del fatto che era stato segretario degli accoppiatori nel 1434, ufficio, questo, che gli venne riconfermato anche nella nuova circostanza. Ricoprì ancora la carica di ufficiale dei Regolatori dal 4 marzo 1460, fu dei Sei di mercanzia dal 10 luglio 1460, provveditore dei Consoli del mare dal 1° giugno 1462. Nel 1464, il 31 dicembre, il G. - che non si era qualificato nello scrutinio del 1458 -, venne recuperato dagli accoppiatori e il suo nominativo inserito nelle borse predisposte per i tre maggiori uffici. In questo stesso anno venne eletto provveditore degli Otto di guardia e balia (10 apr. 1464). Nuovamente membro della Balia del 1466 in quanto "veduto" gonfaloniere di Giustizia, ricoprì dal 10 novembre l'ufficio di capitano di Cortona. Divenne dei conservatori di Legge il 25 sett. 1468 e dei Sei di mercanzia il 1° ott. 1469; il 12 marzo 1470 fu ancora dei Dodici buonuomini.
Ascritto alla Balia del 1471 (Archivio di Stato di Firenze, Balie, 31, c. 12r) per il nuovo scrutinio indetto da Lorenzo de' Medici, ebbe ancora diversi incarichi, quali quelli di soprastante alle Stinche (1° ott. 1471), approvatore degli Statuti (1° genn. 1472), console del Mare di Pisa (31 dic. 1472), conservatore di Legge (25 sett. 1473). Dal 16 marzo 1474 ricoprì la carica di capitano di Pisa, da dove inviò tre lettere a Lorenzo de' Medici, rispettivamente il 5 maggio, il 14 e il 16 giugno seguenti, nelle quali, facendo riferimento a questioni di carattere giudiziario riguardanti alcuni protetti del Magnifico, gli assicurava che non avrebbe proceduto contro di loro. Nel 1475 fu tra i Sei di mercanzia (1° aprile) e vicario della Val di Nievole (12 dicembre).
Il 13 apr. 1480 il G. venne eletto tra i 210 cittadini componenti il Consiglio maggiore (Balia), e il 19 seguente fu cooptato a far parte del Consiglio dei settanta, il nuovo supremo organo di governo laurenziano. Di questa carica venne tuttavia privato il 10 maggio seguente per una sentenza degli Otto di guardia e balia: non si sa bene se ciò accadde per il fatto che il G. aveva mancato al giuramento di non rivelare il contenuto delle adunanze del Consiglio stesso oppure perché aveva criticato la nuova imposizione fiscale stabilita per quell'anno, che lo avrebbe costretto a pagare un'alta tassa agli ufficiali del Catasto. Nella dichiarazione catastale del 1480 il nucleo familiare del G. risulta gravato da ben 21 persone, tra le quali i tre figli Gino, Tommaso e Giovanni, Maddalena (la vedova dell'altro figlio Leonardo, morto nel 1479), innumerevoli nipoti e infine anche una schiava di 55 anni, di nome Nastasia.
L'episodio non ebbe gravi conseguenze se ritroviamo il G., il 30 maggio dello stesso 1480, nominato capitano di Borgo San Sepolcro, da dove gli vennero inviate dagli Otto di pratica due missive, rispettivamente del 14 e del 21 luglio, concernenti la sicurezza di quel territorio minacciato dalle truppe di Città di Castello. Nel 1484, alla tarda età di 83 anni, partecipò come membro alla commissione dello scrutinio indetto per quell'anno.
Il 15 nov. 1488 il G. fece testamento (Archivio di Stato di Firenze, Notarile antecosimiano, 5348, cc. 213r-218r; ne aveva fatti in precedenza altri due: il 14 marzo 1474, ibid., 132r-137r, e il 27 maggio 1480, ibid., 153r-156r; il testamento è riportato a c. 217 del codice I dell'Archivio privato Ginori Lisci a Firenze), dal quale risulta che possedeva, fra l'altro, una cappella (che il G. dedicò ai Ss. Francesco e Girolamo e dotò di 500 fiorini dichiarandola inalienabile), situata nella chiesa di S. Lorenzo e acquistata da Piero de' Medici, presumibilmente dopo il 1474, dato che nel testamento di quell'anno non se ne faceva ancora menzione. Il G. morì a Firenze il 17 maggio 1489.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Catasto, 78, cc. 161v-166r (1427); 407, cc. 108v ss. (1430); 497, cc. 612r-614v (1434); 676, cc. 185v-187v (1446); 714, cc. 462r-464r (1451); 823, cc. 413r-416r (1458); 923, cc. 640-642r (1469); 1015, cc. 615r-618r (1480); Mediceo avanti il principato, f. 25, nn. 311, 321; f. 80, n. 34; Otto di pratica. Missive, 1, cc. 14rv, 22r; Tratte, 57, cc. 172v, 179r, 184r, 188v; 80, c. 185v; 172, cc. 34r-45r; 173, cc. 23r-28r; 174, cc. 193r-195r; 367, c. 11r; 387, cc. 15v, 51v; 400, c. 53v; 401, c. 9v; 601, c. 101v; 602, c. 180r; 605, c. 109r; Manoscritti, 85, c. 97r; Balie, 27, c. 18r; 29, c. 14v; 30, c. 11r; 31, cc. 12r, 95r, 100v; Otto di guardia e balia, 55, c. 59v; Notarile antecosimiano, 5348, cc. 132r-137r, 153r-156r, 213r-218r; Ufficiali della Grascia, 190, c. 138r; CarteCeramelliPapiani, 2372; Carte Sebregondi 2606; Firenze, Archivio privato Ginori Lisci, cod. I, c. 217; G. Cambi, Istorie, in Delizie degli eruditi toscani, XX (1785), p. 248; XXI (1785), p. 12; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Ginori, Firenze 1876, pp. 37-39; V. Ricchioni, La costituzione politica di Firenze ai tempi di Lorenzo il Magnifico, Siena 1913, pp. 87 s.; P. Ginori Conti, La basilica di S. Lorenzo di Firenze e la famiglia Ginori, Firenze 1940, pp. 43, 76, 83 s., 91, 249-254, 266 s., 274 s.; L. Ginori Lisci, Baroncoli. La dimora rurale di Carlo il Vecchio de' Ginori, Firenze 1950, pp. 21, 29, 33, 35; F.W. Kent, Household and lineage in Renaissance Florence, Princeton 1977, pp. 30, 34, 74, 88, 91 s., 103, 139 s., 264; D. Toccafondi, I Ginori Lisci, in Archivi dell'aristocrazia fiorentina, Firenze 1989, p.139; C. Elam, Cosimo dei Medici e S. Lorenzo, in Cosimo "il Vecchio" de' Medici(1389-1464), a cura di F. Ames-Lewis, Oxford 1992, p. 175.