FERRANTI (Ferrante), Francesco
Nacque a Tolentino (Macerata) il 27 nov. 1873 da Pasquale e da Ennia Staffolani. Mostrò precoce attitudine alla pittura e, con l'aiuto del conte Aristide Gentiloni, presso cui il padre era fattore agricolo, poté frequentare l'Accademia di belle arti di Roma dal 1890 al 1894, dove divenne allievo di Filippo Prosperi (Cucco, 1991). Nello stesso anno si iscrisse alla Scuola libera del nudo, diretta da Cesare Mariani.
Iniziò nel 1895 la sua attività artistica nel territorio marchigiano e nel 1896 fu impegnato, in collaborazione con Mario Adami di Roma, nella decorazione della chiesa di S. Maria in Via a Camerino (Bittarelli, 1985, p. 69).
Nel 1897 sposò Benilde Beni (Cucco, 1991) e, dopo un breve soggiorno a Roma, tornò a Tolentino, dove risiedette abitualmente, ad eccezione dei periodi in cui fu impegnato in ambito prevalentemente regionale. In questo periodo ebbe modo di conoscere Cesare Maccari e Ludovico Seitz, impegnati nella vasta decorazione della basilica della S. Casa di Loreto, e di trarre insegnamento sia dai preziosi toni della tavolozza del primo, sia dalle finezze decorative misticheggianti del secondo.
Nel 1898 iniziò a lavorare nella cattedrale di S. Catervo a Tolentino, dove portò a termine la decorazione della cappella del Carmine e il paliotto d'altare con il Cristo consacrante (Semmoloni, 1988, p. 66; Cucco, 1991). Nella stessa città, nel 1900, ricevette la commissione di decorare le sale della Cassa di risparmio (Cucco, 1991).
Nel 1903-04 tornò a Camerino per la realizzazione degli affreschi nel teatro Civico, dedicato nel 1881 al compositore Filippo Marchetti; il F. dipinse cinque grandi riquadri ispirati ad altrettante scene del Ruy Blas, opera principale del musicista, inquadrandole entro stucchi decorativi in bianco e oro, modellati di sua mano (Voce adriatica, 26 sett. 1951; Bittarelli, 1978; Cucco, 1991).
Tra il 1904 ed il 1905 fu nuovamente impegnato a Tolentino, dove affrescò la cupola della cappella del Ss. Sacramento nella basilica di S. Nicola con la Gloria dell'eucarestia (Rivosecchi, 1927; Semmoloni, 1988, p. 36, che titola l'affresco Adorazione del sacramento;Cuppini, 1991). Nel 1905 decorò anche la chiesa di S. Maria Nuova, dove nei pennacchi della cupola dipinse i profeti David, Mosè, Isaia ed Ezechiele (Semmoloni, 1988, p. 128; Cucco, 1991, situa la decorazione della cupola nel 1911).
Il 24 maggio 1906 s'inaugurò a Camerino la sala municipale dedicata a Vittorio Emanuele II e furono presentati al pubblico i nuovi affreschi del F.; la vasta aula a forma di ferro di cavallo presentava una modesta altezza, in relazione alla sua ampiezza e merito del F. fu di aver dissimulato tale limite spaziale ideando la decorazione della volta dipinta con un cielo luminoso che fa da sfondo allo stemma sabaudo. Molto lodato fu anche il dipinto a finto arazzo, nella parte centrale della parete curva, con la figura di Vittorio Emanuele II tra i simboli dell'antica e della nuova Roma (Riv. marchigiana ill., 1906). Entro il giugno del 1906 risultavano conclusi anche gli interventi nella chiesa di S. Maria in Via a Camerino: restauro di parte dei dipinti nella cupola e decorazione delle pareti al di sopra degli altari laterali con le figure a fresco di otto angeli dalle tuniche guarnite in oro, in atto di sorreggere composizioni di fiori su fondo verde cupo (Civis, 1906).
Nel medesimo anno, e sempre in territorio camerinense, il F. lavorò alla decorazione della chiesa di Valcimarra. Successivamente fu ad Amandola dove, nel santuario del B. Antonio (o chiesa di S. Agostino), portò a termine due grandi pale ad affresco, l'Apoteosi di s. Nicola e la Madonna della Consolazione (Santuario..., 1908).
Completati questi lavori, si occupò negli anni tra il 1911 e il 1913 della decorazione del catino dell'abside nella chiesa di S. Giuseppe a San Severino Marche, dove dipinse l'Apoteosi del santo (Bittarelli, 1978).
Dal 1914 al 1919 fu impegnato in una serie di lavori nella cattedrale di S. Catervo di Tolentino (Cucco, 1991).
