FLARER, Francesco
Nacque il 27 nov. 1791 a Tirolo, presso Merano, da Giacomo e Maria Laiterin. La famiglia, agiata e contadina, desiderando per il figlio la carriera ecclesiastica, lo avviò agli studi presso il collegio benedettino di Merano e quindi, per seguire i corsi superiori di teologia, a Innsbruck. Qui, invece, il F. si iscrisse alla facoltà di medicina. Le vicende politiche lo indussero a trasferirsi a Landshut, da dove nel 1809, soprattutto per il clima di sospetto che circondava i conterranei di Andreas Hofer, insieme con altri studenti tirolesi si recò a Pavia per frequentarvi un ateneo che godeva allora grande fama per per i suoi avanzati piani di studio codificati dalle riforme teresiano-giuseppine e leopoldine.
Il 15 giugno 1815, sostenendo una tesi sulla fisiologia della secrezione, si laureò con lode in medicina e il 29 giugno successivo ottenne anche la laurea in chirurgia. Su consiglio di A. Scarpa si recò per perfezionarsi in oculistica a Vienna ove, accolto nella clinica di Gj. Beer, fu per due anni assiduo allievo, conseguendo quindi il 31 luglio 1817 il diploma speciale di "magister rei oculariae".
Tornato a Pavia, coltivò l'anatomia nel laboratorio di B. Panizza e la clinica medica presso F.X. von Hildenbrand. Partecipò nel frattempo al concorso per la cattedra di oculistica, insegnamento allora appena disgiunto da quello della chirurgia e temporaneamente affidato al Panizza, superando le prove e conseguendo il 28 giugno 1819 la nomina a professore di oculistica teorico-pratica con l'incarico di costituire una nuova clinica da lui inaugurata il 22ottobre.
Ebbe doti di grande clinico: dalla preparazione anatomica e fisiologica di base, alla attenta osservazione obiettiva di segni e sintomi ed alla loro interpretazione diagnostica; dalla destrezza nell'esecuzione degli interventi, alla gentilezza del tratto e alla dedizione affettuosa ai pazienti, soprattutto ai più poveri. Ebbe fama anche di grande maestro preferendo alle lezioni teoriche il continuo insegnamento al letto del malato e al tavolo operatorio. Oltre 150 tesi di laurea furono sostenute dai suoi allievi, tutte di notevole originalità sia sul piano dottrinale che chirurgico-pratico. Nell'anno accademico 1832-33 fu nominato rettore dell'ateneo. Noto anche in ambito internazionale, fu annoverato fra i migliori oculisti italiani e degno rappresentante della scuola di Vienna.
Sul piano metodologico e scientifico nel F. prevalse decisamente l'obiettività dell'osservazione, l'abilità nella diagnosi differenziale, lo sforzo nella ricerca delle cause dei fenomeni patologici. La sua produzione non è vastissima, spesso consegnata a note mai date alle stampe, concernenti i più vari argomenti della clinica oculistica (tumori, glaucoma, malattie dei muscoli oculari, vizi di rifrazione, semeiotica oculare) e prodigalmente cedute ai suoi allievi per le loro dissertazioni di laurea.
Le pubblicazioni del F., vertenti su temi importanti, testimoniano l'impegno sul piano culturale e la sua apertura al confronto con tutte le idee.
Di particolare rilievo sono le Riflessioni sulla Trichiasi, sulla Distichiasi e sull'Entropio, avuto particolare riguardo ai metodi di Jaeger e di Vaccà (in Annali univ. di medicina, XLV [1828], pp. 33-125), in cui per la prima volta si propone la distinzione della trichiasi in sintomatica e idiopatica, con tutte le conseguenze in ordine al danno meccanico a carico della cornea nelle diverse fattispecie; inoltre, per le anomalie o alterazioni di forma e posizione delle palpebre, per tumori e cisti anatomicamente ben precisati, esattamente individuati sul piano eziopatogenetico, si suggeriscono nuove varianti tecnico-chirurgiche a garanzia degli esiti funzionali ed estetici. La particolareggiata descrizione dell'originale procedimento operatorio ideato dal F. fu poi oggetto della dissertazione di laurea di F. Zannerini, suo allievo (Sopra alcuni metodi recentemente proposti per rimediare alla trichiasi, Pavia 1829). Successivamente l'argomento sarà in parte ripreso e approfondito a proposito dell'inversione del bordo palpebrale (Sulla cura dell'entropio col mezzo del setone nelle palpebre e del compressore del dott. Sharp modificato, in Gazzettamedica di Milano, II[1844], 44, pp. 385-387). Originale anche il complesso degli studi sulle ectasie comeali conseguenti a processi infiammatori, sulle relative misure preventive e sugli interventi riparativi operati tramite la recisione parziale della cornea con conservazione della trasparenza, e sulle conseguenti argomentazioni a proposito della pupilla artificiale (Sulla cura dello stafiloma totale della cornea in generale e specialmente sul metodo di curarlo col mezzo del setone, in Gazzetta medica di Lombardia, I[1842], I, pp. 8-11; Sulla esportazione delle esterne lamelle della cornea (kerectornia) per ristabilire la vista nel caso di totale offuscamento della cornea, ibid., 12, pp. 103 s.). Il setone venne poi utilizzato dal F. anche nel metodo di cura del glaucoma infantile, consistente nell'ottenere un aumento di volume del globo oculare nel suo segmento anteriore (Sulla cura del buftalmo col mezzo del setone, in Gazzetta medica di Milano, II [1843], 33, pp. 269-271).
