Giachetti, Fosco
Attore cinematografico e teatrale, nato a Sesto Fiorentino il 28 marzo 1900 e morto a Roma il 22 dicembre 1974. Per le sue doti di interprete sobrio e rigoroso, capace di dar vita a personaggi fortemente caratterizzati, divenne dalla seconda metà degli anni Trenta uno degli attori più amati dal pubblico italiano. Nel 1942 ottenne la Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia come miglior attore per Bengasi diretto da Augusto Genina.Si fece notare sulle scene teatrali dalla fine degli anni Venti, lavorando nella compagnia Ricci-Bagni e poi in quella di Tatiana Pavlova. L'espressività del volto, la scrupolosa correttezza nel gesto e nella dizione, la voce calda e profonda favorirono il suo ingresso nel cinema, dove esordì nel 1933 in Il trattato scomparso di Mario Bonnard; lavorò poi in piccole parti, finché Genina gli propose il ruolo del rude capitano Santelia in Squadrone bianco (1936). Questo personaggio fu il primo di una serie di uomini volitivi dal piglio militaresco, scontrosi ma generosi, che G. interpretò, con un'asciuttezza non esente da un sospetto di retorica, in numerosi film: Tredici uomini e un cannone (1936) di Giovacchino Forzano, Sentinelle di bronzo (1937) di Romolo Marcellini, L'assedio dell'Alcazar (1940) e Bengasi, entrambi di Genina, Un colpo di pistola (1942) di Renato Castellani, fino a Noi vivi e Addio, Kira, dittico antisovietico diretto da Goffredo Alessandrini nel 1942, nel quale ebbe il difficile ruolo del fanatico ma idealista commissario Taganov. G. costruì un modello inconfondibile di eroe positivo, la cui indole di uomo d'ordine è incupita da una vena di malinconia (con poche tardive eccezioni come Il mattatore, 1960, di Dino Risi, l'attore fu sostanzialmente estraneo alla commedia), anche se a tratti la sua maschera rischiò di diventare eccessivamente tetra come nel dramma rusticano Luce nelle tenebre (1941) di Mario Mattoli o nel melodramma avventuroso Inferno giallo (1942) di Geza Radwany (Géza von Radványi). Diede anche valide interpretazioni in film di soggetto storico-letterario: Scipione l'Africano (1937) di Carmine Gallone, Giuseppe Verdi (1938) ancora di Gallone, nelle vesti del musicista (ruolo che interpretò nuovamente in Casa Ricordi, 1954, sempre di Gallone), L'abito nero da sposa (1945) di Luigi Zampa e, nel dopoguerra, I fratelli Karamazoff (1947) di Giacomo Gentilomo. Nel 1942, proprio per la sua sobrietà, era stato scelto dal regista Gianni Franciolini per una parte per lui inconsueta, quella del camionista sfortunato in amore, che interpretò con particolare intensità in Fari nella nebbia, un dramma scarno e vigoroso considerato uno dei film precursori del Neorealismo. Nel dopoguerra, diminuendo l'offerta di ruoli significativi nel cinema, ritornò per qualche tempo al teatro, con la moglie Vera Calamai. Fu però molto attivo in televisione, dove conobbe una certa popolarità. La sua maschera si era fatta intanto più contratta e spigolosa, dotata di una suggestiva intensità. Furono qualità valorizzate in molte produzioni televisive come Romeo e Giulietta (1954), dove recitò esemplarmente il ruolo del principe di Verona diretto da Franco Enriquez, La frana dello scalo nord (1956) di Sandro Bolchi da U. Betti, Zona di guerra (1961) di Mario Landi, tratto da E. O'Neill, ma soprattutto lo sceneggiato David Copperfield (1965-66) di Anton Giulio Majano, in cui offrì una delle prove più riuscite della sua carriera. Non mancarono altre interpretazioni cinematografiche, soprattutto in film in costume (L'ira di Achille, 1962, di Marino Girolami; Taras Bulba, il cosacco, 1962, di Ferdinando Baldi; Giacobbe ed Esaù, 1962, di Landi), e particolarmente interessante fu la sua breve apparizione, nel ruolo di un colonnello, in Il conformista di Bernardo Bertolucci (1970): quasi un'eco lontana e vagamente ironica dei personaggi ruvidi e solenni degli anni Quaranta.
Puck, Galleria. Fosco Giachetti, in "Cinema", 1939, 68, p. 274.
P. Osso, Fosco Giachetti, il nostro prototipo, Milano 1942.
F. Savio, Cinecittà anni Trenta. Parlano 116 protagonisti del secondo cinema italiano (1930-1945), 2° vol., Roma 1979, pp. 579-93.
F. Borghini, Fosco Giachetti, Firenze 1989.