CAPORALE, Francesco
Nacque probabilmente a Roma nella seconda metà del sec. XVI. La prima notizia che lo riguarda è relativa ad alcuni lavori decorativi nella cappella del SS. Sacramento in S. Maria Maggiore, eseguiti nel 1606, in collaborazione con il Buonvicino, Silla Longhi, P. Bernini, S. Maderno, N. Cordier, G. Bertolotto (Bertolotti, p. 107). Questa informazione, che pur non ci consente di individuarne l'opera, è preziosa per definire l'orientamento culturale dell'artista che, nel 1608, vediamo ancora affiancato a Stefano Maderno nell'esecuzione di due statue in travertino, S. Mattia apostolo e Epafra martire, da collocarsi nelle nicchie della facciata esterna della cappella Paolina, in S. Maria Maggiore (ibid., p. 119). Per queste opere, i documenti informano che in data 14 agosto, 18 settembre, 30 ottobre 1608, i due artisti vi stavano lavorando ottenendo volta per volta compensi di 50 scudi; l'8 gennaio del 1609 le due statue erano già poste in opera e gli scultori ricevevano un saldo totale di 250 scudi (Dorati, p. 240). Probabilmente già nel gennaio del 1608 il pontefice Paolo V commissionò al C. il busto di Antonio il Nigrita, l'ambasciatore congolese, morto il 3 genn. 1608, appena giunto a Roma dopo molteplici traversie di viaggio. Il papa volle che il monumento funebre venisse eseguito subito e da un "avviso" del 12 genn. 1608 si sa che il giorno 5, dopo il decesso dell'ambasciatore, aveva "fatto prender l'impronta della sua effigie dal naturale per far la statua a perpetua memoria" (Orbaan, p. 93, e Colonna di Stigliano, p. 162). Questo spiega le caratteristiche del singolare ritratto e, anche, in certo senso, la qualità dell'opera, particolarmente notevole nella resa fisionomica e nella interpretazione tipologica; ma, ancora una volta, non dà precise indicazioni sulle esatte capacità di questo artista, abituato a modi più accademici o, comunque, ad una rappresentazione meno realistica in armonia con il gusto manieristico. Secondo le fonti (Titi), la scultura veniva creduta opera di Gian Lorenzo Bernini, ma i documenti poi rintracciati dal Muñoz (1909, pp. 180 s.) hanno restituito la paternità dell'opera al Caporale. Lo scultore provvide al marmo nero e ottenne un compenso di 95 scudi con tre pagamenti del 27 marzo, 30 aprile e 19 dic. 1608, quando il busto risulta finito. Sarà collocato in situ, nel monumento addossato alla parete sinistra della cappella del battistero, in S. Maria Maggiore, soltanto nel 1629, data di esecuzione del monumento stesso.
Da un altro documento, conservato nell'Archivio della Camera apostolica (ibid., p. 316), si ha anche notizia di un lavoro in marmo, non più, ora, rintracciabile: due Puttini che cavalcano delfini, eseguiti per una fontana collocata ai piedi delle scale nell'appartamento nuovo del palazzo pontificio al Quirinale. L'11 sett. 1611, su stima dell'architetto Flaminio Ponzio, veniva emesso un mandato al C. per questa opera, del valore di 25 scudi. Lo scultore si rifiutava di accettarlo, ritenendo inadeguato il compenso; così che un nuovo mandato di 30 scudi seguiva in data 24 sett. 1611, L'artista dovette indubbiamente avere una attività più ampia e se ancora oggi ci sfugge, lo si deve in parte al carattere della sua produzione, volta spesso ad opere ornamentali e perciò facilmente confondibile nell'anonimato.
Si ignora la data della sua morte, quasi certamente avvenuta a Roma entro la prima metà del XVII secolo.
Ha con molta probabilità rapporti di parentela con il C. un Pietro de Caporali, menzionato in documenti del 1638 e 1639 come intagliatore e scalpellino di capitelli dell'erigendo campanile di S. Pietro in Vaticano (O. Pollak, Die Kunsttätigkeit unter Urban VIII., II, Wien 1931, pp. 114, 117).
Fonti e Bibl.: F. Titi, Studio di pittura, Roma 1674, p. 281; A. Bertolotti, Artisti lombardi a Roma nei secc. XV,XVI e XVII, Milano 1881, pp. 107, 119; A. Muñoz, Ilmonumento di Antonio il Nigrita in S. Maria Maggiore a Roma, in L'Arte, XII (1909), pp. 178-182; Id., Altri documenti sullo scultore F. C., ibid., p. 316; J. A. F. Orbaan, Doc. sulBarocco in Roma, in Misc.della R. Soc. romana di storia patria, Roma 1920, pp. 92 s.; F. Colonna di Stigliano, Il monumento del negro in S. Maria Maggiore e l'ambasciatore congolese a Roma del 1608, in Roma, III (1925), pp. 109-120, 155-169; A. Donati, S. Maderno scultore, Bellinzona 1945, pp. 16-20; I. Faldi, La scultura barocca in Italia, Milano 1958, pp. 9 s., 79 s.; J. Pope-Hennessy, La scultura italiana, II, Milano 1966, p. 451; M. C. Dorati, Gli scultori della cappella Paolina di S. Maria Maggiore, in Commentari, XVIII(1967), pp. 232 s., 237, 240; L. Salerno, Roma communis patria, Bologna 1968, p. 144; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 544.