In quegli anni il F. collaborò assiduamente al periodico, fondato da A. Bertani e B. Panizza, Gazzetta medica di Lombardia (divenuta nel 1843 Gazzetta medica di Milano e nel 1848 Gazzetta medica lombarda), affrontandovi i più disparati argomenti di interesse oftalmologico: Storia di un esottalino scrofoloso, in Gazzetta medica di Lombardia, I(1842), 6, pp. 51-54; Sull'Ottalmia risipelatosa, in Gazzetta medica di Milano, III(1844), 17, pp. 149-152; Sullo slogamento posteriore traumatico della lente cristallina, ibid., III(1844), 38, pp. 335 s.; Esoftalmo traumatico, in Gazzetta medica lombarda, s. 2, I (1848), 1, pp. 6-8). Tra i contributi più significativi del F. va infine ricordata la monografia De iritide eiusque speciebus earumque curatione (Pavia 1841): il lavoro - presentato all'Académie royale de médecine di Parigi e insignito nel 1836 del primo premio -, partendo dalla descrizione delle alterazioni morfologiche e dai rilievi semeiologici generali, si articola armoniosamente nella considerazione delle differenti forme della malattia (acuta, subacuta, cronica, intermittente, primaria, secondaria), della differente eziologia (traumatica, artritica, reumatica, sifilitica), delle complicanze e degli esiti (dalla suppurazione all'atrofia del bulbo), della prognosi e della cura.
Il F. restò sempre molto legato alla sua terra natia; era solito trascorrere i periodi di riposo nella dimora di Castel Ramez a Maia Alta presso Merano, dove aveva impiantato magnifici vigneti e dato avvio alla bachicoltura. Uomo colto e poliglotta, collezionò nella casa di Pavia una superba biblioteca ricca di volumi di medicina generale e specialistica, di filosofia, di fisica, di letteratura classica italiana ed europea.
Decano della facoltà medica nel 1854, morì a Pavia il 22 dic. 1859, lasciando un cospicuo patrimonio, parte del quale confluì nell'Opera pia Flarer costituita a favore dei poveri della sua parrocchia.
Sposato con Rosa Pessina, ebbe otto figli: due maschi, Giulio e Severo, entrambi medici (l'uno oculista, l'altro chirurgo) e sei femmine, tra cui Amalia, che fu consorte di Agostino Depretis.
Bibl.: A. Corradi, Mem. e documenti per la storia dell'università di Pavia..., Pavia 1878, pp. 268 s.; J. Hirschberg, Geschichte der Augenheilkunde, III, II, Leipzig 1915, pp. 36-41; F. Falchi, Commemoraz. del primo centenario della clinica oftalmica di Pavia, Pavia 1924, passim; A. Monti, F. F. e gli atesini all'università di Pavia nella prima metà del secolo XIX, in Arch. per l'Alto Adige, XXVI (1931), pp. 187-255; G. Gorin, History ofophthalmology, Wilmington 1982, pp. 89 s., 200; L. Belloni, Il "tumore endorbitario" del Feldmaresciallo Radetzky guarito "dalla terapia omeopatica", in Rend. dell'Ist. lombardo di scienze e lettere, classe di scienze chimiche e fisiche, geologiche, biologiche e mediche, CXVII (1983), pp. 49-61; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, II, p. 535.