GATTI, Francesco
Nacque a Codogno, allora in provincia di Milano, il 10 sett. 1845 da Giuseppe e da Luigia Bossi. Aveva da poco superato i quindici anni di età quando, arruolatosi volontario nel battaglione "Menotti" della 5ª divisione garibaldina comandata da N. Bixio, combatté valorosamente nella battaglia del Volturno del 1860, nel corso della quale rimase ferito. Laureatosi in medicina e chirurgia presso l'Università di Pavia, nel 1874 iniziò l'attività ospedaliera a Milano: conseguito, a seguito di regolare concorso, il titolo di aiuto e prosettore presso il Pio Istituto di S. Corona, nel 1882 fu nominato primario e prestò la propria opera dapprima nell'ospedale Ciceri Fate-bene-sorelle, quindi nell'ospedale Maggiore.
Durante il periodo del servizio ospedaliero il G. ebbe modo di osservare svariate forme patologiche, che descrisse in articoli pubblicati su periodici medico-scientifici: Endocardite vegetante con embolie molteplici, in Annali universali di medicina, LVIII (1874), 209, pp. 3-24; Il pronostico e la terapia della difterite, ibid., LIX (1875), 232, pp. 51-73; Diffusione di carcinoma per le vie delle vene, ibid., LX (1876), 237, pp. 415-421; Due casi di lesioni motorie da alterazioni della corteccia cerebrale, in Lo Sperimentale, XXXIII (1879), pp. 373-382; Due casi di lesioni corticali nella zona motrice, in Gazzetta degli ospitali, I (1880), pp. 14-28; Due casi di occlusione intestinale da calcoli biliari nel tenue, ibid., pp. 625-640; Caso di rene unico in donna senza alterazioni congenite dell'apparato genitale, ibid., II (1881), pp. 927-932; Caso di paresi amiotrofica consecutiva a morbo articolare, ibid., IV (1883), pp. 683-687; Note intorno al morbo di Basedow, in Associazione medica lombarda. Atti, I (1891), pp. 315-320. Dal carattere di tali lavori si comprende facilmente che il G. aveva orientato i suoi interessi in senso prevalentemente anatomo-clinico, anche se non mancò di occuparsi di argomenti farmacologico-terapeutici: Il bicloridrato di chinina e la medicazione ipodermica, in Gazzetta degli ospitali, I (1880), pp. 289-301; Intorno all'azione antipiretica del cresotinato di soda, ibid., pp. 817-843.
Andava intanto crescendo nel G. l'interesse per lo studio della tubercolosi, che aveva avuto inizio durante il corso di laurea nell'Università di Pavia quando la ricerca in tema di tisiologia, in epoca precedente la scoperta di R. Koch e quindi caratterizzata da comprensibile confusione tra differenti nosologie, era essenzialmente impostata sul rapporto tra dati clinici e reperti autoptici. Il G., inoltre, era stato molto vicino a C. Forlanini, il grande studioso della clinica della tubercolosi, in collaborazione con il quale aveva anche pubblicato un breve articolo: Di un caso di anormale distribuzione congenita del pigmento cutaneo, in Annali universali di medicina, LIX (1875), 231, pp. 64-70.
In un primo tempo il G. si interessò soprattutto degli aspetti clinici della tubercolosi, ai quali dedicò alcuni interessanti lavori: L'aeroterapia del dott. C. Forlanini, Milano 1882; Storia di un caso di tisi polmonare migliorata dopo l'insorgenza di un idropneumotorace, in Gazzetta degli ospitali, III (1882), pp. 802-804; Le forme anomale di meningite tubercolare, in Rivista clinica e terapeutica, VII (1885), pp. 295-304; Le forme anomale di meningite tubercolare nell'adulto, in Gazzetta degli ospitali, VI (1885) pp. 3-44 (accurato studio delle forme interessanti prevalentemente la convessità degli emisferi e di quelle circoscritte precedute e accompagnate da meningiti spinali, di difficile diagnosi differenziale); Le inalazioni di aria asciutta soprariscaldata. Relazione al Consiglio degli istituti ospitalieri di Milano, Milano 1889, in coll. con A. Visconti e I. Sormani (valutazione negativa del metodo di cura della tubercolosi proposto da L. Weigert, la cui presunta efficacia aveva indotto ad autorizzare la sperimentazione condotta sulla base di dati e controlli clinici a distanza); Esperienze di cura Koch nella tubercolosi, in Associazione medica lombarda. Atti, I (1891), pp. 59-72 (valutazione dell'impiego in clinica della linfa di Koch, che, se pure di incerto esito terapeutico, sembrava prospettare nuove possibilità a livello immunologico).
Ben presto il G. fu attratto dal problema sociale della tubercolosi. Egli comprese che non era sufficiente la cura dei pazienti affetti da tubercolosi, ma occorreva instaurare una massiccia opera preventiva per eliminare le condizioni igieniche, ambientali, socioeconomiche in grado di favorire l'insorgere della malattia. Nel 1895 si dimise dalla carica ospedaliera e si impegnò politicamente, dedicando tutte le sue energie al movimento antitubercolare.
