PADULA, Fortunato
PADULA, Fortunato. – Nacque a Napoli il 24 dicembre 1816 da Federico, ufficiale dell’esercito borbonico, e da Nicoletta Napoletano.
Compì i suoi primi studi a Caserta, dove il padre prestava servizio come capitano relatore della commissione militare e del Consiglio di guerra di Terra di Lavoro. Trasferitasi la famiglia a Napoli, studiò matematica presso la scuola privata di Francesco Paolo Tucci e Salvatore de Angelis, una scuola a indirizzo analitico-lagrangiano in aperta rivalità con la ‘Scuola sintetica’ fondata da Nicola Fergola e a quel tempo passata sotto la direzione di Vincenzo Flauti.
Nel 1832 fu ammesso alla Scuola d’applicazione di ponti e strade, da cui uscì nel 1836 con il titolo di ingegnere. Lo stesso anno entrò a far parte del Corpo degli ingegneri di acque e strade e dal 1845 al 1860, sotto la direzione prima di Federico Bausan e poi di Antonio Maiuri, partecipò alla realizzazione di numerose opere stradali, fluviali e marittime, tra cui il porto e il lazzaretto dell’isola di Nisida.
Nel 1838 fu nominato maestro interno di matematica della Scuola militare di S. Giovanni a Carbonara a Napoli. Dal 1839 al 1855 insegnò matematica al Collegio militare della Nunziatella. Passò poi al Collegio di marina di cui, dal 1858 al 1863, fu anche direttore degli studi. Intanto, nel 1853 ottenne la cattedra di idrometria pratica nella Scuola d’applicazione di ponti e strade. Nel 1860, dopo l’ingresso di Garibaldi a Napoli, fu chiamato nella nuova facoltà di scienze matematiche dell’Università riformata per ricoprire la cattedra di idraulica. All’inizio dell’anno accademico 1862-63, essendo stato mutato questo insegnamento in quello di fisica-matematica, passò alla cattedra di meccanica razionale, che lasciò alla fine del 1878-79 per assumere quella di meccanica superiore, la prima istituita in un’università italiana.
Tenne questo insegnamento fino alla morte, così come fino alla morte mantenne la direzione della Scuola d’applicazione degli ingegneri a lui affidata al momento della sua istituzione, nel 1863, al posto della Scuola d’applicazione di ponti e strade. Fu rettore dell’Università di Napoli nei bienni 1867-69 e 1877-79. Dal 27 dicembre 1866 al settembre 1867 fu membro del comitato per l’Istruzione universitaria.
Partecipò anche attivamente alla vita politica cittadina e italiana. Il 30 luglio 1865 fu eletto a Napoli consigliere comunale e il 15 settembre divenne assessore. Il 6 febbraio 1870 fu nominato senatore del Regno. Fu membro dell’Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche di Napoli (1853) di cui divenne anche presidente, membro ordinario della Società reale di Napoli (24 settembre 1861), membro dell’Accademia delle scienze, detta dei XL (1867), socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei (1872). Fu insignito dei titoli di cavaliere e di ufficiale dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
La sua produzione scientifica consta di una quindicina di opere concernenti la meccanica e la geometria, tutte pubblicate tra il 1837 e il 1864, quando cessò la ricerca attiva a causa delle numerose incombenze amministrative, politiche e professionali.
Nel suo primo lavoro, la corposa memoria, Sui solidi caricati verticalmente e sui solidi di eguale resistenza (Napoli 1837), stabilì l’esatta relazione tra le dimensioni di un solido caricato verticalmente e il peso del carico, determinando l’equazione dell’equilibrio del solido alla rottura che Claude-Louis-Marie Navier non aveva trovato a causa di inesattezze nelle premesse. Inoltre, contrariamente a Navier, trattò il caso di solidi di uguale resistenza, correggendo un errore commesso da Pierre-Simon Girard nel ricercare, tra i solidi di uguale resistenza e lunghezza capaci di resistere a una data forza, quello di volume massimo o minimo.
Il 12 giugno 1838 presentò all’Accademia delle scienze di Napoli la memoria Sul momento d’inerzia e sugli assi principali (pubblicata poi negli Atti accademici, V [1843], p.te I, pp. 179-221), in cui mostrò alcune notevoli proprietà degli assi principali d’inerzia rispetto a un punto ed esaminò il caso particolare che il punto fosse il baricentro o un punto all’infinito. Dimostrò inoltre che il centro di percossa che non fa subire spinte all’asse di rotazione, differentemente da quanto aveva detto Giuseppe Venturoli, non si trova nel piano condotto dal centro di gravità all’asse di rotazione, ma nel piano degli assi coniugati al piano dato. Determinò infine l’‘asse istantaneo di rotazione’, mostrando che esso esiste soltanto quando l’asse attorno a cui comincia a girare il corpo è un asse principale condotto per il centro di gravità.
