FLAVIANO
Grammatico, fiorì a Pavia al tempo del re longobardo Ratchis (744-749). Principale fonte su di lui è un luogo di Paolo Diacono (Historia Langobardorum, VI, 7) - Il breve capitolo traccia la storia della tradizione degli studi e dell'insegnamento grammaticale nella capitale del Regno: da Felice, zio paterno di F. vissuto al tempo del re Cunicperto, allo stesso F. e al discepolo di questo, Paolo Diacono. La datazione dell'attività di F. all'epoca di Ratchis si fonda appunto sulla considerazione che Paolo Diacono fu certamente in quegli anni a Pavia al seguito di quel re, già duca della sua terra natia, il Friuli. È stata prospettata anche la possibilità di retrodatare il soggiorno di Paolo Diacono a Pavia agli ultimi anni del regno di Liutprando (712-744): tale ipotesi, plausibile dal punto di vista della cronologia, dato che Felice visse sotto il regno di Cunieperto (688-700), avrebbe l'indubbio pregio di far incontrare Paolo con l'eroe della sua Historia, il re Liutprando, appunto. Essa urta però con quanto afferma, nel suo epitaffio per Paolo Diacono, Ederico: "onmia sophiae coepistì culmina... rege ... Ratchis", fissando inequivocabilmente al tempo di Ratchis l'epoca del soggiorno e degli studi pavesi dello storico aulico della gente longobarda (Manitius, p. 259).
Riguardo alle conoscenze e alle opere grammaticali di F. è sembrato a molti studiosi di poter disporre di un'importante testimonianza nell'Ars anonyma Bernensis, in cui ricorrono numerosi passi che l'ignoto autore attribuisce formalmente ad un "Flavianus". Tuttavia, già H. Hagen, che per primo fornì un'edizione critica di quell'adespota opera altomedioevale di grammatica, poté dimostrare che quei passi erano tratti dalla Ars grammatica scritta da Flavio Sosipatro Carisio, un grammatico latino della metà del sec. IV. D'altro canto, non a F. ma a Carisio vanno attribuiti i Libri Flaviani de consensu nominum et verborum menzionati in cataloghi altomedioevali. Allo stesso modo non si può dare per dimostrato che F. conoscesse il greco, per il solo fatto che Paolo Diacono dice di avere appreso qualche rudimento di ebraico e greco durante la sua formazione scolastica pavese.
Questione sempre dibattuta quando si affronta la tradizione dell'insegnamento di grammatica a Pavia in epoca anteriore a Paolo Diacono è se la scuola illustrata da Felice e da F. avesse sede presso la "aula regalis", la corte longobarda, oppure presso l'episcopio pavese. In mancanza di ulteriori notizie sicure bisogna rimanere aderenti alla testimonianza di Paolo Diacono, il quale postula esplicitamente l'esistenza di un legame tra la corte longobarda ed i propri maestri di grammatica, quando narra del dono fatto dal re Cunicperto al grammatico Felice per testimoniargli la sua stima e la sua riconoscenza. L'esistenza di questo legame, ad ogni modo, non esclude però l'eventualità che, così come Felice era diacono, anche F. possa non essere stato un laico, e che anche nell'età di Ratchis la condizione comune di un letterato, pur se legato alla corte, fosse quella clericale, così come era stato nell'età di Cunicperto, secondo quanto sembra doversi dedurre dalla circostanza che l'autore del Carmen de synodo Ticinensi, composto in onore di quel sovrano, era appunto un chierico.
È per noi difficile fare una valutazione delle conoscenze di F. e del valore delle sue opere, dato che non ci è pervenuto alcuno dei suoi scritti (ammesso che egli ne abbia composti). Tuttavia, al giudizio negativo offerto nel secolo passato da W. Giesebrecht - che rientra nella generale condanna della tradizione di studi grammaticali propria dell'Italia longobarda in età precarolingia - si preferisce oggi la più equilibrata valutazione data da A. Roncaglia sull'opera e sull'insegnamento di F., quali possono in qualche modo intuirsi sulla base dell'importanza degli scritti di Paolo Diacono come commentatore di Elio Donato - il grammatico latino del sec. IV - e come epitomatore di Sesto Pompeo Festo, altro grammatico latino del sec. II.
Fonti e Bibl.: Ars anonyma Bernensis, a cura di H. Hagen, in Grammatici Latini, VIII, Lipsiae 1870, pp. 107, 133; Pauli Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann - G. Waitz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saecc. VI-IX, I, Hannoverae 1878, pp. 162, 167; L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, III, Mediolani 1740, p. 811; G. Tiraboschi, Storia della lett. ital., I, Milano 1833, pp. 444 s.; B. Oltrocchi, Ecclesiae Mediolanensis historia Ligustica..., Mediolani 1795, pp. 535, 621; W. Giesebrecht, De litterarum studiis apud Italos..., Berolini 1845, p. 15; H. Hagen, De Carisio et Flaviano, in Grammatici Latini, VIII, Lipsiae 1870, pp. CLV-CLXIII; Id., De Flaviano grammatico, ibid., pp. CLXIII-CLXVII; L.M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, II, 2, Gotha 1903, p. 27; M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, München 1911, pp. 257, 259; G. Manacorda, Storia della scuola in Italia, I, 1, Palermo 1914, pp. 29, 37; F. Novati - A. Monteverdi, Storia letteraria d'Italia. Le origini, Milano-Appiano 1926, pp. 59, 88 s.; A. Viscardi, Le origini, Milano 1939, pp. 41, 267, 424; G. Romano - A. Solmi, Le dominazioni barbariche in Italia (395-888), Milano 1940, p. 390; M.M. Bassi Costa, Le origini dello Studio di Pavia..., in Annali della Bibl. governativa e libreria civica di Cremona, IV (1951), p. 16; W. Wattenbach, Deutschlands Geschichtsquellen im Mittelalter. Vorzeit und Karolinger, 1, 2, Weimar 1953, p. 213; F. Ermini, Storia della lett. latina medievale..., Spoleto 1960, p. 551; P. Riché, L'Education et culture dans l'Occident barbare, VI-VIIIe siècles, Paris 1962, pp. 463, 529; A. Roncaglia, Le origini, in Storia della letteratura italiana, a cura di E. Cecchi - N. Sapegno, I, Milano 1965, pp. 81, 204; F. Brunhölzl, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, München 1975, p. 257; A. Lentini, Ederico, e la sua "Ars Grammatica", Montecassino 1975, pp. 196, 208; P. Delogu, Il Regno longobardo, in Storia d'Italia (UTET), a cura di G. Galasso, I, Torino 1980, pp. 112, 192; U. Chevalier, Répert. des sources historiques du Moyen Âge. Bio-bibliographie, I, col. 1521.