La lotta antitubercolare, condotta in Italia da varie associazioni e federazioni, fu regolamentata con le leggi del 23 giugno e del 27 ott. 1927, che decretavano rispettivamente l'istituzione dei Consorzi antitubercolari e l'obbligo dell'assicurazione contro la tubercolosi a carattere profilattico-assistenziale. Il G. fu quindi un autentico pioniere della lotta contro la tubercolosi, che considerò una vera e propria malattia sociale: avanzò proposte di intervento a livello non solo curativo e riabilitativo, ma soprattutto preventivo; fu animatore di movimenti e di iniziative; nel 1906, a Milano, organizzò il primo congresso nazionale per la lotta contro la tubercolosi e partecipò all'Esposizione internazionale con l'allestimento, nel padiglione di igiene, di una particolare sezione dedicata alla malattia. Dedicò circa un ventennio alla programmazione di un sanatorio popolare, per la cui realizzazione promosse varie sottoscrizioni cui aderirono, tra gli altri, la casa reale, la Cassa di risparmio di Milano ed E. Torelli Viollier: ottenutone il riconoscimento come Ente morale nel 1902, si impegnò attivamente, sulla scorta dell'esperienza maturata in numerose visite effettuate in similari istituti stranieri e delle notizie desunte dalla letteratura specialistica e dai congressi medico-tecnologici, alla progettazione architettonica della struttura che fu inaugurata nel 1910 nella località montana di Prasomaso, in Valtellina. Il suo nome è quindi legato al primo sanatorio popolare di Milano. Nel 1916 prese parte al VI Convegno della FIOA (Federazione italiana opere antitubercolari), ove sostenne che tutte le forme di tubercolosi contratte sotto le armi devono essere considerate come malattie di servizio e che in gran parte dei nosocomi vi era una evidente grave carenza di igiene (v. La Tubercolosi, VIII [1916], pp. 90 s.).
Tra le numerose pubblicazioni che il G. dedicò all'argomento - implicanti problemi di igiene, di prevenzione e di cura, di difesa sociale e di economia - si ricordano: I sanatorii popolari per la profilassi e per la cura della tubercolosi. Relazione al V Congresso medico interprovinciale della Lombardia e del Veneto - Bergamo 1897, Milano s.d. (si veda anche: Atti del Congresso…, Bergamo 1898, pp. 15-25); La lotta contro la tubercolosi: conferenza per la scuola delle madri, Milano 1900; La questione finanziaria in rispetto alla costruzione ed all'esercizio dei sanatori popolari per tubercolosi, in Giornale della R. Soc. italiana d'igiene, XXIV (1902), pp. 74-96; Il sanatorio popolare Umberto I in Prasomaso per gli ammalati di petto della città e provincia di Milano, Milano 1906; Professioni e tubercolosi; la tubercolosi nei lavandai, in La Tubercolosi, I (1908), pp. 15-21; La lotta sociale antitubercolare in Italia, Milano 1910; Le istituzioni profilattiche e curative della tubercolosi come elemento di difesa sociale, in Il Ramazzini, VI (1912), pp. 199-206; L'isolamento dei tubercolosi, in La Tubercolosi, VI (1913-14), pp. 4-56; I risultati lontani delle cure istituite nel 1911 al Sanatorio popolare milanese Umberto I, ibid., pp. 197-200; Il costo di esercizio di un sanatorio in montagna, ibid., VII (1915), pp. 336-352; Il lavoro graduale nella cura della tubercolosi polmonare, in L'Ospedale Maggiore, s. 3, VI (1918), pp. 30-33; I sanatori pei fanciulli malati di tubercolosi polmonare, ibid., IX (1921), pp. 152-158; La costruzione dei sanatori popolari permalati di tubercolosi dell'apparato respiratorio, Milano 1927; I sanatori popolari milanesi nel primo venticinquennio 1910-1935, Sondrio 1935.
Il G. ricoprì numerose cariche: fu consigliere dell'ospedale Maggiore, ove curò la riforma del regolamento generale sanitario, presidente dell'Associazione medica lombarda, presidente della R. Società italiana di igiene e della Società dei sanatori popolari per tubercolotici. Dal 1905 divenne membro del R. Istituto lombardo di scienze e lettere. Eletto consigliere comunale di Milano nel 1891, dal 1892 al 1898 fu assessore all'Igiene; fu anche membro della Commissione municipale straordinaria di sanità. Colto e arguto, nel 1917 pubblicò a Milano il volumetto I medici e la satira. Aveva sposato Giulia Ragorini, dalla quale non ebbe figli.
Morì a Milano il 30 dic. 1936.
Fonti e Bibl.: Necr. in L'Ospedale Maggiore, s. 3, XXV (1937), pp. 47 s. e in Almanacco italiano, XLVIII (1938), p. 596; Comune di Milano, Come si combatte la tubercolosi, Milano 1927, pp. 197-211; Trattato della tubercolosi, diretto da L. Devoto, Milano 1931, ad indicem; La tisiologia in Italia, in Acta medica Italica, VII (1941), pp. 5 s.; F. Nasi, 1860-1899: da Beretta a Vigoni. Quarant'anni di amministrazione comunale, in Città di Milano, LXXXV (1968), 5, p. 138; A. Cherubini - F. Vannozzi, Previdenza di malattie e malattie sociali dall'Unità alla prima guerra mondiale, Roma 1990, ad indicem. Sulla lotta antitubercolare in Italia e sull'intervento del G. al Congresso della FIOA del 1916 si vedano anche: A. Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini a oggi, II, Torino 1974, pp. 1564 s.; T. Detti, Stato, guerra e tubercolosi (1915-1922), in Storia d'Italia (Einaudi), Annali, 7, Malattia e medicina, Torino 1984, p. 900.