Pubblicò poi una Raccolta di problemi di geometria risoluti con l’analisi algebrica (Napoli 1838), col dichiarato intento di dimostrare ai matematici della rivale ‘Scuola sintetica’ che non era affatto vero, come essi sostenevano, che dalle risoluzioni algebriche dei problemi geometrici non si potesse ottenere la richiesta costruzione geometrica. Infatti, non solo costruì le soluzioni dei suoi problemi conseguite con l’analisi algebrica, ma dimostrò anche che le costruzioni geometriche da lui ottenute erano molto più semplici di quelle ottenute con la sintesi geometrica. La Raccolta consta di 30 problemi, 23 di geometria piana e 7 di geometria nelle spazio, alcuni dei quali già trattati per via sintetica da Fergola e da suoi alunni, scelti appositamente per mostrare quanto più agevole fosse la via analitica da scelta da Padula. Fu a seguito dalla pubblicazione di questa Raccolta che Flauti, per dimostrare la superiorità del metodo sintetico su quello analitico, bandì un concorso a premio fra tutti i matematici del Regno delle due Sicilie, concernente la risoluzione e relativa costruzione geometrica di tre problemi. Parteciparono al concorso Nicola Trudi per la scuola sintetica di Flauti e Padula in rappresentanza di quella analitica. Fin dall’inizio apparve chiaro che il concorso non era equo dal momento che il primo dei problemi assegnati era già stato svolto da Trudi. Per questa ragione Padula fece sì che il concorso fosse svuotato del suo significato ufficiale. Prima che scadessero i termini previsti, pubblicò le sue soluzioni (Risposta ... al programma destinato a promuovere e comparare i metodi per l’invenzione geometrica, presentato ai matematici del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1839) escludendosi automaticamente dalla gara. Le sue soluzioni, perfettamente rispondenti a quanto richiesto, dimostravano la capacità del metodo analitico-algebrico di esibire la costruzione dei problemi geometrici non meno della sintesi geometrica. In più si facevano apprezzare per la loro semplicità e speditezza, al punto che lo stesso Trudi da quel momento decise di abbandonare la via sintetica e abbracciare il nuovo metodo dell’analisi lagrangiana. La sfida che, secondo le intenzioni di Flauti, doveva sancire la superiorità del metodo sintetico, segnò di fatto la fine della ‘Scuola sintetica napoletana’.
Nel 1842 Padula pubblicò delle Riflessioni sulla resistenza dei piedritti (in Rendiconto dell’Accademia delle scienze di Napoli, s. 1,I, pp. 40-48), in cui corresse un errore di Navier, ed Esercizi di meccanica applicata (ibid., pp. 203-212). Nel 1843 uscirono altre due sue memorie: Su lo stabilimento dei muri che sostengono la spinta delle terre (ibid., II, pp. 249-260) e Analisi a due coordinate (ibid., pp. 423-435); nell’ultima riprese in modo assolutamente generale e con l’uso di coordinate oblique invece che ortogonali, alcune questioni trattate nella Raccolta del 1838 relative all’intersezione di due coniche in due, tre punti e in un quarto punto all’infinito e al cerchio passante per detti punti.
Nella primavera del 1844 l’incontro, a Napoli, con due tra i più rappresentativi matematici della scuola analitica tedesca, Carl Gustav Jacobi e Jackob Steiner fu molto proficuo per Trudi e Padula, i quali furono iniziati a un settore della geometria, quello della geometria algebrica, allora poco o affatto praticato in Italia. Stimolato da Steiner, Padula risolse con l’uso dell’analisi alcuni problemi da questi già affrontati per via geometrica: la quadratura delle roulettes descritte dai punti di una curva qualsiasi che rotola su un’altra curva qualsiasi; la cubatura dei solidi terminati da una superficie rigata e da due piani paralleli. Dimostrò inoltre le formule che forniscono il numero dei punti di flesso, dei punti doppi e delle tangenti doppie di una curva algebrica di grado m. Le soluzioni di questi problemi furono pubblicate nella memoria Ricerche di analisi applicate alla geometria (ibid., III [1844], pp. 241-256; 321-328; 401-408 e IV [1845], pp. 15-22).