Nella navata centrale, su un impianto neoclassico, il F. ideò un'ornamentazione in stile neobizantino, di forte intonazione coloristica: sulla volta, lungo l'asse della chiesa, le figure allegoriche delle tre Virtù teologali, e, sopra i finestroni, le quattro Virtù cardinali con i loro simboli; nel catino viena rappresentata l'Incoronazione della Vergine da parte della Trinità e sulla volta del presbiterio, in atteggiamento di protettore di Tolentino, S. Catervo in abito militare romano; al di sopra dei finestroni lateralii martiri S. Basso e S. Tommaso da Tolentino e, oltre, il Cristo legislatore e re dell'Universo; infine, nella lunetta della controfacciata, al di sopra della porta d'ingresso, una Crocefissione in cui, ai lati del Cristo patiens, sono la Madonna e s. Giovanni contrapposti alle due Marie e alla Maddalena inginocchiata ai piedi della Croce (Semmoloni, 1988, p. 66; La Tribuna, 26 nov. 1937).
Tra il 1917 e il 1919 il F. affrescò a Macerata il soffitto della sala dei concerti della Filarmonica, ispirandosi al tema del "Progresso della civiltà latina" (Cucco, 1991): una figura femminile in primo piano è contornata da una teoria di fanciulle velate, danzanti in semicerchio; dal centro della danza si avanza una quadriga alata condotta da un giovane con fiaccola accesa; il soggetto viene acutamente descritto come frutto di "ingenuo simbolismo ottocentesco da discorso per banchetto elettorale", anche se la composizione è ben risolta e di sicuro effetto (La Tribuna, 26 nov. 1937).
Tra il 1919 e il 1924 affrescò la cappella dei Sacramento nella cattedrale di San Severino Marche (Cucco, 1991).
Il vasto ambiente rettangolare a volta piana presenta nella facciata interna cervi che si abbeverano alla fonte, e nelle pareti, ad intervalli regolari, scanditi da medaglioni di santi e martiri, quattro angeli musicanti e cantori, su fondo a finto mosaico. Nella parete di fondo, sotto il Trionfo della Croce, la rappresentazione dell'Ultima cena (Bittarelli, 1978).
A Tolentino, nel 1924, si occupò del restauro del dipinto di L. Fontana (ispirato alla Visione di Ezechiele di Raffaello) nella cupola della chiesa di S. Nicola, danneggiata nel 1908 da un fulmine (Semmoloni, 1988, p. 36). Nella stessa basilica tornò a lavorare, dopo aver decorato nel 1930 la volta nella sala del sindaco (Cucco, 1991), ed i suoi interventi si protrassero fino al 1935, quando dipinse sulla parete di fondo La visione di Valmanente (ovvero S. Nicola che celebra in suffragio delle anime del Purgatorio), uno dei suoi affreschi più apprezzati, dove si ritrasse, al di sopra dei fedeli in raccoglimento, insieme con P. Nicola Fusconi, promotore dei restauri della basilica (La Tribuna, 26 nov. 1937); precedentemente aveva decorato le lesene con i quattro angeli cantori, ritoccato nei pennacchi i personaggi che preludono allegoricamente all'eucarestia, ovvero Elia, Melchisedec, Malachia, David. Infine, sono di sua mano i medaglioni laterali con Francesco Filelfo e Niccolò Maurizi, illustri concittadini (Semmoloni, 1988, pp. 35 s.). Per i suoi meriti, fu nominato ispettore onorario ai monumenti nel 1937.
Nel 1940 morì la moglie Benilde e nel 1941 scomparve sul fronte albanese un figlio, proposto per la medaglia d'argento; le tristi vicende familiari e i problemi alla vista immalinconirono gli ultimi anni della sua vita; morì a Tolentino il 9 ag. 1951.
Fonti e Bibl.: Necr., in Voce adriatica, 26 sett. 1951; La gran sala Vittorio Emanuele a Camerino, in Riv. marchig. illustr., I (1906), p. 215; Civis, Gli ultimi lavori del prof. F. di Tolentino, ibid., p. 234; Santuario del B. Antonio, Amandola 1908, pp. 3 s.; M. Rivosecchi, La basilica di Tolentino, Firenze 1927, p. 4; Un pittore marchegiano, F. F., in La Tribuna, 26 nov. 1937; A. A. Bittarelli, Camerino, viaggio dentro la città, Macerata 1978, p. 123; Id., Camerino. Itinerari storico-artistici, Camerino 1985, pp. 51, 69; Tolentino. Guida all'arte e alla storia, a cura di G. Semmoloni, Tolentino 1988, pp. 35 s., 66, 128; S. Cuppini, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, p. 398; G. Cucco, ibid., II, p. 821; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrhunderts, II, p. 94; Dizionario storico-biografico dei Marchigiani, I, Ancona 1992, p. 246.