BERTI, Francesco
Nacque, non è certo se a Pisa o a Firenze, intorno al 1700, da Giovanni Maria, nobile pisano, che ebbe vari uffici alla corte granducale. Fu per parecchi anni al servizio della Spagna come commissario negli eserciti di Filippo V e di Ferdinando VI. Passò poi al servizio di Filippo di Borbone, duca di Parma, che il 1°apr. 1749 gli conferì la carica di commissario dì guerra e il 26 genn. 1751 lo nominò commissario ordinatore graduato.
Il 15 febbr. 1752 il B., che nello stesso anno riceveva dal duca, per le sue benemerenze come commissario militare, il titolo di conte, divenne direttore interinale d'Azienda "con subordinazione a S. E. Roberto Rice, ministro di Stato e Guerra, che resta Segretario di detta Azienda". Di fatto però il B., una volta in carica, venne a trovarsi quasi sempre in contrasto sia con l'intendente generale Du Tillot sia col Rice, il quale protestò energicamente e fece giungere le sue lagnanze a Madrid, quando un decreto del 3 nov. 1753 conferì al B. estesi poteri in materia di finanze. Nelle sue accuse egli coinvolgeva anche i Francesi dell'Intendenza, la fazione cioè di Du Tillot, di La Roque e di Céron, che avrebbe sostenuto il B. in cambio di vantaggi e favori.
Sembra che effettivamente il B., pur tra l'ostilità dell'intendente Du Tillot e del ministro Rice, abbia fatto quanto era in suo potere per risanare le finanze del ducato che erano in pessime condizioni sin dal tempo dei Farnese.
I cattivi metodi d'esazione delle entrate, la pessima amministrazione, l'inettitudine o la corruzione dei funzionari, le eccessive spese della corte avevano portato il deficit a circa 750.000 lire l'anno, e il dissesto era aggravato dall'enorme cumulo di debiti dei comuni, specialmente di quelli di Parma e di Piacenza, che avevano, fin dall'epoca del Farnese, emessa un'ingentissima quantità di luoghi di monte (per lo più posseduti da finanzieri e mercanti genovesi) rimasti poi insoluti per quel che riguardava sia i capitali sia gli interessi. Per migliorare la situazione il B. prese vari provvedimenti fiscali e finanziari. Introdusse, attuando un'idea già affacciata dal Seratti sull'esempio di quel che era stato fatto in Toscana, l'uso della carta bollata, sostituì alla scaduta locazione del lotto una gestione del lotto medesimo più vantaggiosa per la Camera ducale; cercò di contrastare le esigenze dei fermieri, di introdurre un maggior rigore nelle esazioni e di limitare le spese (anche della corte). Ma si trattò di provvedimenti disorganici e in definitiva poco efficaci, che dettero luogo a satire contro di lui, suscitarono critiche e gli attirarono molti odi. Si può comunque affermare che, almeno in alcuni casi, le innovazioni del B. aprirono la via alle riforme del Du Tillot.
L'ostilità dell'intendente e quella del ministro si fecero sempre più vive. Il Rice accusava il B. di spopolare il ducato di Piacenza con la sua cattiva amministrazione e faceva giungere a Madrid le sue proteste. Il Du Tillot, oltre a ritenere assurdi i tagli che il B. avrebbe voluto fare alle spese di corte, gli rimproverava la precipitazione e il disordine di certe imprese, come qu ella dell'iniziata costruzione di una strada tra Parma e Sestri per il passo di Centocroci. Il B. aveva ottenuto che fossero stanziate per questa impresa 200.000 lire sui 2.500.000 assegnati annualmente alla corte ducale; ma i lavori, iniziati senza ordine, procedettero malissimo, tanto che la duchessa avrebbe voluto preporvi una persona che non avesse nessuna dipendenza dal Berti. è da credere che proprio l'ostilità della duchessa e del Du Tillot abbiano indotto il duca, il 22 giugno 1756, a licenziare il B. dall'ufficio di direttore d'Azienda. Lo stesso giorno venne nominato ministro d'Azienda il Du Tillot. Al B. fu assegnata la pensione annua di 12.000 lire di Parma che egli, ritiratosi a vita privata, riscosse sino alla morte, avvenuta nell'ottobre 1758.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Parma: Carte varie di funzionari borbonici, ad vocem, buste 1-33; Patenti, vol. 31, p. 69; vol. 50, pp. 133, 151; cart. 42, reg. B, pp. 63, 86, 121; lettere al B. e del B., in Carteggi borbonici, ad ann. 1753-56; U.Benassi, Guglielmo Du Tillot, in Archivio storico per le Provincie Parmensi, n. s., XVI (1916), pp. 197, 202, 204; H.Bedarida, Parme dans la politique française au XVIII siècle, Paris 1930, pp. 100, 100.