Nel 1852 due lavori di Padula uscirono sugli Annali di scienze matematiche e fisiche di Barnaba Tortolini: Sopra di una questione di geometria (III, pp. 46-48), e Dei punti multipli delle curve algebriche (ibid., pp. 211-231). In quest’ultimo esibì una nuova dimostrazione analitica del massimo numero di punti doppi di una curva di grado m e mostrò alcune inesattezze contenute nella nota di Abel Transon Sur le nombre de points multiples dans une curbe algébrique, comparsa in Nouvelles annales de mathématiques, X (1851), pp. 91-99. Lo stesso anno comparvero nei Rendiconti dell’Accademia delle scienze di Napoli due altri lavori. Nel primo, Intorno alla divisione della sfera in data ragione (s. 2, I, pp. 45-47), diede prova di saper trattare le questioni geometriche anche con la sintesi degli antichi, mostrando un modo in cui Archimede avrebbe potuto risolvere quel problema riducendolo alla trisezione di un angolo. Nel secondo – Intorno a due superficie di cui i raggi di curvatura sono eguali e diretti in parti opposte (ibid., pp. 76-87) – chiarì come si potesse determinare la superficie di area minima terminata da un quadrilatero gobbo. In un’altra memoria, Sulle curve di 4° grado, che hanno tre punti di regresso di prima specie, letta quell’anno all’Accademia delle scienze di Napoli e pubblicata quattro anni dopo nelle Memorie dell’Accademia stessa (I [1856], pp. 31-48), determinò e classificò tali curve mostrando alcune loro rilevanti proprietà. Il 1853 fu la volta della memoria Ricerche su le superficie curve, pubblicata anch’essa in ritardo (ibid., II [1857], pp. 308-314), in cui prese in considerazione una questione suggerita da Steiner. La risoluzione di un problema sui poligoni e sui poliedri da lui detti ‘derivati’, fu oggetto di una nota pubblicata nel 1854, con il semplice titolo Teorema di geometria (Annali di scienze matematiche e fisiche, V, pp. 286-291).
Gli ultimi due lavori pubblicati da Padula portano lo stesso titolo, Ricerche di geometria analitica. Il primo, concernente la determinazione delle cubiche passanti per sette punti assegnati, fu presentato in sunto nei Rendiconti dell’Accademia delle scienze di Napoli, s. 4, I (1862), pp. 161 s., e poi pubblicato integralmente negli Atti della stessa Accademia (s. 1, I [1863], 4, pp. 1-14). Il secondo, molto corposo, pubblicato negli Atti del Regio Istituto di incoraggiamento di Napoli, s. 2, I (1864), pp. 37-76, contiene molti teoremi concernenti i poligoni derivati di un poligono dato ed alcuni altri analoghi concernenti i poliedri.
Morì a Napoli il 29 giugno 1881 per un ictus cerebrale.
Aveva sposato Errichetta Biondi, dalla quale ebbe il figlio Raffaele che, come lui, frequentò la Scuola d’applicazione di ponti e strade e divenne ingegnere.
Fonti e Bibl.: E. Beltrami, F. P., in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Transunti, s. 3, VI (1881), pp. 30 s.; R. Rubini, Fiore sparso sulla tomba del suo adorato maestro F. P., in Rendiconti dell’Accademia delle scienze di Napoli, XX (1881), pp. 181-198; A. Maiuri, Elogio di F. P., Elogio di F. P., in Atti del Collegio dell’ingegneria ed architetti in Napoli, VII (1882), 1, pp. 52-60; F. Amodeo, Vita matematica napoletana, II, Napoli 1925, pp. 213-224 e passim; G.F. Tricomi, Matematici italiani del primo secolo dello stato unitario, in Memorie dell’Accademia delle scienze di Torino. Classe di scienze fisiche, s. 4, I (1962), p. 82; La Scuola di ingegneria in Napoli 1811-1967, a cura di G. Russo, Napoli 1967, passim, in partic. pp. 167-171; R. Gatto, Storia di una anomalia. Le facoltà di scienze dell’Università di Napoli tra l’Unità d’Italia e la riforma Gentile 1860-1923, Napoli 2000, passim; Id., La discussione sul metodo e la sfida di Vincenzo Flauti ai matematici del Regno di Napoli, in Rendiconti dell’Accademia delle scienze di Napoli, s. 4, LXVII (2000), pp. 181-233; Repertorio biografico dei senatori dell’Italia liberale 1861-1922, a cura di F. Grassi Orsini - E. Campochiaro, VI, Napoli 2009, ad nomen.